Radda: il lupo si doma col Chianti, alla salute nostra
15 maggio - Questo fine settimana sarà ricordato come il primo di una grande ripresa del nostro sport, che ci auguriamo possa godere di una “progressione esponenziale”: terminologia purtroppo sentita, fino a poco fa, solo per notizie luttuose, e invece questa sembra che sia la volta buona per far tacere i cornacchioni iettatori dello “state a casa” e permettere di ritrovarci gradualmente, con le precauzioni dettate dalla ragionevolezza e dalla scienza, non dal terrorismo antisportivo, invidioso e squalificato dei pantofolai divanisti.
Un sabato e domenica dove (a parte il successo mediatico e tecnico, un po’ in vitro anzi “in bolla”, della maratona di Milano) i trailer si sono sparsi per mezza Italia, in competizioni storiche o comunque affermate come quelle di Cantalupo, Arco, Tarsogno ecc., e in gran numero anche al meraviglioso e non proibitivo Chianti Ultra Trail, su una distanza massima di 73 km con 2700 metri di dislivello, e tre altre lunghezze di 42 (+1400), 20 (+800) e 15 (+570).
I classificati in questi quattro percorsi superano gli 800, cui va aggiunto un numero non definito di quanti, iscritti già dal 2020 alle gare non competitive, si sono trovati la loro corsa cancellata (dato che l’omologazione Uisp e Coni prevedeva solo gare agonistiche), ma non hanno saputo rinunciare alla gioia di mettersi ugualmente le scarpette calpestando le meravigliose strade bianche e gli stupendi sentieri tra vigneti, uliveti e filari di cipressi che caratterizzano questo angolo d’Italia tra i più amichevoli che ci siano: non a caso, scelto per altri percorsi in natura come l’Eroica di Gaiole e il trail di Castelnuovo della Berardenga (territori adiacenti al nostro e nei quali il giro di oggi ha sconfinato).
Dire che Radda (di cui fu podestà anche Francesco Ferrucci, l’eroe ricordato dall’inno di Mameli) sia un borgo tra i più belli d’Italia è vero in assoluto, ma fa torto ai tanti altri borghi del Chianti e della Toscana tutta, dove la dolcezza del paesaggio si sposa a un diffuso rispetto per l’ambiente, alla tutela dei valori agricoli e di quanto ne deriva, in un’armonia da perenne Rinascimento che ti soddisfa i cinque sensi. Chi volesse seguire le orme di Sting, di Mike Jagger, di Richard Gere, Harrison Ford, Madonna, George Clooney e altri che si sono fatti la casa da queste parti, sappia che nel centro di Radda, vicinissimo al palazzo “Flatiron”, è in vendita una torre antica con appartamento adiacente… ma pure altre abitazioni alla portata di podista.
Ma veniamo a noi. Riuscire a correre il CUT non è semplicissimo: l’annullamento dell’edizione 2020, una prima data posta al 20 marzo 2021 che si era dovuta pure cancellare, col rinvio alla data di riserva del 15 maggio di tutte le iscrizioni già perfezionate, aveva fatto apparire le scritte “Sold out” e “Waiting list” da parecchie settimane: per fortuna mi hanno ripescato un mese fa, e sono riuscito a tornare da queste parti, sicuro che qui non ci si sbaglia mai. Da un collega podista apprendo che gli avevano fissato la vaccinazione l’altro ieri, ma lui ha preferito rinviarla piuttosto che perdere quest’occasione! E come lui, tanti altri sono scesi qui, da Rimini, perfino da San Martino in Rio (conoscenti di Morselli!), da Trieste, da Concorezzo, anche solo per non rinunciare ai personali 15 o 20 km in natura.
Mancano ancora quei favolosi pasta-party per cui i toscani sono i primi al mondo: ma torneranno, e nel frattempo le nostre tagliatelle al cinghiale, il riso al Chianti, le grigliate miste ce le gustiamo a piccoli gruppi, magari sotto le volte dei camminamenti medievali, mettendoci qualcosa indosso perché a 500-600 metri l’arietta di primavera si fa sentire.
Il consueto rispetto delle norme sanitarie (che col podismo ha dato risultati eccellenti: non credo di essere semplicemente baciato dalla fortuna se da settembre a oggi ho corso, dal Piemonte al Friuli, dall’Abruzzo all’Umbria alla Toscana, quattro maratone, tre ultratrail, una ultramaratona, un giro a tappe, due maratonine e varie distanze minori, senza mai beccarmi un raffreddore) qui prescrive il ritiro dei pettorali ad orario prefissato (per fortuna, con tolleranze se non c’è affollamento: così la nostra amica Natalina, letteralmente fermata per strada dai tanti che la conoscono, riesce a ritagliarsi un orario tutto suo).
Poi ci sono le partenze scaglionate: dalle 6 in poi, un’ora per ogni tipo di gara, e al suo interno distanziamento di 5 minuti, e comunque partenze anche individuali, a cronometro, entro il proprio spazio, con mascherina nei primi 500 metri. Ancora una volta, San Chip, alla faccia del bacucco gun time, e di quei giudici-arbitri di cui, finita la nostra fatica, sperimenteremo a sera uno splendido esemplare vedendo in tv quel certo derby d’Italia... Nel podismo si sa che chi arriva davanti è più forte, almeno quel giorno, di chi gli arriva dietro, e nessuna diarchia di ducetti impuniti riuscirebbe a rovesciare i valori sanciti dal campo. La mia vecchiaia mi porta in mente quanto scrisse Gianni Brera di Keith Aston, arbitro inglese della mattanza di Cile-Italia 1962: il suo comportamento esclude che fosse venduto, perché gli arbitri venduti la fanno più da furbi.
