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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

27 agosto – La capitale emiliana del prosciutto quest’anno, per la terza edizione del suo Monte Sporno Trail, alle distanze già collaudate dei 12 e 23 km ha aggiunto, in sostituzione della ‘vecchia’ 30 km, una ecomaratona: in realtà ultramaratona (di poco) essendo la distanza di 43 km esatti con l’aggiunta di 1850 metri di dislivello (che il mio Gps accresce a 1950; in sostanza, con tre vette principali sui 1100 metri slm); il che, secondo le tabelle ufficiose elaborate (che stabiliscono in 100 metri di dislivello l’equivalente di 1 km lineare) significherebbe una distanza ‘percepita’ di circa 61 km. Con questo, le 7 ore di tempo massimo inizialmente assegnate (con due cancelli intermedi ai km 11 e 24) costituivano un po’ lo spauracchio dei podisti non di primo piano che si erano presentati a inaugurare questo tracciato: intelligentemente, i bravi organizzatori hanno usato discernimento, in pratica abolendo i cancelli e aspettando una buona mezz’ora che tutti (66, su 80 iscritti: foto 3-4, 21) completassero il percorso lungo.

Solo due atleti sono stati sotto le 4 ore, che visto il tracciato va considerato un tempo di tutto rispetto: il vincitore Jacopo Fontanini (un under 35 da Camaiore) con 3.50:57, il secondo Fernando Alvarez Alfageme (Cittadella Parma) con 3.53:53. Arrivo quasi allo sprint tra le due prime donne, Barbara Aledda (Vengo lì, anch’essa under 35) 4.57:10, e Antonia Rinaldi (Runcard) 4.59:57. Più indietro, piace ricordare l'ambasciatore della Pol. Torrile, Gian Luca Fretto (5.40), e l'esponente dei supermaratoneti Mauro Gambaiani da Fanano, che certamente ha trovato più elettrizzante correre questa sola maratona in 6.56 che le dieci più dieci più dieci che piacciono a tanti suoi colleghi, capaci perfino di metterci un tempo superiore.

La 23 km (che a differenza della 43 doveva scalare solo l’ultima delle tre cime principali del percorso, che ai maratoneti pre-occupavano invece i km da 13 a 19) ha visto i successi, su 122 arrivati, di Nicola Pizzorni (Cral Barilla, 1.53:25) e Camilla Rizzardi (Casone Noceto, 2.26:34). Nelle retrovie, segnalo volentieri il ritorno alle gare (tenuto segreto fino a oggi) del veterano reggiano Nerino Carri, oggi più noto come fotografo di podismo, che (foto 10) ha chiuso al 118° posto in 3.55:33.

Più numerosi (152) i partecipanti alla 12 km, conclusasi con un arrivo maschile ex aequo in 1.00:54 di Davide Pau (Synergy) e del più giovane Gianluca Pinotti (RBML), mentre tre minuti e mezzo intercorrono tra l’arrivo della scontata vincitrice Isabella Morlini (Atl. Reggio, 7^ assoluta in 1.08:44: foto 38 prima e 49 poi, oltre che in copertina) e Valeria Poltronieri (Vengo lì, 1.12:17). Ma non possiamo trascurare il buon Paolo Giaroli, tra i tanti reggiani che hanno varcato l'Enza, e che ha chiuso in 1.57 (foto 14).

Alle gare competitive si è aggiunta la 12 km non competitiva, con tratti comuni al finale dell’ultramaratona, che ha incluso il ristoro presso un’azienda “alla parmense”, tra prosciutto e malvasia (con riguardo ovviamente anche per gli astemi e vegetariani).

Il minacciato maltempo si è notato soprattutto per una nuvolosità lungo tutta la giornata, e più tardi il brontolio dei tuoni: un po’ di pioggia è caduta solo intorno alle 14, più forte sul capoluogo e quasi nulla sul percorso lungo.

Del quale va notata anzitutto la segnatura, con frecce e segni per terra o sui pali/alberi, intensissima fin verso il km 30, con l’aggiunta di numerosi segnalatori ‘umani’ (poi è andata un po’ in calando, con qualche dubbio che ci ha colto nel rientro in Langhirano, pare anche per il sabotaggio di qualche residente poco tollerante). Davvero incredibile la presenza di tanti addetti lungo il tracciato (più loro dei concorrenti?!), tutti riconoscibili dalla maglietta fucsia; notevole anche la speaker, sebbene non sia riuscito a leggere la lunghissima sequenza poetica tatuata sul braccio destro (foto 42); e più che buona la frequenza dei ristori (anche qui, con un calo nella seconda metà, dopo quello abbondantissimo del km 18,5). Al 24,2 una signora, dopo aver dato l’ultima coca all’atleta davanti a me (uno dei 23 km), si è scusata per non avere più niente, col risultato che per bere a una fontanella ho dovuto aspettare il km 33 (nel frattempo sono ricorso all’acqua della prescritta borraccia, perché il clima era davvero afoso, la maglietta zuppa di sudore).

