Rodolfo Lollini
Cartoline dalla Budapest di Maratona - quinta puntata
Ultima puntata dei nostri commenti sulle gare mondiali prima del “pagellone finale” in edicola domani e ringraziamento finale a tutti coloro che hanno interagito con foto/commenti in calce all’articolo o su Facebook.
Re Jakob: perso qualche certezza sui 1500 metri, ma buttatela via voi una medaglia d'argento, vedere la sua gara nei 5000, gli ultimi mille a 2’21”, il giro in 53” e la volata scientifica è una libidine.
“I cambi della 4x100 USA sono da giochi senza frontiere” (Stefano Tilli). Confermiamo, da rivedere alla moviola.
“Tortu ha il blocco dei blocchi”: sempre Stefano Tilli, come dargli… tortu?
Lo slalom borderline in semifinale 4x400 metri dello scugnizzo Sibilio, da manuale. Peccato per la sua assenza e quella di Ayomide Folorunso nelle finali.
Dear Mr Coe, Victor (nomen omen) Kiplangat, è un degno vincitore di una maratona mondiale che non va cancellata dal programma iridato.
Il giro da 5 km è una buona distanza ed un ottimo compromesso per garantire pubblico e spettacolo in una maratona.
Daniele Meucci ha corso da ingegnere e meritato il decimo posto
Yohanes Chiappinelli 11°: complimenti. Caro Yoghi, sei molto simpatico e ti vogliamo bene, ma ci devi spiegare perchè al km 25 vai davanti a tirare, salvo poi finire in calo? Hai 2’09’46” di personale, come fai a dire che volevi fare selezione? Con tutti i califfoni che c’erano in gara? Ma stai dietro coperto!
Commentatori RAI che non guardano: gli italiani spariscono dal gruppo dei primi nel loro totale disinteresse. L’israeliano Maru Teferi cade al rifornimento e non se ne accorgono. Recupera e negli ultimi metri sorpassa per l’argento Gebresilase e non se ne accorgono fino a quando supera la linea del traguardo. Viva la RAI.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Cartoline dalla Budapest delle staffette - quarta puntata
Puntata numero quattro delle nostre "elucubrazioni" o “deliri”, fate voi. Grazie a tutti coloro che ci stanno scrivendo, commentando su Facebook o in calce al testo. Grazie a chi ci scrive o manda immagini dagli spalti a Budapest.
Brava Epis, ma… : felicitazioni sincere a Giovanna Epis che ha corso con il cuore e anche con la testa, ma con tutto il dovuto rispetto, se il movimento femminile di maratona festeggia un dodicesimo posto c’è poco da stare allegri. Vediamo domani con i maschi.
Pagellone per “discipline”: non è una promessa, bensì una vera minaccia, con l’ultima puntata faremo un bilancio per gruppi (velocità, mezzofondo, …) del mondiale magiaro. Siete tutti avvisati…
Che cuore gli ottocentisti: Barontini e Tecuceanu fanno il PB e sono anche sfortunati di non finire nella terza semifinale, altrimenti avremmo avuto, meritatamente, un finalista.
Stecchi non stecca in una super finale dell’asta: vabbè… non abbiamo resistito al gioco di parole. Perdonateci.
Battocletti crolla nell’indifferenza RAI: sui 5000 Nadia sembra in controllo, è nei primi posti, poi purtroppo va in crisi. Peccato che il telecronista principe continui a parlare (ed ascoltarsi) senza accorgersi di nulla. Strappacuore l’intervista della Battocletti con la Caporale. Si sentiva bene, era pronta al cambio di ritmo, avendo la mamma araba capiva cosa si dicevano le big al comando. Che peccato: forza Nadia!
Super staffette: quattro finali su quattro, un argento, un quarto posto, le staffette cambiano il giudizio sul settore velocità del mio pagellone finale.
La coperta di Linus per Filippo: date un testimone a Tortu anche nelle prove individuali.
