Fabio Marri
Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua.
La 1^ Portofino Marathon a Gueydon e Ilaria Bergaglio
2 febbraio – Come naturale sviluppo della rinomata “Mezza maratona delle due perle”, che tre settimane fa aveva celebrato la 18^ edizione con quasi 800 classificati, è venuta la prima volta della maratona, conclusa da 290 agonisti (di cui i 12 stranieri non tesserati non entrano nella classifica secondo il balordo regolamento italico) e 69 staffette di 4 componenti.
Il percorso, sostanzialmente, raddoppia quello della mezza, con un primo giro completo lungo la litoranea ovest del golfo del Tigullio, da Santa Margherita a Portofino (con un ricciolo nell’entroterra in salita, evidentemente per raggiungere la misura canonica), passaggio dalla mitica piazzetta (foto 61-66) e poi di ritorno verso nord, proseguendo fino a Rapallo, con due salite piuttosto dure e un prolungato arzigogolo lungo i vari moli. Dietrofront (c’è anche una stradina dedicata a mons. Cesare Boccoleri, arcivescovo di Modena fino al 1956), e si ripassa da S. Margherita per concludere i 21, cui seguono due ulteriori andate e ritorno a Portofino, con un notevole disappunto quando i nostri Gps indicano il km 33 mentre il cartellone lungo la strada, quasi a Paraggi, segna un misero 30; ma poi le cose si aggiustano, il 35 e il 40 vanno quasi bene, e alla fine i nostri orologi stanno sui 42,500 o qualcosa di più (un locale mi dice che si è dovuto cambiare un passaggio all’ultimo istante, generando una certa ipermetria), con un dislivello di poco superiore ai 320 metri.
Vari controlli sul suolo coi chip della Icron (non so se per maggior sicurezza, il mio pettorale aveva incollati due chip), più alcuni controlli manuali negli andirivieni di Rapallo (dove era messo anche l’unico ‘cancello’, 2h20 per 16 km, con un tmax fissato in 6 ore). Ristori a intervalli più o meno regolari, nelle tre principali cittadine, ma non molto ricchi: il più povero di tutti, almeno per noi che impiegavamo 5 ore o più, era al traguardo, o meglio, a 100 metri dal traguardo (probabilmente l’avevano spazzolato via quelli del “Family run” di 10 km non competitivo, S. Margherita-Rapallo e ritorno).
Quote iscrizione che andavano dai 50 euro della prima tariffa ai 99 (sic, più costi di segreteria) dell’ultimo mese; pacco gara con maglietta e pochi generi di conforto, ma in compenso ricchi premi per i primi cinque uomini e donne (1000 euro ai vincitori, 500 ai secondi); premi di categoria ai primi 3 di otto categorie, non oltre gli M-F 70 sebbene il regolamento dichiarasse ammissibili anche gli SM/SF75, SM/SF80, SM/SF85, SM/SF90, SM/SF95). Col risultato che i 13 over 70 sono finiti in un gruppo solo, mentre è avanzato un premio per le SF 70 che erano appena due.
Il più illustre fra gli assenti è risultato l’ex calciatore Leonardo Bonucci, che col pettorale n. 2 avrebbe dovuto esordire sulla 42 in preparazione della maratona di Londra; in sua assenza (ehm ehm) ha vinto il francese di Mentone (antico territorio ligure) Julien Gueydon in 2.30:18, tempo non eccezionale ma che va rapportato al dislivello (se non ho contato male, erano almeno dieci le salitine tra il livello del mare e una quota massima di quasi 50 metri). Nettissimo il distacco, 11 minuti giusti, col secondo Christian Ghiglietti che a sua volta ha inflitto altri 6 minuti al terzo, il marocchino Mohamed Rity.
Al confronto, assume grande valore il crono della vincitrice donna, l’ultramaratoneta Ilaria Bergaglio, una SF 40 che, accompagnata dal suo pacemaker personale Marco Allia, ha chiuso settima assoluta in 2.58:31. Incrociandola varie volte per la strada, venivano in mente i versi del grandissimo poeta di S. Margherita, Camillo Sbarbaro (la cui casa, la stessa dove nacque anche il superbo narratore Vittorio G. Rossi, ci si presenta poco sotto la stazione: foto 2-4): “Io che come un sonnambulo cammino – per le mie trite vie quotidiane – vedendoti dinanzi a me trasalgo- - Tu mi cammini innanzi lenta come - una regina. Regolo il mio passo – io, subito destato dal mio sonno – sul tuo ch’è come una sapiente musica…. Non penso più. Sono contento e muto. – Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo”.
Altrocché passo, quello di Ilaria (incrociata già la sera prima al ritiro dei pettorali, insieme col multipresente Fabio Fiaschi: foto 22): lei quasi non tocca terra, e infligge 12 minuti alla tosco-rumena Andreea Lucaci (3.10:28), mentre la terza, la F50 Elehanna Silvani (ah, signorina Silvani…), finisce appena sotto le 3 ore e un quarto, facendo comunque un baratro dalla quarta in giù.
Mentre noi peones proseguiamo, con qualche barbaglio di sole che fora le nuvole portando la temperatura verso i 15 gradi: il paesaggio è un incanto, e nessuno meglio di Sbarbaro ha saputo descriverlo: “Le petraie ventose dei tuoi monti – l’ossame dei tuoi greti: - il tuo mare se vi trascina il sole – lo strascico che abbaglia o vi saltella – una manciata fredda di zecchini – le notti che si chiamano le barche; - i tuoi docili clivi, tocchi d’ombra – dall’oliveto pallido, canizie – benedicente a questa atroce terra: - aspri o soavi, effimeri od eterni – sei tu, terra, e il tuo mare, i soli volti – che s’affacciano al mio cuore deserto”.
