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Martedì, 28 Febbraio 2023 19:46

A tre anni dal Covid, un libro per non dimenticare

28 febbraio – Cade in questi giorni il terzo anniversario della fase più buia della Repubblica: l’inizio di un periodo di surreali restrizioni nazionali, culminato con gli arresti domiciliari di massa per 60 milioni di cittadini spaventati e manipolati oltre ogni limite da una martellante propaganda del terrore, che ancora oggi fa sentire i suoi sinistri rigurgiti. Da quel drammatico marzo del 2020 abbiamo vissuto un clima di isteria collettiva e di odio per chi veniva etichettato come un untore – magari solo per essersi azzardato a portare a spasso il cane o fare una corsetta nei dintorni della propria abitazione – tant’è che in quel frangente, chiesi e ottenni dal direttore dell’Opinione, il nostro grande e compianto Arturo Diaconale, di pubblicare un appello per fermare il clima da caccia alle streghe che serpeggiava in ogni angolo del Paese.

Tutto questo, così come chi si prese la briga di analizzare i dati quotidianamente pubblicati dalle stesse autorità che ci avevano rinchiuso in casa, per una emergenza sanitaria, se così la vogliamo ancora definire, che comportava sin dall’inizio rischi seri solo per una ristretta fascia della popolazione: le persone molto anziane e/o molto fragili, con almeno tre gravi patologie pregresse. Persone a rischio su cui si doveva concentrare la protezione dal virus, lasciando i sani, alias immunocompetenti, liberi di poter svolgere la propria esistenza. 

Ora, proprio per non dimenticare l’impressionante escalation di divieti e obblighi della vera e propria dittatura sanitaria che ha tenuto in scacco l’Italia per un tempo incredibilmente lungo (oltre agli arresti domiciliari di massa, val la pena ricordare il coprifuoco, il divieto di spostarsi a piedi oltre una distanza stabilita dai soloni del Comitato tecnico scientifico, l’obbligo delle inutili e dannose mascherine all’aperto, il divieto, con tanto di decine di migliaia di multe comminate [ma regolarmente annullate dai tribunali, NdR], di uscire dal proprio comune, anche solo per poter fare la spesa, l’obbligo vaccinale e l’abominevole Green pass, vorrei segnalare una interessante e meritoria opera editoriale. Un lavoro realizzato a mia insaputa da un gruppo di amici (nonché atleti e dirigenti della Podistica Volumnia-Sericap) che, durante l’intera pandemia di follia virale, hanno condiviso con il sottoscritto una civile battaglia di libertà di fronte al vulnus che ha letteralmente annichilito alcune fondamentali libertà costituzionali, fino a qual momento considerate intangibili [e in effetti richiamate dalle sentenze dei tribunali che annullavano le suddette multe, NdR].

Si tratta di un libro autofinanziato, i cui autori al massimo sperano di poter almeno recuperare parte di quanto speso che nasce da un cristallino intento di rendere un servizio alla comunità, raccogliendo e analizzando in modo organico e coerente i numeri della pandemia di Sars-Cov-2. 
Perché – forse non – guariremo, questo il titolo della pubblicazione (Etabeta, 290 pagine, 21 euro) la quale, come spiegato dai suoi autori, nasce dal blog www.uomodellastrada.altervista.org, in cui essi hanno raccolto sin dal marzo del 2020 una imponente documentazione su una pandemia ancora tutta da decodificare. È proprio perché troppe cose sono state date per scontate, così come troppi elementi dirimenti sono sfuggiti ai più – anche per grave responsabilità di gran parte dell’informazione – che questo libro merita di essere comprato e letto. Esso rappresenta un ampio squarcio di realtà nei confronti della fitta nebbia, densa di enormi incongruenze e contraddizioni, che per un tempo infinito ha avvolto e stravolto la nostra comune esistenza.

Perché uno dei pericoli più seri che, dopo la fine di gran parte delle restrizioni subite, ancora corriamo come collettività è quella di metterci tutto dietro le spalle in una colossale operazione di rimozione di massa. In tal senso, prenotando Perché – forse non – guariremo in qualsiasi libreria o nei più diffusi canali di vendita on-line, possiamo contribuire a tenere accesa la fiammella di un ricordo orrendo per la democrazia italiana, così da contribuire affinché tutto questo non si ripeta.

Da https://www.opinione.it/societa/2023/02/28/claudio-romiti_libro-covid-pandemia-sars-cov-2-dittatura-sanitaria/

 

NdR: Il titolo del nuovo libro è evidentemente e sarcasticamente ricalcato sul libro dell’ex ministro Roberto Speranza, Perché guariremo, prontamente stampato nell’estate 2020 dall’editore amico Feltrinelli e altrettanto prontamente mandato al macero per evitare un ulteriore autogol. Così ne scrisse Diego Gabutti su “Italia oggi” del 15 aprile 2021:
“Per guarire guariremo, ma non a dispetto del mercato globale, come tuonava Roberto Speranza, ministro della sanità, nel suo libro segreto, Perché guariremo, dove spiegava che il suddetto mercato «ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado di autoregolamentarsi». Guariremo a dispetto dei commissariati del popolo alla salute e grazie al mercato globale. Grazie cioè alle multinazionali farmaceutiche, che l'arcipelago populista e la sinistra post e neocomunista chiamano sprezzantemente Big Pharma e descrivono come un Leviatano che infesta i sette mari della globalizzazione. Agli occhi di questi invasati è come se i vaccini non li avesse sintetizzati Big Pharma ma il Politburò d'Articolo Uno, o Beppe Grillo, o la Piattaforma Rousseau. 

Scritto e pubblicato l'estate scorsa, Perché guariremo fu precipitosamente ritirato dalla circolazione un attimo prima d'essere distribuito nelle librerie, quando apparve chiaro che non stavamo affatto guarendo ma che anzi le cose si mettevano sempre peggio. Causa prima (o almeno seconda dopo la perfida natura del virus): il libera-tutti estivo proclamato dal consiglio dei commissari del popolo e dai vari khanati regionali.
Un tempo, quando la propaganda non coincideva con i fatti, si sopprimevano i fatti, e allora i nemici del popolo sparivano dalle foto di gruppo (a volte rimaneva una mano senza corpo dimenticata su una balaustra) oppure si sopprimevano le voci scomode dell'Enciclopedia sovietica. Adesso non è più così facile coprirla, con rispetto parlando, dopo averla fatta; e il libro maledetto, col suo compiaciuto e imbarazzante autoencomio, è saltato fuori a sorpresa sull'Amazon francese, come ha raccontato Salvatore Merlo, recensendolo sul Foglio
Un po' come il Necronomicon (il fai-da-te di magia nera che compare nelle storie di H.P. Lovecraft, il quale ne attribuisce la paternità ad Abdul Alhazred, l'«arabo pazzo») anche Perché guariremo, prima della recensione di Merlo, era un libro di cui tutti parlavano senza che nessuno lo avesse letto. Ora finalmente sappiamo di cosa parla. Parla di Mimmo Arcuri, «trasformato», scrive Merlo, «in un eroe dell'Unione sovietica», ma soprattutto parla di Roberto Speranza, della sua signora, del suo parrucchiere, e naturalmente della pandemia. Che ha i suoi difetti, d'accordo, ma che potrebbe resuscitare (e questo sì che è Necronomicon) la sinistra comunista dalla morte col supremo abracadabra: «una nuova idea di salute». Sappiamo di cosa parla il libro segreto e anche di cosa sparla e straparla: di capitalismo, globalismo e diseguaglianze e altre supercazzole." 

Qualche altra copia, scampata al naufragio, si trova ora su Ebay valutata cento o più euro. Naturalmente non vale la pena spenderli, perché qualcuno si è dato la pena di scansionarla e renderla scaricabile online:

https://it.scribd.com/document/567717651/Roberto-Speranza-Perche-Guariremo-81#

https://igienistamentale.com › uploads › 2021/05

Invece è in regolare commercio il libro Roberto Speranza disse... «Perchè guariremo»: bugie ed omissioni del libro che il ministro ha mandato al macero di Alfonso Guizzardi (2022), che si presenta così:  

“Tutti si sono chiesti "perché" Speranza abbia ritirato il libro e l'abbia addirittura mandato al macero; leggendo questa nostra "critica al testo" vi chiederete invece: "Ma come diavolo gli è saltato in testa di scriverlo?" Bugie, omissioni, previsioni completamente sbagliate, retorica da comiziante, linguaggio ipocritamente vetero-marxista: tutto quel che serve per disegnare un personaggio che tutto avrebbe dovuto fare nella sua vita, tranne che occuparsi della nostra salute” [F. M.]

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Siamo in attesa di leggere sulla Gazzetta Ufficiale il testo del decreto governativo annunciato il 17 marzo e per ora leggibile solo in bozza (vedi sotto). Nel frattempo, i tribunali concordemente (da Borgo Valsugana a Reggio Emilia, da Milano a Frosinone a Brindisi ecc.) emettono a raffica sentenze di annullamento di sanzioni emanate in dipendenza dai vari DPCM del 2020 e 2021.

Pensare che il 27 agosto del 2020, in un commento che si legge ancora su queste colonne, avevo scritto testualmente: “Quanto alla parte giuridica del dibattito, da non giurista, ma da studioso che si picca di andare in fondo alle parole e alle cose che ci stanno sotto, credo che nessun costituzionalista possa dichiarare che i DPCM tanto abusati siano "pienamente" legali: non sono previsti dalla Costituzione, ma sono retaggio di consuetudini o leggi anteriori alla Repubblica e spesso all'Italia come Stato attuale. Li si tollera in casi di estrema urgenza, non per l'uso regolare che se ne sta facendo. Anche qui, a proposito di "verificare e falsificare", aspetteremo che qualche tribunale discuta e possibilmente risolva una qualche causa specifica intentata da un cittadino o da un ente con personalità giuridica; ma coi tempi italici, la cosa si saprà all'incirca all'epoca della cinquantesima maratona di Vercelli”.

Mi sbagliavo: il prossimo 1° maggio è annunciata una maratona di Vercelli (dislocata a Santhià) che non sarà la cinquantesima, ma i tribunali l’hanno anticipata, dimostrando che “c’è un giudice a Berlino”, ovvero “a questo mondo c’è giustizia, finalmente”.

Tra i casi più recenti e clamorosi, l’annullamento disposto dal Tribunale civile di Pesaro, il 10 febbraio, della multa da 800 euro inflitta dalla polizia al ristorante “La Grande Bellezza di Mombaroccio”, per aver fatto cenare trenta persone, tra cui Vittorio Sgarbi, in pieno lockdown il 15 gennaio 2021 alla faccia del Dpcm del 3 dicembre 2020 che imponeva la chiusura dei ristoranti alle 18. La sentenza di annullamento prescrive la "disapplicazione del Dpcm del 3 dicembre 2020".

Pochi giorni dopo, sono arrivate le motivazioni della sentenza del Tribunale di Pisa dell’8.11.2021 (conformi ad altre poco precedenti, ancora a Pisa (17 marzo 2021) e a Roma (16.12.2020).

Riassumo dal dettagliato resoconto in

https://www.lagazzettadilucca.it/cronaca/sentenza-clamorosa-del-tribunale-di-pisa-che-abbatte-conte-e-i-suoi-decreti-illegittimi-i-suoi-dpcm-per-lui-e-i-suoi-successori-si-profila-una-vera-e-propria-violazione-dei-diritti-umani#:~:text=Il%20Tribunale%20di%20Pisa%20ha,650%20del%20codice%20penale ): tre persone, sorprese fuori casa senza le giustificazioni previste dal DPCM dell’8.03.20 (quello dell’ “io resto a casa” e dell’ “Italia zona protetta”) sono state assolte con formula piena perché il fatto non sussiste  essendo previsto da un decreto illegittimo, che fa leva su uno ”stato di emergenza” non previsto dalla Costituzione salvo il caso di guerra. Mentre “la delibera dichiarativa dello stato di emergenza adottata dal Consiglio dei Ministri il 31.1.2020 è illegittima per essere stata emanata in assenza dei presupposti legislativi, in quanto non è rinvenibile alcuna fonte avente forza di legge, ordinaria o costituzionale, che attribuisca al Consiglio dei Ministri il potere di dichiarare lo stato di emergenza per rischio sanitario”, e limitare, ad esempio, il diritto di mobilità. Ciò che semmai doveva essere disciplinato da un decreto legge, emanato dal governo o dal Presidente della Repubblica e sottoposto al vaglio delle Camere.
Il divieto di uscire dalla propria abitazione si configura - secondo la magistratura pisana - come un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare, e come tale limitativo della libertà personale che però, ai sensi dell’art. 3 della Costituzione, può essere compressa solo con provvedimento dell’autorità giudiziaria e solo nei modi e nei casi previsti dalla legge, mentre i DPCM che hanno praticamente istituito gli arresti domiciliari per tutti gli italiani sono stati emessi senza questi presupposti garantisti.

Di più, il Tribunale di Pisa ha osservato come lo stato di emergenza sia stato prorogato varie volte sino alla prossima scadenza del 31 marzo prossimo. Questo stato di emergenza era disciplinato dall’art. 24 del decreto legislativo n. 1/2018 il quale dispone che esso non possa protrarsi più di 12 mesi prorogabili di altri 12 mesi. Sennonché, rileva il Tribunale, lo stato di emergenza è stato dichiarato dal 31.01.2020 fino ad arrivare al 31.03.2022, mentre il termine massimo di proroga era scaduto il 31.07.2021: dunque tutti i provvedimenti che abbiano prorogato lo stato di emergenza oltre tale data e tutti i provvedimenti medio tempore adottati in base allo stato di emergenza invalidamente prorogato sono illegittimi.

In attesa di prossime sentenze, ieri 17 marzo il Consiglio dei Ministri (trascrivo dal comunicato ufficiale del governo https://www.governo.it/it/coronavirus-misure-del-governo ;  https://www.governo.it/node/19404

per la conferenza stampa del primo ministro) ha introdotto “disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza”. Tra le nuove norme abbiamo:

fine del sistema delle zone colorate;

capienze impianti sportivi: ritorno al 100% all’aperto e al chiuso dal 1° aprile;

Il 31 marzo cesserà lo stato di emergenza Covid-19.

Graduale superamento del green pass.

Eliminazione delle quarantene precauzionali

Dal 1° aprile sarà possibile per tutti, compresi gli over 50, accedere ai luoghi di lavoro con il Green Pass Base per il quale dal 1° maggio eliminato l’obbligo.

Approfondisco rapidamente le decisioni più interessanti per il nostro movimento, citando dal sito ANSA (18 marzo 2022 ore 12:20):

1 APRILE - L'Italia non sarà più in stato di emergenza Covid e di conseguenza decadono il Comitato tecnico scientifico e la struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo.
Termina l'obbligo di Super Green pass sui luoghi di lavoro per gli over 50 (la sospensione di coloro che ne saranno sprovvisti non avverrà più, ma resta la multa): a chi ha superato questa soglia d'età sui luoghi di lavoro dovrebbe essere richiesto solo il pass base. (Ci auguriamo che la cosa sia recepita anche dagli organizzatori di gare e dagli estensori dei protocolli Fidal!).

Stop al certificato verde sui bus ed in generale sui mezzi di trasporto pubblico locale, dove proseguirà l'obbligo di indossare le mascherine fino al 30 aprile. Non sarà più necessario avere almeno il Green pass base per entrare negli uffici pubblici, nei negozi, nelle banche, alle poste o dal tabaccaio. Anche nei ristoranti all'aperto non sarà più prevista l'esibizione di alcun certificato (a maggior ragione per le corse all’aperto!). Dal primo aprile decade ovunque il limite alle capienze nelle strutture e dunque anche negli stadi - dove per accedervi sarà richiesto il lasciapassare base - sarà possibile occupare il 100% dei posti.

1 MAGGIO - Termina l'obbligo del Green pass quasi ovunque. Fino al 30 aprile per alcune attività come mense, concorsi pubblici e colloqui in carcere, oltre ai trasporti a lunga percorrenza, sarà infatti ancora obbligatorio in versione base. Quello rafforzato resterà in vigore fino al 30 aprile per la ristorazione al chiuso (per i turisti stranieri cade già dal primo aprile), centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi ed eventi sportivi al chiuso (dunque si potrà anche accedere a spogliatoi e – inaudito!- fare la doccia?). Sempre dal primo maggio via l'obbligo delle mascherine in tutti i luoghi al chiuso, anche a scuola.

Mi sembra, finalmente, molto chiaro: piangeranno forse i virologi che perderanno i gettoni di presenza dei talk show e (orrore!) dovranno tornare negli ospedali senza l’usuale seduta dalla visagista o dalla truccatrice tv (e chissà che il ministro della salute adesso trovi il tempo per farsi la barba come Dio comanda); d’altronde il Covid non fa più notizia, e per trovarne traccia sul Corrierone di oggi 18 marzo bisogna andare a p. 23.

Ciò non significa che il coronavirus sia estinto e che bisogni smettere con le precauzioni più elementari, o che si possa fare a meno delle vaccinazioni (nella speranza che i vaccini in elaborazione siano più efficienti di quelli che ci hanno propinato e adesso non si riescono nemmeno a regalare al Terzo Mondo: lo dico da trivaccinato nei primi giorni utili delle rispettive campagne vaccinali). Ma smettiamola, almeno, col terrorismo e la caccia allo sportivo praticante che ci hanno taglieggiato ormai da due anni e tre settimane.

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Monterenzio, 23 febbraio   – Anche l’ Ultra-Trail Via degli Dei, corsa a piedi  competitiva in ambiente naturale di 125 chilometri da Bologna a Fiesole, con la Flaminia Militare Trail di 55 chilometri da  Monte di Fò, e il Monte Senario Trail di 32 chilometri, in programma dal 6 al 8 maggio 2022, entrano nella lista delle gare rimandate al prossimo anno. 
Scelta obbligata, se chi organizza intende mettere al primo posto la salute e la sicurezza dei partecipanti e di tutti i volontari.

Le motivazioni che hanno portato a questa decisione necessitano di una illustrazione dettagliata, come risposta alle critiche anche violente ricevute sui social. 
Prima dell'entrata in vigore della legge sull'obbligo vaccinale gli organizzatori di gare di trail erano tenuti a richiedere a tutti i componenti del team organizzativo il possesso del Green Pass oppure l'esito negativo del tampone 48 ore prima dello svolgimento della gara.
Con l'entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge sulla prevenzione da Covid 19, cambiava completamente lo scenario, dato che nel settore sportivo per le competizioni outddor tecnici, dirigenti e tutti gli "over 50" dovevano essere in possesso di certificazione verde rafforzata (certificazione verde base solo per i volontari).

L'Associazione organizzatrice della gara si attivava immediatamente onde verificare quale era la "forza lavoro" in regola con l'attuale normativa. Il risultato mostrava che soprattutto alcuni punti nodali della catena organizzativa, in particolare quelli determinanti per la sicurezza dei partecipanti in gara (con volontari dotati di alta professionalità ed esperienza maturata sul campo e non sostituibili in pochi mesi e prima dalla partenza della gara), sarebbero rimasti scoperti. 
Un vuoto che avrebbe messo a rischio l'esito positivo della gara con conseguenze anche penali per gli organizzatori stessi.