Nemmeno i master fanno simili disastri: gli USA non sbagliano i cambi nelle due 4x100 e questo fa già notizia, ma riescono a fare la frittata nella 4x400, andando fuori zona. Già a sbagliare in questa gara bisogna impegnarsi, ma poi farlo in un’innocua batteria, all’ultimo cambio, quando sei in comoda posizione per qualificarti. Nemmeno i master più anziani ai campionati regionali…
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Ghiaccioli e pistole ad acqua al Parkrun milanese
Le ferie non fermano, ma nemmeno rallentano il Parkrun di Milano che durante tutto il mese di agosto registra ogni sabato un numero di presenze a tre cifre. Regola rispettata anche oggi 26 agosto con 136 finisher. Ad accoglierci non c’è il leader spirituale, il “Capitano Scatenato” Marco Airaghi e nemmeno il Race Director per definizione, ovvero Max Fava, in missione a Budapest. Probabilmente per spiegare agli organizzatori come si gestiscono le gare... Poco male, perché Massimiliano Sangalli e gli altri volontari non fanno sentire la loro mancanza.
Solita folta delegazione anglosassone. Al tradizionale briefing in lingua inglese cerco d’indirizzarli in direzione opposta rispetto al tracciato di gara, per guadagnare posizioni in classifica, purtroppo senza successo.
Si parte puntuali alle 9. Fa caldo, ma non caldissimo, ormai “solo” 28 gradi sono un lusso anche se in generale le prestazioni cronometriche ne risentono. Al passaggio al primo dei due tradizionali giri da 2,5 km, oltre alle foto ed all'immancabile incoraggiamento, a sorpresa veniamo “colpiti” da una pistola ad acqua che ci rinfresca e soprattutto ci rincuora.
A vincere è una vecchia conoscenza, uno di quelli che non mollano mai, Francesco Barletta che in 18’43” regola la coppia figlio e padre, Giacomo e Franco Talamazzini, tutti e tre dell’Euroatletica 2000. A seguire un tris inglese composto da Andy Parker (Nuneaton Harriers AC), Sam Chapman e Matthew Burton (South Shields Harriers and AC), settimo Antonio Leonardi della SAO Cornaredo. Prima donna Charlotte Bates (Maidstone Harriers) in 21’05” che precede di soli due secondi una habitué come Neve Wu. Terza Giampiera Farre dei Road Runners.
Una gradita sorpresa all’arrivo, dove oltre al classico rinfresco viene gentilmente distribuito un ghiacciolo a tutti i finisher: ottima idea di Rita Della Toffola. Fa notizia Ettore Comparelli, oggi in completo stile Jamaica che termina con uno sprint che non gli vedevamo fare da anni e poi si candida pubblicamente come ultimo frazionista della 4x100 caraibica.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Cartoline da Budapest - terza puntata
Nuova puntata delle nostre impressioni a ruota libera dalla poltrona di casa, guardando i mondiali di Budapest, impreziosita da notizie ed immagini che alcuni lettori di Podisti.net ci stanno gentilmente inviando dalla capitale magiara. Grazie per le Vostre impressioni direttamente in calce a questo articolo o sulla pagina facebook di Podisti.net
Il terzo “bianchino” di Josh Kerr: beccato al bar dai nostri “inviati” mentre sta festeggiando la nuova vittoria britannica su Jakob Ingebrigtsen che se l’è un po’ tirata addosso con lo “show” in semifinale. La superbia partì a cavallo e tornò a piedi, chiosa perfettamente quanto avvenuto nei 1500 l’amico Michele Romanini.
Pokerissimo: Ha vinto tutto, ancora più di Cova, Gimbo Tamberi non soltanto infila il tris Olimpiadi, Mondiali ed Europei, ma anche le relative rassegne indoor (che non prevedono i 10000).
Sibilio numero 17: come 'A disggrazia, la sfortuna nella smorfia di un anno disgraziato che comincia con gli ambientalisti che vanificano una delle sue più belle gare piazzandosi sul traguardo di una tappa di Diamond League, prosegue con un infortunio e finisce con la mancata squalifica in semifinale del mostro Warholm, graziato da giudici che “interpretano” il regolamento invece di applicarlo. Zerbini.
Sala di attesa peggio del dentista: è quella dove stanno i possibili ripescati nelle batterie, ripensando come Desalu alle loro debolezze.
Duplantis marziano: dalla foto sembra in difficoltà, ma è solo nelle interviste, mentre nelle qualificazioni a 5,75 metri fa un salto abbondante di mezzo metro ;-)
Cosa servono le indicazioni dei distacchi fornite dalla regia: è quello che si domanda l’amico Matteo Preda e la risposta arriva solo dalla prima batteria dei 5000 donne dove la lettone Agate Kaune si prende mezzo giro di vantaggio, alla fine viene ripresa, ma riesce ad entrare in finale come quarta.