Gli incroci sono motivo per salutarsi: prima voce amica è quella di Sara, giovane mamma che vorrebbe raggiungere la figlia poco più avanti, all’uscita da Rapallo (foto 38-39) e intanto fa l’andatura al sottoscritto e a un gruppetto di colleghi delle Forze Armate; poi è la volta di Gianni Baldini, il cantore della Jungfrau appena tornato dalla Manciuria e in attesa di partire per la “Fine del mondo” di Usuhaya, che da M 60 ce la fa sotto le 4:07. Ecco la sempre sorridente Isabella Introcaso da Briosco (foto 59-60), che senza spremersi arriva in 5:03. Alle sue spalle, la gloriosa fornaia Rita Zanaboni da Cernusco (foto 55-56) va in progressione e con 5:36 arriverà seconda F 65, superando nell’ultimo giro la segretaria dei supermaratoneti Carla Ciscato (foto 48) e, appena dietro, Rinaldo “Bubu” Furlan (foto 50, e 17 per la sera precedente).
Ecco anche l’ultimo, con la sua scorta di “monoruotisti” del fine corsa (35, 57, 58); rumorosamente piacevoli sono i vai-e-vieni coi numerosi spingitori e le relative carrozzelle, che chiuderanno tutti insieme in 4.55 (classificati tra le staffette).
Non ci resta che raggiungere a 500 metri la scuola Vittorio G. Rossi, dove la sera prima avevamo ritirato i pettorali (nella tristezza della presentazione di un libro con 2 relatori e 3 spettatori distratti: foto 18, 21), e questa mattina lasciato le borse dei ricambi. Miracolo, le docce sono ancora calde, dopo di che è bello riattraversare la perla del Tigullio baciati dal sole.
Ripassiamo dalla casa di Sbarbaro, dove il padre scoprì la prima viola spuntata sul muro, e salì sulla scala a pioli per vederla da vicino; e dopo di lei alla stazione dove attendono gli ultimi versi del Poeta, dedicati al treno: “E il rapido passò, dentro un barbaglio / d’ottoni. Un rombo… / Ne trasalì destato il borgo che pigliava il poco – sole, mendico abbandonato al muro”.
Di nuovo a Rapallo, la cui “rapallizzazione” (parola un tempo divenuta proverbiale) ci fa apprezzare persino l’edilizia riminese, poi le Cinque Terre col treno che si riempie di cinesi o giapponesi in tenuta da trekking, e più avanti Pontremoli, ricordo delle nostre Abbotts way, con la galleria del Brattello-Borgallo che sbuca poco sopra Borgotaro. Anche grazie al podismo si conosce il mondo.
Modena, 51^ Corrida: “chi non resiste non va in licenza”
31 gennaio – Va in archivio anche questa ennesima edizione di una delle corse più longeve d’Italia: per il dibattito su quante se ne siano effettivamente corse dal 1973 a oggi non ripeto quanto già scritto l’anno scorso (https://podisti.net/index.php/cronache/item/11278-la-corrida-resta-sempre-la-piu-amata.html ), ma sta di fatto che in questa giornata grigia (per fortuna non piovosa) i dati della sezione agonistica abbiano fatto registrare un buon miglioramento: 658 arrivati (di cui 124 donne) contro i 605 del 2024. Per quanto riguarda i non competitivi, non oso pronunciarmi: il comunicato stampa della Fratellanza cede alla facile lusinga del titolo ”la carica dei cinquemila”, che evoca le sesquipedali millanterie dell’altra gara-clou modenese, la Corrimodena, ogni anno introdotte da questi titoli dalmatici privi di ogni fondamento. La tv di regime, Trc, e la Gazzetta di Modena (sempre generose verso gli eventi locali), hanno parlato di “quasi 5000”: la personale impressione, di uno che con questa ne ha corse 41, non giungeva a tanto: a meno che, per arrivare a 5000, non si contino anche i portoghesi, quelli che inorriditi dai 7 euro della tariffa minima sono partiti senza pettorale, magari mezz’ora prima nello stile mediopadano.
Ma sono piccolezze, di fronte a una corsa storica (il comunicato ufficiale abusa dell’aggettivo “classico”: il percorso è sempre quello classico, con partenza da Viale Berengario per poi imboccare la Via Emilia tra le classiche bancarelle della Festa del Patrono; alle ore 14:30 il classico sparo) che ha saputo risorgere dalle sue ceneri dimostrando ancora una volta la lungimiranza del duo Gigliotti-Finelli che nel 1973 trasformarono in gara il tradizionale pellegrinaggio dei modenesi al luogo natale del loro patrono.
Dal versante agonistico, è stato un assolo dei due vincitori: il 25enne marocchino Abdellah Latam, raggiunto verso metà gara il primo dell’edizione 2023, Iliass Aouani, se ne è andato per i fatti suoi tagliando il traguardo in 39’39”, quasi un minuto meglio del 40’32” dell’avversario, incalzato a sua volta da Stefano Cecere con 40’41”. Leggermente peggiorato il livello tecnico, dato che il vincitore 2024 aveva segnato 39:12, e anche il secondo aveva ottenuto un tempo migliore del primo di oggi.
Netto invece il miglioramento in campo femminile, dove Elisa Palmero, già prima nel 2023, domina in 43’27”, un minuto meglio della vincitrice 2024, e ben due minuti e mezzo sulla seconda, la russa Evgeniia Taubert (45’57”, un soffio davanti a Benedetta Coliva, 46’01”).
Sul versante del “colore”, spicca come sempre la rumorosa presenza dei cadetti dell’Accademia militare, poco meno di 500 (iscritti come non competitivi: foto 10, 11, 20, 21), che suddivisi in plotoni di una cinquantina di componenti hanno intonato i loro canti, tra il truce-militaresco (siamo forti, moriremo per la bandiera, siamo felici col fucile in mano) e il goliardico, come questo “E’ una corsa di resistenza – chi non resiste non va in licenza – ma chi resiste è proprio fesso – perché in licenza non va lo stesso” (parole di Mogol-Vannacci?).