Percorso corribile forse per tre quarti, con l’eccezione delle tre salite alle citate cime (e l’apice negativo ai km 9,5-9,8, trecento metri di autentico vertical dove il fondo secco e polveroso ci faceva slittare all’indietro costringendoci ad aggrapparci ad alberi e cespugli), e di qualche discesa troppo sassosa.

Spettacolare il passaggio per la città murata di Torrechiara, che abbiamo lambito dal km 30 circa (foto 29-31, 46-47) e raggiunto attraverso vigneti intorno al 36, girandola all’interno e incontrando finalmente un ristoro come si deve. Suggestivo anche il “sentiero d’arte” erboso che ci ha fatto compagnia da Torrechiara fino a 3 km dal traguardo, quando siamo stati avviati su una nuova, ultima salita, tanto per farci rendere conto della nostra pochezza di retroguardie.

Delizioso il ristoro finale a fianco dell’arrivo (foto 19: mi sono ingozzato di squisite angurie, annaffiate dalla birra che è sempre scorsa a fiumi in tutti i ristori), cui si è aggiunto il prosciutto-party nell’area del ritrovo, dopo la possibilità di una doccia caldissima.  A sorpresa, un premio (decisamente consistente, in campo alimentare: foto 33-34) è toccato anche a me: quello del concorrente più anziano, e vincitore di non so quale categoria (non prevista dal regolamento). C’è gloria anche per i poveri, che con l'occasione danno l'estremo saluto allo storico borsone (foto 36) ormai sfondato e inagibile, quasi come il suo proprietario.

25 agosto – Se vado a rileggere quanto scritto l’anno scorso su questa gara

http://podisti.net/index.php/cronache/item/9090-san-marino-di-carpi-24-madona-di-puntzee.html

la cosa principale da cambiare è la temperatura, oggi di 36° contro i 32° di allora (ma sta arrivando Poppea a spremere dalle sue poppe tanta acqua).

Il resto è tutto uguale, forse con un ulteriore calo dei partecipanti, e nemmeno un cane di fotografo, per cui basterebbero le mie foto del 2022, semplicemente da aggiornare con la quaterna d’oro (anzi, d’argento, se si giudica dalle capigliature) presente alla partenza: il più giovane è Paolo Giaroli, classe 1963, neopensionato che però fa ancora lavoretti in Val di Sole, e domenica competerà con la Morlini nella 12 km di Langhirano; e il penultimo giovane è Paolino Malavasi del 1951, col quale correrò tutta la gara (come l’anno scorso) ascoltando altri dettagli della conturbante apparizione di Nonna Fucsia alla Capanna Tassoni, e dandoci infine l’appuntamento alla Birra di Vedilei tra una settimana. Segue il decano Giuseppe Cuoghi non più da Cavazzona ma semmai dall'isola d'Elba, e il vice-decano Mauro Zoboli da Nonantola (di cui una ventina d’anni fa scrissi che a Calcara aveva corso con una gentildonna, e mi pregò di togliere la nota perché lui era ufficialmente nubile e non voleva rovinarsi la piazza).

Non è cambiata nemmeno la concomitanza con l’inaugurazione del nuovo festival dell’Unità a Modena, dove la nuova segretaria alla stessa ora della gara tentava di raccogliere i suoi belliciao in numero superiore ai 350 che ieri l’avevano accolta all’omologa inaugurazione di Bologna: ma per lei non c’è nemmeno il direttore della testata televisiva amica (o “compagna”), il quale da almeno tre giorni è fuggito a Pavullo per un fantomatico campionato di alianti che comincerà domenica. Colpa del caldo, diranno per giustificare i vuoti (i partigiani le avranno portate tutte via... quando ero un ragazzo, la zona del nuovo ippodromo era una delle privilegiate per andarci di sera in coppia sulla Cinquecento).

Insomma, con i sopra citati,  e altri del solito giro (Marisella che fa gara solitaria, Werter Torricelli,  Simona Malavasi trepidante per il final countdown al circuito del Frignano domenica, Rambo Benassi che vanta le sue 250 maratone – 10 sotto le tre ore- , il dottore e la dottoressa Vistoli fieri del loro pupillo Zeno, ecc., ovviamente mentre Valentini del Cittanova vince il premio del gruppo più numeroso) ci siamo avviati per le strade polverose di qua e di là dal canale, senza più il boschetto che ne costituiva il tratto trail: con eccellente spiegamento agli attraversamenti di vigili, vedovi ormai di Pavesi o la Bellelli o la bellissima Patrizia Andreini, ma con una vigilessa carina che spietatamente teneva ferme le auto anche se io e Paolino eravamo a 50 metri.