Chiudo con un doveroso grazie a coach Antonio Di Fazio che mi segnala puntualmente ogni mio strafalcione.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Cartoline da Budapest - seconda puntata
Dopo il pezzo di lunedì e con cadenza casuale, proseguiamo con le impressioni a ruota libera dalla poltrona di casa, guardando i mondiali di Budapest. Grazie per le Vostre impressioni direttamente in calce a questo articolo o sulla pagina facebook di Podisti.net
Le catene dei velocisti: passa il tempo e malgrado gli sprinter si giochino medaglie e reputazione per pochi centesimi di secondo, molti di loro continuano a presentarsi sulla linea di partenza con gioielli ed altri oggetti che sembrano poco pratici, catene d'oro che aumentano il peso e diminuiscono l’aerodinamicità. Chi ci capisce è bravo.
Cavallina storna: la Cavalli si gioca con dignità la sua finale dei 1500 dove evita il cucchiaio di legno e si migliora nuovamente. Super.
Dosso invisibile: no, non parliamo di un dosso stradale mal segnalato che ci rovina le sospensioni dell’auto, ma della povera Zaynab Dosso che eguaglia con 11”14 il record sui 100 metri della Levorato e non se la fila nessuno in prima pagina, nemmeno sui quotidiani sportivi. Alla faccia della parità di genere e della sensibilità per l’atletica.
Per Ayomide domani titoli a otto colonne? Record sui 400 ostacoli per la Folorunso che abbatte la barriera dei 54 secondi con 53”89. Subirà lo stesso trattamento della Dosso? Di sicuro non da Podisti.net: complimenti a lei e alla Dosso.
La Iapichino delude (?!?): perché a 21 anni e dopo aver già conquistato un argento europeo, arriva “solo” quinta ai mondiali. A 6 cm da una medaglia. Mamma Fiona sale sul podio iridato a 26 anni…
Tamberi immenso guascone, cancella i 3000 siepi: per lo stesso motivo per cui l’argento di Fabbri ha oscurato i 10000 metri donne, stasera la regia indugia su gara e festeggiamenti di un monumentale Tamberi. Ci saremmo accontentati del doppio riquadro mentre faceva il giro sulle tribune, troppo intelligente come scelta?
Bravi gli ottocentisti, male il nonnismo: Barontini e Tecuceanu spiegano come si corre una batteria mondiale, il giovane Francesco Pernici è il primo dei non qualificati per 13 centesimi, malgrado capisca bene cosa stia succedendo e lucidamente vada al comando per aumentare il ritmo e relativi tempi di ripescaggio. Comportamento più maturo di chi gli ha tagliato i capelli come un pellerossa solo perché era all’esordio in azzurro.
Medaglie subito: bella l’innovazione di consegnare nell’immediato dopogara le tre medaglie per foto di rito a caldo con la medaglia al petto.
Che invidia Faustino Pietro Alfaro: il rappresentante della Guinea Equatoriale chiude col personal best la sua batteria degli 800 metri, tempo 2’04”20. A saperlo prima, conosco diversa gente che avrebbe fatto carte false pur di ottenere la cittadinanza di questo stato africano e partecipare alla rassegna iridata.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Risultati e pareri sparsi su Budapest 2023
Come tanti di Voi sto guardando i mondiali, purtroppo solo dalla poltrona di casa. Con principale focus sugli italiani vorrei condividere qualche parere, magari aprendo un confronto su questo sito oppure sulla nostra pagina Facebook. Via con gli spunti
Santa Marcia: grazie ad Antonella Palmisano che malgrado una caduta recupera un bronzo risorgendo dopo un lungo periodo di problemi fisici. Grazie ancora alla marcia che ci regala soddisfazioni in periodi di vacche grasse e consolazioni salvagente quando le cose non vanno bene.