Per il resto, la Corrida è una tentazione cui i modenesi doc non resistono: il sottoscritto (come detto, alla 41^ presenza dal 1977, tra comp e non comp) volendosela prendere con calma per una ragione che vi dirò domenica sera, ha adocchiato nella prima parte della gara uno di quei plotoncini cui si era aggregato Rambo Benassi (foto 18), mentre nel finale si è contentato di arrivare insieme alla celebre modenese adottiva Julia Jones (foto 24).
All’ingresso di via Jacopo Barozzi, a un km dalla fine, ha ricevuto il solito incoraggiamento del grande Ferraguti, come al solito lì a separare quelli del giro lungo dagli altri della Minicorrida; e allo sbocco della stessa strada, dove un tempo aveva appuntamento fisso con Caco Borsari vecchia gloria calcistica, si è imbattuto in una scritta macroscopica apposta sui muri della prospiciente scuola “Corni”, evidentemente da qualche allievo particolarmente corniuto: “ma chi è Jacopo Barozzi?”.
Poi, l’ingresso nel vecchio ippodromo, gloria ducale e teatro di tante corse (foto 3-6), senza più la voce amica e competente di Brighenti a fare da speaker, sostituito da uno che, premiando Maurizio e Fabrizio Gentile, li dichiara fratelli mentre sono zio e nipote.
Così così il rapporto tra costi e servizi (non vi dico cosa ne pensa Giangi); sta di fatto che, dopo due ristori di sola acqua lungo il percorso (che ho saltato, anche perché c’era da aspettare che ti riempissero i bicchieri), e il ristoro finale di acqua+mela (foto 14), ho potuto usufruire del party mega-galattico dei Modena Runners, che dopo aver piazzato parecchi dei suoi nelle classifiche di categoria (a cominciare dal novese Giuseppe Castiello, 44 anni e 44 minuti per completare il percorso), ha dispensato allegramente cibi (incluse frappe carnevalesche) e bevande, preventivamente approvati dalla sua dietologa Chiara Mezzetti.
Intanto erano arrivati anche glorie affezionatissime alla Corrida: il campione di tanti “Passatori”, Elvino Gennari, del 1946 (1.22:50), e il poco più giovane Giuseppe Cuoghi, del 1947 e presente a tutte le Corride, che chiude il lotto poco sopra le 2 ore, soccombendo ancora una volta a Renato Sacco parmigiano di Torrile.
E sono sicuro che, piacendo a San Geminiano, non andranno in licenza, e li ritroveremo nel 2026.
Oltre 1300 alla 47^ Classica della Madonnina
26 gennaio – Una delle gare più prestigiose del calendario modenese (nonché prima prova del campionato del Coordinamento provinciale) è risorta, si potrebbe quasi dire, dalle sue ceneri, e soprattutto dalle ceneri del suo ideatore, lo storico e compianto presidente della Polisportiva Gianni Vaccari, a cui nome è intitolata la 7^ “Corri con Gianni”, sezione competitiva di una gara che si svolge praticamente da mezzo secolo.
Oggi, in una giornata umida e poi, dalle 10, decisamente piovosa, sono stati 1330 i partecipanti “censiti” in questa gara, di cui quasi 270 nella sezione competitiva di 10 km, suddivisa in due batterie, alle 10 i Master (149) e le 60 donne, alle 11 gli Assoluti (soltanto 69).
Alle 9 (qualcuno, un po’ prima…) erano partiti i non competitivi, che per 2,5 euro avevano a disposizione percorsi dalla lunghezza massima di 12 km, che dopo un tratto alquanto stucchevole sulla “diagonale” (la ciclopedonale che si va costruendo sull’ex tracciato ferroviario, per ora fino al comparto scolastico di Modena sud), è stato dirottato verso Cognento, su “stradine basse” già toccate da altre corse, con dietrofront dopo 7,5 km in corrispondenza del ristoro, e rientro per lo stesso percorso.
Mentre i meno veloci dei non competitivi arrivavano, giungevano al traguardo i primi dei Master e delle donne competitive: Rudy Magagnoli (M 45, Triiron) con 34:19 regolava Emilio Mori (M 45, Correggio) 34:42, e Fabrizio Gentile (M 50, Fratellanza) 35:03.
Tra le donne, doppietta Fratellanza col netto successo di Giulia Cordazzo (36:37) su Francesca Badiali (37:53), appena davanti a Caterina Filippi (Novellara,37:58). Tra le veterane, netto successo di Fiorenza Pierli (Atletica Faenza), sesta donna assoluta in 39:31.
Un’ora dopo era il turno degli Assoluti: netto il vantaggio dei primi due, Alessandro Pasquinucci (Modena Runners, 31:50) e Patrick Francia (Atletica Reggio, 32:03), con oltre un minuto sul terzo, Riccardo Brighi (MDS, 33:21). La scelta piuttosto discutibile di separare le partenze (forse considerando la scarsa larghezza della “diagonale” e per evitare collisioni nei tratti a doppio senso?) ha fatto sì che i più quotati siano anche stati i più bagnati dalla pioggia crescente; invece la maggior parte dei non competitivi se l’è cavata sostanzialmente all’asciutto. Tra i gruppi più numerosi, scontato il successo del Cittanova con 138 pettorali sui Runners & Friends con 112.
Ottimo il presidio degli incroci e la chiusura al traffico; semmai si sarebbe desiderato qualche parcheggio dedicato ai partecipanti, ma i prati che un tempo ci erano destinati, ai margini del punto di ritrovo, adesso sono recintati o comunque non agibili, e in un quartiere cresciuto senza troppi piani regolatori e con strade strette, c’è stato da girare parecchio in su e in giù.
Più che dignitosi i ristori e il premio per i non competitivi, un barattolo di marmellata o di legumi in conserva. “Classica” anche la presenza come speaker di Roberto Brighenti, dalle origini podistiche proprio nella Madonnina.