Sono mancate le fette di lingorria, sia al ristoro intermedio sia alla fine (solo acqua e tè fresco), mentre sono tornate le 6 uova come pacco-gara di fronte a 2,50 di iscrizione. Da rimarcare anche la vendita di gnocco fritto a soli 60 cent al pezzo, e la possibilità di cena a beneficio della chiesa attigua (però desolatamente più chiusa del 2022, quando invece riuscii a entrarci). Ma questo non dipende da Giorgio Diazzi, Stefania Camurri e gli altri carpigiani che hanno gestito al meglio l’evento: oltre tutto, c’era anche un parcheggio aggiuntivo e comodissimo.

Invece la chiesa dei Ponticelli ha riaperto, dunque almeno un piccolo miracolo la Madonna l’ha fatto; e Canèin, altro semprepresente, ci ricorda che c’è anche la sagra di Rovereto, lunedè cun i fogh, che non sono nemmeno paragonabili a quelli dei Lidi Estensi.

Mercoledì, 23 Agosto 2023 16:42

Ad Albinea domenica 3 si ricorda Govi

All’interno della “Fiera della Fola”, programmata ad Albinea (RE) nei primi quattro giorni di settembre, a mezzogiorno di domenica 3, nella palestra comunale, si inaugura una teca contenente materiali donati dalla casa-museo dove abitò William Govi, scomparso esattamente dieci anni fa.

Come è noto nel mondo dei maratoneti, casa Govi (sita in quella via Togliatti che un sindaco di Albinea spergiurò di ribattezzare in via della Maratona 500) è in vendita, e il museo che William allestì con cimeli delle sue circa 750 maratone corse è destinato alla dispersione, se non troverà chi se ne prenda cura. Una piccola parte è stata appunto acquisita alla locale polisportiva e alla palestra, ma il grosso è ancora in attesa, inclusa la collezione di animali impagliati dallo stesso William (e senza dire che una parte “cartacea” è già stata eliminata). Bisognerebbe fare presto, e chissà che la mostra non stimoli le doverose iniziative.

Lizzano in Belvedere (BO), 20 agosto – La 14^ edizione dei “5 passi in Val Carlina” (gara intrepidamente mantenuta anche durante la pandemia: cfr. fra l’altro http://podisti.net/index.php/cronache/item/7591-lizzano-in-belvedere-bo-5-passi-in-val-carlina-per-pochi-irriducibili.html) quest’anno è stata valevole come campionato nazionale Uisp di corsa in montagna, distribuendo maglie di campione, premi e riconoscimenti in quantità, per un gran numero di categorie (11 maschili e 10 femminili, senza accorpamenti) oltre che per i vincitori assoluti.

Forse la data scelta non è delle migliori: è vero che è la solita di questa manifestazione, ma per un campionato nazionale ci si dovrebbe spostare un po’ più lontano da Ferragosto: invece, è successo che dei 196 iscritti competitivi (di cui 51 donne) ben 129 venivano dall’Emilia-Romagna, 45 dalla confinante Toscana (che ha fatto incetta di trofei fra le donne), uno solo dalla Lombardia: il pavese Federico Scabini, classe 1993, che però ha vinto, con soli 12” sul bolognese Jacopo Mantovani (Sasso Marconi, 1980). Tempi di rilievo, 1.10:38 / 1.10:50, sui 18,5 km con 692 metri di dislivello (come ufficialmente quantificato: il mio Gps concorda sulla lunghezza ma indica solo 580 metri D). A più di tre minuti è giunto il terzo, Saimir Xhemalaj (1994, 1.14:02), dei Modena Runners, società che ha anche piazzato il quarto, Massimo Sargenti (1971, 1.18:11).

I quattro citati hanno vinto le rispettive categorie, mentre il primo degli M55, Daniele Sperindei (1966, Castel S. Pietro, BO), è giunto nono in 1.21:18. Da rimarcare, tra le altre categorie, il pesarese Fabio Costantini, del 1960 e 14° assoluto in 1.24:20.

Delle donne, in assenza delle modenesi impegnate a Riolunato nel loro circuito del Frignano, e soprattutto di Isabella Morlini che a Commezzadura stava concludendo con l'ennesimo successo il circuito della Val di Sole, prima assoluta è la ventinovenne toscana Cristina Mariani (Vinci, 1.27:47), tre minuti davanti alla compagna di squadra Damiana Lupi che però di anni ne ha 52. Toscana (47enne di Lammari) anche la terza, Sara Colzi (1.36:16), come la quarta, Eva Toccafondi Grunwald (Montecatini, che di anni ne fa 63 e ha chiuso in 1.37:22); ovviamente ciascuna delle citate ha vinto la sua categoria.