Dignità Jacobs: Marcel è venuto, ha fatto quanto umanamente era nelle sue attuali possibilità ed alla fine è arrivato in semifinale come chi lo aveva pubblicamente sbeffeggiato… ricordiamo che nessuno del podio 100 metri delle ultime olimpiadi o degli ultimi mondiali ha centrato la finale di ieri. Consoliamoci col fatto che se ridotto così male fa 10”05, se per un anno non s’infortuna, si allena e gareggia con continuità…
Fateci vedere i 10000 donne: complice l’argento di Fabbri nel peso, a cui facciamo i complimenti, la RAI ha trasmesso tutti i lanci della finale, concedendoci, bontà sua, giusto un paio di minuti di gara, caduta di Hassan compresa, solo perché eravamo nel finale. Ora noi capiamo le esigenze di tutti ed era giusto fare vedere i lanci degli azzurri e dei principali avversari, ma così si esagera.
Vissa prima vittima delle nuove regole: col settimo tempo assoluto e record personale, Sintayehu Vissa non è stata inclusa nelle 24 partecipanti alle semifinali sui 1500 metri. Alla fine, l’eliminazione nel mezzofondo delle qualificazioni anche per i migliori tempi non ha cambiato nulla ed anzi ha confermato una cosa. Ovvero che la sfortuna continua a giocare un ruolo pesante se finisci nella batteria sbagliata.
Crippa dodicesimo sui 10000 e cosa ci aspettavamo? Per quelli che hanno criticato Yeman ricordiamo che ci sono tante attenuanti. Ha provato il passaggio alla maratona e non è andato molto bene, è “ritornato” alla pista, forse è arrivato scarico da troppi impegni e poi anche quando è in forma agli eventi mondiali ne ha troppi davanti a lui. Non a caso nel “disastro” è arrivato secondo degli europei.
Basta lacrime dalla Caporale: francamente non capisco il gusto sadico di portare al microfono pochi minuti dopo la gara chi è andato male.
Bravi Cavalli ed Arese, Sabatini fuori dalla realtà: Gaia distrutta, abbandona la sua semifinale dopo 1200 metri. Credo che se hai un personale sopra i 4 minuti e ce ne sono una mezza dozzina che chiudono la gara sui 3’55”, puoi pure provare a stargli dietro, ma al momento la tua cilindrata è diversa. Cavalli invece con un mix tra impegno, merito e buona sorte coglie il massimo premio alla sua portata ovvero la finale dove cercherà di non arrivare ultima. Noi pensiamo che ci riuscirà.
Ingebrigtsen fa lo sborone: nella sua semifinale dei 1500, Jakob parte come il pensionato che fa jogging alla domenica, resta addirittura staccato, successivamente arriva stancamente ed annoiato in fondo al gruppo, poi a meno 250, parte, arriva trai primi e dopo l’ultima curva si mette a gesticolare rivolto al pubblico mentre sorpassa tutti e chiude primo. Atletica spettacolo o caduta di stile?
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Da Ingebrigsten al tredicenne Halle Haugen: ma cosa mangiano a colazione i norvegesi?
Fino a quando ci battevano gli africani, la scusa era già pronta: “superiorità etnica” nella corsa, mettiamoci il cuore in pace. Il problema è che con Jakob Ingebrigtsen questa giustificazione non è più valida. Inoltre non si può più parlare di un caso isolato, visto cosa sta facendo August Halle Haugen che lo scorso 10 Agosto a Drammen, in Norvegia, ha chiuso la Recordlopet 5K in 15’52” (media 3e10 al mille), secondo assoluto. Ah, dimenticavamo, il ragazzino ha solo 13 anni e non è nuovo a performance di livello, pensate che l’anno scorso, quindi a 12 anni, aveva concluso una 10K in 33’17” (pace: 3’20”). Il suo tempo sui 5K non è comunque record mondiale in quella fascia d’età, in quanto il primato è inferiore di una ventina di secondi.
Non osiamo immaginare quanto si alleni, con buona pace di quelli che sono assolutamente contro queste pratiche in tenera età. Non tutti, in quanto ad esempio Giorgio Rondelli sostiene che i chilometri fanno male a chi non li fa… Di sicuro non è possibile invitarlo in Italia, in quanto alla sua età, le gare su certe distanze non si possono correre. Quindi c’è qualcuno che sbaglia nel formulare le regole, non so se in scandinavia o dalle nostre parti. Decidete Voi.
