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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

Non togliamo a Modena il primato della provincia nella quale si corre tutte le feste dell’anno (tranne una o due.. peccato), e al minor prezzo di tutta Italia, sebbene la provincia sia regolarmente classificata tra le prime dieci del Paese quanto a reddito e risparmio individuale.

In questa fine di 2018 però ci sarà una domenica in cui non si corre (o meglio, si va a correre in provincia di Bologna, a Crevalcore: a memoria, direi sia l’unica volta nell’anno che si sconfina a est, mentre di solito Modena attinge in caso di necessità o a furor di popolo dal reggiano), e un’altra in cui si corre due volte, il 23 dicembre. Addirittura una delle due gare con iscrizione gratuita, mentre l’altra è ‘offerta’ alla terrificante quota di 5 euro, competitiva inclusa.

La prima è la rituale ‘Camminata di quartiere’, che da anni beneficia dell’intervento diretto del Comune di Modena (da cui vanno, o andavano secondo le ultime notizie pervenute, mille euro alla polisportiva che si accollava l’organizzazione): si svolgerà nel quartiere industriale di Modena est, su un percorso grosso modo identico a quello che si pratica da decenni alla vigilia di Pasqua; nel 2017 questa gara si era fatta il 26 dicembre, in collisione con una storica manifestazione bolognese preferita da molti. Partenza ufficiale alle 9,30 (rispettata grosso modo dal 10% dei partecipanti), iscrizione gratuita, percorsi fra i 3 e i 15 km, mezzo chilo di pasta in omaggio, ristoro finale con fette di panettone cui solitamente le società partecipanti aggiungono altre torte e lo spumante nell’imminenza del Natale. A volte come premio per i bambini (da contare sulla dita di una mano quelli che corrono mescolati agli adulti) si aggiunge qualche figurina Panini o gadget similari.

La seconda gara, relativamente nuova, organizzata dal “Modena Runners Club” che si avvale nel contemporaneo supporto di Csi e Uisp ma non del geriatrico Coordinamento podistico modenese (da cui il club è polemicamente uscito l’anno scorso), e però è inserita nel circuito regionale “Corriemilia”, si svolge a San Donnino, dunque 5-6 km a monte lungo il corso dello stesso fiume Panaro sotto cui si tiene la camminata di quartiere.

Così recita il comunicato degli organizzatori:

 

Abbiamo eseguito la certificazione del nuovo percorso gara con il sig. Sarzi Guido tramite bicicletta calibrata: due giri da 5 Km, ancora più veloce e spettacolare. Considerata la logistica e l’elevato standard organizzativo (premiati 70 atleti tra assoluti e categorie + primi 50 uomini e 20 donne + prime tre staffette maschili e femminili + 2 traguardi volanti M/F) ci candidiamo fin da ora per il campionato provinciale UISP 2019, il regionale UISP 2020 ed il nazionale UISP 2021. 

La gara giovanile (che nel 2019 entrerà nel circuito UISP regionale) sarà uno spettacolo soprattutto per gli esordienti con un percorso consigliato dal tecnico Omar Zoboli di Nonantola. Invitiamo pertanto a passare voce a tutte le società che hanno un settore giovanile.

La Christmas Walk sarà a marchio CSI (che ci ospita); non abbiamo di proposito inserito la distanza bensì la durata della camminata per distinguerla dalla corsa. I partecipanti (obbligati a partire tutti insieme visto che il percorso non è segnato e verrà segnalato solo dopo le 9.00) si iscriveranno come i competitivi e avranno anche loro un pettorale ed un premio (stesso pacco gara) a fine camminata. 

L’iscrizione è di 5€ per tutti.

 

E ancora, con ulteriori precisazioni:

 

Dopo la partenza della Christmas Walk sono previste le gare promosse dalla UISP modenese: prima la manifestazione giovanile con una spettacolare corsa di bimbi (esordienti) nel rettilineo di partenza/arrivo; a seguire la gara delle categorie ragazzi/e e cadetti/e sulla distanza di 1000 e 1500 metri con medaglia e gadget per tutti.

Infine alle ore 10 la corsa di 10 km e la staffetta 2x5000 sul nuovo percorso di 5 km a circuito, con lo spettacolare passaggio degli atleti nella zona di arrivo con tanto di traguardo volante e cambi di staffetta. Percorso velocissimo ideale per fare il proprio record su tracciato recentemente certificato; giudici e chip UISP Modena a completare gli standard di qualità per noi imprescindibili per la riuscita di una manifestazione di livello. Per iscriversi alla gara bisogna essere in regola con la certificazione agonistica e aver pagato la quota di iscrizione che fino a giovedì 20/12 sarà di 5€. Previste numerose premiazioni di cui parleremo in un successivo comunicato.

Anche l’area di San Donnino è ipersfruttata dal podismo modenese: tra lì e la contigua San Damaso, ci si vede una decina di volte l’anno. Fino all’anno scorso accanto alla competitiva si disputava una non competitiva, col rituale obolo di 1,5 euro e molto affollata: quest’anno evidentemente no. Non siamo informati sul tracciato ‘nuovo’, ma ben difficilmente si potrà uscire da quella fascia larga  circa un km e lunga due, che sta tra il fiume e la via Vignolese nei paraggi del casello di Modena sud, e in direzione nord-sud tra gli abitati di San Donnino e San Damaso: dove peraltro si sarà già corso l’8 dicembre per una ‘nuova’ Camminata dell’Immacolata (sostitutiva di una “Corsa di San Silvestro” che si disputò il 31-12-17, sette giorni dopo una “camminata di quartiere” fatta a San Donnino: insomma, facite ammuina), a circa 10 km da un’altra gara ‘privata’, da 5 euro ma apprezzatissima soprattutto per il ristoro post-gara, programmata a Spilamberto.

Viva l’abbondanza. Il mondo è bello perché è avariato, diceva una mia amica dottoressa messa sotto processo da qualche PM di larghe vedute per un reato d’opinione.

25 novembre – I coraggiosi organizzatori della “Bartolo Longo” di Pompei, capitanati da Beppe Acanfora, hanno riproposto la loro maratona in linea, dal capoluogo campano alla Città Sepolta nonché sede del grandioso santuario mariano dove la gara si è conclusa.

La maratona si era corsa fino al 2000 (una volta con arrivo dentro agli Scavi, iniziativa memorabile e da ripetere!), poi era stata ridotta ai 28 km della distanza lineare tra le due città. Quest’anno è stata riproposta, senza troppe pretese, con servizi minimi e via via ridotti (sono stati annullati sia i premi di categoria sia il pullman di ritorno a Napoli, né si è visto l'intrattenimento musicale con presentazione dei top runners indicato per sabato pomeriggio) ma con una quota di iscrizione davvero amatoriale, 20-25 euro (30 negli ultimi giorni) con sconti per iscrizioni di gruppo.