Il percorso era stato leggermente modificato rispetto a quello che conoscevo dal 2020 e 2021, ma (come mi assicura il compagno di tanti km, Paolino Malavasi) coincideva col tracciato del 2022, in particolare per l’allungamento al km 10 nell’estremo ovest e punto più alto del giro, i 920 metri di Poggiolforato, dove uscendo dal sentiero nel bosco non eravamo avviati a sinistra direttamente sulla provinciale per Vidiciatico, ma a destra in un ricciolo al termine del quale una avvenente signora ci inanellava con un elastico teoricamente da esibire al termine (in realtà indossavamo il  chip, ma non c’erano rilevamenti intermedi). Anche la discesa su Lizzano negli ultimi 2 km era stata modificata, indirizzandoci al passaggio nella chiesa monumentale poco sopra la strada statale.

Molto buona l’organizzazione, a cominciare dalle semplicissime modalità di iscrizione tramite il sito Uisp Irunning, per soli 10 euro senza costi di commissione, e proseguendo con le eccellenti segnalazioni del tracciato (a cura del gruppo sportivo Berzantina), i ristori frequenti (addirittura due nei primi 4 km), la presenza di numerosi addetti lungo il percorso (che almeno mitigavano la non perfetta chiusura al traffico delle strade), e la celerità nonché abbondanza delle premiazioni. Parcheggi auto un po’ qui un po’ là, mancanza di spogliatoi/docce (per fortuna faceva bel tempo, e nella piazza d’arrivo zampillava una freschissima fontana), disponibilità della custodia borse, e di un servizio di massaggi a offerta libera. Un asciugamano "dedicato" era il premio di partecipazione.

Quanto a noi peones, ho già citato Paolino Malavasi, che col figlio Mauro aveva partecipato, 24 ore prima, all’altra classica del podismo appenninico Fanano-Capanno Tassoni, 13 km quasi totalmente in salita: meno male, riferiva, che il traguardo era stato allietato dall’apparizione di una notissima Venere di Botticelli in succinto abito fucsia, generosa nel concedersi fotograficamente a chi sopraggiungeva, e tale da far dimenticare la fatica autorizzando dunque la doppietta con Lizzano. Paolino, che ieri aveva terminato in 1h49, a Lizzano mi è andato via definitivamente nella “discesa pericolosa” del km 15, finendo oggi in 2h14; Maurito ieri aveva segnato 1h40 e qui ha confermato la sua condizione con 1h58.

Tempi troppo alti per andare a premio: per lui, per Lucio Casali da Formigine (classe 1961, 1h56), per il sottoscritto, e per un quasi esordiente come Stefano Grillo, classe 2000, neoacquisto Modena Runners, futuro ingegnere elettronico e arbitro di calcio di serie D: col suo 1.40 sarebbe il secondo M20 ma, intruppato nella categoria regolamentare M 18-29 vinta dal compagno di squadra Xhemalaj, risulta solo quinto. Però un mese e mezzo fa, nella grande 100 km di Asolo, era arrivato sesto assoluto (e corre da due anni, paradossalmente grazie al Covid che bloccò gli arbitraggi): forse sta nascendo una stella.

file:///C:/Users/utente/Documents/Podismo%20Pers%2023/Lizzano%2020ag-Classifica.pdf

Ore 9 del 21 agosto. Completo il pezzo col comunicato ufficiale Uisp pervenuto ora, e firmato dall'addetto stampa Claudio Bernagozzi, fedelissimo di Lizzano anche negli anni oscuri della pandemia. L'occasione serva anche per ricordare il secondo anniversario della morte di Angelo Pareschi, a lungo sodale di Bernagozzi in tanti anni di gestione del coordinamento podistico bolognese, e anche dopo, quando ben pochi avevano il coraggio di mettere in piedi un ritrovo di podisti.

Duecento atleti in rappresentanza di 8 regioni e 50 società hanno dato vita domenica 20 agosto a Lizzano in Belvedere (BO) alla 14a edizione della “5 Passi in Val Carlina”, valida come 4° Campionato nazionale UISP di corsa in montagna 2023, grazie alla perfetta organizzazione dell’ASD Runners Maratoneti Berzantina, società collaboratrice di UISP APS - SdA Atletica Leggera e UISP Emilia Romagna APS nell’evento, con l’apporto tecnico dell’Associazione Giudici Reggiani e dei Giudici Uisp Bologna.

Dopo 1h10’38” e 18,5 km di gara sul traguardo di Piazza Marconi si è presentato Federico Scabini (Atl Pavese) che si è imposto su Jacopo Mantovani (CSI Sasso Marconi), ben 7 volte vincitore su queste strade e stavolta secondo in 1h10’50”, e a Saimir Xhemalaj (Modena Runners Club) terzo in 1h14’02”.

Tra le donne lotta in famiglia Atl Vinci con Cristina Mariani che con 1h27’47” si impone sulla compagna di colori Damiana Lupi, seconda in 1h31’02”, mentre il terzo gradino del podio è di Sara Colzi (GS Lammari) in 1h36’16” già vincitrice dell’edizione 2022.