Ma torniamo ad August, perché il ragazzino non è il solo ad andare forte in famiglia, come per gli Ingebrigtsen. Il nonno Per, ha vestito la maglia della nazionale vantando un 13’37” sui 5000 metri che quarant'anni fa non era assolutamente male. La mamma ed allenatrice, Gunhild Halle Haugen, vanta dei personali di 15’09” sui 5000 e 31’47” sulla doppia distanza, mentre il fratello maggiore Simen, classe 1999, due anni fa ad Oslo ha eguagliato il 13’37” del nonno. Buon sangue non mente.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Premi per i Master: una proposta costruttiva
Approfittiamo di questo rallentamento estivo dell’attività, specialmente sulle distanze più classiche come 5, 10, mezza e maratona, per fare una proposta che speriamo possa essere utile. E’ dedicata a tutti gli organizzatori di gare che raccolgono qualche centinaio di adesioni e devono risolvere il “problema” dei riconoscimenti ai master, una volta premiati i primi classificati maschili e femminili a livello assoluto.
Con una ventina di categorie master tra uomini e donne e moltiplicando per tre, ovvero il classico podio, servono una sessantina di riconoscimenti. Se si vuole fare un premio decente ed in latitanza di sponsor, sono soldi. Ecco allora arrivare le soluzioni di ripiego. In alcuni casi si premiano tutti, ma con premietti veramente scadenti. Con onestà intellettuale, visto i numeri ridotti, va detto che tante volte salgono sul podio, non i migliori, ma semplicemente gli unici di una certa categoria. Oppure si opta per la riunione di due categorie alla volta ad esempio over 35 con gli over 40, con l’equità competitiva che va a farsi benedire, specialmente col salire degli anni. Altrimenti si può drasticamente non premiare nessuno, con ulteriore aumento dei mugugni.
Ecco allora la proposta, di cui non ci prendiamo il merito o il demerito in quanto c’è chi l’ha già sperimentata e quindi non vogliamo inventare l'acqua calda. Parliamo delle tabelle FIDAL master a punti, quelle che si usano ad esempio per i campionati di società, se non sbagliamo. In questa maniera puoi premiare giusto un maschio e una femmina (o il numero che il portafoglio consente), tra tutte le prestazioni dai master 35 in su.
Facciamo un esempio, sui 5000 donne che in questo caso parifichiamo ad una 5k. Un’atleta over 35 chiude in 18’30”, una over 50 in 21 netti ed una over 70 in 24’30”. Tabelle alla mano la migliore è stata la più anziana che ha totalizzato 918 punti, seconda la over 35 con 913, terza la cinquantenne con 905 punti.
Questo è un sistema che per esempio può essere usato per un campionato sociale. Ecco qui il link che porta a tutte le tabelle FIDAL. Cosa ne pensate? Potete commentare qui o sulla nostra pagina Facebook
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Coe cancella la maratona dal programma dei mondiali!
Mancano ormai solo un paio di settimane ai campionati mondiali di Budapest, dove circa duemila atleti da oltre duecento nazioni si affronteranno per 49 medaglie d’oro nelle varie specialità. Mentre gli atleti si allenano, World Athletic lavora per modificare e migliorare le regole. Forse avrete già sentito parlare delle novità a riguardo delle false partenze e di come non ci saranno più corsie vuote nelle finali di velocità oppure delle nuove regole che hanno eliminato le qualificazioni per tempi di recupero che nel mezzofondo penalizzavano chi era finito nella semifinale più lenta.
Oltre alle regole già emanate, in settimana Sir Sebastian Coe ha però fatto un annuncio che ci ha lasciato molto perplessi, ovvero che con ogni probabilità dalle future edizioni dei mondiali (Tokyo 2025), la gara di maratona sarà sostituita dalla mezza. Gara che come tutti sappiamo non è la stessa cosa, anzi è più vicina ad una 10k. Il tutto perché la concorrenza delle maratone più importanti, le cosiddette Majors, è troppo forte. Ora noi ben comprendiamo che i top runner non corrano tutte le domeniche come chi colleziona 42k passeggiando a 7 al chilometro e che in una annata si possono fare bene giusto un paio di competizioni. Sappiamo anche che il premio di una Major valga circa dieci volte il contributo di una federazione nazionale in occasione di un oro mondiale, però che sia proprio il presidente di World Athletic ad ammainare la bandiera non ci piace per niente.
