Una Padova ‘dimezzata’ ma con prestazioni super
CLASSIFICA 21K - CLASSIFICA 10K - SERVIZIO FOTOGRAFICO - 27 settembre – Dopo il tempestivo servizio di Stefano Morselli inserito a poche ore dalla conclusione http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/7751-padova-half-marathon-kipchirchir.html#!DSC08389_ritaglio9
diamo spazio alla più dettagliata comunicazione dell’ufficio stampa (Diego Zilio) cui facciamo seguire un personale commento, come sempre “da dentro”.
1 [D. Z.] La Padova Marathon torna “in presenza” dopo l’edizione forzatamente virtuale del 2020 e lo fa offrendo una mezza maratona di altissimo livello tecnico, con un doppio primato della corsa. In campo maschile il keniano Victor Kipchirchir ha tagliato il traguardo in 59’19”, abbattendo in un colpo solo il suo primato personale (era di 59’31”) e quello della gara (un’ora 00’52”, realizzato nel 2019 dal suo connazionale Sitonik) e chiudendo davanti al debuttante Irungu, a sua volta sotto l’ora (59’47”). Risultato che fa sì che la mezza di Padova sia stata la più veloce corsa in Italia nel 2021 e la quinta al mondo. Una prestazione che acquista ancora più valore considerando che non c’erano pacer a scandire il tempo: mai senza lepri si è corso così forte in Italia in una gara che non fosse un campionato iridato.
In campo femminile l’etiope Tusa Rahma non è stata da meno, tanto da migliorare a sua volta il record della corsa, portandolo a un’ora 09’06” (anche in questo caso il precedente risaliva al 2019, un’ora 10’08” dell’ugandese Chekwel). A dimostrazione di quanto il percorso Abano Terme-Padova, con passaggio a Montegrotto Terme, sia davvero molto veloce.
E l’Italia? Tra le donne la più attesa era senza dubbio Giovanna Epis. La portacolori dei Carabinieri, alla prima gara dopo i Giochi Olimpici di Tokyo, ha chiuso al terzo posto in un’ora 12’37”. «Non sono pienamente soddisfatta perché sapevo di valere un tempo all’altezza del mio personale, ma mi sono trovata presto da sola e sono una che soffre un sacco quando succede. Sono soddisfatta però per gli ultimi 6 chilometri, perché ho saputo reagire: due anni fa non avrei mai corso così». Davanti a lei Sofiia Yaremchuk, in un’ora 11’30”: l’ucraina naturalizzata italiana si è detta «molto contenta e pronta a debuttare alla Venice Marathon sui 42 chilometri». Tusa Rahma ha impostato però da subito una gara in solitario, mostrando che non si arriva per caso tre volte prima alla maratona di Roma, come ha fatto lei fra il 2016 e il 2018.
Stesso discorso, tra gli uomini, per Kipkirchir, che ha chiuso la sua prova a una media superiore ai 21 chilometri orari.
Fra gli atleti top il primo a staccarsi è stato Meucci, tra il terzo e il quarto chilometro. Intorno al decimo è stato Rotich Kemoi a perdere terreno, con Kipchirchir rimasto solo con l’esordiente David Irungu. Tre chilometri spalla a spalla per i due, poi il vincitore l’ha staccato, entrando in città in solitario e continuando a spingere fino al traguardo. Dal canto il campione europeo di Zurigo 2014 Daniele Meucci, quinto, ha commentato: «Ho perso presto il ritmo dei primi, rimanendo da solo. Tutto sommato è stato un buon test, tenendo conto che non correvo una mezza maratona da un paio d’anni».
La novità di questa edizione è stata la 10 km Rise and Run, corsa competitiva che ha visto le vittorie di Alessandro Giacobazzi in 30’33” e dell’atleta di casa Laura Dalla Montà, in 37’02”.
Non era invece “agonistica” la Stracittadina di 5 chilometri, ma è stata davvero un successo di partecipazione, tanto più se si considera che si è svolta anch’essa in pieno rispetto delle normative anti-Covid, con controllo del Green pass dei partecipanti.
«È stata una festa», ha affermato alla fine Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Sport, società organizzatrice, «e si è svolta in tutta sicurezza. È l’edizione della ripartenza e Padova ha risposto presente assieme a tutto il suo territorio. Ora l’auspicio è quello di ritrovarsi il 24 aprile 2022, collocazione originaria del nostro evento, tornando a proporre la prova da 42 chilometri».
A proposito di numeri: erano 1.500 gli iscritti alla mezza maratona (ma 1146 i classificati, NdR), 247 sono gli arrivati nella 10km Rise and Run e 2.500 i partecipanti alla Stracittadina: in tutto, quindi, quasi 4.000 le persone che hanno indossato pantaloncini e t-shirt per tornare a correre.