Nelle classifiche di categoria UISP, che hanno decretato i campioni 2023, Cristina Mariani ha vinto la cat.F18..29 mentre nelle altre vittorie di Silvia Cellai (Pol Murri Ellera-F30..34), Debora Lana (ASD Leopodistica-F35..39), Maria Vittoria Castrucci (ASD Orecchiella-F40..44), Stefania Palmieri (ASD Silvano Fedi-F45..49), Damiana Lupi (ASD Atletica Vinci-F50..54), Roberta Nicoletti (GPA Lughesina-F55..59), Eva Toccafondi Grunwald (Montecatini Marathon-F60..64), Paola Lambertini (ASD Lolli Auto Sport Club-F65..69), Giuseppina Luongo (GS Lamone-F70+).

 Nelle categorie maschili Saimir Xhemalaj (Modena Runners Club) si è imposto nella M18..29 e a seguire Federico Scabini (Atl Pavese-M30..34), Alex Poli (ASD Runners Maratoneti Berzantina-M35..39), Alessio Tenani (Pol Giovanni Masi-M40..44), Alessandro Calligola (Pol Giovanni Masi-M45..49), Massimo Sargenti (Modena Runners Club-M50..54), Daniele Sperindei (Atl Avis Castel S.Pietro-M55..59), Daniele Baroni (UISP Com Terr Rimini-M60..64), Paolo Tonelli (Pod Pontelungo-M65..69), Alberto Gruppioni (Pod Pontelungo-M70...74), Umberto Margelli (ASD Lolli Auto Sport Club-M75..79).

Bottino pieno per il GS Lamone Russi ASD nelle classifiche di società che lo vedono primeggiare tra gli uomini con 140 punti mentre tra le donne si impone con 155 punti.

 Le classifiche complete del campionato al link https://www.uisp.it/atletica2/files/principale/campionati-nazionali/2023/montagna/class-montagna-2023.pdf e quelle generali della 5 Passi in Val Carlina al link https://www.irunning.it/gara.php?id=41765&ts=19589.

 Appassionanti anche le gare riservate ai più giovani, su percorsi adatti alle età, e buona anche la partecipazione alla non competitiva.

 L’appuntamento è al 18 agosto 2024 con la 15a edizione della 5 Passi in Val Carlina.

 

 

Domenica, 20 Agosto 2023 17:48

Asolo, e la medaglia è arrivata!

Meno di due mesi fa avevamo titolato il resoconto della 100 di Asolo con “e la medaglia arriverà!”:  https://podisti.net/index.php/cronache/item/10475-asolo-tv-1-2-luglio-successo-emozioni-fatiche-e-gioie-alla-100-km.html

Così è stato: al rientro dalle ferie, la cassetta postale mi restituisce una busta piccola ma pesante, affrancata con due eleganti francobolli e contenente la sospirata medaglia. Non ne avevamo mai dubitato, e Natalina ci aveva confortato nella speranza. Che oggi è realtà: et verbum caro factum est. Onore al merito.

Vermiglio (Val di Sole, TN), 16 agosto – “Tra le Androne de Vermei” è stata l’ottava e penultima prova del Circuito podistico Val di Sole, che si chiuderà domenica prossima con la 50^ edizione della “5 Campanili” di Commezzadura.

Dopo due assenze consecutive (la prima per ragioni di salute, la seconda per motivi professionali: in pratica, una perizia glaciologica sull’Adamello!), Isabella Morlini è tornata e ha lasciato aperta solo la lotta per il secondo posto femminile, andato alla brava Lucia Leonardelli (vincitrice a Dimaro).

È tuttavia probabile che la docente reggiana, per il sistema di punteggi qui in uso, non riuscirà a far suo il trofeo finale, moralmente strameritato: ma è chiaro che ben altri successi, sportivi e culturali, arricchiscono il palmarès di questa straordinaria atleta (“divina”,come la definiscono non senza invidia nelle sue terre padane).

Nelle altre categorie femminili, successi di Luisa Rocchia ed Elisabetta Nicoletti: partecipazione non altissima (35 donne in tutto nelle categorie adulte), sia per la collocazione in un giorno feriale sia per la minaccia di maltempo, che non ha disturbato le gare dei grandi ma ha costretto i piccoli a correre sotto la pioggia, e con una temperatura bruscamente abbassata dopo l’afa meridiana.

Nelle categorie maschili, assente Pinamonti protagonista delle precedenti gare, è tornato al successo Alex Rigo (vincitore assoluto, classe 2001 e incluso per età tra i Seniores), col prodigioso giovanissimo Federico Giardiello, classe 2009, secondo assoluto e primo tra gli Juniores, Diego Zanoni tra i Master e Filippo Giovannini tra gli Amatori (nonché terzo assoluto, classe 1978). Risultano in tutti 101 classificati uomini, con un premio speciale attribuito al più anziano in gara, Matteo Sonna classe 1940.