Al termine, sono stati 147 quelli che hanno concluso la gara, partita dalla scenografica piazza Plebiscito di Napoli e che, dopo 14 km più o meno nel centro del capoluogo, su un tracciato che ha in parte ripreso quelli della Mezza e della maratona napoletane, ha imboccato più o meno la strada litoranea e, attraverso la serie continua delle cittadine costiere (Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata) è giunta a Pompei costeggiando gli scavi e arrivando proprio di fronte alla grande chiesa nella piazza dedicata al beato Bartolo Longo.

Napoli-Pompei 2018

 

Il tempo imbronciato e un uragano durante la seconda ora di corsa si sono aggiunti ai disagi del traffico: dopo i primi 4 km a Napoli dove gli atleti hanno avuto una protezione assoluta, è cominciata una convivenza tra auto e podisti da principio sopportabile e ben regolata dalle frequenti pattuglie di vigili urbani, poi divenuta alquanto problematica intorno alla metà percorso, infine tornata più tranquilla nell’ultima decina di km, quando è addirittura apparsa una corsia dedicata. Prima, ai corridori si imponeva la scelta fra la strada (quasi sempre ciottolata, e abbastanza trafficata) e i marciapiedi a lato, con tutte le loro problematiche: sconnessioni, gradini a ogni incrocio, auto in sosta, cassette dei venditori di frutta, cacche di cane, l’immondizia sparsa che per Di Maio è solo una ceppa, e via dicendo. Si aggiungano i continui saliscendi, dal livello del mare fino ai 78 metri del km 29, che hanno portato il dislivello complessivo a superare i 400 metri.

Sufficienti le segnalazioni mediante frecce dipinte sull’asfalto, e va aggiunto che a tutti i bivii e gli incroci erano presenti forze dell’ordine o volontari; scarsini i ristori, consistenti essenzialmente in bottigliette d’acqua, che peraltro ho visto solo ai km 5, 20, 27, 30, più un po’ di frutta al 35. Ai km 10 e 15 si intuiva che ci fosse stato un cosiddetto 'abbeveraggio' dalle bottigliette vuote a terra, ma per chi marciava ai 6/km non c’era più niente da prendere.

Per fortuna, dopo un’ora di pioggia torrenziale, è smesso, e addirittura verso Pompei è apparso un po’ di sole, non però capace di asciugare l’acqua alta che letteralmente inondava la strada ai km 38-39 (anche le fognature devono appartenere alle ceppe dimaiesche).

All’arrivo, spogliatoi angusti e senza acqua corrente (salvo non andare in fondo all’attiguo refettorio per usufruire dei gabinetti collettivi), ristoro piuttosto spartano arricchito dal pasta party (ma non per i ritardatari).

Ha vinto Youssef Aich, unico marocchino in gara, con 2.36:56, e cinque minuti di vantaggio su Mario Maresca (cronometraggio tramite chip Tds, tappetini di rilevamento solo alla partenza e all’arrivo, e due o tre posti di controllo con spunta manuale); prima tra le 22 donne la W 45 Mara Calorio, tesserata Runcard, in 3.10:05. A entrambi i vincitori sono toccati (o almeno così garantiva il programma) 500 euro.

Tre supermaratoneti hanno chiuso a pari merito la teoria degli arrivi, in 5.12:29: il romano Michele Quarto, il foggiano Massimo Faleo (che qui fungeva da capogruppo del Club Supermarathon) e il milanese Vito Piero Ancora, primatista italiano come numero di maratone e che quest’anno è destinato a battere nuovi record, al pari della coppia barlettana Angela Gargano-Michele Rizzitelli che hanno concluso poco avanti.

Venerdì, 23 Novembre 2018 22:21

Abuso di maratona

Stavo programmando di scrivere questo pezzo quando l’email mi ha scaricato l’articolo “Maratona, maratona, maratona e domani farei un’altra maratona” firmato per Endu da Andrea Toso . In realtà non volevo parlare esattamente di quest’argomento, cioè “quante maratone è opportuno fare in un anno?”: quando cominciai io – il passato remoto è d’obbligo – i sacri testi dicevano 2 o 3 l’anno, e infatti il primo anno ne corsi due, il secondo tre, il terzo volli testarmi correndone sette; poi, una volta liberatomi di tutti i malanni all’apparato locomotore (o almeno tenutili sotto controllo, imparato come si curano o si prevengono) mi sono assestato sulle 10-12 l’anno.

Molte per il “comune sentire” e per tecnici seri come Maurizio Lorenzini, pochissime per la prassi dei cosiddetti supermaratoneti, che non hanno più paura nemmeno delle cento maratone l’anno; tant’è vero che ogni anno perdo posizioni nella classifica annuale di “chi ne ha fatte di più”. A fine 2010 ero 25° assoluto, ma alla fine dell’anno scorso sono scivolato al 34° posto, perché i miei miserabili 655 km percorsi in un anno, in 15 occasioni diverse (sono conteggiate anche le ultramaratone) mi collocano a un miserabile 149° posto stagionale, davvero un’inezia rispetto alle 84 e 61 maratone totalizzate dal primo uomo e dalla prima donna italiana.

Ai quali (senza far nomi), e ai loro ‘simili’ si riferisce Toso (cui la Maxiclassifica cartacea assegna una sola maratona nel 2016 e nessuna nel 2017), con queste parole: “forse, collezionano patacche e pettorali per numerare le maratone, ‘ne ho fatte 100, sono a 115 tra maratone e ultra’ è la tipica sentenza, e noi ne rimaniamo un [sic]  inizialmente ammirati, fino a sentire i cronometri da ritmo shopping. Tacche sul fucile…. ma certe distanze diventano dannose al nostro organismo, in radicali liberi, danni muscolari e traumi al sistema scheletrico. Le endorfine sono la droga naturale del nostro organismo e come da battuta costano meno di uno psicologo, ma tra scarpe esauste viaggi ed iscrizioni esiste forse un bilanciamento”.

Lascio impregiudicato il quesito (anche se non dubito di come la pensi Lorenzini): io però, conoscendo molti di questi supermaratoneti, parecchi dei quali più anziani di me, li vedo nonostante tutto sanissimi: c’è addirittura un medico ortopedico/fisiatra, più vecchio di me, che in carriera ho sempre battuto, finché lui ha compiuto 70 anni, e da allora mi arriva quasi sempre davanti.