Alla luce di questa situazione l'Associazione, avuta conferma il 17 febbraio che la legge veniva applicata senza modifiche, si trovò di fronte all’alternativa: organizzare comunque le gare anche in mancanza di personale oppure posticipare al 2023. L'associazione impiegò zero secondi per decidere di rimandare le gare al prossimo anno scegliendo il rispetto delle norme di legge.

E' opportuno inoltre spiegare anche le motivazione sul posticipo al prossimo anno anziché nei mesi successivi.
La legge sull'obbligo vaccinale resta in vigore fino al 15 giugno, scadenza successiva allo svolgimento della gara, e dopo tale data gli organizzatori non sono in grado di sapere oggi quali saranno le misure di prevenzione che verranno adottate: il posticipo al prossimo anno avrebbe reso più chiaro, forse, il quadro  di riferimento.
Altro motivo: evitare concomitanza con  eventi già in programma, consentendo agli atleti di partecipare ad altre corse.

La scelta di rimandare le gare al 2023 protegge la quota di iscrizione versata dai partecipanti, che in questi giorni stanno già ricevendo il riaccredito nella misura del 90% anziché l'80% come previsto dal regolamento. 
utto ciò dimostra che gli organizzatori del' Ultra-Trail Via degli Dei,Flaminia Militare Trail e Monte Senario Trail hanno agito in maniera corretta. 
L'essere ripagati in certi modi sui social, per avere assunto queste decisioni nell'interesse di tutti, lascia davvero l'amaro in bocca. Strano paese l'Italia: rispetti le leggi e ti tirano le pietre....

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3 febbraio – Mentre agenzie di stampa, TG e lo stesso governo (con suo comunicato ufficiale diffuso nella serata di ieri) annunciano che la pandemia è in recesso (dagli oltre 20mila casi di positività registrati nel “picco” del 12 gennaio siamo passati agli 11mila del 2 febbraio), e sta per uscire sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto varato il 2 febbraio (cioè all’indomani dell’entrata in validità delle norme previste dal decreto precedente…): decreto che allenterà la stretta e consentirà ai possessori di Green Pass rafforzato (detto anche Super o Mega Green Pass, la cui validità perde qualsiasi scadenza) di ‘sorvolare’ tutte le eventuali restrizioni, anche in zona rossa (vedi sotto un estratto); e addirittura voci di corridoio preconizzano la soppressione del Comitato Tecnico Scientifico (non è al momento citata la soppressione della presenza delle “virostar” nei talkshow, ma questa dipenderà dalla scadenza dei lucrosi contratti stipulati dalle emittenti tv), ci arriva un comunicato ufficiale del Comitato volontario Rione Empolese, il quale

ricorda a tutte le società che la gara podistica ‘’Correndo per David’’ in programma a Pieve a Nievole (PT) il giorno di domenica 6 febbraio c.a., viene rinviata a data da destinare causa ‘’Covid 19’’. Dunque sarà nostra competenza avvisarvi sulla nuova data di effettuazione della gara.

Dello stesso parere non sono, fino a questo momento, gli organizzatori delle maratone di Terni e S. Felice Circeo, e speriamo che resti così.

Aggiungiamo tuttavia che, chi eventualmente pensasse di “ristorarsi” della mancata corsa con qualche ora in piscina, farà bene a controllare se la sua piscina sarà aperta: per domenica 6 febbraio, il Coordinamento nazionale dei gestori delle piscine ha proclamato la serrata degli impianti; anche qui, possiamo dire, “causa Covid-19”, o almeno concausa:
su 23 mesi di pandemia, 10 li abbiamo passati chiusi mantenendo tuttavia costi enormi che ci hanno generato perdite molto significative. Le piscine sono state le prime a chiudere e le ultime ad aprire. Le piscine sono state le prime (6 agosto 2021) ad aver imposto l’obbligo di ingresso con Green Pass e, nonostante ciò, lavoriamo ancora al 40% della capienza in ragione dei limiti COVID (di fatto mai allentati)”.

I vari decreti ristori hanno garantito somme che arrivano nemmeno al 5% dei ricavi annuali a fronte delle riduzioni di utenza e di fatturato di oltre il 50-60%. Il “caro bollette” con aumenti superiori al 50% è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Solo per fare un esempio: in un impianto di medie dimensioni si registravano circa 20.000€ al mese di utenze, oggi siamo ben oltre 30.000€, ciò significa 120.000€ di rincari annui su un singolo impianto.

 

TESTO DEL DECRETO 2-2-22 (stralcio dalla bozza)

Le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate dopo la terza dose hanno efficacia senza necessità di nuove vaccinazioni. Al regime di chi si è sottoposto alla terza dose è equiparato chi ha contratto il COVID ed è guarito dopo il completamento del ciclo vaccinale primario. 

A coloro che provengono da  uno Stato estero e sono in possesso di un certificato di avvenuta guarigione o avvenuta vaccinazione con un vaccino autorizzato o riconosciuto come equivalente in Italia, nel caso in cui siano trascorsi più di sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale o dalla guarigione, è consentito l’accesso ai servizi e alle attività per i quali è previsto il Green Pass Rafforzato previa effettuazione di un test antigenico rapido (validità 48 ore) o molecolare (validità 72 ore). Ciò vale anche per coloro che hanno effettuato vaccinazioni con vaccini non autorizzati o non riconosciuti come equivalenti in Italia, sempre previa effettuazione di un tampone.

Sono eliminate le restrizioni previste nelle zone rosse per coloro che sono in possesso del Green Pass Rafforzato.

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Martedì, 01 Febbraio 2022 14:24

RTP (Return To Play): regole auree e niente fretta

Mi presento, non per vantarmi ma per chiarire le peculiarità delle mie esperienze lavorative, sportive e  anche familiari: anni 68 appena compiuti, cardiologo ospedaliero per 40 anni, ecocardiografista come primo interesse con esperienza anche in cardiologia interventistica e sala operatoria di cardiochirurgia

https://www.linkedin.com/in/alessandro-dr-cialfi-ab868477/?originalSubdomain=it

https://www.mmsrl-medicina.com/dr-cialfi-alessandro.html

tuttora atleta master di atletica SM65, consulente cardiologo Istituto Medicina dello Sport (CONI) di Milano dove partecipo a numerose visite di idoneità ogni anno, socio aggregato FMSI e padre di figli sportivi, in particolare figlia medico di 26 anni atleta titolare volley serie A2 oltre che medico sportivo della sua squadra. Quindi mi sono trovato dal 2020, come moltissimi altri in questo mondo post Covid, coinvolto in una serie infinita di: tamponi, isolamenti, quarantene, ripresa agonistica e naturalmente il famoso RTP!

Cominciamo a ribadire che fare sport non è pericoloso. Per quanto ne so, nelle Olimpiadi estive dal 1896 al 2021, ci sono stati solo 2 casi mortali in epoche lontane presumibilmente attribuibili a doping. E’ bene partire da un’affermazione positiva, altrimenti in un paese di non sportivi, come risulta l’Italia, si tende a far passare il messaggio che è meglio “mangiare pop corn” davanti alla TV magari guardando un “sano” talk-show e aumentando la circonferenza addominale piuttosto che scegliere e “amare” un’attività sportiva. Perché lo sport è sicuramente una dipendenza, ma anche una vera e perpetua passione.

Molte infezioni virali delle prime vie aeree possono coinvolgere il cuore e causare una miocardite. In epoca pre-Covid non si è data una rilevante importanza a ciò, tanto è vero che, soprattutto negli sport di squadra e per gli atleti titolari, si suggeriva di prendere 1 compressa di Tachipirina 1000 (o prima del 2000 di assumere Aspirina 500 o 1000 mg) qualche ora prima delle competizioni e non si faceva stare a riposo (il famoso detto “gioca e non … rompere!"). La miocardite è’ una malattia per fortuna poco frequente, subdola e di non facile diagnosi, attualmente solo la risonanza magnetica cardiaca con e senza mezzo di contrasto permette una diagnosi altamente probabile. Viceversa l’uso degli ultrasuoni non è di grande aiuto perché l’ecocardiografia non permette la caratterizzazione tissutale, cioè non è in grado di dire se c’è un’infiammazione del cuore, come dico spesso “l’ecocardiogramma non rappresenta il discount della risonanza” (dato che è molto meno costoso e più accessibile), ma molti colleghi medici non l’hanno capito. La miocardite colpisce prevalentemente i soggetti giovani e quindi più sportivi della restante popolazione, ma si risolve spesso senza o con pochi sintomi tranne nei rari casi di miocardite fulminante (non pensiamo sempre alla IELLA, altrimenti non si riesce a vivere).

Poi è arrivato Sars Cov2 ed è subentrato il panico anche per il possibile coinvolgimento cardiaco. Fortunatamente nel giro di pochi mesi sono usciti molti articoli nella letteratura medica anglosassone assai rassicuranti che mostravano un coinvolgimento assai limitato del cuore per infezione da Covid soprattutto nei soggetti sportivi giovani e quindi proponevano un controllo post-infezione assai limitato. In pratica per gli atleti con pochi o nessun disturbo da Covid risulta centrale una visita medica accurata, ma non sono indispensabili esami “a tappeto”. E’ ovvio che un ricoverato in ospedale o in rianimazione deve suscitare maggiore cura da parte di un medico dello sport, ma fortunatamente poche persone giovani rappresentano questo insieme.
In Italia, come spesso accade, si è scelto una strada differente e la FMSI ha proposto 3 protocolli centrati sullo studio del cuore (aprile 2020 per atleti agonisti, gennaio 2021 e gennaio 2022). Il primo protocollo era complesso (esami sangue tra cui troponina e interleuchina, Test cardio-polmonare, Ecocardiogramma, ECG Holter e visita finale) con una spesa non inferiore a € 600. Dei dilettanti non si parlava (ricordo che dilettanti non significa praticanti di uno sport con minore allenamento o impegno fisico, in Italia per esempio il volley di serie A1 a differenza del calcio è considerato sport dilettantistico), ma da gennaio 2021 tutto è cambiato: regole anche per loro (dilettanti e quindi anche runners) con una barriera temporale di 30 giorni. Se aspetti 30 giorni dopo la guarigione fai pochi esami per RTP (costo € 200-250), se non aspetti, devi fare tutti gli accertamenti come per i professionisti (costo almeno € 600).
Questo rappresenta una “TASSA sullo SPORT” che, come al solito, ha sviluppato l’ingegno italico. Invece di asserire che si trattava di una procedura costosa, clinicamente inutile per la modalità a tappeto della richiesta di esami stessi; sono emersi sempre più centri medici sportivi che hanno praticato RTP con esami ridotti (solo test da sforzo ed ecocardiogramma e non ECG holter, test cardio-polmonare ed esami sangue) utilizzando varie formule come una nuova idoneità annuale. In pratica sconto, paghi circa € 200 invece € 600; e chi mai non preferisce spendere meno? L’importante è non affermare che “il re è nudo” e cioè che il protocollo non ha basi scientifiche, ma unicamente economiche e quindi veramente mette le mani nelle tasche degli italiani (o nei casi dei minorenni trasferisce tutto alla fiscalità generale).
E adesso giungiamo al protocollo gennaio 2022, redatto perché ovviamente quasi nessun centro rispettava quello del gennaio 2021, tuttavia non si discosta dai precedenti per la complessità; in sintesi se sei professionista o dilettante con “fretta di ottenere la riabilitazione post Covid” devi  eseguire test ergometrico ed ecocardiogramma per RTP; se sei dilettante a seconda della tua età (maggiore o minore di 40 anni) e dello stato vaccinale (2 o 3 dosi, meno o più di 120 giorni dalla II dose) devi aspettare 7 o 14 per RTP ma fai solo test ergometrico (anche gradino! Assurdità per il 2022) e quindi spendi meno.
Naturalmente non esiste alcuna base scientifica nella scelta del numero 7 e del suo multiplo. Si tratta di una reminiscenza del Nuovo e Vecchio Testamento, vi ricordate devi perdonare “7 volte 7”. Così adesso assistiamo a uno sconto ulteriore, si scende a circa € 250 per agonisti e circa € 100 per dilettanti con pazienza; è fine gennaio: siamo sempre nel periodo dei saldi. Tutto ciò non ha senso perché se il famoso quesito è: “l’atleta ha una miocardite post infezione da Sars Cov2 ?” l’ecocardiogramma non è in grado di formulare la diagnosi e parimenti il test ergometrico non dà elementi significativi.

In conclusione:
1) se avete un’infezione delle prime vie aeree (non solo Covid) con febbre anche bassa (per esempio 37,5°) e tosse, non fate attività sportiva agonistica e rimanete a riposo per qualche giorno. Capisco che se avete preparato per mesi una maratona e avete prenotato viaggio, soggiorno e iscrizione vi dispiaccia parecchio. Credetemi: non si corre con questi sintomi, tanto difficilmente potrete raggiungere un tempo soddisfacente. (Quando prenotate fate un’assicurazione per annullamento viaggio in caso di malattia).
2) riprendete con gradualità dopo un’infezione, cercate di non avere fretta, magari evitate all’inizio ripetute. Tutti (anch’io) vorremmo essere sempre al “top”, non è possibile anche dopo una “banale” influenza
3) eseguite le vaccinazioni previste, anche quella anti-influenzale, possibilmente a distanza di qualche giorno da una competizione importante
4) Per RTP non abbiate fretta, non ha senso buttare via parecchi euro, eseguite solo il minimo necessario, cioè test ergometrico. Non crediate che sia meglio “fare un esame in più” per conoscere il vostro stato di salute; ogni esame è il completamento di una valutazione clinica (visita). Non esiste un esame biologico che “l’azzecca” nel 100%, è necessario sempre inserire tutti i dati nel contesto dello stato clinico di un soggetto. Per quanto riguarda l’ecocardiografia non è detto che i cardiologi ospedalieri o ambulatoriali non esperti nel rimodellamento del cuore dell’atleta, siano in grado di capire quali siano le modifiche normali dovute all’allenamento dalle reali malattie. In pratica rischiate che vi vengano segnalati aspetti ritenuti patologici invece sono fisiologici (cioè normali) in un soggetto ben allenato, per esempio un triatleta.
5) I disturbi da non trascurare sono i seguenti: debolezza inspiegata, mancanza di fiato anche per modesti carichi di lavoro, palpitazioni intense durante sforzo (non riuscite a contare il numero dei battiti per l’elevata frequenza o sono chiaramente irregolari), avvertire fastidio/dolore in sede sternale durante/dopo attività fisica.
In questi casi cercate un medico che vi visiti e non prescriva solo esami da eseguire. Mi sono sempre adirato con i colleghi che decidevano il destino di una persona davanti a uno schermo LCD oppure al bar dell’ospedale tra un cappuccino, brioche e battuta sulle ultime partite di calcio senza mai guardare il volto della persona che volevano curare. Un medico deve (ripeto) guardare la persona che si affida a lui e visitarla, altrimenti basterebbe un algoritmo per cercare le malattie.

Ultimo suggerimento (finalmente qualcosa di serio): percorso di corsa nel Triangolo Lariano. Partenza dal parcheggio Alpe del Vicerè, Capanna Mara, bocchetta di Lemno, rifugio Riella, bocca di Lecce, salita Palanzone lato nord (ultimo terzo, riesco solo passo rapido) quindi discesa Palanzone lato sud e ritorno al parcheggio. Vista ottima, 1 sola fontana dopo Riella, attenzione che il cellulare prende ripetitore svizzero e se fate un messaggio, vi spenna. Dopo il primo lockdown a maggio 2020 sono subito andato qui a correre, non ne potevo più. Vi ricordate le fandonie: i runner infettano le altre persone con le scie (c’era anche un’animazione sul sito del ministero dell’interno). Ho corso con buon ritmo nonostante la pausa, ma dopo il rifugio Riella sono planato su un tombino come in fumetto di Paperino. La fotografia mostra il regalo di Sars Cov2 per Alessandro Cialfi: 4 punti per assaporare la libertà di correre!

Un caro saluto a tutti gli sportivi.

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Quanto vi sto sottoponendo è un mio pensiero, valutazione strettamente personale sul calendario degli eventi di Corsa su Strada. Parto da un presupposto e da quanto più volte espresso agli enti preposti ai calendari delle corse su strada: dico e affermo, già dal 2020 dopo il primo lockdown, che le manifestazioni che non potevano effettuarsi avrebbero dovuto non spostarsi, ma rimandare alla stessa data dell’anno successivo; sovrapporsi ad altri eventi era ed è un danno per tutti, una sorta di guerra dei poveri.

Ho più volte fatto pressione anche ad alto livello in Fidal che si ponesse una sorta di divieto per non penalizzare altri eventi (ma non vi è stata risposta). Certamente tutti coloro che decidono di spostarsi nello stesso anno, se non lo facessero, scrivono che rischiano di perdere sponsor e consensi: ma quelli che si ritrovano addosso, nella stessa data e la settimana prima o quella dopo, eventi pure di un certo spessore, pensate che non abbiano pure loro grossi problemi? Sicuramente molti di più con gli eventi che si ritrovano attorno.

Poi una mia considerazione che riguarda il buon senso e la buona educazione nei confronti di chi fa parte della stessa famiglia (che sia Fidal o EPS non cambia nulla): il cambiare data e spostarsi dovrebbe prima avere un avallo da parte dell’Ente di cui si fa parte, e questo prima di darne comunicazione, invece NO: si cambia, si annuncia e poi magari si avrà l’avallo in tempi successivi. “POCO CORRETTO”.

Questo vale anche per chi si inserisce fuori da ogni tempistica nel calendario, e ancor prima di averne avuto consenso, lo annuncia e addirittura lo presenta con conferenza stampa: questo mi fa tornare alle riunioni di calendario che si tenevano a Roma, dove si annunciava con toni fermi e autoritari che il calendario era quello, poi nell’arco al massimo del mese successivo entrava di tutto. Ma poi ecco l’ulteriore dilemma, ma la FIDAL dov’è, cosa fa? Niente, ASSOLUTAMENTE NIENTE, anzi alla fine avalla questi cambi di data; il protocollo 28 del 14 gennaio scorso recita:

“A seguito della crescita esponenziale del numero di contagi da Covid-19, e della conseguente entrata in vigore di ulteriori norme a contrasto della situazione pandemica, la Federazione, per andare incontro alle società organizzatrici, ha ritenuto opportuno sospendere fino al 31 marzo le norme relative al pagamento di sanzioni in caso di variazioni di calendario e alle scadenze per il possesso dei requisiti necessari perché le società siano autorizzate ad organizzare”.

Vedo una FIDAL assente per la corsa su strada sin dall’insediamento dell’attuale gestione; già era assente in quella precedente, dettando solo regole e clausole da capestro, quella attuale le ha mantenute e nulla ha proposto o fatto per cambiare e migliorare, nonostante il tanto predicare in fase di pre-elezioni. Mi viene in mente, e l’ho più volte scritto e ribadito, la frase che mi disse un organizzatore campano “noi siamo il Bancomat della FIDAL”.