Le classifiche sono visibili come sempre nella pagina Fb del comitato organizzatore, e includono anche i giovanissimi: tra queste, Sveva Daprai si muove già come una vip, presentandosi alla premiazione con un berrettone sponsorizzato che le copre tre quarti di volto, e agitando la coppa come una campionessa di Wimbledon. Crescerà.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=160951103690066&set=g.1459425087443083

(assolute)

https://www.facebook.com/photo/?fbid=160902933694883&set=g.1459425087443083&locale=it_IT

(per categorie)

Il percorso era il più lungo dei quattro ultimi, superando i 5,5 km, per metà campestri attorno al bellissimo Centro Fondo e area giochi di questo grazioso paese a 1100 metri di quota, con 115 metri di dislivello dovendosi salire anche al centro storico. Molti dubbi sono venuti nell’ultima parte del giro, quando si tornava nei prati lungo il fiume, che andava oltrepassato in uno dei tre ponti disponibili. Quale? In mancanza di frecce o bandelle, i locali ovviamente non avevano dubbi, mentre io ho dovuto consultarmi con una giovane concorrente mia “rivale”, la quale però al terzo ponte (quello giusto) stava per tirare dritto dato che c’era rimasta la freccia della partenza che sembrava indicare la direzione opposta. Per fortuna sua, e anche mia, di là dal ponte la aspettava il presumibile fidanzatino (forse già arrivato, o forse fuori gara) che l’ha scortata negli ultimi 500 metri e alla fine ha insegnato la retta via anche a me, sul piede dei 35 minuti complessivi.

Ristoro finale, gestito come sempre dagli Alpini nel tendone ad uso ritrovo e salone premiazioni (con la presenza della Vicesindaca), straordinariamente ricco di salumi vari e cubetti di mortadella e di formaggio, il tutto andato a ruba, come le crostate e l’ottimo tè (stranamente, le bottigliette d’acqua Peio erano quasi invisibili). Premi per i migliori invece alquanto più risparmiosi dei cestoni alimentari visti a Dimaro e Malè: ma la cosa era prevista e comunque non avrebbe riguardato lo scrivente.

Nel frattempo, fuori dal tendone, finché non ha fatto buio gruppi di ragazzini giocavano a calcio, dividendosi il campetto in due parti, con due zaini nel cerchio di centrocampo a demarcare la porta: come si faceva noi, mezzo secolo fa. È l’ultima immagine (con quella della simpatica mamma-atleta Deborah Groaz da Peio)  che mi porterò dalla Val di Sole, assieme al “prezzo medio” della benzina quotato 1,95 (ma a Pellizzano trovo a 1,936): e ovviamente, alle bellezze supreme di queste parti, tra Adamello, Presanella e le incredibili, fuori classifica, Dolomiti di Brenta.

12 agosto – Terzultima prova del Circuito della Val di Sole, nell’impianto sportivo di Dimaro che nelle settimane scorse ha ospitato il Napoli scudettato, lasciando in tutto il comprensorio vistose tracce dei festeggiamenti: rilevabili anche dal servizio fotografico che Roberto Mandelli ha pazientemente assemblato: http://podisti.net/index.php/component/k2/item/10629-12-08-2023-dimaro-tn-entorn-a-dimar.html (foto 5, 18, 20).

Più umilmente, noi podisti amatoriali ci siamo trovati nella pista dello splendido impianto sportivo a est del centro storico, punto di partenza e arrivo della corsa di 4 km con 85 m D+, e l’ultimo km erboso lungo la riva del Noce, fino al giro di pista che concludeva il tracciato come ne aveva segnato l’inizio. I classificati segnano un piccolo progresso su quelli della corsa precedente di Malè, e certo ha contribuito positivamente la collocazione di sabato pomeriggio alle 18: tra l’altro, orario fortunato, perché appena concluse le premiazioni sul territorio si è scatenato un temporalone che ha disperso tutti. Le chiamate al podio erano state fatte con un tempismo eccezionale, sebbene con qualche discordanza rispetto alle classifiche uscite domenica 13:

https://www.facebook.com/photo/?fbid=156826417435868&set=g.1459425087443083&locale=it_IT

Nessun dubbio sulla conferma di Adriano Pinamonti come vincitore dei Master uomini, cui tra le donne si è affiancata Lucia Leonardelli (risultando ancora assente Isabella Morlini, professionalmente impegnata sul ghiacciaio dell’Adamello nella misurazione dell’andamento glaciologico in loco). Tra gli amatori donne ha vinto Lara Torresani, tra gli uomini è salito sul podio Andrea Stanchina.