Mentre i danni scheletrici, le carriere troncate per esaurimento di menischi e così via, le ho constatate, in quasi mezzo secolo che bazzico questo mondo, non tanto nei supermaratoneti (sì, due o tre sì, ma non di più), quanto piuttosto in quei giovanotti assatanati dei 3:30 a km, delle mezze corse sotto l’ora e dieci, dei trail fatti zompando in discesa da un sasso all’altro. Lo storico recordman delle maratone, Beppe Togni, correva ben oltre gli 80 anni, si può dire fino alla morte, come fa adesso il carpigiano Antonino Caponetto (lunga vita: l’ultimo nostro ‘scontro diretto’, alla fu-maratona di Carpi, si è risolto a suo favore!).

Ovviamente diverso è il discorso tecnico: se correre una maratona in 4 ore e mezzo sia “ritmo shopping” come scrive Toso (che nella sua ultima maratona ha fatto 3.59:28, giusto come feci io nella mia prima, quando non ne sapevo niente), e se dobbiamo lasciare i 42 km solo a quelli sotto i 4 minuti a km, per far regredire il mondo del podismo ai tempi che i campionati italiani li vinceva Antonio Ambu su un lotto di 50 partecipanti, è una questione (scriveva Manzoni in una parte dei “Promessi sposi” che poi cancellò) sulla quale non ardisco esprimermi.

Ma, come dicevo, l’articolo di Toso è solo un accessorio (un accidente, direbbero i filosofi aristotelici e i neogrammatici) rispetto al tema “abuso di maratone” suggeritomi dall’articolo, stavolta ‘nostro’, di Rodolfo Lollini sull’ultramaratona, per l’esattezza la 24 ore, corsa su tapis roulant in Norvegia e terminata col record mondiale http://www.podisti.net/index.php/notizie/item/2878-record-mondiale-su-tapis-roulant-264-km-in-24-ore.html

Un paio d’anni fa avevo assistito, in anteprima alla maratona di Reggio, a una ‘impresa’ analoga, non so se coronata da qualche Guinness come usa dire; record che comunque era stato superato nel 2017 da un Luca Turrini che l’aveva conseguito addirittura a Sidney. Turrini è di Bovolone (VR), località dove una volta ho corso una maratona: adesso la maratona non la fanno più, e allora i bovolonesi si sfogano sul tapis roulant? L’anno scorso mi era poi capitato di assistere a un paio delle 60 maratone consecutive che un nostro vecchio amico, Daniele Cesconetto, ha corso su tapis in prossimità della maratona di Conegliano: siccome l’aveva fatto per beneficenza, avevo commentato “a parte il Guinness dei primati (che mi lascia piuttosto scettico, specie da quando c’è anche chi fa la maratona palleggiando con due palle da basket), è una iniziativa da elogiare”.

Vedo che la moda comunque si diffonde, e addirittura diventa oggetto di scrittura, diciamo così, d’autore: sulla “Lettura” del Corriere della sera di domenica scorsa, 18 novembre, un articolo di Daniele Giglioli (un po’ troppo difficile e raffinato per i miei gusti sempliciotti, ma non per i salotti d’alto bordo dove le  professoresse con l’erre moscia fanno perlomeno finta di capire) tira la volata al romanziere e maratoneta  Mauro Covacich (peraltro assente dalla citata maxiclassifica dei due ultimi anni), di cui presenta una raccolta  di quattro romanzi come “caparbio esperimento di autofinzione in cui il narratore si è fatto anche performer”.

A spiegare meglio (diciamo così): “Covacich stesso si è fatto performer correndo i quarantadue chilometri e rotti della maratona (specialità cui è dedito il suo personaggio Dario Rensich) su un tapis roulant, una performance intitolata non a caso L’umiliazione delle stelle”: che non è uno dei quattro romanzi ristampati ma, come leggiamo da una didascalia a parte, una “video/audio-installazione”, da cui è tratta l’immagine raffigurante  - suppongo - Covacich stesso in slip con tanto di cardiofrequenzimetro e boccaglio per la respirazione a bordo, si immagina, di un tapis roulant da cui appare che abbia finora corso 29 km in 3h02 (quasi quasi ce la faccio pure io, ma non scomoderò la Nave di Teseo per raccontarlo).

Suppongo appartenga all’articolista, ma sia ispirata dal romanziere, la definizione della maratona: “disciplina espiatoria se mai ve ne furono, tortura semovente in cui si perdono chili, acqua, fiato, succhi gastrici, deiezioni intestinali, col rischio costante che ti scoppi il cuore”.

Che schifo, e che palle (nel senso di frottole e non solo). Insomma, che abuso di maratona:  arrivato pure alla più antica università del mondo, quella di Bologna, il cui prorettore Enrico Sangiorgi (su “Sette”, altra filiazione del “Corriere” rimodellata dal presenzialista e piacione Severgnini: 15 novembre, p. 70), per esemplificare la scelta di concedere agli studenti di rifiutare il voto d’esame, ma una volta sola, usa questo paragone: “Allo stesso modo, se ci si trova ad allenare un aspirante maratoneta, non si inizia facendogli percorrere quaranta chilometri, ma d’altro canto non si può neanche pensare di farlo correre sempre e solo per cento metri”.

La metafora alquanto barocca (non a caso dall’università di Bologna sono usciti i più grandi studiosi del barocco, da Raimondi a Battistini, e a Bologna si è laureato pure Daniele Giglioli) dovrebbe essere spiegata così: non possiamo pretendere che uno studente superi al primo colpo un esame, dobbiamo farlo allenare e permettere che la prima volta si ritiri; ma la seconda volta, la maratona deve finirla, altrimenti…”.

… Altrimenti lo manderemo sul tapis-roulant.

Martedì, 20 Novembre 2018 19:01

Rivalta (RE) - Camminata alla Vasca di Corbelli

18 novembre - Si presentava ufficialmente come "33° Camminata di S. Pellegrino e della Vasca di Corbelli", perché nella sua lunga storia (che ha avuto varie interruzioni, e cambiamenti di stagione dalla primavera a questo inoltrato autunno) il ritrovo è oscillato tra la periferia sud di Reggio e invece le prime pendici delle colline reggiane che portano verso Bismantova e il Cerreto.

Anche la ripresa attuale della gara, che Nerino Carri ha collocato intorno alla “Vasca di Corbelli” (cioè uno specchio d’acqua circolare creato per alimentare le fontane di “Villa d’Este”, una delle ultime residenze estensi a sud di Rivalta, voluta dal duca cornificatore e cornificato Francesco III, poi acquistata dalla famiglia Corbelli) ha cambiato tracciato, fino a diventare pressoché interamente su sterrato, lungo le belle piste ciclopedonali tracciate e ottimamente tenute su entrambe le rive del torrente Crostolo e nelle campagne circostanti: una parte di queste è utilizzata anche, da vari anni, per il tratto finale della maratona di Reggio.