Ma diamo a Cesare quel è di Cesare, i complimenti per il buon senso e il rispetto per gli altri organizzatori agli eventi che hanno deciso di passare al 2023; i complimenti alla FIDAL regionale Emilia-Romagna per le decisioni prese in difesa degli organizzatori delle corse su strada, non chiedendo tasse gara (escluse maratonine e maratone che sono di competenza nazionale) ma anche per queste prendendosi l’impegno, per quelle che non erano più in calendario, nel caso di rientro di  restituire loro la quota di competenza del regionale.

Una Fidal E/R che non ha chiesto per tutto il 2021 il prescritto euro per ogni arrivato, anzi è l’unica regione che già da anni chiedeva solo l’euro per i classificati.

Altra considerazione: ma tutti questi presidenti regionali per una volta non potrebbero prendere esempio dalla politica dei presidenti di Regione (quasi incredibile), che riescono a mettersi ad un tavolo e si pongono davanti al governo con una linea eguale e in piena sintonia tra di loro? I nostri comitati Regionali Fidal viaggiano ognuno per conto proprio; e non faccio sviolinate se dico che da mie informazioni l’unica Fidal regionale che ha lavorato in modo coerente con la situazione attuale di pandemia e di crisi economica, anche per il 2022, è l’Emilia-Romagna. Di altri comitati ho saputo di valutazioni e posizioni sconcertanti, se poi qualcuno vorrà contestarmi allora entrerò nel merito.

P.S. Volutamente non ho citato coloro che hanno deciso di passare all’anno successivo, e meritano un plauso almeno da parte mia, ma non ho citato neppure coloro che si sono spostati: però ribadisco, è “UNA GUERRA TRA POVERI”, nessuno ci guadagna e saranno ancor di più quelli che ci rimettono. Senza contare lo sconcerto e il “cosa fare e dove andare” per i podisti, i quali si ritrovano a dover fare scelte magari a malincuore, alla luce del sovrapporsi delle manifestazioni.

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Il 6 febbraio, a suo tempo compleanno di Ugo Foscolo e François Truffaut, rischia di produrre l’ennesimo “effetto notte” sulle corse podistiche, o magari di farne tanti “sepolcri”, in attesa che si avverino le promesse dei virologi da talk show e dei supermari governativi, secondo cui i vaccini avrebbero prodotto l’immunità di gregge e solo quei cattivoni di no-vax avrebbero pagato con la morte la loro renitenza.

Infatti, nel giorno in cui il governo informa (https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/) che 46,9 milioni di italiani hanno completato il ciclo vaccinale, e sommandoli ai guariti si arriva a 49,2 milioni (91,1%), e che già 27,5 milioni (69,5%) hanno ricevuto il booster, cioè avrebbero dovuto essere garantiti secondo le promesse spalmate come miele sull’obbligo vaccinale, da Vicofertile (PR) arriva il comunicato che “la 19° Edizione di ATHLETES RUN, Gara podistica Competitiva di Km 10,00 del 06 Febbraio 2022 in programma a VICOFERTILE (PR),  causa emergenza sanitaria è stata posticipata al 1° Maggio 2022”.
“Emergenza sanitaria” che stando ai testi ufficiali doveva essere debellata da quel pezzo. Sul posticipo… vedremo all’epoca, intanto aggiungiamo l’Athletes Run alla lista degli altri “sepolcri” del 6 febbraio, come la Mezza delle due Perle a S. Margherita Ligure e la Stabiaequa ecc. ecc.

Invece, un annuncio contrario viene da Terni, e ben volentieri riprendiamo il comunicato ufficiale. 

L’11ª edizione di Acea Ambiente Maratona di San Valentino si svolgerà nel pieno rispetto delle regole anti-covid. È quanto assicura Amatori Podistica Terni che organizza l’evento. “I tempi richiedono senso di responsabilità” dice Luca Moriconi, Presidente di APT. “Vista la situazione dei contagi, ci siamo a lungo confrontati sia internamente che con le altre società sportive e con le istituzioni sull’opportunità di confermare la manifestazione. Abbiamo deciso di farla con l’impegno a rispettare e far rispettare tutte le misure anti-covid, per garantire a tutti la massima sicurezza. Monitoriamo costantemente l’evolversi della situazione pandemica per adeguare il programma alle normative vigenti. Per dare una garanzia aggiuntiva agli atleti che decidono di iscriversi, abbiamo inoltre lanciato l’iniziativa “Traguardo o rimborso” che assicura agli iscritti il rimborso totale della quota di iscrizione nel caso che la situazione sanitaria ci imponga la cancellazione dell’evento all’ultimo minuto. Speriamo che questo incoraggi gli atleti ad iscriversi, nella tranquillità che non perderanno la loro quota.”.
Al ritiro dei pettorali è necessario esibire il Green Pass, compilare l’autocertificazione e indossare la mascherina FFP2, che va indossata anche per accedere alle griglie di partenza e tenuta per i primi 500 metri del tracciato.
Non è stato possibile confermare, invece, alcune delle iniziative legate alla manifestazione a causa della necessità di evitare gli assembramenti, come ad esempio la Family Charity Run, il Pasta Party e i bus per le visite guidate. Ci sarà invece la madrina dell’evento, Justine Mattera, che a 50 anni splendidamente portati correrà la mezza maratona, e alla vigilia della gara, insieme al mental coach Antonio di Marco, condurrà una sessione di allenamento condiviso.
Iscrizioni ancora aperte fino al 31 gennaio. L’organizzazione garantisce il rimborso della quota nel caso di cancellazione dell’evento a causa della situazione pandemica
.

Aspettiamo un uguale annuncio dalla Maratona della Maga Circe, prevista per lo stesso giorno a S. Felice Circeo (e si tratterebbe di un recupero addirittura dal dicembre 2020).

Quanto alla domenica 23 che viene, dopo la cancellazione, causa mancata immunità di gregge, della Montefortiana, della maratona di Ragusa, della maratonina di Castel S. Elia (VT), del Mugello GP Run a Scarperia, de La Rotta di Pontedera, confermiamo che avrà luogo la Classica della Madonnina a Modena, nella veste competitiva di 10 km dedicata allo storico presidente Gianni Vaccari, con tre partenze per categorie alle 9-10-11, e la non competitiva col via tra le 8 e le 8,45. Per fare le cose alla meglio, gli organizzatori chiedono alle società aderenti di segnalare entro giovedì 20 il numero dei non competitivi che parteciperanno.

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12 gennaio - A Modena ci credevano in pochi, che si facesse davvero la storica Corrida di San Geminiano, ideata mezzo secolo fa da due personaggi come Gigliotti e Finelli, da sempre gara internazionale del calendario Fidal in concomitanza con la sagra di Modena del 31 gennaio.

Se negli anni precedenti (escluso lo sciagurato 2021), già da Natale la città cominciava a essere tappezzata da manifesti con la rituale vignetta di Fremura, e in tutte le gare della provincia erano distribuiti i volantini con le modalità di partecipazione; e ancor prima sul sito della Fratellanza, organizzatrice della manifestazione, apparivano tutte le info del caso: invece quest’anno, ancora a tre settimane dall’evento, non era apparso niente. Ben difficile che si potesse mettere in piedi qualcosa, tanto più in una situazione di emergenza, reale e soprattutto enfatizzata, come l’attuale, che già aveva portato all’annullamento, domenica scorsa, della prima (teorica) corsa podistica dell’anno nuovo.

Nessuna sorpresa dunque per l’annuncio, emanato nel pomeriggio di mercoledì, che già nel titolo tendeva a smussare l’annullamento sotto l’etichetta, abusata e stucchevole, della corsa virtuale. Ecco il comunicato stampa diffuso dalla Fratellanza 1874 Modena:

La Corrida di San Geminiano sarà, purtroppo, ancora una volta in edizione ‘Virtual’, ma la Fratellanza1874 
vuole riprogrammare la gara internazionale e l’evento popolare nel lunedì di Pasqua (18 aprile 2022).

Sono queste le decisioni finali in vista della Festa del Patrono con il Covid-19 che, a causa della recente nuova esplosione di casi, ha rimesso in discussione la manifestazione che era già in rampa di lancio.
“Tra la festa dedicata al Patrono Cittadino e la Corrida, appunto di San Geminiano, vi è una totale identità da 48 anni – spiega il presidente della Fratellanza 1874, Maurizio Borsari –. Il Covid-19 sta condizionando questa identità tanto che già nel 2021 siamo stati costretti a proporre un’edizione ‘Virtual’ della manifestazione per poter dare continuità all’ormai storico binomio.
Con un numero variabile che va da 5000 a 6000 partecipanti, indipendentemente da norme, decreti e linee guida, le condizioni attuali impediscono un’organizzazione e svolgimento in sicurezza della Corrida sia competitiva, sia non competitiva che è anche quella di tutti, delle famiglie, dei piccoli e cioè quella che più la identifica con la Festa del Patrono”.
La Fratellanza 1874 però non si arrende e ha richiesto lo spostamento della gara internazionale che si svolgerà, assieme alla manifestazione popolare non competitiva, il giorno 18 Aprile 2022 (Lunedi di Pasquetta).

A parte che i cinque-seimila partecipanti li vedevamo, forse, dieci anni fa, mentre negli ultimi tempi gli iscritti alla competitiva erano alcune centinaia (665 nell’ultima edizione del 2020), cui si aggiungevano, a largheggiare, un paio di migliaia di non competitivi e soprattutto di camminatori sul percorso ridotto, va aggiunto che l’anno scorso gli aderenti alla gara virtuale furono un migliaio, in maggioranza dell’Accademia Militare quindi… non proprio volontari.

Quanto al recupero, ammesso che lo si possa fare lunedì 18 aprile, sarà da vedere se sarà al mattino (quando, seppur in teoria, è programmata a ridosso del centro di Modena una affollata non competitiva a beneficio della Croce Blu), oppure nel tradizionale orario delle 14,30. Ma intanto bisogna arrivarci a questo 18 aprile, quando il calendario nazionale Fidal propone già la 24 ore di Torino, classificata Bronze; e a 24 km da Modena è annunciato il recupero di maratona e mezza di Crevalcore, cancellate lo scorso 6 gennaio.

Nel frattempo e a breve termine, è riconfermato lo svolgimento a Modena della fiera di Sant’Antonio, il 17 gennaio, a fungere da apripista, o meglio (per usare le parole del sindaco) “prova generale” per l’identica (quanto all’aspetto commerciale) fiera di San Geminiano due settimane dopo. È vero – e ne prendiamo atto – che sono annunciate speciali misure di sicurezza, a cominciare dall’allargamento della zona occupata dalle circa 400 bancarelle,  una settantina delle quali saranno tolte dalle vie più strette e spostate in piazze adiacenti, e che  “chi partecipa alla fiera, facendo acquisti o avvicinandosi ai banchi, dovrà essere dotato di Green Pass rafforzato, così come tutti gli operatori”, che dovranno pure mettere a disposizione dei clienti guanti monouso per toccare la merce, oltre all’usuale gel, e a pretendere l’uso della mascherina (vedremo: intanto sui giornali di oggi è apparsa la notizia che delle circa 500 multe inflitte a no-mask modenesi, per 300mila euro, solo una quinta parte è stata pagata).

Mentre, a pagare per primo è sempre lo sport (la seconda è la scuola). Plaude la Confesercenti, protestano i sindacati delle forze di polizia locale: “Apprendiamo con sconcerto che a pochi giorni dalle data dell'evento, e nonostante la nostra regione sia diventata da lunedi 10 zona gialla e  la curva dei contagi sia in costante aumento, il Comune di Modena ha comunque inteso dare corso alla Fiera”, producendo il rischio serio di ricadute su sanità, scuola e attività produttive, data anche la previsione di un picco epidemico proprio in concomitanza delle manifestazioni. Le note sindacali coinvolgevano anche la Corrida di San Geminiano, ma di questa abbiamo visto che non devono più preoccuparsi (e stavolta la pubblica amministrazione non c'entra, almeno ufficialmente). Per le bancarelle, staremo a vedere: tra quattro giorni sono garantite, tra 18… ni (ma più sì che no).

Quanto al podismo modenese, prove di resistenza sono annunciate dalla Polisportiva Madonnina, che conferma per domenica 23 gennaio la sua "Classica", purtroppo istituzionalizzando la partenza libera (8-8,45) per i percorsi non competitivi da 5 e 11,5 km, ma allestendo dalle 9 in poi la sua "Corri con Gianni" (Vaccari, storico presidente), 10 km su due giri, con tre partenze distinte: Master alle 9, Donne alle 10, Assoluti alle 11. Un tempo, la "Classica" era la prova generale per la Corrida; adesso, diventa la Prova Unica del gennaio modenese, e non dovrà nemmeno preoccuparsi della concorrenza esterna perché le due alternative tentatrici di quel giorno, la Montefortiana e la Galaverna di Pianoro, quest'ultima tra le gare più antiche e belle del calendario bolognese, hanno alzato bandiera bianca. Chissà se sarà la volta buona che i bolognesi, solitamente sciovinisti e restii a passare il Panaro per correre (il loro confine occidentale è Bosco Albergati), verranno a Modena Ovest.
Insieme a loro, o a chi ci sarà, commemoreremo non solo Gianni Vaccari, ma anche Serse Fantuzzi, valoroso amatore modenese, ultimamente tesserato per il Cittanova: giovedì 13 alle 15 è partito per l'ultimo viaggio dalle camere ardenti del Policlinico. Chi scrive lo ricorda tra i primissimi compagni di corse lunghe, alla fine degli anni 80 e inizio 90, quando la maratona di Vigarano si svolgeva su 4 giri passando per S. Agostino, e ci andavamo insieme su un'auto marchiata "Carrozzeria Rinnova", luogo dove lavorava insieme al compagno di corse Mauro Ballista.
Tout passe, tout lasse, ma non è vero che, nel nostro cuore, tout se remplace.

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Domenica, 02 Gennaio 2022 17:52

We Run Rome annullata: chi paga i danni?

Dopo l’annullamento della decima edizione dell’Atleticom We Run Rome, dispiacere e sconcerto degli organizzatori, e naturalmente degli atleti che erano pronti a disputare la gara, non sono ancora svaniti. 

Camillo Franchi Scarselli, presidente di Atleticom e quindi del comitato organizzatore della gara, ribadisce un concetto già espresso a caldo: «Alle 22:45 della sera precedente alla gara, un giornalista, dopo un susseguirsi di notizie davvero stupefacenti partite poco prima delle 19.00, ci ha comunicato dell'ordinanza alla firma del Sindaco, che di fatto avrebbe in un attimo cancellato il lavoro di tanti mesi. La comunicazione a noi è stata poi inviata per PEC solo nella tarda mattinata del 31, senza alcun riferimento all’autorizzazione ricevuta il 27 (tre giorni prima), contenente tutti i pareri favorevoli per poter procedere. Abbiamo letto su alcuni organi di informazione che fermando la gara (a poche ora da via) era stata “evitata una bomba epidemiologica!”. Tutto senza neppure convocarci per chiederci e ragionare su quali fossero i protocolli che avevamo già da giorni messi in atto nel rispetto scrupoloso delle disposizioni sanitarie vigenti. Evidentemente un evento controllato e sottoposto al severo rigore dei protocolli federali può essere più pericoloso di un evento spontaneo senza controlli (quanti ne abbiamo visti il 31 dicembre?). 

Voglio oggi ribadire le nostre scuse e un sincero ringraziamento ai tanti podisti iscritti (moltissimi venuti a Roma apposta) e agli oltre 500 tra operatori della Protezione Civile, alla Polizia Municipale, ad  Associazioni e fornitori, nonché alla FIDAL sotto le cui insegne era iscritta al calendario nazionale l'Atleticom We Run Rome 2021. 

La gara si sarebbe svolta in una “bolla” predisposta per gestire al meglio (e appunto nel pieno rispetto dei protocolli) le circostanze in cui tutti viviamo. Noi non ci permettiamo assolutamente di entrare nel merito degli argomenti sanitari, ci mancherebbe. Dico solo che, in un sopralluogo effettuato alla vigilia lungo la Via del Corso (anticamente la “via della Corsa”) osservavo che certamente il corridoio transennato che avevamo progettato sarebbe stato probabilmente più sicuro del caos in cui mi stavo trovando. La sicurezza viene sopra ogni cosa e siamo perfettamente consapevoli che tutti dobbiamo dare il massimo per contrastare la diffusione del virus. Ma noi eravamo e restiamo convinti di aver fatto tutto il necessario, in costante coordinamento con tutti gli Uffici del Comune e della Federazione. Quanto è accaduto, apparentemente senza uno stato emergenziale realmente mutato rispetto al 27 dicembre, ci lascia una profonda amarezza oltre ad aver arrecato un grave danno economico e d’immagine che chiederemo ci venga risarcito».

 

Tra gli iscritti a questa decima edizione dell’Atleticom We Run Rome, c’era anche il professor Francesco Landi, direttore UOC di Riabilitazione e Medicina Fisica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, docente di Medicina interna e geriatria all'Università Cattolica e fra i responsabili del nuovo Day hospital post-Covid, nonché membro del Consiglio di Amministrazione di Sport e Salute, il quale, non nascondendo il proprio disappunto, ha dichiarato: «Ero pronto a correre la Atleticom We Run Rome perché resto fermamente convinto che lo sport sia un’arma vincente contro il Covid 19, e quindi, naturalmente nel pieno rispetto della sicurezza e delle precauzioni che in questo caso specifico erano state rigorosamente rispettate dall’organizzatore, è importante continuare a farlo».

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NdR. Alle parole del professor Landi, tra i massimi competenti in fatto sanitario, aggiungiamo quelle di Luca Baraldi (attuale amministratore delegato della Virtus Bologna, campione d’Italia in carica di pallacanestro, dopo aver ricoperto incarichi dirigneizali ai massimi livelli calcistiti, in Parma, Padova, Lazio, Bologna e nella Lega Calcio), che, sempre in merito alle ultime decisioni dei politici punitive dello sport, ha dichiarato al “Corriere della Sera” del 31 dicembre:

“Mi pare di leggere un grave errore di valutazione rispetto ai valori dello sport. – Perché è diverso bere una birra all’interno di una arena sportiva rispetto a un bar? Mi devono spiegare questa scelta contro lo sport, evidentemente chi ci governa non ha mai messo una tuta”.

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Sino a prova contraria l'articolo 6 del nuovo Decreto legge 221 del 24/12/2021 non coinvolge lo sport praticato.
L'articolo 6 a cui in tanti fanno riferimento, non parla di sport praticato, tanto meno di podismo seppur non competitivo, ma fa riferimento specifico a feste, concerti ed assimilati.
Seppur il titolo citi la frase "eventi di massa", poi al comma 1 specifica che ci si riferisce a feste, eventi ad esse assimilati e concerti, quindi non parla di sport.

Art. 6 del D.L. 221 del 24/12/21

Disposizioni in materia di eventi di massa  o  di  feste  all'aperto,
nonche' in materia di sale da ballo, discoteche e locali assimilati 
 
  1. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto fino al  31
gennaio 2022, sono vietati le feste, comunque denominate, gli  eventi
a queste assimilati e i  concerti  che  implichino  assembramenti  in
spazi aperti. 
  2. Nel medesimo  periodo  di  cui  al  comma  1,  sono  sospese  le
attivita' che si svolgono in  sale  da  ballo,  discoteche  e  locali
assimilati. 