Prima di loro, consueta apertura coi giovanissimi, con scene insieme commoventi e istruttive di agonismo (foto 8, 9, 19); poi la partenza dei grandi, cui volentieri si sono affiancati i figlioletti più grandicelli, impegnati sul percorso lungo: vedete nella foto 11 la splendida mamma locale Deborah che accompagna al via la figlia. E addirittura, nel dopogara ho visto (e ovviamente non fotografato) un’altra atleta precipitarsi ad allattare al seno il figlioletto di pochi mesi: questo descrive significativamente il clima che si respira in queste gare, dove i panorami inarrivabili inducono a pensieri non solo incentrati sul cronometro e i punti in classifica.

Al solito prezzo trentino di iscrizione di 8 € è corrisposta stavolta una confezione di speck e salsiccia locale; ristoro finale di acqua, tè, frutta e dolciumi locali.

Appuntamento il 16 a Vermiglio, per una gara che paesaggisticamente si annuncia tra le più attrattive. Possiamo anticipare che sarà anche il rientro di Isabella Morlini.

 

9 agosto – Malè, capolinea della stupenda Val di Sole, e sede appunto dello stupendo museo “solandro” (foto 22-27, dove possiamo commuoverci di fronte all’abnegazione, all’inventiva, alla forza di questi montanari, che dall’umiltà delle loro lavorazioni secolari – guardate il contratto collettivo di lavoro della foto 37 http://podisti.net/index.php/component/k2/item/10617-09-08-2023-male-tn-luciolada.html - lire 15 al giorno - sono saliti fino al cielo con la loro Astrosmantha), ha ospitato ancora una volta la “Luciolada”, sesta delle nove prove del Circuito podistico della Val di Sole.

Gara della quale, con una celerità insolita a queste latitudini, sono disponibili quasi in tempo reale le classifiche sul sito Fb del Circuito: 
https://www.facebook.com/photo?fbid=156781464107030&set=pcb.6814171681968370

Non passa inosservato il numero dei classificati: 259 solo nelle categorie adulte, escludendo cioè gli entusiasti bambini che si sono cimentati in una gara agonistica tutta loro, con tanto di ordini d’arrivo e naturalmente premi per tutti: e si trattava di un mercoledì feriale!

Tra le scene più commoventi, inserite da Roberto Mandelli nel servizio fotografico, l’arrivo ex aequo dei due bimbi (foto 18-19), e la mamma-podista coi suoi tre figlioletti (il più piccolo avrà 4 mesi: foto 8) nell’imminenza del via.

Quanto ai risultati che contano, il vincitore assoluto è Filippo Giovannini, classe 1978, meno di 14 minuti su un circuito quotato 4,2 km (il mio Gps dà 3,8, ma dipenderà dall’ “ombra” nelle strettoie del centro storico), molto nervoso tra le viuzze centrali, con un dislivello di quasi 60 metri. Dietro a lui Federico Giardiello, che stando alla classifica sarebbe addirittura quattordicenne. Onore ad Adriano Pinamonti, classe 1966, nono assoluto e primo della categoria Master (1973 e precedenti).

Tra le donne, la sorpresa è costituita dall’assenza della “nostra” Morlini, dominatrice delle corse precedenti ma richiamata a casa da problematiche impreviste; in assenza della gatta, le topoline hanno ballato in libertà, e ha vinto Lara Torresani, classe 1973 (categoria Amatori); prima Senior Elisabetta Nicoletti, classe 1990.

Gloria e premi per tantissimi (sei categorie adulti, più i bambini), e attesa fino a tarda ora per l’arrivo dei camminatori, mentre il campanone del duomo scandiva le ore. Ristoro gestito dagli Alpini (acqua e tè caldo: stavolta, mancava la frutta così gradita a Pellizzano); il pacco gara generale stavolta consisteva in un bel fettone di formaggio locale.

Prossimo appuntamento, sabato prossimo alle 18 a Dimaro, località sportivissima quanto basta per essere stata prescelta dal Napoli scudettato per il suo raduno precampionato.

 

5 agosto – “Pronti, via, prim Bellon”: così Gianni Brera ricordava il motto che Tano Belloni da Pizzighettone, vincitore di un Giro d’Italia, di due Milano-Sanremo e di molto altro, diceva di sé prima di partire per una gara, grosso modo un secolo fa; sebbene presto l’ascesa del campionissimo Girardengo lo relegherà al ruolo di “eterno secondo”. Ma il motto spavaldo di Belloni si può adattare a Isabella Morlini, la docente e campionessa reggiana che, anche varcata la soglia degli anta, continua a mietere allori non solo sulle strade e sentieri della propria regione, ma anche in “qualunque altro posto nel quale intenda porre la sua residenza” (come recitava la vecchia formula del matrimonio concordatario).