Molti infatti erano i reggiani e limitrofi venuti qui, in assenza di velleità competitive, per affinare la preparazione a tre settimane di distanza dall’evento: non pochi quelli che sono arrivati di corsa dalla città, o ci sono tornati, per aumentare il chilometraggio rispetto ai 18 indicati dalle tabelle (oltre, naturalmente, a percorsi minori di 4, 8 e 12 km). Gran pienone, direi, sottolineato dalla presenza di tre fotografi ufficiali di Podisti.net, incluso ovviamente Nerino (mentre Tetyana è rimasta in zona ristoro finale, a cospargere di marmellata le fette biscottate), oltre che di due fotografi ufficiali di Modenacorre (sebbene la gara ufficiale del coordinamento fosse a Mirandola). Qui trovate duemila foto, di tutti i generi.

http://www.podisti.net/index.php/component/k2/item/2847-18-11-2018-rivalta-re-camminata-alla-vasca-di-corbelli.html

Era la prima giornata freddina d’autunno, con temperatura alla partenza di 5 gradi, e mai sopra dei 9-10: cielo semicoperto, e quasi tutti abbiamo optato per le maniche lunghe, taluni pure pantaloni lunghi, guanti e berrettino. Percorso, ripeto, molto gradevole, a cominciare dal primo km che è stato il giro completo intorno alla Vasca. Pare che tre o quattro distratti siano inciampati su radici o simili, e addirittura venga sollecitato il ritorno all’asfalto, che sarebbe una solenne sciocchezza.
Segnalazioni ottime, addetti a presidiare i pochi incroci o tratti stradali attraversati, tre ristori in aggiunta a quello finale più che discreto (solo il tè magari lo si sarebbe desiderato più caldo), e possibilità di acquistare a buon prezzo frutta fresca e gnocco fritto: dieci pezzi a cinque euro non li trovate ovunque.




Da un’ idea come sempre originale del Presidente del Passo Capponi, Alessio Guidi da S. Agata Bolognrese, è nata l’idea del circuito delle "SixERs Minors 2019", che prende spunto dal fin troppo noto e dispendioso circuito delle sei World Marathon Majors. Guidi ha convocato attorno a un tavolo (probabilmente arricchito da lambrusco e salumi) sei Maratone dell'Emilia Romagna, con cui ha concertato questo nuovo momento di sfida goliardica (dopo la celebre sfida per la maratona di Bologna), che riunirà dunque le organizzazioni degli eventi di Crevalcore, Rimini, Ferrara, Parma, Ravenna e Reggio Emilia (in ordine di calendario). Chi parteciperà entro l'anno a tutte le 6 maratone riceverà un riconoscimento finale che verrà svelato prossimamente. 

L’invito pertanto è ad iscriversi, e soprattutto a finire le SixERs per poter entrare nella storia ‘minore’: e attenzione che, siccome Crevalcore nel 2019 si svolgerà per l’ultima volta, o la si fa adesso o mai più!

Venerdì, 16 Novembre 2018 23:29

L’AIMS premia i migliori dell’annata

Lo scorso 9 novembre ad Atene l’AIMS (Association of International Marathons and Distance Races), fondata nel 1982 e composta oggi da circa 450 organizzatori di maratone e maratonine (tra i quali Pechino, Berlino, Boston, Chicago, Comrades, New York, Parigi e Tokyo) di 117 nazioni ha premiato, nel corso del  sesto Gala “‘Best Marathon Runner”, gli atleti e organizzazioni giudicati i migliori in vari campi.

Nel settore Ambiente, il Green Award è stato assegnato alla maratona di Lucerna (Svizzera), in riconoscimento delle sue pratiche mirate alla salvaguardia ambientale e all’educazione delle generazioni giovanili in questo senso. Ad essere state particolarmente valutate sono  state l’offerta del viaggio ferroviario gratuito dal confine svizzero alla sede della gara (il che si calcola che abbia ridotto del 75% l’inquinamento prodotto dai circa diecimila partecipanti nel raggiungere Lucerna), gli accorgimenti ‘ecologici’ ai ristori e la devoluzione di una parte degli incassi all’Unicef, e di un’altra parte alla riforestazione del territorio.
Lucerna ha preceduto nella classifica la Marine Corps Marathon (Arlington, Virginia - USA) e la  Silesia Marathon (Katowice -Polonia). Negli anni precedenti il premio era toccato alle maratone di Milano (2013), Francoforte (2014), Houston (2015), alla mezza di Goteborg e infine alla maratona di Città del Capo l’anno scorso.

Come migliori atleti dell’anno (dal 1°-10-2017 al 30-9-2018) sono stati premiati i keniani Eliud Kipchoge e Gladys Cherono. Kipchoge, già primo di questa classifica negli ultimi tre anni, nel 2018 ha vinto a Londra e a Berlino, dove ha stabilito il nuovo record mondiale omologato con  2:01:39, abbassando il record precedente di 78 secondi, che è il miglioramento più elevato degli ultimi 50 anni.

Gladys Cherono ha pure vinto a Berlino col miglior tempo dell’anno (2:18:11). Ecco i nomi dei precedenti vincitori, tutti keniani tranne la Dibaba nel 2015:

2013 – Wilson Kipsang

2014 – Dennis Kimetto

2015/16/17 – Eliud Kipchoge

 

Tra le donne invece, cinque vincitrici diverse:

2013 – Edna Kiplagat

2014 – Florence Kiplagat

2015 – Mare Dibaba

2016 – Jemima Sumgong

2017 – Mary Keitany

Il primo premio per l’Impegno sociale è stato invece assegnato alla Maratona di Belgrado (Serbia), in riconoscimento del lavoro fatto a favore degli atleti con disabilità (cui è dedicato il programma “Heroes of the Belgrade Marathon”) e in genere della promozione sociale, in particolare coll’altro programma “Mama Fit”, dedicato alle donne in gravidanza o subito dopo il parto, cui nel 2018 hanno partecipato ben 500 neo-mamme.

Riconoscimenti sono andati poi alla Dhiraagu Maldives Road Race (Maldive) e alla Košice Peace Marathon (Slovacchia, una delle più antiche maratone europee). Negli anni precedenti erano state premiate

2013 – Great Ethiopian Run (Etiopia)

2014 – Tokyo Marathon (Giappone)

2015 – Maratón Internacional Lala (Messico)

2016 –Maratona di Monaco (Germania)

2017 - Maratón de las Flores Medellín (Colombia)

 

Infine, due premi alla carriera sono stati assegnati a personalità che hanno dedicato la loro vita allo sviluppo della maratona, come nel passato erano stati Chris Brasher (London Marathon) e Fred Lebow (New York Marathon).