Ma non intristiamoci: per chi punta a godersi la giornata (di splendido sole, ancora una volta alla faccia dei meteo-astrologi: ne profitto per indossare la maglietta bianca leggera ricevuta al Monte Maggiore Ultratrail, Toscana, 1.3.2020, prima domenica del disastro), i km scorrono più lieti se consumati in compagnia di amici di vecchia data o conosciuti in questa occasione: fino al primo ristoro nel centro di Vagliagli ci sveleremo tutte le reciproche conoscenze con una Michela valdostana (anzi, da Villair di Quart, vicino agli Ottoz e alla Bertone); poi sarà il turno di un trio che, quando lo raggiungo, sta commentando ammirato la stupenda foto di Roberto Mandelli che ritrae un Calcaterra ‘ecologista’ al Parco Nord di Milano. Uno dei tre è quell’Alessio già compagno di fanghi nella Ronda Ghibellina a gennaio, e mi trasmette i saluti per la Natalina che sta correndo intrepida i 73 km.
Dopo una ventina di km viene il secondo ristoro, preannunciato da bottiglie di Chianti (purtroppo chiuse) a Poggio San Polo, sul lembo di una meravigliosa vallata a vigneti: e qui c’è l’enfant du pays Morellino, la cui allegria e le simpatiche considerazioni anti-Suine non hanno freni e vengono trasmesse in diretta whatsapp a Mandelli.
Il disegno del percorso ricorda un lupo in piedi sulle zampe posteriori: fatto il periplo del corpo (Vagliagli era la zampa posteriore sinistra) giungiamo al collo del km 25, nei pressi di Radda e della mirabile chiesetta antica di San Giusto in Salcio. Da qui si affronta la testa del lupo partendo dal sottogola, con le ultime quattro salite in 17 km (contro le tre della prima parte, sempre su e giù fra i 300 e i 530 metri). Attraversamento dell’altro meraviglioso borgo di Vertine (zona-Eroica), prezioso punto-acqua (un rubinettino pubblico) col sole che per noi tardoni picchia in verticale, ora in compagnia di una quasi compaesana e forse mezza parente, Alessandra da Carpi che, olim iscritta ai 20 non competitivi, mentre il marito sta correndo i 73 non è rimasta in albergo e i 20 li fa comunque.
Insieme si arriva al temuto cancello della stupenda villa di Vistarenni al km 36,5; e sebbene un fotografo faccia lo spiritoso dicendoci che mancano 10 minuti al tempo massimo, il tappetino-chip sentenzia che abbiamo due ore e c’è tutto il tempo di sedersi nel parco a consumare in calma il ristoro (come negli altri, acqua gassata e cola in bottiglie sigillate, formaggio, frutta e cibarie in buste chiuse).
E via per l’ultima galoppata (vabbè, a passi tardi e lenti come Petrarca), separandoci dai 73 che invece vanno su per “il Muro”: a noi tocca una dolce discesina, poi le due salite rimanenti, di nuovo in compagnia con gli eroi del lunghissimo: l’ultima, traversando una stupenda tenuta vinicola e infine la casa del Chianti, in un affascinante ex convento sistemato dai vari Ricasoli e Ginori, è la più dura, 100 metri terrosi da rimontare in 2 km. Ma Radda è lì, la voce dello speaker Fabio Fiaschi, presidente toscano e artefice di tante belle gare, ci conforta ed esalta.
Originale e bella la medaglia, e ci possiamo permettere di addentare persino i panini al prosciutto del ristoro finale. È finita… purtroppo, per noi delle distanze minori: mentre quelli dei 73 arriveranno fino alle 20, col cielo che dolcemente si oscura in un sabato chiantigiano da favola.
I chip di Endu fanno rapidamente il loro dovere, e le classifiche sono immediate.
Per i due percorsi maggiori si veda il report istantaneo che Mandelli ha ottenuto dalle due ragazze sue conterranee. http://podisti.net/index.php/cronache/item/7216-una-bottiglia-di-chianti-per-rifarsi-delle-tante-salite.html#!09.05.2021_Radda_in_Chianti_Ultra_Trail_0001_
Sui 15 km +570 m (113 arrivati) vincono Luca Rosi in 1.06:40 e Martina Brustolon in 1.13:24; sui 20 km + 800 m (189 classificati) Michele Meridio in 1.24:12 e Giulia Zaltron 1.48:43.
Ma abbiamo vinto tutti, fino ad Angiolino Zanardi, veronese, che in 13h55 chiude la giornata.
Che molti di noi proseguono riservando l’indomani a escursioni turistiche: personalmente mi dedico a varie abbazie, da quella vicina di Coltibuono a quella, già oltre i limiti della provincia, di Vallombrosa, ricca di fascino e di cultura, nonché teatro di una storica corsa “del trenino”. In Toscana, c’è sempre qualcosa di bello da vedere, da fare, da correre.
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