Corsa di Quartiere a Modena oggi 26/12/21

Chi oggi ha organizzato eventi sportivi e chi corso in giro per l'Italia, quindi, non ha sbagliato, punto.
E' altresi chiaro che, per restare in tema sportivo, il nuovo decreto va applicato prima e dopo la corsa evitando assembramenti ed indossando la mascherina, indipendentemente dalla distanza tenuta dagli altri esseri umani, per il resto rimangono in vigore le norme precedenti.
Domani sarà in programma il consiglio federale della Fidal e quindi avremo anche l'interpretazione ufficiale della federazione.

[Intanto, aggiornamento del 27 dicembre ore 13: la maratona di Crevalcore, prevista per il 6 gennaio, su esplicita richiesta del sindaco, è stata annullata, con l'ipotesi di uno spostamento a lunedì di Pasqua 18 aprile, "sempre che la situazione pandemica lo permetta o che ci siano quantomeno un minimo di condizioni per allestirle in sicurezza". E nella serata dello stesso "lunedì nero" 27, anche il trail di Portofino ha ammainato bandiera, richiamandosi direttamente al DL 221: "A causa dell'ultimo decreto legge, la manifestazione è rinviata a data da destinarsi"].

Corsa di Quartiere a Modena oggi 26/12/21

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Il giorno di Natale è entrato in vigore il Decreto Legge 24.12.2021 n. 221, valido dal 25.12, “dato a Palermo [capitale provvisoria dello Stato], addì 24 dicembre 2021”, firmato dal Presidente della Repubblica con le controfirme di “Draghi, Presidente  del Consiglio -  Speranza, Ministro della salute - Franco,  Ministro  dell'economia  e delle finanze”. Vi si proroga fino (almeno) al 31 marzo lo “stato emergenza” (sic) in vigore dal 31 gennaio 2020 (dunque da 23 mesi, che diventeranno almeno 26); si abbassa da nove a sei mesi la validità dei cosiddetti greenpass, ma con decorrenza 31 gennaio prossimo. E, unico dettaglio che sembra interessare il nostro mondo (ma non è detto), l’articolo 4 comma 2 prescrive letteralmente che:

”fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da  COVID-19,  per gli spettacoli aperti  al  pubblico  che  si  svolgono  al  chiuso  o all'aperto   nelle   sale   teatrali,   sale   da   concerto,    sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal  vivo  e  in altri locali assimilati, nonche' per gli  eventi  e  le  competizioni sportivi (ri-sic) che si svolgono al chiuso o all'aperto, e' fatto obbligo  di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di  tipo FFP2”.

La cosa è stata presentata dai media (e probabilmente questa era la volontà dell’emittente) come valida per chi voglia assistere agli eventi sportivi (tipicamente, chi vada allo stadio), non per chi voglia partecipare attivamente. Però la formulazione non è univoca, e qualcuno troppo zelante (dalla parte dei tutori dell’ordine, per non dire degli organizzatori) potrebbe pretendere che noi ci presentassimo ai raduni delle gare con la FFP2 (in altri tempi chiamata “mascherina egoista”, perché blocca le goccioline infette che provengono dagli altri, ma non impedisce alle nostre di raggiungere chi sta vicino) Poi, magari, dopo i fatidici 500 metri ce le potremmo togliere, ma chissà?

Anche l’art. 6 potrebbe essere equivocato o usato in cattivo senso nei nostri riguardi, essendo intitolato Disposizioni in materia di eventi di massa o di feste all'aperto, nonche' in materia di sale da ballo, discoteche e locali assimilati. Pure in questo caso i media hanno interpretato: non si fa la festa dell’ultimo dell’anno e fino al 31 gennaio non si va a ballare o al concerto rock, e questo sembra il tenore del decreto: ”sono vietati le feste [le solite concordanze ballerine, che spariranno quando si adotterà la grafia napolibarese “sonə vietatə lə festə”) comunque denominate, gli  eventi a queste assimilati e i  concerti  che  implichino  assembramenti  in spazi aperti… sono  sospese  le attivita' che si svolgono in sale da ballo, discoteche e locali assimilati”. È solo quella formula “eventi di massa” che lascia dei dubbi, perché il nostro sport spesso forma eventi di massa.

E non sappiamo se siano stati questi dubbi a causare il rinvio/annullamento di vari eventi fissati subito dopo Natale: già da settimane sapevamo, per esempio, che non si sarebbe corso a Taneto (RE) o S. Agata (BO); ma è di questi giorni od ore la cancellazione per esempio di gare programmate per S. Stefano a Cison di Valmarino (TV) o Thiene (VI) o Novedrate (CO).

E si rifà esplicitamente al decreto l’associazione Teodoraravennarun (RA), che alle 18,55 di venerdì ha annunciato il rinvio della Maratona e Mezza di Classe, oltre che della camminata non competitiva collegata: il tutto programmato per la mattinata del 31 dicembre.

Queste le testuali parole:

“A seguito del previsto Decreto Legge ‘Festività’ che vieta assembramenti, feste all’aperto, e prevede una serie di restrizioni tutte in senso prudenziale e preventivo del contagio, non ci sentiamo di procedere con l’attuazione della Maratona di Classe che viene rinviata”.

Le quote di iscrizione già versate saranno rimborsate oppure tenute “attive” per quando la gara si farà.

Tengono duro invece quelli della ASD SentieroUno di Trieste, che per il 9 gennaio organizzano la famosa “Bora” con tutte le sue distanze (dai 18 ai 167 km, questi ultimi con partenza il 7 gennaio): nonostante la loro regione sia stata mantenuta, con ordinanza del Ministero della Salute del 24 dicembre, in “zona gialla” per un periodo di altri quindici giorni (cioè, a rigore, fino all’ 8 gennaio), ci hanno esplicitamente confermato che “Non cambia assolutamente nulla” e non è il caso di “vedere le cose peggio di quello che sono”

Plaudiamo al coraggio e alla determinazione, augurandoci che anche gli altri organizzatori seguano questo esempio, e che nessun amministratore o tutore dell’ordine troppo zelante abbia da eccepire. Nel loro piccolo, anche gli organizzatori della 1^ Camminata di Quartiere di Modena (Polisportiva Modena Est) hanno mantenuto fede all’impegno mettendo in atto la loro gara: con più di cinquecento partecipanti, nonostante il maltempo, sottoposti al controllo della temperatura e al rilascio dell’autocertificazione. Direi che possa bastare.

Sebbene di questo parere non sembra sia il sindaco di Crevalcore (BO), che - a quanto risulta dal comunicato ufficiale emesso alle 12,52 del 27 dicembre dall'Asd Crevalrun - sia pur senza nominare il DL, ha imposto alla società "di annullare le gare previste per il 6 gennaio p.v. e di valutare la possibilità di spostare l’evento in primavera". E poche ore dopo, anche il Trail di Portofino previsto per il 16 gennaio è  "rimandato" causa decreto legge. Timori esagerati? Da 22 mesi siamo abituati a leggi dalle formulazioni bizantine, dentro cui ci sta tutto e il suo contrario, e non fa eccezione l'ultimo DL "palermitano": si occupa di sale da ballo e finisce per mettere fuori gioco anche il podismo.
E passiamo pure al pomeriggio del 28 dicembre, quando è annunciata la defezione della Montefortiana del 21-23 gennaio: anche qui, a seguito di una riunione con amministrazione comunale, forze dell'ordine e protezione civile: mancherebbero "i requisiti principali per la sicurezza". Implicito, ma ovvio, il richiamo al solito decreto. Che viene chiamato in causa anche dagli organizzatori della Stracasorate (in provincia di Pavia), programmata per il 16 gennaio, ma annullata "considerato il rinnovo delle limitazioni governative".

Poi, più clamorosa di tutte, la notizia dell'annullamento della WeRunRome del 31 dicembre, di cui parliamo a parte.

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Il 18 Ottobre 2020 venni ricoverato all’ospedale di Niguarda in condizioni molto serie causa attacco della brutta bestia (ufficialmente, Covid19). Polmonite interstiziale bilaterale. Ho visto la morte in faccia, accudito da eroi tra infermieri donne di pulizie e dottori. In due rischiavamo la vita … un militare di 33 anni, ed io runner old veteran.

Venni dimesso il 3 Novembre dopo aver fatto il casco più di due settimane (mai intubato), dopo una camminata nel reparto di pre-terapia intensiva con una dottoressa Pneumologa: facemmo 300 metri in 6 min e 30”.

La prima volta che mi alzai dal letto per andare in bagno, dopo 2 settimane: feci 4 metri aiutato da due infermieri in 7 minuti! ottimo tempo … pensai: non correrò mai più.

Senza forze ma almeno riprendevo a respirare da solo… il mio sogno era quello di partecipare alla maratona di Boston, passando prima da Berlino… invece non riuscivo neanche a tenermi in piedi.

Venni dimesso in quanto la “saturazione” era a posto... ma non dovevo fare sforzi! Pian piano ripresi a camminare sul tapis roulant, con la presenza di qualcuno per evitare di perdere i sensi.

Fu una lunga battaglia: giorni con caviglie gonfie, paura per i trombi... poi piano piano ripresi ad allenarmi con molta cautela; finché tornai al parco Nord con dei miei amici runner. Feci 700 metri con Marco Tarantola, soprannominato da me il Velocifero, grandissimo runner. Mi seguì incitandomi sempre finché ricominciai con le gare ufficiali: la prima fu a Vigevano il 2 Maggio scorso, chiusa con un tempo alto, ma per il momento quello non era importante… ero tornato!

Seguirono la folle 6 ore del parco Nord, dove conobbi Mr Carpe Diem Roberto Mandelli! Gareggiai (per modo di dire) con Re Giorgio Calcaterra e Marco Menegardi, due marziani. Seguirono delle 10 km (5) e delle mezze maratone (6).

Sul letto dell’ospedale dissi: se esco da questo Inferno vorrei fare i Tre Campanili a Vestone … che medaglia ci sarebbe stata! (la mia passione, giusto premio per ricordare le fatiche fatte); ma non vidi che c’era 1 km di dislivello, la terminai fuori tempo: ma gli organizzatori mi aspettarono, compreso il vincitore, il grande Cesare Maestri; mi salutò e mi fece i complimenti (non sapevo che era lui il vincitore). L'organizzatore Paolo Salvadori scrisse un articolo “Dal Primo all’ultimo”, indovinate chi fu l’ultimo…

Feci poi la splendida 10 miglia del lago d'Endine, poi “in casa” la mezza di Sesto San Giovanni nel mio Parco Nord.... E ancora, la sofferta mezza maratona di Pisa ..caddi rovinosamente a causa di una radice che aveva creato un dislivello sull’asfalto … la conclusi con dei dolori pazzeschi sbagliando strada e allungandola.

Una settimana dopo feci la mezza di Cremona… splendida e PB; la medaglia era un’opera d'arte!

Poi vennero l’altra mezza, di Livorno con pioggia, e la 10 km di Verona, una Sagrantino trail di 12 km nel paese di mia mamma in Umbria.

Conclusi con la 10 km all’Idroscalo … dove un amico di Pisa mi invitò l’8 dicembre a far un’altra mezza a San Miniato.

Considerazioni: la mia vita è cambiata… nulla sarà più come prima... sono sopravvissuto, tutto il resto non conta. Quante strade, quanti bei posti e quante belle persone mi ha fatto conoscere questo sport: nella mezza di Livorno pensavo di ritirarmi, ero stanco psicologicamente, ma un ragazzo che aveva problemi fisici  mi ha incoraggiato, io ho fatto lo stesso con lui e siamo arrivati alla fine! Ora siamo amici.

Quella di sinistra è una foto significativa… penso la migliore realizzata per me da Mr. Mandelli, l’arrivo alla 10 km del Parco Nord il 14 giugno. Dietro di me sembra ci sia un fantasma, invece  è il mio angelo custode Il Velocifero che mi aveva accompagnato  negli ultimi 2 km, faceva un caldo...

Concluderò il 19 Dicembre grazie a un altro invito: sarò pacer - servizio scopa alla Maratona di Pisa, nelle 6h e 30 min, ottimo per me. Lì incontrerò il mio coach-super-pacer Lisa Magnago,… che la farà in 4h.

Ottima palestra personale in vista dei prossimi obbiettivi del 2022: Maratona di Milano o Maratona di Roma, per poi  approdare in una delle 6 Majors, Berlino, a Settembre… chiave di volta per approdare alla maratona più antica nel 2023…

Boston arrivo! O almeno ci provo: massimo rispetto per l’incognita Maratona... basta un nonnulla... ma non pensiamoci e andiamo avanti!

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Il prossimo 5 settembre si disputerà in quel di Orte, ridente cittadina laziale, la XXI° edizione  del “Trofeo delle 7 Contrade”. Leggendo il regolamento, che per ciò che concerne le misure anti-Covid continua a prevedere l’obbligo abbastanza insensato di correre i primi 500 metri di gara (in cui vi è senz’altro una richiesta maggiore di ossigeno) con la mascherina, in grande evidenza si trova la seguente prescrizione: “Al ritiro del pettorale è richiesto esibire green pass o tampone con validità in corso.”  Ora, soprattutto per quel gran numero (almeno spero), di appassionati che non corrono solo con i piedi, una simile richiesta imperativa deve sembrare ancora più insensata rispetto a quella che impone di correre con una pezzuola che copre bocca e naso.  E in verità lo è, se consideriamo che al momento la normativa vigente non prevede il citato passaporto sanitario per partecipare ad eventi sportivi all’aperto. 
Ma tant’è, evidentemente anche nel nostro piccolo mondo antico amatoriale c’è qualcuno che ama essere più realista del re, come si suol dire, escogitando una sorta di segregazione sanitaria tra i praticanti della nostra nobile disciplina. 
D’altro canto, per comprendere l’assurdità della cosa, basti pensare che il 5 settembre sarà possibile mangiare nei ristoranti all’aperto di Orte, magari stazionando per qualche ora a pochi metri da altri clienti seduti ai tavoli, ma non partecipare ad una corsa locale che prevede sporadici contatti tra gli atleti, rigorosamente gestiti con tanto di distanziamento e mascherine, se non si esibisce il greenpass o in subordine un tampone in corso di validità.

Che dire allora: dal momento che all’inferno si finisce a piccoli passi, malgrado abbiamo i vaccini per una malattia che comunque oramai sappiamo ben fronteggiare pure sul fronte ospedaliero, c’è il rischio che per continuare la nostra passione sportiva ci venga imposto da qualche solerte organizzatore di correre con una sorta di scafandro.  Al peggio sembra non esserci mai fine.

NdD. Attualmente gli organizzatori oscillano al riguardo: per esempio è stato specificato che alla Marcialonga di Moena del 5 settembre non sarà necessario il cosiddetto greenpass; che diverrà invece obbligatorio alla maratona Alzheimer in provincia di Forlì-Cesena la domenica successiva. Mentre la più parte degli organizzatori, pur non richiedendo il certificato, impone l’autocertificazione scritta, talvolta (ma raramente) accompagnata dalla misurazione della temperatura.

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Venerdì, 23 Aprile 2021 11:29

Imola 22 maggio: non è un Passatore per vecchi

Con due comunicati del 15 e 22 aprile l’Asd “100 km del Passatore”, dopo l’omologazione data dalla Fidal il 13 aprile, ha precisato tutte le modalità di svolgimento della special edition del campionato italiano 100 km su strada, che si disputerà sabato 22 maggio 2021 all’autodromo di Imola con partenza alle 10.
La prova, organizzata dall’associazione faentina, assegnerà i titoli assoluto e master, originariamente assegnati alla tradizionale Firenze-Faenza. È inserita nel calendario nazionale FIDAL e nel 19° Grand Prix IUTA 2021 di Ultramaratona.
Sul sito ufficiale della 100 km del Passatore (www.100kmdelpassatore.it) è ottimamente fruibile una sezione apposita Campionato Italiano 100km su strada - 100 KM del Passatore | Firenze - Faenza

Da qui si possono consultare il regolamento, la planimetria del tracciato e le modalità d'iscrizione.  Gli organizzatori precisano che questa “non è una versione alternativa della Cento e che il vincitore, pertanto, non rientrerà nell’albo d’oro della storica ultramaratona”.

Saranno naturalmente in vigore le solite misure anti-Covid: mascherina all’ingresso e nei primi 500 metri di gara, misurazione della temperatura, autocertificazione, divieto di ingresso agli spettatori (ma ogni atleta potrà avere due accompagnatori), ristori  di sola acqua (ma ogni partecipante potrà lasciare il proprio ristoro personale in un punto prestabilito), niente deposito custodito delle borse [questo però col Covid non c’entra niente, tant’è vero che in altri allestimenti le borse sono custodite], niente docce e spogliatoi al chiuso [sì, però a Trino e alla Ronda Ghibellina c’erano…].

Più iugulatorie (per dirla in avvocatese) le condizioni imposte dalla Fidal per potersi iscrivere: avere almeno uno di questi minimi di partecipazione (non è precisato entro quale periodo):
per gli Uomini Maratona: 2h55’; 50km: 3h40’; 100km: 12h30’;
per le donne  Maratona: 3h20’; 50km: 4h25’; 100km: 13h00’.
Da notare che questi tempi sono identici sia per gli assoluti sia per i master (e immagino una certa sofferenza per la IUTA, i cui iscritti sono in quasi totalità Master, nell’avallare queste forche caudine): l’intenzione non dichiarata è quella di tenere lontani i più affezionati frequentatori della gara tradizionale.
Saranno ammessi non più di 500 uomini e 200 donne, che dovranno pagare 25 euro entro il 1°maggio, e ritirare il pettorale con chip monouso entro le 8,30 [immaginiamo che sia un orario elastico, altrimenti ci chiederemmo cosa faranno gli atleti nell’ora e mezzo prima della partenza? Distanziamento?].
Tempo massimo 13 ore, entro le quali andranno compiuti i 21 giri del circuito.
Tra i divieti, i più curiosi sono di correre al di fuori dell’asfalto, pena squalifica [bè, a Hamilton qualche escursione sul prato gliel’hanno lasciata fare domenica scorsa…] e di sputare; si raccomanda di osservare 5 metri di distanza in scia, e un metro lateralmente, sia pur precisando che questa è “una indicazione di buon comportamento e cautela sanitaria e non costituisce ragione di sanzione o squalifica”.
Misurazione dei tempi ed elaborazione delle classifiche a cura di SDAM, con la “convalida” da parte del Delegato Tecnico o del Giudice d’Appello FIDAL, ormai divenuto come il prete del matrimonio in chiesa, ridotto a mettere una firma sotto una cosa fatta da altri (“fanno i loro pasticci tra loro, e poi, e poi vengono da noi… e noi siamo i servitori”, sintetizzava don Abbondio).