Ora, il premio è toccato a Hiroaki Chosa (88enne), presidente dell’AIMS tra il 1991 e il 2010,  grande animatore dello sport di massa in Giappone, direttore di corsa della Fukuoka Marathon, e particolarmente attento allo sport giovanile.

L’altro premio è andato a Horst Milde (80enne), fondatore nel 1974 della Berlin Marathon, che sotto la sua guida è passata da poche centinaia di partecipanti a più di 40mila, è stata la prima in Europa a introdurre il cronometraggio mediante chip, e continua a ottenere anno dopo anno primati mondiali. Milde fu tra i fondatori dell’AIMS per la quale organizzò a Berlino il terzo Congresso mondiale; nel 1994, poi, creò a Berlino l’ “AIMS Marathon Museum of Running”, ovvero “Marathoneum”, ricco di oltre 100mila pezzi.

11 novembre - … Ma la maratona è ottima, va detto subito: una gara che ho corso per la terza volta (la prima personale fu nel 2002, quando era già la quarta edizione – fate voi i conti…); partecipazione che quest'anno non avevo programmato, poi il re dei fotografi Mandelli mi ha prospettato l’ipotesi di vederci lì, e allora non potevo dire di no. Lui ha fatto 800 mila foto, io gli avrò spedito 8000 email e whatsapp, bisognerà pur rivedersi una volta l’anno!

Dunque, due settimane dopo Venezia, eccoci in un’altra giornata dalle previsioni meteo incerte, smentite però alla grande, con temperature ideali e mai una goccia di pioggia; anzi, sole nel finale (intendo, il finale di noi “diversamente atleti” come ci chiama Lorenzini), quando si sono toccati i 20 gradi.

Logistica collaudata, d'altra parte siamo alla ventesima edizione, dove la cifra tonda non è citata salvo che dal simbolo XX sulla medaglia; solito prezioso parcheggio in estrema periferia (lo rivedremo di passaggio durante la gara), e servizio di navette frequenti e rapide, verso la zona dove è tutto concentrato: expo, distribuzione pettorali, deposito borse, toilette, partenza-arrivo. Onore al merito, le navette faranno la spola fino alle 17,30, e quasi mi vergognerò quando sarò l’unico a bordo del bus di ritorno, che non resterà ad aspettare altri clienti (ormai rarissimi) ma partirà direttamente, tanto dietro ce n’è un altro, e un terzo lo incrociamo per via.

Causa del mio ritardo era stata l’aver approfittato di un’altra delle iniziative degli organizzatori per tenere fede al nome di “Città d’arte”: l’ingresso gratuito ai musei, e segnatamente al nuovo MAR che sorge proprio di fianco al traguardo: museo non solo ricco di pregevoli  opere d’arte (tra cui l’arcinota statua di Guidarello, baciato da tutte le ragazze), ma che attualmente ospita pure una mostra sulla Grande Guerra, da Rubens a Mimmo Palladino e a quel gran furbacchione di Yannis Kounellis. Così, alle 16 passate, dopo aver assistito all’arrivo dell’ultimo maratoneta (un canadese arrivato intorno alle 6 h 40, festeggiatissimo sul traguardo ma ignorato dalle classifiche ufficiali), ci siamo trovati io e due maratoneti polacchi a entrare nel museo.

Torno indietro, alla partenza, così affollata che alla mia altezza (ingresso verde) non abbiamo nemmeno sentito lo sparo, e il real time ci attesta di essere passati sotto il via dopo oltre cento secondi. Purtroppo questi secondi non ci saranno restituiti dalla classifica finale, che addirittura ignora, non mette nemmeno tra parentesi il real time. Inutile che torni a dire cosa ne pensi: sarà la Fidal a non volere che si alterasse l’ordine d’arrivo di un campionato italiano con i dati “reali”? Forse era meglio se tanto zelo fosse stato riservato ai controlli antidoping  o alla limitazione dei suiveurs in bicicletta con tanto di rifornimenti per i propri campioni (parlo per sentito dire, è chiaro che i campioni li ho visti solo al riscaldamento dentro i recinti).

Percorso in parte rinnovato rispetto all’ultima edizione cui avevo presenziato nel 2015: dopo il solito ghirigoro fra tutti i monumenti del centro storico, si esce dalla città una prima volta in direzione di S. Apollinare in Classe, poi ci si rientra per dirigersi di nuovo verso il mare, a Punta Marina (km 27-29), ivi invertendo crudelmente la direzione senza vedere il mare che sta a poche centinaia di metri, mentre ci faranno rivedere il Mausoleo  di Teodorico (solo due volte, contro le tre del 2015), dotato di quel chilometro e mezzo di ghiaino e salitella finale, un po’ massacranti, al km 40,5.

Com’è come non è, nel punto più lontano del parco di Teodorico (km 39,8) è stato collocato un tappetino chip: Lorenzini nel 2016 aveva segnalato che quella era una zona per tagliatori, l’hanno ascoltato: come vedete, non tutti i giornalisti sanno essere soltanto sciacalli e p*. (Non tutti, ma buona parte, dissero di Napoleone).

Organizzazione all’altezza dell’evento: ristori ben forniti, semmai con tè e cosiddetti sali alquanto annacquati nella seconda parte; tracciato ottimamente segnalato e perfettamente chiuso al traffico; presenza di  varie orchestrine o solisti sul percorso (buona l’esecuzione di “Ho in mente te” e di “Satisfaction” che mi è capitato di ascoltare; meno buona quella di “Come together” nella zona forse più triste del tracciato, fra la stazione e il porto-canale; singolare lo schiocco delle fruste al km 24/32). Insolito il calore del pubblico: nelle maratone italiane di città medio-piccole non capita spesso. Addirittura sovradimensionati i pacemaker: tre per ogni gruppo, e in genere due gruppi ad ogni scadenza oraria (per esempio due per tre alle 3h15, idem alle 4h15 ecc.): col risultato che i tre pacers delle 4.45 che vedo arrivare, capeggiati di un sosia di Totò al giro d'Italia nelle vesti di Fausto Coppi, sono solo loro, con zero atleti al seguito.

Quanto ai risultati tecnici, alla validità di quelli assoluti (vabbè, il percorso era abbastanza piatto, il Gps esagera dandomi un dislivello complessivo di 85 metri) va contrapposta la povertà dei tempi registrati dagli italiani: ormai si diventa campioni nazionali con tempi da dopolavoristi, perché gli altri sono là dove il grano è più abbondante.