Pianoro (BO), 53^ Galaverna: la “montefortiana” dei bolognesi
19 gennaio – Cinquantatré edizioni: le prime dalle parti di Casalecchio, poi stabilmente qui, a una dozzina di km da Bologna sulla direttrice della Futa e della ferrovia “direttissima”, attorno a cui il vecchio Pianoro raccolto attorno al ponte sul Sàvena è cresciuto a dismisura costituendo una zona industriale di chilometri e chilometri.
Quest’anno faceva un po’ meno freddo rispetto alla tradizione: la pioggia della notte precedente e il cielo coperto avevano portato il termometro sopra lo zero, ma purtroppo anche prodotto un bel po’ di fango rispetto al ghiaccio cui eravamo abituati.
Il percorso sembra ormai stabilizzato, identico al 2024, e leggermente ridotto rispetto ai 21,5 km degli anni d’oro: il giro lungo è ‘venduto’ per 20 km ma risulta 19,100 con un dislivello di circa 550 metri. E’ divenuto molto più ‘trail’, fuori strada: la prima salita a Riosto (luogo d’origine della famiglia Ariosto) non avviene più per asfalto ma su una pista erbosa di un paio di km verso nord, seguiti da una conversione verso sud che all’incirca in falsopiano porta al primo ristoro del km 6 (una volta davano il vino, adesso viene servito il tè più scipito della storia del podismo).
Segue il tratto forse più bello della corsa, la discesa in parte sterrata (e anche recuperata da una frana) verso l’ex guado del torrente, ora oltrepassato da un ponticello in legno ma con un bel po’ di pantano prima e dopo (d’altronde il cartello ci aveva avvertito che “si sguilla”). Risalita fino al secondo ristoro (stavolta il tè è saporito, ma freddo!), poi un altro po’ di sterrato fino ai tornanti del discesone su Pianoro vecchio. Qui, in prossimità del ponte, terzo ristoro, e stavolta il tè è bollente e ci voleva; utile anche la presenza, come nei due pit-stop precedenti, di varie squisitezze dolciarie.
Come l’anno scorso, non si sale più sul versante opposto in direzione di Guzzano per l’asfalto, ma si percorre, insieme ai ritrovati colleghi dei 10 e 16 km, la statale in direzione nord, fino al sottopasso ferroviario: qui noi del lungo siamo mandati su una lunga traccia erbosa (quando va bene) e soprattutto pantanosa, con una minima salita che precorre al rientro sulla statale, ma stavolta in senso inverso, cioè di nuovo a Pian di Macina e al grosso comparto industriale, la cui unica nota lieta è il quarto ristoro verso il km 16.
Non resta che scalvalcare la ferrovia lungo il solito ponte, poi si sbuca sulla strada provinciale verso Pianoro nuovo (ottimamente presidiata dagli addetti) e infine al parco del Gualando con delle oche enormi che occupano il nostro stradello, e al traguardo annunciato da lontano dal profumo del gran falò acceso vicino al tavolo del vin brulé.
Di fronte al prezzo d’iscrizione stabile sui 2,50, dopo i 4 ristori intermedi c’è questo finale, diciamo una risposta alla bolognese rispetto alla celebratissima Montefortiana che oggi celebra i suoi fasti. Le migliaia di sportivi convenuti qui (ho visto pettorali numerati oltre il 2300) hanno a disposizione pastaefagioli o spaghettini conditi piccanti, più tortine, panettoni, biscottini, tè e il già citato brulé; confermato pure il premio finale di 6 “peschine”.
E se non basta, c’è il tendone riscaldato a stufa di Alessio Guidi del Passo Capponi (società seconda classificata con 122 preiscritti, dietro solo a Sport 2000 con 141) che garantisce un terzo tempo straordinario. Il Gps mi dice che i miei 24300 passi (alcuni molto corti per non “sguillare”) nella quattordicesima presenza in trent’anni sono costati 2170 calorie: speriamo di non averle recuperate tutte.
Formignana - Partito il 49° trofeo Otto Comuni di Ferrara
12 gennaio – Una giornata limpida, con temperatura appena sopra lo zero, ha segnato l’esordio del Trofeo Otto Comuni in quel di Formignana (paese a 25 km da Ferrara, che fondendosi con Tresigallo ha creato un nuovo comune dal ridicolo nome-cannocchiale di Tresignana). Il Trofeo, organizzato dall’Uisp, è previsto in sei appuntamenti, due al mese, tutti nel territorio a est da Ferrara verso il mare; si chiuderà il 30 marzo a Copparo con le premiazioni generali.
Per ogni gara sono previste cinque corse distinte per le categorie giovanili, dai 9 ai 17 anni di età, con distanze variabili dai 300 ai 3000 metri; segue la corsa per gli amatori, suddivisi in cinque categorie tutte sui 6000 metri.
Nella pratica, oggi era stato allestito un circuito di 3000 metri, totalmente chiuso al traffico, che dopo le conclusioni delle gare dei più piccoli, è stato corso una sola volta da allievi-allieve, e due volte dagli adulti. I quali sono convenuti in discreto numero, se la classifica (tempestivamente resa disponibile dall’Uisp, su cronometraggio Idchronos) annovera 43 donne e 148 uomini al traguardo.
Vittoria assoluta, con largo margine, di Mattia Bergossi, un classe 2000 tesserato Castenaso, che con 19:58 ha staccato di quasi mezzo minuto Angelo Marchetta (Salcus) e di 40 secondi Gian Luca Andreella (Comacchio), a sua volta un soffio davanti al più giovane dei contendenti, l’eroe di casa Federico Zuffoli (del 2006, come due soli altri contendenti).