A rigore, non ci sono limiti di età (che invece la Fidal ha stabilito per il campionato italiano della 24 ore, interdetto agli over 64), ma è abbastanza intuitivo che il tradizionale popolo che affolla la Faentina nell’ultimo weekend di maggio non ci sarà. Se guardiamo la classifica dell’ultimo Passatore disputato (2019), troviamo che solo 852 sui 2668 arrivati sarebbero “degni” di partecipare oggi.
Troveremmo solo 4 W 55, 2 W 60, nessuna delle due categorie superiori: come la nostra affezionata Natalina Masiero, sempre presente in tutte le edizioni, che nel 2019 arrivò seconda di categoria e oggi, richiesta di un parere, ci autorizza solo a scrivere che queste regole “fanno ribrezzo! È l'unica definizione per questa vergognosa pagliacciata”. 
Tra gli uomini, degli M 65 arriverebbero in 6, degli M 70 in due, nessuno delle categorie più anziane, incluso il glorioso Antonino Caponetto, classe 1931, stessa società di Dorando Pietri, pluricampione mondiale, e che nel 2019 finì in 15h27.

Ma è probabile che questi amici, e tanti altri, mal si adatterebbero a correre in un circuito (seppure prestigioso, spesso frequentato dai podisti, e con qualche salitina che si sarebbe potuta anche incrementare usufruendo del contiguo tracciato dei Tre Monti), e si chiederebbero come mai, nella sportivissima e ben governata Romagna – che oltretutto sta per festeggiare  la promozione a ‘regione gialla’ – non si abbia la determinazione di riproporre quel leggendario valico appenninico che, nella sua versione emiliana, non ha fatto paura una settimana fa a quelli dell’Abbotts way.
Vogliamo scommettere che qualcuno dei fedelissimi si troverà a fine maggio, come già nel 2020, sulle rampe della Colla e nell’ultima micidiale rampetta di Brisighella, a testimoniare che il Passatore è soltanto “quello”, e “diffidate delle imitazioni?”.

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Mercoledì, 31 Marzo 2021 11:26

Correre è lecito: facciamo il punto

Sul sito del CONI sono apparsi i calendari delle manifestazioni “di interesse nazionale” fino a giugno:

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/7044-il-coni-ha-aggiornato-l-elenco-degli-eventi-fidal-approvati-al-26-marzo-2021.html

è una buona notizia, gli organizzatori hanno a disposizione almeno due mesi per decidere se impegnarsi o meno. A parte i problemi locali, dei quali occorre sempre tenere conto, come dimostra questa comunicazione tipica di un ente comunale e riguardante una manifestazione inserita nel calendario.

A seguito della sua proposta di dare avvio all'organizzazione della…, gli organi tecnici e politici del Comune di... interessati all'organizzazione, hanno svolto una prima valutazione congiunta. Purtroppo, stante l'attuale situazione pandemica (peraltro in via di peggioramento), non siamo attualmente nella condizione di impegnarci e di conseguenza, vincolare voi e la Federazione all'effettuazione della gara in data ….   Le responsabilità in termini di sicurezza, ci suggeriscono, di valutare con estrema cautela l'evolversi della situazione emergenziale. Ciò premesso, rimane ferma la nostra disponibilità, qualora il contesto lo consentisse, di avviare se possibile, anche nelle ultime settimane la manifestazione; è chiaro che come già detto non possiamo vincolare né voi, né tantomeno la Federazione ad una decisione in tal senso.

Resta tuttavia da considerare quanto recita il comunicato del CONI.

Ai sensi del DPCM vigente e delle Deliberazioni CONI, gli eventi e le competizioni riconosciuti di interesse nazionale sono tutti gli eventi e le competizioni ricompresi nell’arco temporale dello stato di emergenza prorogato sino al 15 aprile 2021 - programmati e fissati con sufficiente anticipo nei calendari agonistici [1], con date e luoghi certi, dalle Federazioni Sportive Nazionale, dalle Discipline Sportive Associate, dagli Enti di Promozione Sportiva ovvero dagli Organismi Sportivi Internazionali.

[1] Lo sport agonistico comprende quelle attività continuative che prevedono la partecipazione regolare a gare o incontri: viene praticato con allenamenti costanti da atleti tesserati ad una Federazione o ad un Ente riconosciuti dal CONI e richiede un elevato impegno psicofisico (cfr. DM del 18.02.1982).

 

Dunque, in base a un decreto in vigore da quasi 40 anni, tutta l’attività che noi svolgiamo nella stagione agonistica è da considerare compresa, non solo quella inserita nel calendario nazionale: convinzione che ha spinto molti organizzatori a chiedere l’inserimento della loro manifestazione per la prima volta in quel calendario. Lo stesso vale per le gare regionali e provinciali, e comunque qualsiasi attività continuativa, anche ad esempio il Campionato Canavesano che la UISP organizza da almeno dieci anni e che comprende una quarantina di eventi.

Con buona pace dei sedentari, che particolarmente nel Biellese si dimostrano solleciti nel criticare le manifestazioni agonistiche, anche il recente BiUltra, Campionato Italiano di 24 ore su strada, e tutto quanto rientra nella corsa su strada, in montagna, campestre e simili è lecito e salutare, naturalmente con la cura e la responsabilità che caratterizzano i nostri organizzatori e atleti.

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(segue da http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/7022-covid-e-gestione-dello-sport-la-parola-al-primario-podista-i.html )

1. Vorrei ora fare un breve riassunto di quanto accaduto negli ultimi 18 mesi nel mondo, accompagnato da considerazioni personali elaborate attraverso letture, interviste ed esperienze personali.
Il salto di specie del coronavirus (spillover) risale probabilmente alla fine dell'estate 2019 nella regione del Guangdong cinese, dove ci sono migliaia di caverne abitate da milioni di pipistrelli, gli animali che più di tutti ospitano questi microrganismi con RNA, senza avere il più delle volte malattie note.
Consiglio davvero la lettura del libro Spillover di David Quammen, istruttiva e anche appassionante sulle principali pandemie degli ultimi cento anni.
L'uomo ospita tre coronavirus del raffreddore da centinaia di anni, e questa potrebbe essere una ragione per la quale ci sono persone che hanno una sorta di immunità naturale all'attuale malattia .
Nel 2003 nella stessa regione cinese c'era stato un salto di specie da parte di un coronavirus: migliaia di casi di SARS 1 2003, Severe Acute Respiratory Disease, una polmonite interstiziale grave con contagiosità e letalità elevate, ma senza portatori sani; ci furono molti decessi in Oriente, ma i gruppi malati furono riconosciuti e isolati sia in Cina che nei paesi vicini, e nel 2004 il problema fu risolto. Tanto è vero che le multinazionali che stavano preparando il vaccino fermarono purtroppo le ricerche. Ma gli studi già fatti allora sono serviti per produrli più rapidamente ora.
Nel 2014 ci fu un secondo tentativo di salto nell'uomo da parte di un coronavirus: la MERS, Middle East Respiratory Syndrome; un coronavirus saltò dal pipistrello ai cammelli e da questi all'uomo nella penisola Arabica, in Siria, Iraq e Iran e provocò molti decessi, sempre con una grave polmonite interstiziale ancora più letale della precedente; ma anche questo virus non dava portatori sani, e dunque isolando i pazienti fu debellato. La troppa letalità e la scarsa diffusione hanno impedito a questi due virus di diffondersi nel mondo.
Ma gli esperti si aspettavano altri tentativi di salto di specie ed erano in guardia. Purtroppo però i cinocapitalcomunisti e l'OMS hanno dormito o hanno voluto dormire. Già nell' ottobre 2019 avevano visto le prime polmoniti a Whuan, che è a nord della provincia del Guangdong, simili a quelle del 2003, ma non hanno dato l'allarme fino alla fine dell'anno; forse pensavano che tutto sarebbe finito come nel 2003 e nel 2014. Non è andata così.
Questo coronavirus dava  portatori sani e in più malattie lievi di tipo influenzale, ed era, anche nel suo ceppo orientale originario, molto contagioso: naturalmente provocava  anche la SARS2, cioè la  grave polmonite interstiziale accompagnata da situazioni di trombofilia , di infiammazione generale e di autoaggressione  delle cellule immunocompetenti .
Un capolavoro fatto dalla natura o dall'uomo? Forse lo sapremo tra molti anni.
Viaggiando in business class, il virus a fine settembre è atterrato nei principali aeroporti del mondo e subito si è diffuso nella popolazione di tutti i continenti, mutandosi nel ceppo euroamericano, più contagioso di quello orientale. E a Wuhan, la città focolaio mondiale, si sono tenuti a fine ottobre i Campionati Mondiali multidisciplinari militari, con circa 120 nazionali presenti in sede per 15 giorni.
Traduco: noi abbiamo convissuto col virus da ottobre 2019 a febbraio 2020, facendo una vita del tutto normale, e tanti hanno avuto in quel periodo una bella influenza chiedendosi come mai non sentivano odori e sapori; abbiamo corso, sciato, riempito teatri palestre ristoranti stadi senza problemi; ma le prime polmoniti insolite erano già negli ospedali della Padania da fine ottobre, e nessuno dei medici che le hanno viste e curate ha avuto particolari sospetti, perché le polmoniti virali ci sono sempre state e si assomigliano abbastanza tra di loro; inoltre nessun allarme particolare era stato lanciato fino alla fine di dicembre.
Perché la pianura padana e le valli laterali? Basta guardare quanti aeroporti ci sono da Torino a Venezia e Trieste e quanto è pessima l'aria in questa regione, e la risposta è già pronta. Per non parlare della densità di popolazione, del numero di ultraottantenni e degli scambi e spostamenti tra città molto attive.
Non essendo noi stati avvertiti dal regime cinese se non a fine dicembre, e non avendo preparato nulla in due mesi, a fine febbraio 2020 la carica virale molto forte che si era creata in 5 mesi è esplosa in Italia e in  più parti del mondo a pochi giorni di distanza: l'Europa , l'Asia e le Americhe  si sono trovate nell'incubo che stiamo ancora vivendo e che ha stressato al massimo popoli, sistemi politici, governi, sistemi sanitari.

2. La malattia è particolare; ci sono molti portatori sani (adesso li chiamano asintomatici), tantissimi, e la maggior parte non sono stati mai scoperti; in Italia le cifre ufficiali dicono circa 1 milione e 300mila riconosciuti con tampone, ma certamente almeno 7 milioni di Italiani se lo sono portati in giro senza saperlo.  Poi c'e la malattia lieve e moderata, una brutta influenza da curare bene e subito a casa, evitando il protocollo ufficiale del Ministero che è sbagliato: paracetamolo e attesa non vanno bene. Proprio in questi giorni dopo 12 mesi verrà cambiato il protocollo, ma c'è voluta una battaglia dei medici di base e del farmacologo Remuzzi del Mario Negri per arrivarci. Questo è stato un altro errore gravissimo dei miei colleghi delle istituzioni e del ministro Roberto Speranza; molti pazienti con Tachipirina ed attesa sono finiti in ospedale e poi ci hanno lasciati.
Sono circa un milione gli italiani che hanno passato così il loro attacco da coronavirus, forse molti di più; infatti ho conosciuto tante persone che tra marzo e giugno 2020 hanno avuto i sintomi influenzali  ma stanno ancora aspettando il primo tampone; diciamo che l'hanno messa bene. Va curata subito, e a casa, per evitare che diventi grave o gravissima, cioè una polmonite o SARS2: è  una forte infiammazione dei polmoni che si può accompagnare a complicanze autoimmuni e tromboemboliche davvero terribili e mortali. La letalità della  SARS2 è elevata, sicuramente oltre il 10%; se invece consideriamo tutti i contagiati, anche quelli ignoti, dovrebbe essere tra lo 0.5% e l’1%. In terapia intensiva la mortalità è tra il 30% ed il 50%.
Il problema epidemiologico della COVID 19 è che quanto più aumentano gli asintomatici, tanto più aumentano le influenze, tanto più le polmoniti gravi e tanto più i ricoveri; è come una piramide con la cima tronca, tanto più è larga la base, tanto più è larga la balconata in cima che rappresenta la fetta dei pazienti che va in terapia intensiva. È evidente che affrontare un fenomeno siffatto con 7000 letti di terapia intensiva per 60 milioni di persone è un conto (italiano); affrontarlo con 25000 letti per 85 milioni è un altro (tedesco). Chiudi meno, per tempi più brevi, a zone più limitate, e mandi 3500 euro subito in media a ciascun cittadino, invece che 1900 a testa dopo sei mesi, forse, come in Italia.
Ho divagato sull'aspetto degli indennizzi economici, che purtroppo nel Belpaese sono stati insufficienti ed hanno aggravato la situazione di sofferenza di larghe parti della popolazione.
Le sofferenze dei malati sono state e sono terribili, aggravate dal fatto che si trovano isolati, soli, impauriti; per i familiari la lontananza del proprio ammalato è straziante; morire in solitudine deve essere orribile; Medici, infermieri, familiari e soprattutto loro, le vittime, tutti hanno vissuto esperienze disumane  che lasceranno un segno indelebile nelle società.

3. Dunque nel marzo 2020 in breve ci siamo trovati con l'Occidente chiuso: alcuni paesi in parte ed altri del tutto. Sulle serrate, chiamate lockdown (preferisco ancora la lingua italiana, anche se l'inglese è la mia seconda lingua) vorrei dire quello che penso.
Ce ne sono di due tipi. Quella applicata in Oriente prevede chiusure durissime e lunghissime, ma attive; cioè le autorità sanitarie, mentre la gente è chiusa, rintracciano tutti i contagiati, anche asintomatici, li isolano, potenziano le strutture sanitarie, i trasporti, chiudono le frontiere per 6/12 mesi in entrata ed in uscita a tutti, e quando riaprono, ad ospedali e vuoti e tutti guariti, se ci sono casi isolati chiudono solo una città o una provincia; le frontiere restano chiuse; appena è possibile fanno vaccini a tutti alla velocità della luce. Queste chiusure attive sono state applicate con successo in Cina, Giappone, Vietnam, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda;  in verità per ora sono un po’ lenti nelle vaccinazioni, ma  finché non avranno vaccinato tutti non riapriranno le frontiere, perché sanno che facendolo sarebbero subito invasi da varianti più contagiose e si ritroverebbero da capo; la vita in questi paesi isolati dal mondo scorre ora normale, anche se al chiuso è ancora consigliata la mascherina.
Quella applicata in Occidente è una chiusura passiva: in sostanza viene fatta solo e unicamente per evitare il crollo del sistema sanitario, ma fino alla fine del 2020 non è stata accompagnata in nessun Paese da azioni importanti atte ad evitare un altro disastro alla ondata successiva. Questo è stato il "modello" applicato alla perfezione dal pessimo governo italiano precedente e purtroppo imitato anche dal nuovo. Con l'aggiunta che anche i mesi da giugno a settembre 2020 sono stati buttati via: nessun potenziamento del SSN, frontiere aperte, non potenziamento dei trasporti pubblici, non raddoppio delle aule  e dei turni di lezione scolastica, non acquisto di apparecchi per filtrare e ricambiare l'aria nelle aule,  non protocolli terapeutici sia domiciliari che ospedalieri  contro la Covid 19, nulla di nulla: ed eccoci ancora qui, esattamente come un anno fa, e chiusi almeno fino al 5 maggio: sulla data state sereni e trovatevi dei passatempi interessanti (mentre è del 24 marzo l’annuncio che la Germania fa marcia indietro sulla serrata pasquale, perché “i costi superano i benefìci”, e “la pandemia si combatte con soluzioni digitali creative e non con il blocco di tutte le attività”, così la Suddeutsche Zeitung).
Tralascio i disastri economici del governo più scadente della storia d'Italia e dei suoi consulenti, i cosiddetti scienziati del Comitato Tecnico Scientifico, 25 personaggi in cerca d'autore che devono ancora trovare il bandolo della matassa dopo 14 mesi (a parte che alcuni di loro non hanno mai partecipato alle riunioni ed altri non hanno, per fortuna, mai aperto bocca perché troppo ignoranti in materia). Non parliamo del dottor Arcuri, non ne ha fatta una giusta. Non parliamo del ministro della salute, nessuna Speranza. A metà ottobre 2020 stava per uscire il suo libro Perché guariremo, ritirato dalle librerie perché in quei giorni il virus aveva ripreso a colpire. Ho avuto modo di leggerne alcuni passaggi che avrei trovato comici se non ci fossero di mezzo tanti morti. Ma l'onorevole è ancora lì a fare danni.
L'Italia ha alcuni record che nessuno ci invidia: la più alta incidenza percentuale di decessi  di operatori sanitari, quasi 500, di cui 350 medici; il più alto numero di giorni con la scuola chiusa; con 1720 siamo al settimo  posto al mondo per mortalità per milione di abitanti dietro a Repubblica Ceka, Belgio, Slovenia, Gran Bretagna (che però adesso ha quasi azzerato i morti: solo 17 il 23 marzo), Ungheria e Bosnia; siamo nei primi dieci al mondo per letalità del virus (deceduti sul numero dei tamponati positivi);aumento dei  decessi per tumori e malattie cardiovascolari non curate. Aumento dei suicidi. Aumento del 180% dell'uso di alcolici in un anno e verosimilmente anche degli stupefacenti (ma i distributori non hanno fornito dati ufficiali); aumento da 6 a 10 milioni degli psicopatici, ed esplosione dell'uso di psicofarmaci. Cliniche e ambulatori psichiatrici affollatissimi da maggio 2020

4. Il nuovo governo, detto “dei migliori” per sottolineare la differenza con quello dei peggiori, in realtà a mio parere è solo “dei mediocri”, la media tra alcuni peggiori e alcuni migliori; è partito subito male, non riaprendo le piste da sci e non cambiando Senzasperanza con Sileri, il vice, chirurgo di buon livello e medico di buon senso. Ha rimosso per fortuna Arcuri e ha dimezzato il Comitato scientifico; il suo capo, dottor Miozzo (ginecologo, che c'entrava col virus?) ha detto il giorno della rimozione che secondo lui il Comitato non ha più senso. Non male come saluto: ma cosa ha fatto per 12 mesi?
Poi il governo ha richiuso tutto tranne la Sardegna, invece di isolare le zone più colpite e lasciare qualche regione più libera; ed è anche questo un lockdown passivo, cioè utile solo a non far collassare i grandissimi medici ed infermieri che da 13 mesi cercano disperatamente di salvare le nostre vite; è uno scopo nobile, un dovere, ma che non darà nessun risultato futuro.
In realtà questa ennesima chiusura avrebbe avuto anche un senso, perché un'azione attiva la si poteva fare: tenere chiusi tutti per due mesi ancora e vaccinare 1 milione di persone al giorno, esattamente come stanno facendo Israele, USA, Emirati Arabi, Gran Bretagna, Isole greche, Cipro, Bahrein,  Isole Caraibiche, Maldive, Seychelles. A fine giugno questi paesi saranno liberi dai casi gravi, il virus sarà diventato endemico e provocherà solo delle influenze, magari fastidiose ma non mortali.
In altre parole  in questi Paesi  stanno  ripartendo tutte le attività; addirittura il Premier inglese Johnson, disastroso nella gestione della  pandemia, ha preparato un calendario preciso con le  riaperture, date e orari, di ogni attività (e i risultati si stanno già vedendo). Il sovranista Biden ha ribadito il motto di tutti gli americani (li conosco bene, ho vissuto  4 mesi negli USA): American First; e ha detto che grazie al fatto che nemmeno una fiala uscirà dagli USA finché tutti non saranno vaccinati ha promesso per il 4 luglio la festa del Covid Indipendence Day;  scusate, Biden è un “democratico globalista”, mi confondevo con Trump, però le loro idee  non sembrano tanto diverse.
A  proposito delle mascherine,  il 20 gennaio nel discorso di insediamento alla Casa Bianca Biden ha raccomandato agli americani di usare la mascherina negli uffici pubblici e nelle camere del Senato e dei Deputati, naturalmente senza obbligo negli spazi aperti; negli USA i decessi sono appena più bassi che in Italia, adesso sappiamo perché, ma loro le mascherine le hanno usate molto  meno di noi anche al chiuso.
L'uso della mascherina è stato molto ‘liberale’ in molti paesi occidentali; i negazionisti ed i no-vax infatti sono molto numerosi (fino al 50% della popolazione) nei paesi di lingua tedesca, nei paesi slavi ed anche nei paesi scandinavi. Nei Paesi latini sono una assoluta minoranza, noi siamo stati molto più attenti  al virus di tanti altri popoli, ma per le carenze della sanità (non degli operatori sanitari) abbiamo risultati disastrosi.
5.
Concludo dicendo che l'Italia purtroppo è rimasta intrappolata nei pasticci clamorosi della UE sull'approvvigionamento dei vaccini, e il governo fa fatica a riparare ad errori che risalgono all'estate scorsa. Come si fa a pensare di comprare a prezzo fisso e basso un prodotto che sarà insufficiente almeno fino a giugno? I Paesi che sono più avanti di noi nelle vaccinazioni hanno comprato i vaccini a prezzi anche doppi, perché hanno capito che sarebbe stato un investimento sul futuro con un ritorno grandioso.