Qui dove il grano è così così vengono piuttosto le croate (meno del solito, stavolta): ma alzi la mano chi di noi amatori decide di partecipare a una gara solo perché ci sarà il supercampione afroasiatico. Nel 2015 fummo in 1055 a classificarci in maratona, adesso abbiamo sfiorato i 1600 sui 42 km e i 2000 sui 21 (che non erano campionato di niente, e insomma chi li ha corsi l’ha fatto per passione o al massimo per un modesto cosiddetto ‘premio in natura’).

Così è stata la ufficiosamente ventesima maratona di Ravenna, come l’ho sperimentata passo dietro passo: al termine della fatica, Mandelli mi ha fatto fare un altro migliaio di passi  sequestrandomi  e scortandomi fino alla doccia di fronte alla Cà de Ven e al pranzo offerto dall’Atletica Desio: dove si si parlava di atleti africani che non vanno sfruttati per le buste dei premi ma avviati a un lavoro dignitoso, o si commentava la debacle dell’Inter mentre Mandelli rideva sotto i baffi, e della sua Juve diceva “un po’ ruberà, un po’ sarà fortuna, ma sarà anche perché sono bravi” (parole testuali che, da non juventino, sottoscrivo).

Dopo di che, pensate quello che volete dei comunicati ufficiali, tanto iperbolici da risultare ridicoli: nei due testi inviati subito dopo la gara, ricorre sette volte l’aggettivo “incredibile”, come neanche Sandro Piccinini saprebbe fare: adesione davvero incredibile da parte di runner provenienti da tutto il mondo; in campo maschile epilogo incredibile; un weekend incredibile; l’incredibile afflusso del pubblico all’interno dell’Expò; un numero incredibile che testimonia ancora una volta la crescita esponenziale; è stata soprattutto un’incredibile festa; una diretta che ha raggiunto un altro numero incredibile, quello delle 40.458 visualizzazioni.

Se tutto è incredibile, signor addetto stampa, come può pretendere che le crediamo? Dal mio piccolo di podista scarso, una cosa di quelle che ha raccontato proprio non riesco a crederla: le due vittorie olimpiche dell’ex direttore di “Correre” e di “Runners World” adombrate nella frase “Marco Marchei, giornalista sportivo ed ex azzurro olimpionico a Mosca nel 1980 e Los Angeles nel 1984”. Fino a prova contraria, olimpionici azzurri sono Bordin e Baldini, gli altri hanno partecipato e basta…

E poi, che noia, con tutti i soliti spropositi pubblicitari che sembrano dar ragione alle opinioni fresche di taluni leader politici: meraviglioso percorso romagnolo (dai, lo stradone per Punta Marina non è tanto meraviglioso!); lungo momento da pelle d’oca; un’autentica marea umana si è riversata sulle strade della città per un’autentica e coinvolgente festa; aveva fatto gridare di entusiasmo; il capoluogo bizantino riempirsi di calore e colore per un'edizione da record; un evento cresciuto in maniera esponenziale e repentina...

Organizzatori ravennati, siete bravi, siete professionali: cercate di esserlo anche in quello che scrivete.

 

Classifica della maratona:

http://www.podisti.net/index.php/classifiche/6645-maratona-di-ravenna-citta-d-arte-2018-campionato-italiano-assoluto-di-maratona.html?date=2018-11-11-00-00

 

Domenica, 04 Novembre 2018 17:05

Maratona di Bologna: per ora, autogestita

Avevamo informato dell’imminenza della maratona bolognese, fissata per il 1° novembre. Giusto riferire su come sono andate le cose, ignorate dai media ufficiali seppure soggette al consueto polverone sui social media (dove, ci segnalano, «è stato detto e scritto di tutto, ovviamente senza sapere niente»).

Le nostre informazioni sono solo parziali e dunque passibili di integrazioni, ma intanto ve le diamo così come le abbiamo acquisite, grazie soprattutto ad Alessio Guidi: che nega di avere un ruolo direttivo nell’evento, ma intanto c’era, con un centinaio di amici o conoscenze casuali , in un 1° novembre che non era scelto a caso ma rivendicava la data assegnata dalla Fidal due anni fa, quando la maratona di Bologna sembrava rinascere dopo parecchi anni di silenzio.

Poi è saltato tutto (non per colpa della Fidal, una volta tanto; e comunque i bolognesi hanno dimostrato di sapersene infischiare della Fidal, ad esempio con la Run Tune Up che è una delle mezze più frequentate d’Italia), ma chi si era segnato la data 1-11-18 ha rispettato l’impegno.

Mi attesta Guidi, minimizzando l’evento:

Quasi 100 persone incuranti del maltempo si sono trovate in Piazza Maggiore alle 8,30 per correre insieme, chi 10, chi 20, chi 30 e chi come me 42,195 km, divertendosi senza tante menate. C'è chi ama la corsa e corre, e c'è chi pensa solo a rompere i cosiddetti a chi si diverte.

Essendo autogestita ognuno si è arrangiato per i ristori, quindi chi con lo zainetto, chi con 10 euro in tasca per fermarsi al bar, o chi (come me) ha chiamato sua moglie al 20° km facendole portare qualcosa da bere e da mangiare. Poi 4 ragazzi in bicicletta spontaneamente ci hanno accompagnato con acqua al seguito facendo due piccoli ristori volanti al 10° e al 30° km.

Il percorso è stato fatto tutto in gruppo rispettando il codice della strada, attraversando sulle strisce pedonali, sfruttando marciapiedi e portici: il chilometraggio è stato raggiunto sommando i percorsi della Strabologna, della classica affascinante Casaglia - San Luca (infatti tra i fotografati appare anche il leggendario Vito Melito, che ne fu protagonista) e della Run Tune Up... esattamente come si fa in un qualsiasi allenamento di gruppo: tutti i week c'è gente che corre in centro a Bologna e nessuno gli dice niente... come mai tanto rumore questa volta?, insiste Guidi, il quale a domanda risponde: Chi ha organizzato? Nessuno. Anche perché una cosa AUTOGESTITA per definizione non ha organizzatori. Davvero non capisco il problema. Bè, gli perdoniamo la reticenza…

In foto sotto la fontana del Nettuno prima della partenza è apparso anche il famigerato Andrea Barbi. Alessio giura di non conoscerlo e di avere saputo della sua partecipazione solo al termine: e in ogni caso (questo lo diciamo noi), Barbi è squalificato dalle gare ufficiali e ben gli sta, ma non gli hanno messo la palla al piede e non gli è interdetta l’attività fisica. Nei tanti allenamenti di gruppo che si svolgono quasi in ogni città, per partecipare non è richiesta la tessera o la fedina penale, come non la chiedono nemmeno a New York (omissis).