Una sintesi di 35 minuti dell’evento andrà in onda su Rai Sport questo lunedì 27 settembre alle 16.45, con replica nei giorni successivi: il commento tecnico è affidato a Franco Bragagna.
Tutti i risultati della Padova Marathon sono disponibili in tempo reale al link https://www.endu.net/it/events/padovamarathon/results.
CLASSIFICHE
Padova Half Marathon. UOMINI: 1. Victor Kipchirchir (Ken) 59’19”, 2. David Ngure Irungu (Ken) 59’47”, 3. Andrew Rotich Kwemoi (Uga) 1h01’10”, 4. Mohammed Ziani (Mar) 1h01’16”, 5. Daniele Meucci (C.S. Esercito) 1h02’40”, 6. Kiprotich Rono Aggrey (Ken) 1h03’31”, 7. Josphat Too Kipcirchir (Ken) 1h03’58”, 8. Andrea Mason (Silca Ultralite Vittorio Veneto) 1h07’22”, 9. Andrea Astolfi (Cus Pro Patria Milano) 1h09’58”, 10. Alessio Milani (Atl. Monfalcone) 1h13’36”.
DONNE: 1. Rahma Tusa Chota (Eti) 1h09’06”, 2. Sofia Yaremchuk (C.S. Esercito) 1h11’30”, 3. Giovanna Epis (Carabinieri) 1h12’37”, 4. Elisabetta Manenti (Atl. Pianura Bergamasca) 1h22’04”, 5. Erika Michielan (Amatori Atl. Chirignago) 1h23’36”, 6. Lisa Carraro (Vicenza Marathon) 1h25’23”, 7. Laura Cavara (Asd Polisportiva Brentella) 1h29’18”, 8. Arianna Facchi (Atl. Gavardo ’90) 1h32’03”, 9. Nadiya Sukharyna (Ukr) 1h34’38”, 10. Livia Maria Soldati (Atl. Libertas Unicusano Livorno) 1h34’01”.
Rise and Run (10 km). UOMINI: 1. Alessandro Giacobazzi (C.S. Aeronautica Militare) 30’33”, 2. Zohair Zahir (Atl. Virtus Lucca) 31’45”, 3. Giacomo Esposito (Atl. San Biagio) 31’53”, 4. Omar Zampis (Assindustria Sport) 32’01”, 5. Thomas D’Este (Assindustria Sport) 32’36”, 6. Federico Valandro (Assindustria Sport) 33’07”, 7. Dario Meneghini (Team Km Sport) 34’18”, 8. Giorgio Giacalone (A.S. Dil. Palermo H 13.30) 34’26”, 9. Federico Lazzaro (Cus Padova) 35’21”, 10. Giacomo Marcato (Assindustria Sport) 35’49”.
DONNE: 1. Laura Dalla Montà (Assindustria Sport) 37’02”, 2. Chiara Pizzolato (Atl. Vicentina) 37’41”, 3. Anna Frigerio (Free-Zone) 38’31”, 4. Laura De Marco (Assindustria Sport) 38’39”, 5. Veronica Bacci (Team Km Sport) 39’26”, 6. Angela Luise (Atl. Audace Noale) 39’47”, 7. Diletta Moressa (G.A. Aristide Coin Venezia 1949) 42’07”, 8. Elisa Agostini 42’14”, 9. Magdalena Peruzzi (Policiano Arezzo Atletica) 44’21”, 10. Giorgia Mattiello (Venezia Runners Atl. Murano) 45’19”.
2. [F. M.] In una giornata così densa di eventi podistici ad alto livello (mezze di Arezzo, Ferrara, Milano, Bassano e Pordenone, Trenta Trentina, trail vari, ecc.) ho deciso di tornare a Padova, esattamente dieci anni dopo l’ultima maratona che ci avevo corso, e allora partiva da Campodarsego (mentre dal 2016 il tracciato era divenuto circolare, con partenza e arrivo da Padova, e Abano diveniva il punto di passaggio alla mezza, nonché partenza per la 21.097 collegata).
I tempi non sono ancora maturi per una grande maratona ‘intera’: pensare che in questo stesso giorno si sta correndo la maratona di Berlino con 25mila partecipanti, per di più nel giorno delle elezioni politiche (in Italia avrebbero vietato tutto; la maratona di Bologna del 1996 praticamente fallì per aver osato svolgersi, in sfida alle istituzioni, nel giorno poi celebrato dal film Aprile di Moretti).