Le altre categorie sono state vinte da Daniele Di Fresco (1986, Formignana, Seniores B), Fabio Mangolini (1974, Delta Ferrarese, Veterani C), Sandro Prini (1965, Corriferrara, Vet. D), Stefano Gargioni (1960, Quadrilatero, Vet. E). Non poteva mancare il suo compagno di squadra Daniele Vassalli, ultimo in 57:32, e cui è rimasto a disposizione tutto il succulento ristoro finale, inclusivo di salumi e dolciumi.
Distacchi ancor più netti tra le donne, dove Sara Bragante (Runit Rovigo, 1995) con 23:11 ha inflitto 55” a Martina Cornia (Panaria Group, Modena, 2001) e quasi un minuto e mezzo alla più giovane Elena Bonafè (2003, Delta Ferrarese). Quarta, e prima delle veterane C, Rosanna Albertin (1974, Corriferrara), appena davanti ad Alice Finardi vincitrice delle seniores B. Alessandra Giacomelli (1962, Quadrilatero) ha prevalso nelle veterane D, davanti alla più anziana in gara, Ursula Visconti (1953, Comacchio), vincitrice delle veterane E.
Ottima l’organizzazione: il “pallone” del tennis-padel è servito da ritrovo e deposito borse, mentre nell’edificio adiacente erano a disposizione docce, caldissime anche per gli ultimi e comprensive di phon.
Il trofeo prosegue il 26 gennaio a Voghiera (antichissimo borgo, risalente all’età romana e preesistente a Ferrara, nonché rinomato per l’aglio tipico). Oggi invece è stata un'eccellente occasione per un passaggio dalla città metafisica di Tresigallo (il modello di tutte le città delle bonifiche pontine) e una sosta più lunga a Ferrara nell’occasione dell’ennesima stupenda mostra di pittura targata Sgarbi in Palazzo dei Diamanti.
Crevalcore (BO) - L’affollata “Befana” di Crevalcore
6 gennaio 2025 – In questo giorno, 13 anni fa, si disputò la prima edizione della maratona di Crevalcore, generoso tentativo di supplire all’assenza di maratone nel capoluogo, oltre che commemorazione del disastro ferroviario del 2005, e celebrata da 212 arrivati (superfluo dire che qualcuno di noi c’era
Quattro mesi dopo, arrivò il terremoto. Nonostante tutto, i crevalcoresi resistettero e continuarono a far sentire la propria voce, fino al Covid: il 6 gennaio 2020 arrivarono in 239 nella maratona (da David Colgan a Gianfranco Toschi, cinque ore tra l’uno e l’altro) e in ben 545 nella mezza.
Chi volesse fare un salto nella nostalgia, può ancora trovare le classifiche di tutte queste edizioni qui: http://www.maratonadicrevalcore.com/1/classifiche_2012_2020_2408181.html
E intanto che ci siamo, non posso non ricordare il maratoneta riminese Osvaldo Bucci, classe 1949 e la cui scomparsa viene annunciata oggi: su quanti asfalti ci siamo trovati insieme...per esempio https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/8164-tutto-classifiche-1-maratona-d-annunziana-1999.html
Dopo la pandemia, ci fu un tentativo il 18 aprile 2022 (con soli 103 arrivati), l’annullamento dell'edizione 2023, e infine l'ennesima ripresa nel 2024, con 193 arrivati sui 42 km e 344 nella mezza; e, sebbene un ottimistico sito concorrente, ancora il 19 ottobre ’24, ipotizzasse per questo 6 gennaio una nuova edizione (https://www.runnersworld.com/it/eventi/gare/a62596816/calendario-maratone-italia-2025/ ), le autorità locali hanno optato, come già l’anno scorso, per un “Befana Family Run” non competitivo, che raccogliesse l’eredità dei “Diecimila della Befana” svoltisi dal 2017, e più alla lontana della corsa di San Silvestro, che si svolgeva l’ultimo dell’anno, coincidente con la sagra della cittadina.
La cattedrale di S. Silvestro, dopo sei anni di restauri, è stata riaperta nel 2018, ma della gara corrispondente non c’è più traccia. In compenso, al Family Run è stata associata una “Dog Marathon”, alias “Quattro passi a quattro zampe”, esattamente un decimo di maratona, discretamente partecipata, non solo da Paolino Malavasi ma anche da graziose proprietarie che destano l’attenzione di celebri tombeurs della Partecipanza. Obbligatorio avere con sé il sacchetto per “deiezioni”, in modo da non spingere a gesti inconsulti il proprietario di quell’edificio, appena fuori del centro, che ha esposto un minaccioso cartello.
Per i bipedi soli (o in buona compagnia) erano previsti due percorsi di 9 e 14 km abbondanti, lungo tranquille strade di campagna o piste ciclopedonali: si passava davanti alla casa natale del grande naturalista Marcello Malpighi, lo scopritore del ruolo di polmoni, arterie e vene nella circolazione sanguigna.
Poi i due tracciati divergevano verso il km 5, dove era piazzato il monumentale ristoro cui contribuiva l’allegria attiva di Alessio Guidi del “Passo Capponi”, praticamente un eroe locale insieme alla campionessa europea di ultradistanze Monica Barchetti (che invece gestiva la consegna finale dei premi, dopo aver co-gestito ai suoi tempi la maratona)... e - se proprio vogliamo - insieme anche al Broccoli già compagno di viaggio dell'ing. Morisi in tante ultramaratone (foto 16, 20 e 27).
Strada facendo, o nell’accogliente palasport del ritrovo, si incontrava tanta bella gente: dai Bandieri, maestri cioccolatieri di Formigine, al campione sanfeliciano Elvino Gennari; dalla biondissima carpigiana Greta Massari, reduce dalla duecentesima maratona in carriera, all'altra bionda nonantolana Emilia in partenza per i mari corallini; da Marco Medici della gloriosa “Patria” di Carpi (forse l’unico a onorare sportivamente il gemellaggio tra le maratone di Londra e di Carpi nel 2008) alla modenese adottiva, per amore, Annarosa Mongera; dal leggendario Vassalli ferrarese, che rimpiangeva l’assenza del suo unico rivale degno di questo nome, Giuseppe Cuoghi, alla graziosa “befana” del Pontelungo, ed a Cecilia Gandolfi che aveva costretto il marito Italo a disertare Casalgrande, praticamente sotto casa sua, per venire tra queste nebbie. C’erano perfino dei reggiani, a cominciare da Carlo “Run Specialist”, piazzato in mezzo al salone, e Angelo Giaroli.