Questa “maratona” non comparirà nelle maxiclassifiche né fornirà quelli che una volta chiamavamo punti-Marchei (ma oggi c’è di peggio quanto ad auto-omologazioni, “edizioni zero” che improvvisamente diventano ufficiali, strani Guinness per conseguire i quali ti crei una linea di partenza e uno striscione d’arrivo personali, con la benedizione della Fidal): a Bologna, cento persone si sono divertite e contemporaneamente hanno rivendicato la possibilità e il diritto, anche per la vecchia signora dai fianchi un po’ molli, di avere una sua maratona come ce l’hanno tanti e forse troppi.

Il mondo intero domenica 28 ottobre ha applaudito gli "eroi" della 33^ Huawei Venicemarathon. Le foto degli atleti con l’acqua alle caviglie ha letteralmente fatto il giro del mondo attraverso televisioni, giornali e social e in tanti potranno dire “quel giorno io c’ero!”. Sono molti i runners che hanno vissuto quest'esperienza in modo esaltante, consci del fatto che solo alla Venicemarathon si può provare l'ebrezza di correre nell'acqua.

Così comincia il comunicato conclusivo della Maratona, che nell’acqua alta ha trovato una imprevista alleata, capace forse di risollevare, l’anno prossimo, il numero dei classificati alla competizione maggiore, che nel 2018 è stato inferiore di mille unità tonde tonde rispetto al 2017 (però, sono sempre 300 in più che nel 2016).

Tralasciando questi dettagli (è abbastanza usuale ‘compensare’ le cifre degli arrivati dei 42 km coi numeri degli altri che hanno corso su distanze inferiori o non competitive), gli organizzatori si dicono giustamente orgogliosi della loro prova di efficienza: Il Venicemarathon Club ha dimostrato di saper affrontare e gestire nel migliore dei modi una situazione d’emergenza, caratterizzata da raffiche di vento fortissime e mare molto mosso che ha reso difficile persino il trasporto delle sacche degli atleti dalla partenza all'arrivo. Ma soprattutto la macchina organizzativa ha dimostrato di essere rapida nell’allestire un percorso alternativo, quello cioè che ha escluso il passaggio in Piazza San Marco, la parte più bassa della città e quindi quella con i livelli più alti d’acqua. Sul percorso, fondamentali sono stati gli oltre 2.000 tra volontari e addetti della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Polizia Municipale di Venezia e dei comuni della Riviera del Brenta, dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e del Servizio Sanitario che hanno davvero garantito la massima sicurezza di tutti gli atleti. Giusto anche sottolineare le iniziative di promozione sportiva e sociale:

Un'edizione che ha lanciato la nuova iniziativa “Allenati con noi Dai 10K ai 42K in 5 mesi” grazie alla quale molte persone sono riuscite ad arrivare in fondo alla loro prima maratona o a realizzare il loro sogno cronometrico; un'edizione che cotribuirà a fare del bene attraverso la "maratona solidale" del Venicemarathon Charity Program, che ad oggi ha già raccolto oltre 70 mila euro e che resterà aperto ancora per tutto il mese di novembre per raccogliere le ultime donazioni.

E la prospettiva per l’anno prossimo:

Un nuovo obiettivo attende ora la Venicemarathon, quello di diventare un evento ad “Impatto Zero”. L’edizione 2019 è stata, infatti, scelta dalla Regione Veneto come evento pilota per il nuovo progetto di tutela ambientale e del territorio “Zero Waste Blu sport events for territorial development”. Le pratiche “green” messe in atto già da quest’anno dagli organizzatori per incentivare l’utilizzo del trasporto “intelligente” come l’importante accordo sviluppato con Trenitalia e con con BusItalia, sempre del Gruppo FSI hanno dato già grandi risultati e verranno ulteriormente sviluppate in futuro.

Nel frattempo, l’AIMS informa che la maratona e mezza Maratona di Lucerna (Svizzera: circa diecimila arrivati nelle due competizioni, svoltesi lo stesso giorno di Venezia) ha ottenuto il premio come corsa più ecologica del 2018, per iniziative come il viaggio ferroviario gratuito dal confine svizzero alla sede della gara (pratica peraltro già comune in Svizzera), gli accorgimenti ‘ecologici’ ai ristori e la devoluzione di una parte degli incassi al progetto per la riforestazione del territorio. Lucerna ha preceduto nella classifica la Marine Corps Marathon (Arlington, Virginia - USA) e la Silesia Marathon (Katowice -Polonia). Negli anni precedenti il premio era toccato alle maratone di Milano (2013), Francoforte (2014), Houston (2015), alla mezza di Goteborg e infine alla maratona di Città del Capo l’anno scorso.

 

Ma non tutti i podisti sono usciti felici e contenti dalla maratona veneziana: su qualche testata online (dal “Gazzettino” al “Giornale” a http://nuovavenezia.gelocal.it, e altre) si è anche scritto di

 

Furti alla Venice Marathon, i maratoneti assediano il campo rom (Serenella Bettin) o di Rissa tra maratoneti e nomadi per furti alla Venice Marathon (Carlo Mion). In sostanza, una ventina di maratoneti dell’Est europeo, rientrando dalla gara al parcheggio di San Giuliano, hanno trovato i loro mezzi scassinati e ‘ripuliti’: soldi, telefonini, documenti. Ma uno dei derubati, attraverso l'app "Trova il mio iPhone", è in breve risalito al campo sinti-rom (le fonti discordano sulla ‘nazionalità’ degli ospiti) nella vicina via del Granoturco, dove anche in altre occasioni erano stati ritrovati gli oggetti rubati dal parcheggio.

28 ottobre, giorno di “marce”, ed ecco i maratoneti intraprendere, dopo i 42 km e passa della mattinata, un’altra marcia, stavolta ‘armata’ di bastoni, fino al villaggio. Ah, non ci si può far giustizia da sé, e come già accadeva ai tempi di Pinocchio, se sei derubato è facile che in prigione ci finisca tu… Cosicché, pronto arrivo della Polizia con tre volanti e dei carabinieri con due pattuglie che si frappongono tra i derubati e i probabili ladri.

Come avrebbe detto Manzoni commentando l’irruzione dei promessi sposi in casa di don Abbondio per farsi sposare a forza:

 

Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi s'era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l'apparenza d'un oppressore; eppure, alla fin de' fatti, era l'oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a' fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo.