Ora abbiamo una sola possibilità di ripartire definitivamente in maggio e non dover assistere umiliati e impotenti allo scambio di turisti e commerci tra i paesi già vaccinati: entro Pasqua  partire con mezzo milione di dosi di vaccino al giorno; se si va oltre i primi di aprile resteremo  bloccati per mesi con più di mezzo mondo che ci scapperà via ma quel che è peggio con decine di migliaia di morti in più. Il disastro incredibile di Ursula Van der Leyen, commissaria della UE, rischia di mandare a monte tutto il piano vaccinale. Mi auguro che presto si dimetta e che l'Italia , dopo aver sbagliato quasi  tutto sino ad ora, si metta sul giusto binario.
Intanto, proteggiamo noi  con tanti integratori vitaminici, echinacea e zinco, attività motoria e dieta completa; vacciniamoci appena possibile. Proteggiamo gli altri. E all'aperto indossiamo la mascherina come da legge ma ogni tanto pensiamo: questo non serve a nulla.

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L'epidemia della malattia da coronavirus ha costretto molti Stati a ridurre la vita sociale ed economica, e tante persone a modificare le proprie abitudini; io ho ripreso a studiare materie mediche che la mia quarantennale carriera ospedaliera di chirurgo generale e vascolare (per 17 anni Primario di Chirurgia Vascolare all’ospedale di Mantova, fra l’altro) mi aveva costretto a trascurare; in realtà, ero rimasto aggiornato sulle malattie infettive e le infezioni ospedaliere, molto meno sulla virologia e l'epidemiologia, materie che ora ho ripreso a leggere.
Podista lo sono dal 1986, quando per festeggiare la nascita del secondo figlio decisi di riprendere a fare sport seriamente, buttando quelle poche - ma sempre troppe - sigarette che fumavo. Qualità poca, però l'allenatore era più che  discreto, lo zio materno Luciano Gigliotti; risultati di medio livello, 2h57' in maratona, 1h22' in mezza, 37' sui 10 K in strada, 18' sui 5 K, all’interno di una buona società, la mitica Tobacco Museum modenese del compianto amico Claudio Rebecchi, con cui ho vinto tre scudetti a squadre FIDAL amatori sui 10K, due nei 21K, due in maratona, e altri due secondi posti a squadre 21 e 42K. Non mi lamento.
Delle grandi sei maratone mi mancano Chicago e Tokyo, mai dire mai… Ne ho finite 14 su 15, per ora ho chiuso nel 2007 a New York, 20 anni dopo la prima nella stessa sede, con due risultati molto diversi. E ho corso centinaia di gare sui 30, 21, 15, 10 km.
Mi sono divertito tantissimo, sono stato bene e ora corricchio da vero tapascione; ogni tanto partecipo ad una  gara con Modena Runners Club, un altro buon gruppo di amici modenesi, che spero possa ripetere i risultati Fidal amatori su strada della Tobacco, almeno sui 10 e 21 Km.
Qui ho conosciuto Fabio Marri, che frequentava il Liceo Classico Muratori un anno avanti a me ma non mi aveva incrociato. Poi lui ha studiato Lettere e percorso una magnifica carriera universitaria, oltre a dilettarsi di giornalismo: gli era capitato di intervistare lo zio tecnico di atletica e anche sua sorella, ovvero (per completare la carta d’identità), la mia mamma che a 96 anni mi è stata rubata dal maledetto virus poche settimane fa.
Ho svolto anche una intensa attività sindacale medica, come presidente per la sezione mantovana dell'associazione nazionale dei Primari per cui sono stato  consigliere nazionale; in questa veste ho assistito impotente alla demolizione del Servizio Sanitario Nazionale che si è verificata tra il 2009 ed il 2017 da parte della nostra classe politica.  Sono stati tagliati in tutto 35 miliardi di finanziamenti in 9 anni, con una media di 4 miliardi all'anno: ho visto il  blocco delle assunzioni di medici ed infermieri (50.000 in meno), il blocco dei contratti di lavoro (dai 10000 ai 35000 euro lordi persi in 9 anni dagli operatori sanitari), il taglio di letti (a decine di migliaia, dato non facile da verificare con esattezza) fino a portare il rapporto a 3,2  letti per 1000 abitanti a fronte della Germania con 8 per mille; e ovviamente la chiusura di centinaia di reparti ospedalieri e decine di ospedali.
Aggiungo la follia del numero troppo chiuso per le facoltà di medicina,  pur sapendo i politici che tra il 2020 ed il 2030 sarebbero andati in pensione decine di migliaia di medici; e ancor peggio è stato il numero molto più chiuso per le specialità mediche, che ha portato ad una carenza  pesantissima di specialisti  e indotto  migliaia di  medici neolaureati ad emigrare per specializzarsi; molti di questi  poi non sono  tornati, perché pagati molto meglio in altre nazioni. Tanti infermieri hanno fatto lo stesso percorso, tanti per modo di dire perché vige  il numero chiuso anche per le scienze infermieristiche .
Mi pare  corretto menzionare gli artefici di questi capolavori: Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta (neo segretario del PD, che come capo del governo detiene il record, con un personal best di  11 miliardi tolti in 10 mesi), Matteo Renzi, Paolo Gentiloni. Il mandante? L'Unione Europea con lo strumento del Patto di Stabilità.  “Ce lo chiede l'Europa”…, come adesso ci chiede di morire senza vaccini… ma andiamo per ordine.
Ammetto che i due governi di Giuseppe Conte hanno finalmente invertito questa tendenza; hanno firmato ed applicato il nuovo contratto di lavoro, aumentato i posti in medicina e scienze infermieristiche, aumentato i posti di specializzazione, rifinanziato la Sanità, il tutto anche prima  dell'emergenza COVID 19, con risultati che si vedranno tra 5 -6 anni. Purtroppo  il danno enorme alla sanità era fatto, e di fronte a tutto questo scempio e alla incredibile mediocrità della classe dirigente delle Aziende Sanitarie, all'inizio del 2017 ho deciso di ritirarmi dal pubblico servizio con tre anni di anticipo e di godermi la vita senza subire e soffrire  la riduzione  del SSN, in cui avevo creduto per tutto il mio percorso  professionale.
Mai però avrei immaginato di dover assistere alle ovvie conseguenze disastrose di quella pessima politica sanitaria: la pandemia virale che fa collassare in 15 giorni, tra il 20 febbraio ed il 5 marzo del 2020, il nostro  SSN, assolutamente inadeguato a fronteggiare l'assalto del coronavirus; da quel collasso di un anno fa la nostra sanità non si è mai più ripresa, e tuttora soffre e soffrirà malgrado l'ennesima serrata di due mesi;  chiudendo nuovamente tutto fino ai primi di  maggio (se va bene…) stiamo evitandogli il crollo definitivo ed irreversibile.  Ma di questo aspetto parlerò in seguito.

2. Veniamo a noi: Fabio mi ha stimolato ad approfondire il rapporto tra sport all'aperto ed epidemia da coronavirus, impressionato da un mio messaggio su Whatsapp in cui sostenevo che all'aperto, anche senza mascherine e solo col distanziamento, per contagiarsi occorre impegnarsi a fondo; in altre parole è necessario portare la mascherina per rispetto delle regole, ma restando ben convinti che si sta facendo un atto inutile.
È evidente che col virus che circola non possiamo organizzare Vasco Rossi a Modena Park, e nemmeno riempire il Braglia di Modena (21mila posti) o pensare di ammucchiare 5000 persone alla partenza della Corrida di San Geminiano; la partita Atalanta-Valencia del febbraio 2020 con 50.000 spettatori stipati nei due anelli inferiori di San Siro passerà alla storia per essere stata la bomba atomica che pochi giorni dopo ha messo in ginocchio Bergamo e Valencia; ed è ovvio, 50.000 persone con molti diffusori di virus in mezzo  che ballano cantano urlano sputano tossiscono e starnutiscono per 4 ore non possono che innestare una deflagrazione incontenibile.
Ma tutto il resto all'aperto si può fare: mantenendo la distanza, evitando di gettare gocce naso-buccali in faccia ad un altro, di toccarsi le mani nude e poi gli occhi; occorre  rispettarsi l'un l'altro anche senza mascherine (che al massimo ci proteggono… dall'inquinamento atmosferico).
Attività motorie all'aperto: tutte, con qualche precauzione. È corretto fare gare di corsa con percorsi certificati FIDAL o EPS, tenendo le distanze in partenza, la mascherina per 500-1000 metri, senza ritrovi in tenda né rifornimenti di massa a fine gara, premiazioni con distanza. L'amico Marri e altri del mio gruppo hanno corso ovunque la scorsa estate, e nulla è accaduto. Questo vale anche per il ciclismo; su 60 tappe di Giro, Tour e Vuelta nessuno dei 200 corridori in gruppo, quantunque ben vicini per migliaia di chilometri in gruppo, si è infettato. Solo la Mitchelson di Yates ha dovuto abbandonare il Giro perché in Sicilia un  albergatore aveva ospitato insieme alla squadra inglese  anche alcuni turisti (risultati poi infetti) senza creare la “bolla” richiesta dall'UCI; Michael Matthews se ne è andato a casa per un tampone falso positivo, cui sono seguiti tre tamponi fatti in 6 giorni, tutti negativi. Ridicolo, ed è accaduto proprio in Italia. Poi in Francia e Spagna non c'è stato alcun contagio di ciclisti.
Molti atleti noti si sono contagiati in tutti gli sport a cominciare dalla nostra nazionale militare a Wuhan a fine ottobre 2019; alcuni di loro avevano iniziato a rilasciare interviste nel marzo 2020, ma poi, guarda caso, sono stati messi a tacere da qualche superiore. Questo episodio mi ha colpito, e mi ha fatto capire che la comunicazione del dramma pandemico sarebbe stata guidata dall'alto e manipolata, come poi è stato.

Alcuni atleti in tutti gli sport hanno avuto la malattia in forma moderata restando positivi per molte settimane, ma non mi risultano ricoverati e nemmeno deceduti, a conferma che la malattia è grave, ma con un buon sistema immunitario si guarisce.
Io avrei lasciato il 10% degli spettatori negli stadi, naturalmente controllando i flussi in entrata ed in uscita e pretendendo l'uso di mezzi propri con acquisto dei biglietti in rete. In Ucraina hanno lasciato il 50% degli spettatori e hanno meno della metà dei nostri decessi per milione di abitanti: 770.
I giocatori di calcio si infettano in famiglia o con le amiche e gli amici,  e alcuni contatti  da spogliatoio possono far deflagrare un contagio, come pure le  ammucchiate in campo dopo la realizzazione di una rete, ma di certo negli allenamenti e nelle partite  all'aperto si sono contagiati in pochissimi. 
E cosi è anche nelle vie dello shopping, nei centri storici durante i week end, in spiagge affollate: ovviamente rispettando il distanziamento fisico; ma per questi comportamenti  lo Stato, appoggiato da alcuni miei colleghi deliranti e prezzolati  in TV e sui media ci ha rimproverato e incolpato del contagio; l'hanno fatto per coprire le loro manchevolezze, e  se pensiamo che qualcuno si sia infettato all'aperto  facciamo parte di quei 10 milioni di italiani (che erano 6 un anno fa) che hanno bisogno di psicofarmaci e aiutini psichiatrici.. Ho raccolto decine di testimonianze tra coloro che hanno avuto la malattia, e  nessuno mi ha confessato il sospetto di essersi infettato in ambiente libero: tutti avevano sospetti su eventi al chiuso.
Alcuni studiosi dell'Università di Berlino hanno pubblicato in questi giorni i risultati di un lungo ed accurato studio sulla propagazione del virus nei vari ambienti; quando si sono trovati ad esaminare i molti dati raccolti all'aperto, hanno deciso di non pubblicarli nemmeno, perché erano inconsistenti: cioè senza mascherine all'aperto non succede nulla, zero assoluto.
Io la porto sempre, solo FFP2 (non  prendo nemmeno in considerazione tutte le altre soluzioni); lo faccio per rispetto delle regole e del prossimo,  per non sentirmi urlare dietro da qualche imbecille e  per non doverla mettere e togliere quando entro ed esco da un locale chiuso.  Ma non ci credo e non ci crederò mai.

3. Chiudere le attività sciistiche, i circoli sportivi per le attività motorie all'aperto, sospendere le gare di cross regionali e tutti gli sport all'aperto  e anche le palestre sono state decisioni sbagliatissime e che semmai hanno favorito il contagio: molti sono rimasti chiusi in casa a bere, mangiare e drogarsi di pillole o altro, passandosi il virus coi conviventi, le amiche e gli amici, e abbassando le proprie difese immunitarie, favorendo insomma le forme gravi e gravissime della malattia per poi trasmetterla a genitori e nonni.
È quello che succede da tre mesi e che succederà nei prossimi due: come si fa a pensare che una persona ‘latina’ tra i 15 e i 50 anni possa vivere dalla fine di ottobre senza luoghi di svago e di ritrovo? Qualcuno pensa che tutti i giorni non ci siano in Italia feste private in case, in alberghi, in locali chiusi davanti ed aperti dietro? Se qualcuno lo pensa deve riflettere sul fatto che da due mesi l'età media degli accessi ai Pronto Soccorso è scesa a 40 anni. Peraltro su Science, Nature e Lancet, importantissime riviste scientifiche che selezionano le pubblicazioni rigorosamente, da tre mesi compaiono articoli in cui veri scienziati stanno attaccando le serrate totali perché inutili e anzi dannose.

La Svizzera ha tenuto aperti gli impianti con riempimento al 50%, ma chiusi bar, baite e ristoranti in quota, cabine delle teleferiche con finestrini aperti e doppie mascherine, biglietteria in rete, hotel al 50%: risultato, 1170 decessi per milione di abitanti, noi siamo a 1710. L'Austria ha tenuto aperto le piste e gli impianti di risalita solo per i residenti nelle varie province, senza turisti stranieri: 995 decessi per milione.
In medicina contano i risultati che sono dati da numeri e percentuali, il resto  non conta, e questi sono i risultati deprimenti dello Stato Italiano sotto l'aspetto delle tecniche di protezione dal virus; gli altri risultati sono peggiori; un economista del PD come Luca Ricolfi ha pubblicato un libro che riassume tutto questo: La notte delle ninfee, come si malgoverna una pandemia.
Negli ambienti chiusi possiamo parlare davvero della Corona Virus Disease o della “malattia da COVID 19” (che è femminile, ma tutti dicono il COVID); gli studi di Berlino tengono conto del tempo di permanenza (dato fondamentale) in ambiente chiuso, dei metri cubi di aria a disposizione per ciascuna persona e dell'aerosol che ciascuno emette, che ovviamente aumenta sotto sforzo, in presenza di un solo diffusore del virus; gli esperimenti (simulazioni) sono stati fatti con e senza mascherina.
Risultati:

Con mascherina: Il rischio (R0) 1 (il diffusore contagia 1 persona) è al supermercato; in una classe scolastica  delle medie superiori col  50% di presenze, rischio 3; assai meno nelle scuole dei bambini; in un ufficio al 50% rischio 4; teatri cinema grandi al 30% di riempimento rischio 0,5 (ma perché sono chiusi da un anno?).

Senza mascherina: va raddoppiato il rischio riferito sopra per ogni attività; nelle  piscine coperte e nei ristoranti al 50%  rischio 2,5. Palestre rischio  3,5. Non è stato studiato il fenomeno nelle famiglie, negli ospedali e nelle residenze per anziani, ma qui ci aiuta la cronaca senza necessità di studiosi, basta la parola: un disastro. (continua)

 
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Domenica, 14 Febbraio 2021 21:47

Niente gare? Puoi correre nel circuito ATM!

Vi annullano la corsa podistica a cui Vi siete iscritti? Niente paura, potete partecipare al circuito ATM, acronimo che non significa Atleti Trail e Mezzofondisti, bensì Azienda Trasporti Milanese. Nella foto potete vedere la situazione sul tram numero 24, martedì scorso alle ore 18. Probabilmente hanno un protocollo più permissivo di quello FIDAL o forse l'amministrazione pubblica di riferimento è più preoccupata per chi corre all'aperto che di coloro che si trovano ammassati al chiuso in queste condizioni.

Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net

 

 

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Il nuovo D.P.C.M. uscito il 14 Gennaio 2021 riporta delle significative novità relativamente all'attività sportiva: la novità più significativa è il blocco di tutte le manifestazioni organizzate dagli enti di promozione sportiva (E.P.S.), comprese quelle riconosciute come di valenza nazionale, nelle zone rosse.
(dopo la segnalazione di un lettore, abbiamo verificato che tale divieto, fosse già presente sul DPCM del 3 Dicembre ma intuiamo, si sia reso necessario rimarcarlo in quanto su tale D.P.C.M. il Comma 4 lettera d dell'art. 3, contrastava con il comma 9, lettera e) dell'Art. 1, in sintesi, all'Art. 1 dove si comprendevano le gare EPS tra quelle autorizzabili dal CONI).  
Rimane consentita la partecipazione di tutti gli atleti tesserati per la federazione di riferimento, ad eventi, ovunque si svolgano sul territorio nazionale, purché si tratti di eventi di riconosciuta valenza nazionale dal CONI.
Le prossime gare competitive in calendario Fidal Nazionale, quindi autorizzate, sono la Stramagenta del 7 Febbraio e la Mezza di Trecate del 21 Febbraio.
E' di queste ore l'annullamento della Verdi Marathon ed il rinvio a data da destinarsi della Maratona di San Valentino; coraggioso al limite del temerario, il tentativo toscano di una ludico motoria il 31 Gennaio a Campi Bisenzio con la 40^ edizione della San Martinese.
Va infine ricordato alla Fidal che sul sito del CONI sono pubblicati SOLO gli eventi sino al 31 Gennaio 2021, questo può causare problemi agli organizzatori delle manifestazioni di Febbraio e Marzo: sarà il caso di inviare rapidamente al CONI il nuovo elenco.