Iscrizione al modico prezzo di 2,50 (con supplemento volontario per surplus eno-gastronomico o cibo dedicato ai quadrupedi); pacco-gara per tutti consistente in integratori (attenti alla scadenza, tra gennaio e maggio prossimi: io ho già cominciato a prenderli…); caffè a un euro, la metà di quanto si paga sul Lago di Garda. Insomma, la nostalgia canaglia rimane, ma la vita continua.
Torri del Benaco (VR) – Maratò de Nadal 2025
4 gennaio – Non equivocate sull’anno: il Natale è quello appena passato, ma il triduo di gare si svolge sotto la Befana, dunque sempre all’interno delle vacanze natalizie 2024. Si tratta comunque di una iniziativa congiunta dei “Pacers gli Originali” e del “Garda Riviera Run”, in una tra le località più incantevoli del Benàco (ma qui molti dicono Bénaco), che è stata e sarà teatro di manifestazioni podistiche non ad alto livello agonistico ma con un altissimo coefficiente paesaggistico.
C’eravamo stati poco più di due anni fa, per un’altra prima edizione, che non sappiamo se abbia avuto un seguito:
La raccontò Fabrizio Sandrelli, tra i più illustri cittadini onorari del Benaco, oggi solo in veste di spettatore e inserito nel nostro collage di copertina. Certamente non è prevista nel calendario delle gare 2025 distribuito al ritrovo, che invece annuncia il 10 maggio un Garda Riviera Run sui 7/14/21 km e un Run Ultra a tempo (4-6-8 ore), e il giorno dopo 11 maggio un “San Filippo Trail” sui 9/18/26 km.
Intanto, in questi giorni epifanici è disponibile una gran varietà di scelte, aldilà della partecipazione in giornata ad un solo evento, così sintetizzate:
Marato' de Nadal tour: 3 x10 km - 3x21km
Marato' de Nadal tour ultra : 2x10 km +30 km 2x10 km +42 km 2x21 km +30 km 2x21 km +42 km.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti (anche in modalità non competitiva), sempre sfruttando un anello oblungo, per metà pianeggiante e asfaltato a pelo d’acqua, e per l’altra metà prevalentemente sterrato, in parte sassoso, in quota: grosso modo lo stesso del 2022, un po’ addolcito, anche se i 78 metri di dislivello dichiarati dagli organizzatori per ogni giro di 10 km si rivelano più del doppio (il Gps mi dà, su 20 km e mezzo, circa 385 metri D).
Gli iscritti al totale degli eventi superano di poco i 200 (prima dell’apertura delle iscrizioni dirette last minute); l’organizzazione è – diciamo così – amichevole, più orientata sul lato Fiasp che su quello Fidal per intenderci: ordini d’arrivo presi a mano, nessun controllo lungo il percorso (segnalazioni abbondanti nella prima metà, scarse negli ultimi 3 km, due addetti a ‘proteggere’ il nostro attraversamento della provinciale lungolago), classifiche pubblicate con tutto comodo (se e quando le avremo, le aggiungeremo), premiazioni per i primi 5 uomini e donne di ciascun percorso e in più, alla fine, per i vincitori dei vari trittici. Qui in fondo, nel servizio fotografico pubblicato da Roberto Mandelli, le cinquine maschile e femminile della maratonina del primo giorno.
Iscrizione da un minimo di 3 euro per i non competitivi, in crescendo per gli altri col crescere del numero degli iscritti, da 10 / 25 euro in su, a seconda delle distanze e di quando ti iscrivi.
Ricco ristoro (comprensivo di birra) in alto verso il 6° km, in prossimità di uno storico lavatoio, mentre al traguardo si può usufruire di un pasto tipico a base di polenta, baccalà o luccio, 10 euro comprese le bevande. (In compenso, nella vicina trattoria “Bell’Arrivo” il caffè è già arrivato, senza pudore, a 2 euro). A differenza di due anni fa, il parcheggio accanto al ritrovo è a un prezzo simbolico (prime tre ore gratis, poi mezzo euro all’ora, per un massimo di 5 euro giornalieri).
Quello che non cambia è la bellezza dei luoghi, e una pallida idea se ne può avere dalle foto che scatto durante il cammino, oppure alla base, cominciando da una sosta alla vicina Punta San Vigilio, estrema propaggine del Monte Baldo che si tuffa nel lago, per chiudere con la notturna del castello di Torri del Benaco illuminato dalla luna. Oltre al museo interno al castello, da non perdere è anche la mostra nella chiesetta-sacrario accanto al ritrovo, con cimeli e modellini delle due grandi guerre. Scorrendo i cognomi dei defunti, appare che la stessa famiglia ha avuto tre morti nella prima guerra e due nella seconda: viene in mente la canzone Generale di De Gregori, e la vana speranza che tutto questo abbia avuto una ragione e uno scopo.
Anche fuori stagione, sono decine i visitatori, molti dei quali ovviamente deutschsprachigen. A proposito di turismo, numerosi esercizi espongono cartelli di ricerca di personale: sarebbe un peccato che rimanessero fuori ancora a stagione inoltrata.