 

Bè, nel felice secolo XXI è capitato che alla fine il cellulare sia saltato fuori, i runners siano ripartiti in serata dopo aver fatto denuncia alla polizia, e un residente del villaggio sia stato denunciato per la ricettazione (mi raccomando: a piede libero! Altrimenti come fa a sostenersi per la vita?).

Di tutto questo, ovviamente, la maratona di Venezia non ha colpa, confidando che il Veneto tutto possieda un po’ di anticorpi. Dalla vicina Verona sappiamo infatti (Cristina Pantaleoni - Agenzia MeridianaNotizie) dell’arresto di 7 persone di etnia sinti (stavolta la stirpe è certa) responsabili di numerosi furti su autovetture ed in abitazioni commessi nelle città di Verona, Reggio Emilia, Mantova, Brescia, Modena e Ferrara.

Fino alla prossima imminente scarcerazione e assoluzione per insufficienza di prove, i maratoneti possono stare tranquilli.

Con data 21 ottobre è stato diffuso un comunicato del Comitato Podistico Bolognese a firma del presidente Gerardo Astorino, con titolo “Disposizioni per le Società iscritte al Comitato”. Eccolo, come si ricava non dal sito del Comitato (che sorprendentemente lo ignora, oppure l’ha nascosto così bene che non l’abbiamo trovato: http://www.comitatopodisticobolognese.it/comitato/regolamento.html), ma per esempio dal sito claudiobernagozzi.net:

I gruppi podistici iscritti al Comitato, possono partecipare alla domenica SOLO alle camminate organizzate da Società che hanno chiesto ed ottenuto inserimento nel Calendario UFFICIALE pubblicato sul sito. ESCLUSIONE: se un gruppo podistico iscritto al Comitato dovesse partecipare a camminate NON inserite nel calendario UFFICIALE in contemporanea con camminate omologate, il Comitato si vedrà costretto a prendere provvedimenti tipo: la NON omologazione di eventuali camminate proposte.

Come ci scrive “un podista” (che mantenendo l’anonimato ci induce a non pubblicare il suo testo integrale): “Questo significa che il Comitato Podistico Bolognese pretende la massima fedeltà da parte delle società affiliate e promette boicottaggi a chi desidera organizzare manifestazioni podistiche nella Provincia di Bologna che non siano state approvate dal Comitato Podistico. Così com’è scritto, sembrerebbe un atto intimidatorio, e se così fosse sarebbe alquanto grave in quanto viola le libertà del singolo e mette in seria difficoltà le società podistiche. Ritengo ci siano i presupposti per ipotizzare che non sia in linea con l’articolo 13 della Costituzione che dice: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Non è ammessa alcuna forma di restrizione della libertà personale. Il comunicato sottintende che un qualsiasi imprenditore o azienda di organizzazione eventi che volesse realizzare un evento podistico nel territorio Bolognese, troverebbe grosse difficoltà in quanto il comitato podistico glielo boicotterebbe. Inutile dire che a rimetterci sarebbero sempre e solo i runner. Facciamo un esempio: immaginiamo che Linus decida di organizzare la Deejay Ten a Bologna, una delle corse più belle e divertenti d’Italia: le podistiche iscritte al comitato sarebbero invitate (minacciate) a non andarci pena l’esclusione della loro camminata dal calendario podistico. Il mercato è libero, devono essere i runner a decidere a quale corsa domenicale andare e non il Comitato Podistico Bolognese. Inoltre mi chiedo cosa ne pensa il Comune di Bologna di questo comunicato. Non mi sembra che il Comitato abbia un diritto di esclusiva! Per concludere: è cresciuto un forte malumore da parte di tanti podisti che si chiedono cosa stia succedendo. Io da semplice podista dico che non mi piacciono le lettere che hanno il sapore di un diktat e non mi piace che mi venga impedita la libertà di decidere se andare o no alla camminata organizzata da un amico”.

Da parte nostra, aggiungiamo che già l’art. 4 del regolamento del Comitato dice le stesse cose: I Soci del Comitato devono attenersi alle direttive emanate dal Consiglio Direttivo e partecipare solo a quelle iniziative accettate dal Comitato stesso ed inserite nel calendario ufficiale.

Significativa la data di emanazione del 21 ottobre, domenica in cui oltre alle due gare ufficialmente accolte nel calendario del Comitato, in provincia di Bologna si svolgeva la “Tre Monti” di Imola, frequentata da molte società e podisti singoli bolognesi. Le società bolognesi presenti a Imola saranno sanzionate? O basterà che abbiano mandato una decina di affiliati alle gare ufficiali per passarla liscia? E se la scelta invece cadesse su una gara fuori provincia? Il regolamento e l’ultimo comunicato non contemplano il caso, sembrando riferirsi solo al calendario ufficiale, s’intende bolognese. Dunque chi il 21 ottobre andava a Imola sarebbe sanzionato, e chi andava a Modena o Ferrara sarebbe a posto?

Forse (lo diciamo all’anonimo lettore) non è il caso di scomodare la Costituzione o la legislazione italiana, se pensiamo che alle Federazioni sportive è consentito, più o meno tacitamente, di vivere al di fuori della giurisdizione comune, ad esempio mediante la cosiddetta “clausola compromissoria”, che vieta ai tesserati di adire la giustizia ordinaria . Questo sebbene tale clausola sia considerata “vessatoria se prevista nei contratti predisposti unilateralmente (ossia solo una delle due parti predispone il contratto e le sue clausole)”. Ma è un periodo in cui la Fidal perde i pezzi (cioè sempre più gare, anche maratonine e maratone, pure a Bologna, sono fatte omologare dagli organizzatori agli Enti di propaganda e non alla Federazione), e anche i comitati tradizionali perdono società e praticanti: quanto al feudo amministrato da Gerardo Astorino, dopo Imola (che da anni è uscita dal coordinamento bolognese) anche altre corse storiche si sono tirate fuori; mi viene in mente la classica Camminata Petroniana, che a quanto pare si è svolta lo scorso 7 ottobre con successo, oscurando le due gare programmate ufficialmente dal calendario.

Forse il podismo amatoriale come l’abbiamo conosciuto è al tramonto, e il suo calo è favorito anche da altre pratiche che, pur ufficialmente vietate dal regolamento, sono consentite e a volte incoraggiate: ad es. l’art. 22 del citato regolamento stabilisce “apertura ristoro e consegna premi di partecipazione singoli dopo la partenza ufficiale della camminata”, “obbligo di esposizione del pettorale per tutti i partecipanti”. Cose regolarmente disattese; e non parliamo delle partenze anticipate che a Bologna sono ormai la regola.

Vedremo se basteranno le gride manzoniane a sanare il declino e a tenere insieme gruppi che spesso appaiono separati in casa.

 

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