Non è semplicissimo, per noi foresti, arrivare al ritrovo dello stadio di Monteortone (frazione, quasi un quartiere, di Abano), e con mia sorpresa parecchi degli addetti, che già dalle 7 presidiano il percorso, non sanno darmi indicazioni: finalmente mi imbatto in una pattuglia di vigili le cui dritte mi fanno arrivare sul posto, ampiamente fornito di parcheggi e servizi, inclusa la pista dello stadio a nostra disposizione per il riscaldamento.
Celere la consegna dei pettorali (previa esibizione del cosiddetto greenpass, mentre la misurazione della temperatura avverrà un po’ a rilento al momento dell’ingresso nelle ‘gabbie’). Partenze scaglionate per gruppi di 450, tra le 8,30 e le 8,50 (partire nell’ultimo blocco dà la soddisfazione di sapere che tutti i sorpassi eseguiti in gara sono ‘veri’, cioè chi ci resta dietro, è dietro per davvero…); obbligo di mascherina nelle prime centinaia di metri, in adeguamento alle norme Fidal un po’ talebane; ma tant’è, chi comanda ha sempre ragione (poi sugli spalti del calcio fanno quello che gli pare).
Clima umido, quasi afoso, che induce molti a correre in canottiera, e qualche signora più audace e/o piacente al duepezzi; ma il cielo coperto e la temperatura non altissima (sui 15 gradi in partenza) invita altri a non risparmiare sui vestiti. Peraltro, pioverà solo verso le 14, quando i giochi saranno fatti.
La prima metà della gara si attorciglia tra Abano e Montegrotto, su strade larghe e assolutamente esenti dal traffico come nello stile padovano (nel capoluogo hanno addirittura interrotto il servizio tranviario dal parcheggio di Guizza, consigliato per noi, a Prato della Valle: ci sono autobus e percorsi sostitutivi): al km 11 finalmente attraversiamo il confine tra Abano e Padova, e d’ora in avanti il nostro chilometraggio sarà accompagnato, a poche decine di metri, da quello un po’ sbiadito della maratona ‘intera’ (l’11 equivale al 32, e così via fino all’ingresso in città).
Tra noi c’è anche qualche marciatore: apprezziamo molto una giovanissima locale in maglietta gialla che, con un perfetto tacco-punta e ginocchio bloccato a prova del giudice più occhiuto, fila ai 5:20/5:30 a km lasciando inevitabilmente dietro noi che invece 'crediamo' di correre.
Tutt'altro tipo di emozione, diciamo 'patriottica', sta nell'incrociare, in territorio di Montegrotto, una lunga via intitolata a "Professor Luigi Di Bella", il generoso medico modenese avversato dalla comunità scientifica nazionale: a torto o a ragione non ho gli strumenti per dirlo, ma posso garantire che Di Bella non ha mai preso una lira dai suoi pazienti, e vorrei che lo stesso fosse dei personaggi citati tre righe sotto.
Ristori di acqua e tè in bottiglia, regolarmente ogni 5 km, più uno suppletivo in prossimità delle mura cittadine; due controlli intermedi col chip, e classifica col real-time. Rispetto al dichiarato, mancano invece gli spugnaggi: evidentemente i talk show dei virologi hanno stabilito che sono ancora pericolosi, e non ci resta che abbozzare; come pure dobbiamo prelevare di persona dai vassoi la nostra bella e originale medaglia.
Gli ultimi 2,5 km - sebbene più penosi per le piante dei piedi, causa ciottoli del fondo stradale) sono davvero una delizia per gli occhi; il nostro giro, accuratamente transennato, ci porta attraverso le principali bellezze del centro cittadino: piazza del Duomo, Torre dell’Orologio, piazza dei Signori, il Bò, basilica di S. Antonio (passiamo proprio sotto la statua donatellesca del Gattamelata), e infine il grandioso slargo di Prato della Valle, ottimo per gli spazi a disposizione di una prima vestizione dopo il recupero delle sacche trasportate dalla partenza (in mancanza di docce, ci si arrangia con le fontanelle presenti intorno).
Rimane rigorosa la separazione dal pubblico dei familiari; e un ulteriore esempio della ‘protezione’ cui siamo sottoposti l’avrò quando, verso mezzogiorno, vorrò uscire per traversare la strada ed entrare nell’attigua basilica di S. Giustina: vietatissimo, mancano due minuti alla partenza della non competitiva, e il serpentone sarà così lungo che nel frattempo opterò per visitare la non lontana basilica del Santo. Ma Padova è una città talmente bella che merita ben più di una visita del post-maratona.
Gli organizzatori garantiscono che il prossimo 24 aprile torneranno anche i 42: se le premesse sono queste, sarà una grande e bella festa della ‘resilienza’.
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