A Marzaglia si chiudono le camminate di quartiere di Modena
5 gennaio – Il “recupero” di questa gara (inizialmente programmata per l’8 dicembre ma sommersa dalla pioggia) chiude le quattro corse di quartiere, che provvidenzialmente e gratuitamente tappano i buchi della stagione natalizia a Modena e dintorni. https://podisti.net/index.php/cronache/item/12643-modena-l-ultimo-quartiere-dell-anno-ma-non-e-finita.html
La presenza di ben 5 fotografi, oggi, è spia della poca offerta in giro (gli organizzatori preferiscono puntare sulla Befana): da Nerino ne abbiamo un nutrito contingente, più qualche scatto “privato” di Italo.
Il ritrovo dato nella zona Frantoio, cioè sulle rive del Secchia, lasciava sperare in un giro che percorresse come già in altra occasione pomeridiana l’argine destro (quello sotto cui c’è stato un sacrilego abbattimento di alberi, punito con una mega-multa che sono curioso di sapere se sarà pagata). Invece no: si esce dal vecchio nucleo urbano (un tempo feudo dei coniugi franchi Autramno e Adelburga, le cui avventure sono state raccontate e ‘colorate’ da Bruno Andreolli) in direzione della via Emilia, che si scavalca raggiungendo in breve la “nuova” Marzaglia (dove si correrà domenica prossima con finale promessa di vin brulé), imboccando poi la via Pomposiana già teatro di altra gara disputata per vari anni grazie al Caravan Camping Club co-gestito dal campione di Lascia o raddoppia Enzo Cambi. Curioso che ai due lati del Club ci siano, da una parte un bosco dichiarato riserva ecologica o qualcosa del genere, e dall’altra parte una mostruosa distesa di pannelli solari. Un colpo al cerchio e uno alla botte: chiamatelo progresso sostenibile.
L’unica novità per i podisti, a quanto risulta, è nel tracciato dei 7 km (scarsi), che dopo la separazione dal lungo piega a nord per uno stradello tortuoso, sfiorando la nuova linea ferroviaria, e sbucando circa al 5° km sulla strada già percorsa nell’andata, ora da fare in senso inverso per concludere davanti al solito gonfiabile di Boniburini, all’ottimo tè con biscotti del ristoro, alla pasta, “base-pizza” e buono sconto del premio di partecipazione.
Il cielo limpido del cambio d’anno ha ceduto il posto a nebbiolina o nuvole che promettono peggio per domani; ma già adesso l’abbigliamento dei cor-camminatori è piuttosto abbondante. Paolino Malavasi rammenta il sole splendente di Forte dei Marmi ieri l’altro, da cui oggi giungono invece notizie di pioggia e fango. Ma da queste parti della Padània, domani, nevichi o tempesti, potranno fare podismo perfino i cani.
Modena, l’ultimo “Quartiere” dell’anno (ma non è finita)
29 dicembre – Ultima corsa modenese dell’anno (a pari merito con Molinella bolognese) per il podismo mediopadano; a San Silvestro sono in programma corse a Salsomaggiore e Rimini, mentre gare come Calderara, Crevalcore, Classe sono blowing in the wind, e per correre 42 km la famiglia Malavasi dovrà andare fino a Cinisello Balsamo.
Accontentiamoci dunque della quarta (ma terza causa maltempo) corsa di quartiere a Modena-San Lazzaro, anzi a Saliceto Panaro, sotto la protezione di una delle podistiche più politicamente allineate della città (il neoeletto presidente della regione è venuto qui – non alla Madonnina, altrettanto fedelissima - a festeggiare il successo elettorale tra il suo pubblico osannante, che oggi pomeriggio è invece convocato, nello stesso salone che vedete in foto, per una tombolata da 330 partecipanti).
Solito rituale, benemerito come già detto, delle camminate di quartiere giunte alla 45^ edizione: iscrizione gratuita, percorsi tra i 3 e i 10 km, pacco gara da mezzo kg di pasta e una confezione di simil-piadine ovvero pizza di pronta preparazione, e in più buono sconto di 5 euro in supermercato. Insomma, chi sta a casa ci rimette, hai capito Giangi?
Quanto al percorso, Sergio Leone diceva che Clint Eastwood ha due modalità: col cappello o senza. Il giro di San Lazzaro (con cadenza semestrale, a Natale e Pasqua) ha due modalità: con l’argine del Panaro, o senza. Oggi siamo al “senza”, con l’uscita dalla zona industriale attraverso il sottopasso della chiesa di Saliceto, il solito km erboso parallelo alla tangenziale, stradine rurali senza traffico (notata l’assenza della bandiera di Cuba in quella certa casa), agriturismo Cantoni (l’unico ramoscello che rimane del mitico Oreste), sottopasso ferroviario del cimitero a senso unico alternato (quando lo progettarono la macchina più larga era forse la Cinquecento), stradello Romano fino alla via Emilia, e poi ritorno per i vialoni della zona industriale est intestati in parte a musicisti e in parte a varie branche dell’artigianato.
Da queste parti doveva esserci anche la Sitam, principale produttrice di docce, scaldabagni e simile, con campo sportivo adiacente che mezzo secolo fa si popolava di adunate spontanee al sabato pomeriggio; invece, alla chiesa di Saliceto era annesso il campo regolare gestito il sabato da don Vescovini, mentre alla domenica ci giocava l'Olimpic San Lazzaro, poi divenuto Olimpic Vignola, e pure il Real Modena poi infine Vis Real Sitam; l'Olimpic riuscì addirittura a piazzare Chico Righi, classe 1950, al Bologna e alla nazionale giovanile. Adesso, quel campo sembra una coltivazione di canne palustri.