Andiamo a vedere nel dettaglio i contenuti de D.P.C.M. riportando quanto rilanciato dal "Dipartimento per lo Sport" del Consiglio dei Ministri. In blu abbiamo evidenziato i passaggi più interessanti per noi sportivi.


Con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2021 sono state individuate le nuove misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 che entrano in vigore dal 16 gennaio e lo restano fino al 5 marzo 2021; si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione. Riportiamo qui di seguito quanto è previsto per il mondo dello sport: 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE: continua l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale nei luoghi all'aperto a eccezione dei casi in cui è garantita (in modo continuativo) la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi; sono esclusi dai predetti obblighi i soggetti che stanno svolgendo attività sportiva;

ATTIVITÀ ALL’APERTO: permane la possibilità di svolgere attività sportiva o attività motoria all'aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l'attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività salvo che non sia necessaria la presenza di un accompagnatore per le persone minorenni o non completamente autosufficienti; nelle Regioni cd. rosse, resta consentito lo svolgimento di attività motoria in prossimità della propria abitazione purché nel rispetto della distanza di un metro da ogni altra persona e con obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché attività sportive esclusivamente all'aperto e in forma individuale;

SPORT AGONISTICO: sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni ‒ di livello agonistico e riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e del Comitato italiano paralimpico (CIP) ‒ riguardanti gli sport individuali e di squadra organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva ovvero da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico.

Le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra, partecipanti alle competizioni consentite dal decreto e muniti di tessera agonistica, sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate e Enti di promozione sportiva. Il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e il Comitato italiano paralimpico (CIP) vigilano sul rispetto delle disposizioni di cui alla presente lettera.
Nelle cd zone rosse sono sospese le competizioni e gli eventi organizzati dagli Enti di Promozione Sportiva;

PALESTRE, PISCINE, CENTRI TERMALI: prosegue la sospensione delle attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e per le attività riabilitative o terapeutiche, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi.

Esclusivamente nelle Regioni cd. gialle, ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere svolte all’aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dal Dipartimento per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI), con la prescrizione che è interdetto l’uso di spogliatoi interni a detti circoli; sono consentite le attività dei centri di riabilitazione che si svolgono nel rispetto dei protocolli e delle linee guida vigenti;

SPORT DI CONTATTO E ATTIVITÀ DI BASE: fatto salvo quanto previsto per gli eventi e alle competizioni sportive di interesse nazionale, lo svolgimento degli sport di contatto, come individuati con provvedimento del Ministro per le politiche giovanili e lo sport, è sospeso; sono altresì sospese l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto nonché tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto, anche se aventi carattere ludico-amatoriale;

INGRESSO NEL TERRITORIO NAZIONALE: l’ingresso nel territorio nazionale di atleti, tecnici, giudici, commissari di gara e accompagnatori, rappresentanti della stampa estera, è consentito previa sottoposizione, nelle 48 ore antecedenti all'ingresso nel territorio nazionale, ad un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone e risultato negativo; al fine di consentire il regolare svolgimento delle competizioni sportive che prevedono la partecipazione di atleti, tecnici, giudici e commissari di gara, rappresentanti della stampa estera e accompagnatori provenienti da Paesi per i quali l'ingresso in Italia è vietato o per i quali è prevista la quarantena, questi ultimi, prima dell'ingresso in Italia, devono avere effettuato un test molecolare o antigenico per verificare lo stato di salute, il cui esito deve essere indicato nella dichiarazione di cui all'articolo 7, comma 1, e verificato dal vettore ai sensi dell'articolo 9.

Tale test non deve essere antecedente a 48 ore dall'arrivo in Italia e i soggetti interessati, per essere autorizzati all'ingresso in Italia, devono essere in possesso dell'esito che ne certifichi la negatività e riporti i dati anagrafici della persona sottoposta al test per gli eventuali controlli. In caso di esito negativo del tampone i soggetti interessati sono autorizzati a prendere parte alla competizione sportiva internazionale sul territorio italiano, in conformità con lo specifico protocollo adottato dall'ente sportivo organizzatore dell'evento;

BALLO: restano comunque sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all'aperto o al chiuso;

IMPIANTI SCIISTICI: restano chiusi gli impianti nei comprensori sciistici; gli stessi possono essere utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni, nonché per lo svolgimento delle prove di abilitazione all’esercizio della professione di maestro di sci.

Dal 15 febbraio 2021, gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all'adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e validate dal Comitato tecnico-scientifico, rivolte a evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti;

ATTIVITÀ IN ALBERGHI ED ALTRE STRUTTURE RICETTIVE: le attività delle strutture ricettive, compresa l'eventuale attività sportiva, sono esercitate a condizione che sia assicurato il mantenimento del distanziamento, garantendo comunque la distanza interpersonale di sicurezza di un metro negli spazi comuni, nel rispetto dei protocolli e delle linee guida adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio e comunque in coerenza con i criteri di cui all'allegato 10, tenuto conto delle diverse tipologie di strutture ricettive. I protocolli o linee guida delle Regioni riguardano in ogni caso anche le modalità di svolgimento delle attività ludiche e sportive;

PERSONE CON DISABILITÀ: le persone con disabilità motorie o con disturbi dello spettro autistico, disabilità intellettiva o sensoriale o problematiche psichiatriche e comportamentali o non autosufficienti con necessità di supporto, possono ridurre il distanziamento sociale con i propri accompagnatori o operatori di assistenza, operanti a qualsiasi titolo, al di sotto della distanza prevista, e, in ogni caso, alle medesime persone è sempre consentito, con le suddette modalità, lo svolgimento di attività motoria anche all’aperto.


Le attività che possono essere svolte nelle diverse zone di rischio possono essere così sintetizzate:

Per quanto riguarda le Regioni a rischio medio (zona gialla): è consentito svolgere l'attività sportiva e motoria all'aperto e nei centri sportivi all'aperto. Restano sospese le attività di palestre e piscine. Non sono consentiti gli sport di contatto salvo che in forma individuale e all’aperto. Restano consentiti gli eventi e le competizioni, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni e dal Cip, riguardanti gli sport individuali e di squadra organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva.

  • Non è consentito l’utilizzo degli spogliatoi interni ai centri sportivi.
  • Le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra, partecipanti alle competizioni sopra citate sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli. A tutti è consentito uscire dal comune di residenza senza particolari permessi e necessità, ma con il divieto di entrare in zone a rischio alto (arancione o rossa).

Per quanto riguarda le Regioni a elevata gravità (zona arancione) sono valide le disposizioni di cui sopra ad accezione del fatto che l’attività sportiva non si potrà svolgere al di fuori del proprio Comune di residenza, salvo quanto specificato all’art. 2, comma 4, lettera b) del DPCM del 14 gennaio 2021. Le disposizioni sono valide dalle 5 alle 22 e per svolgere attività di pratica sportiva all’aperto, in forma individuale, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento.

Per quanto riguarda le Regioni caratterizzate da massima gravità (zona rossa) è previsto il divieto di ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute.

  • L’attività motoria è consentita solo in prossimità della propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da altre persone e con obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezioni individuali.
  • L’attività sportiva è possibile solo all’aperto e in forma individuale e può essere svolta, con l’osservanza del distanziamento interpersonale di almeno due metri e del divieto di assembramento, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili, ubicati quanto più possibile nei pressi della propria abitazione.
  • Viene sospesa l’attività anche nei centri e circoli sportivi all’aperto.
  • Sono sospesi tutti gli eventi e le competizioni organizzate dagli Enti di promozione sportiva, mentre sono consentiti gli eventi e le competizioni sportive riconosciute di preminente rilevanza nazionale dal CONI e dal CIP, che si tengano all’aperto o al chiuso, senza pubblico.
 
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Arriva un piccolo regalo natalizio dalla lettura del sito http://www.governo.it/it/faq-natale#zone alla pagina relativa alle FAQ, acronimo inglese che significa risposta alle domande più frequenti, dove leggiamo quanto segue:

È possibile recarsi in un altro Comune al solo scopo di fare lì attività sportiva? In alternativa, è possibile varcare i confini comunali mentre si pratica l’attività sportiva (per esempio correndo o valicando un monte), per concluderla comunque all’interno del proprio Comune? Nella “zona rossa" è consentito svolgere l'attività sportiva esclusivamente nell'ambito del territorio del proprio Comune, in forma individuale e all'aperto, mantenendo la distanza interpersonale di due metri. È tuttavia possibile, nello svolgimento di un’attività sportiva che comporti uno spostamento (per esempio la corsa o la bicicletta), entrare in un altro Comune, purché tale spostamento resti funzionale unicamente all’attività sportiva stessa e la destinazione finale coincida con il Comune di partenza.

Quindi anche nei giorni in rosso sul calendario speciale Covid19, ci sarà consentito quantomeno entrare nel territorio del comune confinante senza rischiare sanzioni. Il tutto a patto di ritornare a “casa” al termine della seduta, mantenere la distanza di sicurezza di due metri che peraltro a nostro avviso sono insufficienti. Correte da soli o state molto più lontani. Sempre. Anche al termine della corsa perché il virus non fa sconti nemmeno al momento dei saluti o delle foto ricordo. Resta inteso che è sempre necessario avere in tasca la mascherina ed attenersi ad eventuali ulteriori disposizioni locali che possono essere solo più restrittive di quelle del governo centrale. 

Rodolfo Lollini – Redazione Podisti.net

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Acque agitate per l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera e non parliamo della sua attività istituzionale, bensì della sua passione per la corsa, peraltro ben nota ai runner lombardi.

Il tutto nasce da un post odierno su un social network, nel quale esterna la sua soddisfazione così: ”Oggi 20 km lungo il naviglio Martesana - la maratona è maestra di vita - stringere i denti e non mollare mai". Il tutto ovviamente condito dalle classiche immagini di rito che lo ritraggono da solo e con i compagni di allenamento. Non ci è dato di sapere se lui e gli altri siano conviventi o abbiano corso con la mascherina e rispettando le distanze minime di sicurezza. Anche se forse sarebbe meglio correre da soli. Ma non è questo il punto, in quanto subito dopo sono piovuti commenti molto salaci da parte di altri utenti che stigmatizzavano il fatto che nel coprire tale distanza, il politico avesse sconfinato da Milano, comune di residenza. Comportamento che non è permesso nemmeno dopo il passaggio della regione da zona “rossa” ad “arancione”. Comportamento proibito ed ancora più censurabile se effettuato da un politico. Se poi la persona in questione è appunto il responsabile della sanità della regione più toccata da questa pandemia, lasciamo ai lettori ogni ulteriore commento…

Su questa vicenda www.milanotoday.it ha fatto una ricostruzione molto dettagliata, mostrando come alcune foto postate dall’assessore sembrerebbero scattate nel comune di Cernusco sul Naviglio (MI). La palla ora passa all’interessato. Noi, come la summenzionata testata preferiamo usare il condizionale anche se abbiamo pochi dubbi. Vedremo se nei prossimi giorni Gallera vorrà pubblicare la traccia del percorso. Nello screenshot mostrato oggi, la foto del GPS indicava tutti i dati relativi alla distanza percorsa, velocità media, dislivello, ma sfortunatamente era stata tagliata prima della cartina che mostra il percorso.

Aggiornamento del 7/12/2020 ore 18.30: mentre sul profilo facebook di Giulio Gallera non era presente questa indicazione, nelle fotografie postate su Instagram dall'esponente politico, appare la cartina con il tracciato della corsa che da Milano ha poi attraversato i comuni di Vimodrone e Cernusco sul Naviglio. Versione poi ammessa anche dall'assessore che si è giustificato dichiarando a www.corriere.it :"Ero sovrappensiero".

Rodolfo Lollini – Redazione Podisti.net

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30 Ottobre - La Fidal, Federazione Italiana di Atletica Leggera, ha pubblicato sul proprio sito il “Protocollo organizzativo temporaneo - non stadia”, in base alle alla pubblicazione del Dpcm sulla Gazzetta Ufficiale del 25 ottobre 2020, relativo alle competizioni su strada (corsa, marcia e nordic walking) e off-road (corsa in montagna, trail running e corsa campestre).

La Federazione specifica che il nuovo protocollo “si intende temporaneo e passibile in ogni momento di aggiornamento sulla base dell’evoluzione della normativa generale”.

Ecco di seguito le modiche apportate rispetto al precedente:

  • Ripristinata la necessità da parte degli organizzatori di inserire le gare solo in calendario nazionale;
  • Ripristinato quanto finora riferito solo allo sport a porte chiuse: il nuovo Dpcm non permette più la presenza di pubblico in occasione delle competizioni all’aperto;
  • Tolta la possibilità di effettuare partenze con blocchi da 50 atleti in griglia senza mascherina. Rimane in vigore la possibilità di svolgere manifestazioni a cronometro con partenza di un atleta alla volta o in griglie di massimo 500 atleti distanziati almeno 1 metro tra di loro e con obbligo di indossare la mascherina prima dell’ingresso in griglia, durante la permanenza in griglia e fino ad almeno 500 metri dopo la partenza.

Al seguente link, l’intero testo: 

DOWNLOAD (pdf) – PROTOCOLLO ORGANIZZATIVO TEMPORANEO NON STADIA (agg. 30 ottobre)

 
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Nella serata del 18 ottobre il Primo Ministro Giuseppe Conte ha esposto le nuove disposizioni per combattere il Coronavirus, contenute nel DPCM (un tipo di decreto che non richiede nessuna approvazione del Parlamento e dovrebbe essere usato solo in via straordinaria per casi di emergenza) datato lo stesso 18 (ma in realtà diffuso, in una versione un po' corretta e contestata dai sindaci, la mattina del 19). Il DPCM corregge il precedente DPCM datato 13 ottobre, dunque accantonato dopo soli 5 giorni di vita. Non essendoci il tempo di riscriverlo tutto, il nuovo DPCM consiste per gran parte nella correzione di parole o mezze frasi del precedente, costringendo dunque il lettore (e l'interprete, e il presidente di società, ecc.) a un faticoso lavoro di forbici e colla.
Tre le la tante azioni messe in campo per frenare la crescita del contagio, vi è quella che più interessa noi podisti e tutti gli sportivi in genere, cioè si è deciso il blocco dell'attività agonistica dilettantistica non professionistica per tutti gli sport di contatto. Ecco il testo preciso:

  • la lettera g) è sostituita dalla seguente "g) lo svolgimento degli sport di contatto, come individuati con provvedimento del Ministro dello Sport, è consentito nei limiti di cui alla precedente lettera e). L'attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l'attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni. Sono altresì sospese tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere ludico-amatoriale;

Resta da vedere come si possa esercitare uno sport di contatto "in forma individuale": vogliamo dire che la boxe si può fare solo contro uno specchio, o una mischia del rugby solo con dei pelouche?

Potrebbe riguardare noi un altro comma:

la lettera e) è sostituita dalla seguente: "e) sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni riguardanti gli sport individuali e di squadra riconosciuti di interesse nazionale o regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali.


Qui sembra parlare di tutti gli sport, dunque anche la corsa, e ammetterli solo se "di interesse nazionale o regionale" (dunque sì a una gara nazionale Fidal, no alla corsa locale?). Ma l'impressione è che sotto queste parolone si nasconda solo la distinzione tra sport professionistici (tipicamente, calcio e pallacanestro), che si possono fare ai massimo livelli e invece sono bloccati a livello semipro o dilettantistico (dunque no al calcio di livello provinciale o regionale). Tant'è vero che lo stesso articolo poi disciplina la presenza del pubblico a questi eventi:

non oltre il numero massimo di 1000 spettatori per manifestazioni sportive all'aperto e di 200 spettatori per manifestazioni sportive in luoghi chiusi, esclusivamente negli impianti sportivi nei quali sia possibile assicurare la prenotazione e assegnazione preventiva del posto a sedere, con adeguati volumi e ricambi d'aria, ecc.

Dunque, osserverebbe uno di noi, se 1000 persone possono andare allo stadio (e a una fiera, ma stranamente non a un convegno), perché non possono andare a una corsa? I dubbi però restano, perché qua e là nel decreto sono disseminate delle mine vaganti. Ad esempio questa:

Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico...

E' vero che la chiusura, per ora, è disposta dopo le ore 21, e lo scopo è quello di arginare la cosiddetta movida, ma siccome alle autorità locali (dalle regioni ai prefetti ai sindaci) è concesso di restringere ulteriormente le maglie, tant'è vero che alcune piazze sono già state transennate e praticamente chiuse al pubblico anche di giorno (ci riferiamo all'Emilia-Romagna, dove la situazione epidemica è largamente sotto controllo, senza dire delle ben più drastiche misure di altre regioni, come detto in altra parte di questo magazine), non vorremmo che a qualche autorità a corto di inventiva saltasse in testa di chiudere le strade interessate a una corsa, o estendere al podismo le misure inizialmente pensate per altri scopi, secondo un'escalation che abbiamo sperimentato ad esempio con la circolare Gabrielli, nata per contrastare il terrorismo o i danni da resse incontrollate, ed estesa a limitare e talora a impedire le nostre pacifiche gare patronali.

Staremo a vedere come si comporteranno le autorità nelle prossime settimane di fronte alle richieste degli organizzatori (o meglio, di quei pochi organizzatori capaci di fare resistenza).

 
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Con il ritorno della diffusione del contagio per la pandemia - covid 19, ritornano anche le misure di restrizione per i runner.

La prima regione ad inserire limiti per chi corre è la Campania: nell’ordinanza n. 78 del 14 ottobre 2020, a firma del governatore Vincenzo De Luca, al punto 1.4 si afferma che: “l’attività di jogging, ove svolta sui lungomari, nei parchi pubblici, nei centri storici, e comunque in luoghi non isolati, è soggetta alla limitazione oraria: ore 06,00- 8,30; negli altri casi [si suppone dunque negli altri luoghi meno frequentati: ma si prospettano lunghe discussioni sulla quantità di 'isolamento' necessaria] è consentita senza limiti d’orario, fermi in ogni caso gli obblighi di distanziamento DPCM 13 ottobre 2020”.

Speriamo che la situazione non peggiori…

 
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Nel continuo sovrapporsi di nuove disposizioni relative al Covid19, ultimamente si era creato un dubbio circa l’obbligatorietà dell’uso della mascherina anche per chi corre all’aperto al di fuori di manifestazioni sportive che hanno i loro protocolli nazionali che almeno per l’atletica non hanno visto "l'interferenza" da parte di altri enti locali come è stato il caso per una recente partita del campionato di calcio di serie A.

A chiarire ogni dubbio una circolare interpretativa da parte del Ministero dell’Interno. Fogli molto preziosi che aiutano a capire quello che il legislatore non ha spiegato o quantomeno dettagliato a dovere. Nel documento emesso sabato 10 ottobre in serata, è stato ribadito che chi fa “attività motoria” all’aperto dovrà indossare obbligatoriamente la mascherina, ma chi pratichi "attività sportiva" ne è esonerato.