Anche perché non ci sembra che gli ultimi vincitori del mondiale di Maratona siano atleti di secondo livello. Ad Eugene 2021 ha vinto l’etiope Tamirat Tola, bronzo sui 10000 alle olimpiadi di Rio, vincitore alla maratona di Amsterdam con 2h03’39” e con tanti altri importanti piazzamenti. A Doha 2019 il suo connazionale Lelisa Desisa, vincitore a Boston (2 volte) e New York, non proprio due garette di quartiere. Voi cosa ne pensate?
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Herculis a Montecarlo: eccellenza a tutti i livelli, dai master ai top runner
Si è disputata ieri la tappa monegasca della Diamond League, il più importante circuito mondiale di atletica. C’eravamo anche noi di Podisti.net, insieme agli spettatori che hanno gremito lo stadio Luigi II. Il successo per i colori italiani non è arrivato da un runner, con Crippa non pervenuto sui 5000 metri ed il povero Sibilio che stavolta non è stato bloccato ai 380 metri da un attivista imbecille, ma da problemi muscolari già a metà gara. La beniamina è stata Larissa Iapichino. Grazie a un salto finale da 6,95 metri con una battuta al limite. Misura che oltre ad essere il suo personale è la seconda prestazione italiana di sempre, per il momento ancora dietro solo al 7,11 della madre Fiona May. Tornando alla corsa, si sono comunque viste cose egregie, a partire dal record mondiale sul miglio della keniana Faith Kipyegon con 4.07.64, ma non c’è stato un momento del meeting che non sia stato importante. Giusto per fare un esempio, la batteria “B” degli 800m ha visto l’olandese Niels Laros portare a casa vittoria e primato nazionale con 1’44”78 e meno male che era la seconda serie. Benino, si fa per dire, anche i 5000 vinti da Hagos Gebrhiwet in 12’42”18. Per ogni altro dettaglio, ecco qui i risultati.
Giornata di venerdì 21 luglio che per noi era cominciata molto presto, in quanto alle 10 è scattata la prima di 46 fantastiche serie sui 1000 metri dedicate a giovani e master di tutte le età. Un meeting Herculis che ha consentito a migliaia di atleti di cimentarsi su questo anello, velocissimo, lo diciamo per esperienza diretta, con i primi tre di ogni batteria premiati da una volontaria di nome Paula Radcliffe… Organizzazione perfetta, una catena di montaggio che ogni 10 minuti prevedeva una partenza. Esperienza bellissima malgrado le temperature elevate ed alcune batterie affollatissime, anche ben oltre i 30 concorrenti, che di certo non hanno favorito crono finali che comunque sono stati notevoli, come potrete verificare consultando qui i tempi. Tra i partecipanti c’erano ottimi atleti, così come ragazzini veramente alle prime armi. In conclusione un meraviglioso spot per l'atletica con tutti questi appassionati che hanno potuto cimentarsi sullo stesso anello dove poche ore dopo, omaggiati di un ingresso gratuito, godersi il meeting della Diamond League.
Per dovere di cronaca citiamo anche alcune piste di miglioramento, tipo master che hanno corso con scarpe da strada al carbonio, malgrado tutti gli avvisi parlassero di chiodate o calzature in linea con i regolamenti WA, con buona pace dell’equità competitiva. Oppure un caro amico allenatore, che dopo aver fatto quasi 200 km per assistere al meeting, si è visto respinto in quanto era con la figlia in carrozzina. Per concludere col sottoscritto che in tribuna F, l’unica aperta fino alle 17,30, si è visto sbattere fuori, insieme a tutti gli altri spettatori, a pochi minuti dall’inizio della batteria dove correva un suo famigliare. Situazione recuperata per i capelli, correndo alla tribuna H e chiedendo di saltare la fila, tipo quelli che arrivano in aeroporto in ritardo e poi chiedono di passare perchè hanno il volo in partenza. Poi arrivato sulle gradinate trovi degli scemi che si alzano e si mettono in piedi davanti a tutti e non parliamo dei soliti italiani, ma di nazionalità che godono di miglior fama di “civiltà” rispetto a noi. Il tutto nella stizza degli allenatori delle saltatrici che avevano i posti riservati nelle due prime file e non vedevano un tubo.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net