Chi è sopravvissuto a quei fasti, oggi si consola col podismo e costituisce il folto pubblico e l’inclita guarnigione che non mancano mai a queste occasioni, e che al magro ristoro finale della Polisportiva Modena Est (due dita di tè, come già al ristoro intermedio: non sia mai di restare senza!) può aggiungere gli spumanti con fette di panettone ammannite in varie tende societarie. Pietro Boniburini attende clienti della sua bancarella: mi dice che finora ha venduto due magliette "intimo termico", ma c’è uno spiraglio per un paio di scarpe. È arduo, però, vendere in un raduno dove veniamo senza portafogli perché è tutto gratis…
L’arrivederci è per il raduno autogestito di Capodanno “da Zona”, sotto Valle, Serra e Pazzano, nel ricordo di Gianni Vaccari che inventò quel modo salvifico di farsi gli auguri, e col ringraziamento a chi ne prosegue l’esempio. Domenica prossima si chiude coi Quartieri recuperando la Marzaglia annullata tre settimane fa, e per chi non ne avrà abbastanza, il lunedì della Befana si punterà al cioccolato di Casalgrande. Il podismo è in crisi, ma non si arrende.
I Mille di Sant’Agata Bolognese
26 dicembre – Se non è la più antica d’Italia, poco ci manca: sta di fatto che alla sua 56^ edizione la Podistica di Santo Stefano ha radunato a S. Agata Bolognese 206 competitivi, per nulla spaventati dal freddo (il vero must di questa gara) e dalla quota di iscrizione di 12 euro (+ 2 sull’anno scorso, e che diventavano 17 per le last minute). L’anno scorso erano 212
https://podisti.net/index.php/cronache/item/11170-sant-agata-bolognese-celebra-la-55-podistica-di-s-stefano.html ;
non sono più i numeri pre-Covid, ma una certa compensazione viene dai non competitivi, che per 2,50 avevano a disposizione tracciati vari dai 10,4 km in giù e che (partendo quasi tutti al via ufficiale, che per l’area bolognese è una specie di miracolo) hanno intasato prima i parcheggi, ottimamente dislocati e indirizzati (ho trovato posto a quasi 1 km), poi le stradine, riempiendo l’aria gelida delle loro allegre chiacchiere.
Tra “quelli buoni”, ha vinto Luis Matteo Ricciardi (Sacmi Imola, classe ’93, secondo l’anno scorso) in 23:58 sugli 8 km, con una media cioè di 2.59/km. Per il secondo posto, Dario Fo avrebbe detto che c’è un mistero buffo, dato che è stato premiato Mattia Marazzoli (Calcestruzzi Corradini Rubiera), come da classifica cartacea; ma nel sito dei cronometristi e dell’Uisp (Irunning), 30 secondi dietro al vincitore era stato collocato, fin verso le 17, un prodigioso Alessio Abbati, maratoneta classe ’73 tesserato Modena Runners: società che registra anche il quarto posto (questa volta indiscutibile) di Riccardo Tamassia (terzo nel 2023), e fa doppietta negli M50 (in realtà, categoria accorpata tra i 45 e i 64 anni) con Fabrizio Gentile. Terzo assoluto, sia su carta sia su web, è invece il classe 2005 Nicola Morosini (US Rogno) in 24:45. Dopo le 17 la classifica è stata aggiustata anche sul web, e il buon Abbati scende al 130° posto con 35:12, contentandosi comunque di battere un’altra Marazzoli, al secolo Giulia, classe 2006 (praticamente, sua figlia).
Tra le donne ha vinto Barbara Bressi (classe 1988, Self Montanari Gruzza), terza l’anno scorso, oggi prima con 28:11 che significa 3:31/km; dopo 29” arriva Giulia Cordazzo (2002, Fratellanza Modena), mentre il terzetto è chiuso dalla classe 1980, originaria di queste parti ma tesserata Faenza 85, Fiorenza Pierli, a 49”, appena davanti all’altra Fratellanza, Aurora Imperiale, e a Demetra Tarozzi (Pontevecchio Bologna).
Confortanti le gare dei giovanissimi, divisi in varie categorie con partenze separate dopo la conclusione della gara élite:
è una tradizione che nel modenese si è persa completamente, al che seguirà la morte per estinzione del podismo nato negli anni della crisi petrolifera.
Che intanto, oggi, si è accontentato di respirare aria buona, con visione vicina sugli stagni ghiacciati, e lontana su Cimone e Cusna innevati; e dopo il traguardo, ha avuto l’omaggio dell’abituale flacone di detergente-sgrassatore (il cui prezzo copre da solo il costo dell’iscrizione); poi, in aggiunta al ristoro d’ordinanza, ha piluccato in quelli post-natalizi davanti ad alcune tende: inutile dire che il più ricco era quello del Passo Capponi, cui è stato chiesto di non allestire la solita mescita di spumante a un km dalla fine, ma si è rifatto con ogni ben di Dio nel “terzo tempo”.
Nel frattempo (come mi prega di aggiungere uno che ha sperimentato la cosa) i partecipanti alla competitiva, raggiunte le docce, trovavano l'acqua alla stessa temperatura esterna; non so se la cosa sia in relazione col mancato rinnovo della convenzione col comune, di cui parla un cartello affisso sul distributore d'acqua pubblica, ora inattivato.
Il Passo Capponi risulta terzo nella classifica per società con 52 pettorali acquistati, primo dei bolognesi (e a qualcuno la cosa rode); ma le due squadre più numerose sono modenesi, il solito Cittanova con 62 e i Runners & Friends con 56: a occhio e croce, i convenuti nella cosiddetta città della Lamborghini (che in realtà nacque e si sviluppò a Cento, parola di uno che nel 1960 guidava una Lamborghinetta) sono stati un migliaio.
Il 2024 non è finito del tutto: fra tre giorni i modenesi si ritroveranno, come ogni Natale e Pasqua, al quartiere San Lazzaro, i bolognesi a Molinella; l’ultimo dell’anno, annullata Calderara e sparita da anni Crevalcore, la scelta in regione oscilla tra Salsomaggiore e Rimini. Ma per chi non soffre di giramenti di testa, come Paolino e Maurito Malavasi, e chissà, forse pure AlleSimo, è pronto un circuito di 1000 metri a Cinisello Balsamo da percorrere 42 volte… Ad ognuno la sua croce.