A questo punto i nei lettori sorgerà spontaneo il quesito: qual è la differenza tra "motoria" e "sportiva"? Il Viminale chiarisce che la passeggiata è un’attività motoria, mentre la corsa, chiamatela running, jogging, footing o come preferite, ne è esentata. Come pure per il ciclismo e la marcia, ovviamente intesa come attività sportiva e non come sinonimo di quattro passi all’aperto.

Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net

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Lunedì, 28 Settembre 2020 15:12

Tutti in piazza… ma non per correre

Recentemente ho passato una decina di giorni in Lombardia,  la terra italiana  più duramente colpita dal Sars-Cov-2.  Visitando in lungo e in largo la Lomellina,  regione storica confinante con il Piemonte,  mi sono reso conto che la popolazione,  senz’altro tra le più provate del Paese sul piano sanitario,  sembrava decisamente più ‘rilassata’ di quella che vive nella mia Umbria, in cui il coronavirus non si è quasi avvertito, così come dimostrano in modo inconfutabile i numeri.

Soprattutto all’interno di bar e ristoranti e durante le ore della cosiddetta movida, quasi nessuno indossava la mascherina e i tanto detestati assembramenti sembravano la regola.  E mentre mi trovavo seduto in uno dei molti locali all’aperto della magnifica e affollatissima Piazza Ducale di Vigevano,  da cittadino e da podista incallito non ho potuto fare a meno di cogliere la stridente contraddizione che altri amici su queste pagine hanno già da tempo rilevato.  In breve, mi è parsa abbastanza surreale l’attuale impossibilità,  che non riguarda solo l’Italia,  di tornare alle nostre tradizionali gare di massa, quando in moltissimi ambiti pubblici e privati della società le persone si ritrovano stretto contatto in gran numero e per un tempo assai prolungato.

Nel dettaglio, in quella stessa serata ho stimato che solo sotto i gazebo del bar in cui mi trovavo c’erano almeno 200 persone. Ma dato che i locali occupavano praticamente lo spazio circostante senza soluzione di continuità, possiamo dire che nel complesso ben più di mille persone stazionavano in modo molto ravvicinato e senza mascherina su una superficie paragonabile a quella utilizzata per la partenza di una nostra importante gara regionale.

 Ora, saltando ogni inutile preambolo, il quale potrebbe benissimo comprendere tanti altri significativi esempi, sempre da  cittadino e da podista incallito  mi pongo, e pongo al paziente lettore, la seguente domanda:  perché viene consentito, a mio avviso più che correttamente - visto il crollo del nostro Prodotto interno lordo -,  l’assembramento ai fini economici, mentre quello sportivo è rigorosamente vietato?

  E ancora: come è possibile ipotizzare che assembrarsi una volta alla settimana per pochi minuti in partenza,  e per un po’ più di tempo alla fine di una competizione,  sia incommensurabilmente più pericoloso rispetto ad una analoga consuetudine, spesso ben più prolungata, che attualmente coinvolge milioni di persone in tutte le zone d’Italia e a tutte le ore del giorno e della notte?

  Dato che in molti speriamo di riprendere a gareggiare senza gli attuali, rigidi protocolli, non vorremmo proprio che a dover pronunciare l’ardua sentenza siano i posteri.

 

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3 Settembre - Pubblicate sul sito della FIDAL, Federazione Italiana di Atletica Leggera, le novità dei "protocolli"  per la ripresa delle attività.

In particolare in pista, le gare dagli 800 ai 5000 esclusi vedranno 12 partecipanti per serie; dai 5000 inclusi ai 10000, marcia compresa, 16 partecipanti per serie, magari suddivisi in due differenti linee di partenza.

Per quanto riguarda la strada, le partenze, con partecipanti che indossano la mascherina per i primi 500 metri, potranno permettere scaglioni fino a 500 atleti; la partenza del successivo scaglione potrà avvenire solo al termine della procedura di partenza del precedente; il distanziamento tra atleti è  portato ad almeno un metro. 

Ecco, più dettagliatamente, quanto scritto sul sito Fidal:  

IN PISTA

Alla luce dell’apertura degli sport di contatto e delle esperienze nel frattempo maturate con le competizioni di mezzofondo in varie modalità organizzate sul territorio nazionale, la FIDAL, relativamente al numero dei partecipanti, ha maturato la decisione di aggiornare le modalità di svolgimento delle gare in pista dagli 800 metri a crescere:

  • Dagli 800 metri e fino ai 5000 esclusi, n. 12 partecipanti per serie.
  • Dai 5000 inclusi ai 10.000, marcia compresa, n. 16 atleti per serie; ove possibile gli atleti dovranno partire suddivisi in due differenti linee di partenza come da Regola Tecnica 17.5.2 (ex Regola 163).


NON STADIA

Le modifiche apportate sono poche ma rilevanti, soprattutto perché richieste dai principali organizzatori di maratone italiane, e discusse con loro:

  • partenze con mascherina fino a 500 atleti per scaglione (erano 200);
  • partenze separate da adeguato intervallo temporale, al fine di mantenere le distanze tra gli atleti: uno scaglione non può partire prima che la procedura di partenza del precedente scaglione non sia ultimata (l’intervallo era genericamente di 5 minuti, non necessariamente adeguato a contesti spaziali differenti);
  • distanziamento tra atleti portato a 1 metro (come da normativa; era 1,5 metri prudenziale).

Tra le buone pratiche (non rientra tra gli obblighi): “Come ulteriore dispositivo di protezione dal contatto e in particolare in occasione di competizioni in cui sono prevedibili stagione fredda o meteo avverso, si può ipotizzare di fornire ai partecipanti mantellina impermeabile con cappuccio da indossare prima della partenza”.

Questo il link al documento intero del protocollo organizzativo "temporaneo" non stadia: 

http://www.fidal.it/upload/files/2020/L%27Italia%20torna%20a%20correre%20-%20disciplinare%203%20settembre.pdf

 

[F. M.] Non vorrei farmi prendere dall'entusiasmo, ma questo protocollo o linea guida o raccomandazione generale (o comunque lo si voglia chiamare) mi sembra il miglior documento fidaliano da marzo ad oggi. Avendo scorso tutto il testo, a parte le ovvie precauzioni di dire che eventuali disposizioni limitative delle autorità politiche-amministrative (cioè di un qualsiasi ras locale che non vuole grane) prevarranno su tutto, mi pare che siamo davanti a un notevole miglioramento rispetto alle prescrizioni vigenti, probabilmente suggerito dagli organizzatori di maratone o eventi di massa, eventi che così potrebbero aprirsi a un numero di partecipanti elevato (curiosa però la raccomandazione delle mantelline con cappuccio se fa brutto tempo! è un'idea di qualche virologo dell'ultima moda?).
Non lasciamoci cullare da eccessivo ottimismo, ma questo potrebbe sembrare anche un via libera a corse davvero di 'quantità': non vedo traccia di un numero massimo di partecipanti. Basta che gli scaglioni non superino i 500, e che uno scaglione parta dopo che il precedente è già andato via (ma non dice a che distanza di tempo: un minuto? tre? fossero anche cinque!), e la cosa si può fare. Ci sono evidenti compromessi con la realtà, come quando si raccomanda di mantenere in corsa una distanza di 5 metri in lunghezza (fronte-retro, per intenderci) tra gli atleti (già, perchè negli sport di contatto la mantieni?!): cosa impossibile, ma peraltro indicata solo a livello di raccomandazione, senza sanzioni per l'inadempienza. Direi che siamo un po' al livello della pantomima sul riempimento degli autobus scolastici: i medici vorrebbero il 50%, ma gli amministratori che non hanno i bus o gli autisti hanno insistito per arrivare all'80%: cosa che ovviamente metterà tutti a contatto con tutti, ma che si fa finta di ignorare, o nella speranza dello stellone italico, o in nome del bene superiore dell'aprire le scuole.
Dunque, se in un autobus omologato per 50 posti ce ne staranno 40, allo stesso modo, e anzi con migliori garanzie per la salute, in un rettilineo di partenza lungo mille metri e largo venti potranno ben stare cinquemila persone... Ma andiamo piano con l'ottimismo: è sempre in agguato qualche ordinanza contingibile ed urgente che smorzi gli entusiasmi. Salvo che, anche in questo caso, il ras locale non consideri che è meglio avere i ristoranti pieni che le strade vuote di podisti...

 

 
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In questa lunghissima fase di semi-paralisi delle attività sportive di massa, non è possibile prescindere dall’affrontare il nodo dell’epidemia di coronavirus. Una epidemia che da mesi sembra fortemente attenuata, con una mortalità media giornaliera decisamente inferiore a quella dei suicidi (in Italia si tolgono la vita in media 11 persone al giorno).  In tal senso prosegue il braccio di ferro tra chi, come alcuni autorevoli clinici, sostiene che il virus si sia nettamente indebolito, dal momento che la stragrande maggioranza dei soggetti contagiati sono asintomatici, e chi sostiene a spada tratta il principio di precauzione, immaginando di ritrovarci, qualora si adottasse una piena normalizzazione delle attività umane, nelle drammatiche condizioni di marzo, in cui si è rischiato il collasso di buona parte del sistema sanitario.

   Ora, premetto che non è mia intenzione imbarcarmi in una riflessione sulla differenza sostanziale che sussiste tra il concetto di verità, che appartiene fondamentalmente ad una sfera religiosa, e quello più laico di evidenza. Tuttavia,  su quest’ultimo piano mi sono parse particolarmente esemplificative le parole del professor Matteo Bassetti, direttore della   Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova che, insieme ad Alberto Zangrillo, è tra i pochi esperti del mondo scientifico ad avere il coraggio di mostrarsi "non allarmista":  "A marzo emergeva la puntina dell'iceberg, oggi intercettiamo molto precocemente ed oggi stiamo tirando fuori il tanto che ieri era sommerso - ha spiegato Bassetti nel corso di Quarta Repubblica , in onda su Rete4-. Abbiamo delle mutazioni benigne nel virus, chi lo nega al letto dei malati non c'è andato".

  Ebbene, dato che tutto può accadere sotto il cielo, è  possibile che l’attuale andamento dell’epidemia, la quale da mesi sembra dare ragione a quegli studiosi che teorizzavano un graduale ma decisivo ammorbidimento del Sars-Cov-2,  prenda improvvisamente una piega drammatica, riportando il Paese in una condizione di grave emergenza sanitaria. Ma se è per questo, anche l’arrivo di un altro simile agente patogeno, altrettanto inaspettato e magari ancor più virulento, potrebbe stravolgere ancor più profondamente la nostra vita. 

   In questo senso, se usciamo dal binario di una esistenza in cui esiste un ragionevole rischio calcolato, entrando in una utopistica dimensione nel quale il medesimo rischio deve essere completamente azzerato,  noi podisti amatoriali le amate garette di una volta ce le possiamo proprio dimenticare. 

  Se, infatti, accettiamo come dogma assoluto che il Covid-19 sia una malattia che colpisce a casaccio, portando in sala di rianimazione chiunque a prescindere dall’età e dalla condizione fisica,  allora risulta cosa buona e giusta continuare a gestire le residuali corse podistiche con tutta una serie di misure di protezione che risulterebbero efficaci anche nei confronti della peste bubbonica. 

  Ma se, al contrario, partissimo dal presupposto, sostenuto da Bassetti, Zangrillo e tanti altri medici di prima linea, secondo cui ci troviamo di fronte ad un virus opportunista molto attenuato, il quale in pratica infetta in modo grave i fragili e gli immunodepressi, e che oggi sappiamo ben fronteggiare sul piano della terapia, allora forse potremmo aprire un dibattito su un possibile ritorno ad una normalità agonistica che in questo momento appare perduta per sempre.

  Anche perché, come è stato ricordato su queste pagine anche da altri amici podisti, le rigide precauzioni che hanno reso sportivamente e socialmente asettiche le nostre competizioni, trasformandole in anonime corse a cronometro, non trovano alcun riscontro nella nostra quotidianità, laddove l’atteggiamento spontaneo della maggior parte delle persone, podisti o meno, è lontano mille miglia dagli attuali protocolli che ingessano gli sport amatoriali di massa.

 Protocolli che dovrebbero quanto meno essere ridiscussi proprio in relazione all’andamento clinico dell’epidemia in corso, anziché imporli ad oltranza fino alla scomparsa definitiva di quest’ultimo coronavirus. Scomparsa che peraltro sarà quasi impossibile da ottenere, dato che il Sars-Cov-2 sembra che sia diventato endemico, installandosi a tempo indeterminato nella società umana così come accade da sempre per tanti altri virus.

 
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Ho una domanda che non saprei a chi rivolgere: chi scrive i protocolli?

Ho letto i protocolli di alcune federazioni, oltre a quello della Fidal, e mi sembra che i signori (che sparano regole impossibili da attuare seriamente), non abbiano MAI praticato quegli sport. In pratica mettono in ginocchio tutte, ma proprio tutte le piccole società. Il mio modesto parere è che si sia fatto un passo per dare il colpo di grazia a molti sport, ma soprattutto a molti amatori (di qualunque disciplina). Attualmente c'è in voga un gran "fai da te", non c'è più bisogno di far parte di una società, di un gruppo e tantomeno tesserarsi, a che serve? Insomma, mi piacerebbe sapere chi sono quei signori che scrivono regole senza conoscere lo sport che devono trattare.

Il nostro amico Gabriele Ferrari ci pone in modo intelligente la domanda delle 100 pistole: chi scrive i protocolli della Fidal e di altre federazioni sportive al tempo del coronavirus? 
In particolare, ritiene che coloro i quali hanno elaborato “regole impossibili da attuare seriamente” non abbiamo mai praticato i relativi sport.
Sta di fatto che in questo modo si è inferto un colpo quasi mortale al mondo sportivo amatoriale,  disincentivandone seriamente la pratica.
Pratica, mi permetto di aggiungere, che rappresenta un presidio di salute, soprattutto in un paese, l’Italia,  in cui ogni anno muoiono circa 240.000 persone per le malattie del cuore (ictus e infarto). Un numero che probabilmente  tenderà drammaticamente a crescere, dal momento che in questi mesi di emergenza sanitaria la Società italiana di cardiologia segnala un aumento nell’ordine del 30% di persone decedute per tali cause.

Ovviamente, chi scrive i succitati protocolli, a prescindere dal grado di preparazione e competenza specifica,  sembra farlo attraverso una visione estremamente ristretta nonché prudenziale. Per lui, come per buona parte dell’establishment di questo paese, pare esistere un solo serio rischio di malattia e di morte: il Covid-19. Tutto deve essere fatto per bloccarne la diffusione, anche se i medici più autorevoli che operano in prima linea ci dicono da molti mesi che il virus è clinicamente quasi estinto, nel senso che la stragrande maggioranza dei nuovi “casi”, così come l’informazione più drammatizzante definisce i contagi, non manifestano alcuna sintomatologia.  In tal senso sembra confermata la tesi, basata su una accurata ricerca di laboratorio del professor Clementi - illustre virologo del San Raffaele di Milano -  secondo la quale l’ultimo dei coronavirus conosciuti avrebbe imboccato la stessa strada di altri suoi predecessori, adattandosi all’ospite attraverso il fenomeno dell’omoplasia.  In pratica, così come dimostrano  in maniera  evidente i numeri da tempo,  Sars-Covid-2 sarebbe già ‘sceso a patti’ con l’uomo.

Ma tutto questo non ha affatto scalfito la tendenza ad adottare il presupposto che sta a monte della cosiddetta “nuova normalità”, con cui giustappunto si continua a paragonare tale virus al bacillo della peste bubbonica.  E dunque, al netto di tutta una serie di considerazioni di natura antropologica, impossibili da approfondire nel breve spazio di un articolo,  viene da sé che i vari comitati di espertoni tendano a realizzare protocolli attraverso i quali raggiungere l’utopia degli zero-contagi.  D’altro canto, se lo stesso contagio equivale alla malattia, che oramai in buona parte dell’immaginario collettivo richiama lo spettro delle sale di rianimazione,  l’idea di far praticare lo sport in una sorta di aureo isolamento individuale (per così dire),  costituisce la bussola per qualunque cervellone chiamato ad elaborare le nuove regole.
Regole che, vorrei ricordare, non discendono da alcun provvedimento che abbia forza di legge, bensì da tutta una serie di Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i quali sono semplici atti amministrativi (non sanciti cioè dalla approvazione delle Camere come imporrebbe la Costituzione).

Quindi, in barba alla Costituzione più bella del mondo (almeno così dicono),  la Fidal e le altre federazioni,  Enti di promozione sportiva inclusi,  hanno creato un sistema di regole e di procedure onde impedire al “mostro” invisibile di diffondere tra gli atleti una malattia clinicamente languente.  Poi beninteso, come evidenziato più volte dal professor Gattinoni - altro illustre medico che opera in Germania -  la composizione pletorica di detti comitati, nei quali ogni membro cerca di inserire una sua proposta,  determina protocolli estremamente complessi e con parecchi elementi contraddittori,  difficilmente applicabili nella loro interezza. 

Il risultato finale di questi guazzabugli,  che per noi podisti hanno raggiunto l’apoteosi con la demenziale misura, recentemente reiterata dalla Fidal,  di farci correre almeno per i primi 500 metri di gara (se si è in più di 50) con la mascherina,  è una sostanziale paralisi  a tempo indeterminato delle competizioni sportive di massa.  Poiché, come suggerisce Fabio Marri, tutti cercano di pararsi il didietro dalle eventuali conseguenze di un semplice contagio; e nessuno si assume la responsabilità di adottare una sorta di disobbedienza civile, almeno per ciò che concerne le misure più demenziali concepite per la “nuova” normalità sportiva.  In questo senso anche nello sport il terrore di essere tacciati di fiancheggiare il virus risulta da tempo assai superiore di quello di prendersi il contagio medesimo.

 
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Venerdì, 14 Agosto 2020 17:46

Pubblicato il nuovo protocollo Fidal "non stadia"

E’ stato pubblicato sul sito della FIDAL, Federazione Italiana di Atletica Leggera, il nuovo protocollo relativo alle gare su strada (corsa, marcia e nordic walking) e off-road (corsa in montagna, trail running e corsa campestre).

Si confermano le tre modalità di partenza già riportate sul precedente documento del 30 luglio, vale a dire crono individuale, crono per scaglioni di massimo 50 atleti distanziati tra loro e senza mascherina al via, e crono per scaglioni di massimo 200 atleti distanziati sino al via e con la mascherina per la parte iniziale di gara (la modalità a cronometro individuale è consentita in tutta Italia, le modalità di partenza per scaglioni sono consentite nelle regioni che abbiano aperto agli sport di contatto)..

La novità è che sono considerate manifestazioni di interesse nazionale e regionale FIDAL tutte le manifestazioni inserite in calendario nazionale e nei calendari regionali dei rispettivi Comitati Regionali, senza il “vincolo” dell’interesse nazionale.

Il nuovo protocollo è riportato al link:

http://www.fidal.it/upload/files/2020/L%27Italia%20torna%20a%20correre%20-%20disciplinare%20aggiornato%2013%20agosto.pdf

 

 
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