Orbene, in agosto la prof Isabella si stabilisce a Peio in val di Sole, e tra una passeggiata e una doccia solare e il tanto altro che questa incantevole vallata permette, non manca di frequentare le corse locali: già prima di arrivare in zona si era procurato il calendario del 10° circuito podistico Val di Sole (e, a dire la verità, l’aveva passato anche al sottoscritto), e appena giunta in altura aveva corso e vinto a Caldes (il luogo famigerato per il podista Andrea ucciso da mamma orsa), proseguendo poi questo sabato 5  a Pellizzano, stupendo borgo lungo il corso del Noce, a 925 metri slm, praticamente alla fine della discesa da Peio, e dove si trova il forno-pasticceria Ortensia che (mi ha assicurato) produce il miglior strudel del Trentino, oltre a una notevolissima chiesa dedicata alla Madonna (dunque il 5 è praticamente giorno di sagra) con affreschi interni ed esterni.

E appunto questo sabato pomeriggio sono salito anch’io da quelle parti (da dove era andato via da poco il Napul3 scudettato, per non dire del Modena che in serie A non ci nemmeno provato a salire), e al mio saluto via whapp la prof Isabella ha risposto, più o meno: benvenuto, tra due ore sono a Pellizzano, tu ripòsati del viaggio e semmai ci vediamo mercoledì sera a Malè. – Pellizzano? Dov’è?, mi sono chiesto: Google Maps mi ha risposto che è a 22 minuti d’auto dal luogo dove sto. Miracolosamente, all’annuncio del proposito di andarci mia moglie non ha fatto l’orsa, e anzi ha deciso di cor-camminare lei pure; tanto, queste gare sono classificate non competitive quindi nessuno ti rompe le scatole con certificati o tessere (ma in realtà sono premiati i primi tre di ogni categoria, con attenzione particolare agli under-14 che hanno gare dedicate e super-combattute, prima di quella dei grandi fissata per le 18).

Eccoci dunque laggiù, tre quarti d’ora prima del via, anche col tempo di fare acquisti nella rinomata pasticceria: ma le prime persone a venirci incontro sono la coppia Morlini-Orlandini (lui, austero cattedratico che da anni predica invano contro il dissesto dei fiumi in regione, oggi non correrà perché deve completare un lavoro accademico urgente).

A occhio, gli adulti nella piazzetta della chiesa saranno 150, quasi tutti locali con pochi turisti (un gruppetto da Paratico, magari gliel’ha detto il compagno di squadra don Torresani); dice la prof Isabella che se solo pubblicizzassero il circuito, ne avrebbero il doppio, ma la paginetta Fb dedicata non dice quasi niente di questo primo “Giro de Ognan”, nemmeno la distanza che risulta di 5 km abbondanti: meno di un paio sterrati, con dislivelli minimi,  comporre un otto delizioso e panoramico, che si snoda con infinite curve (tutte ben segnalate e con numerosi addetti a guidarci) tra le frazioni del paese,  a cominciare appunto da Ognano, per poi ripassare due volte dal centro (c’è anche un punto di controllo, con spunta manuale del cartellino), piegare verso il fondovalle risalendo infine al traguardo posto nella piazzetta da cui siamo partiti.

Iscrizioni 8 euro, non economicissime, ma premiate (oltre che da almeno 12 sportine per i primi delle varie categorie, senza dire dei bambini) con una borraccia ‘tecnica’ (non quelle di plastica), e un ristoro finale ricchissimo di frutta. Nemmeno da dire che tra le donne vince Isabella Morlini con 21 minuti circa, poco dietro il primo uomo, Alex Rigo, classe 2001, tesserato Malonno-BS (io ce ne metto 30:25 e sul mio pettorale scrivono “10°”, s’intende dei veci).  

Per le altre classifiche, pare che usciranno tra un paio di giorni (se chiedessero l’aiuto della prof Isabella, docente di statistica, penso che farebbero prima); magari, alla prossima di Malè le impareremo, e comunque per le premiazioni finali si aspetterà la conclusione della nona prova il 20 sebbene per la vittoria femminile ci siano pochi dubbi.

In ogni caso, è risultata una garetta simpatica, benedetta anche dalla giovane sindaca Francesca Tomaselli, che prima ha interdetto al traffico tutte le strade percorse, poi ha co-gestito le premiazioni, in una atmosfera di grande familiarità.

30 luglio – Ecco uno dei tanti posti dove, se non esistesse il podismo, non sarei mai andato (anche perché, lo dico con un pizzico di rimorso, nella mia provincia lo stesso giorno c’è una corsa a Zocca che pure meriterebbe, e dove sono stato forse una decina di volte: se non che a una certa età bisogna pur colmare le lacune e girare un po’ di mondo). Dunque Cortogno, frazione di Casina a 546 metri di altitudine, e una “val Tassobbio” mai sentita prima, che prende il nome da questo torrentello lungo pochi km (da Carpineti allo sbocco nell’Enza), ma attorno al quale si sviluppa una valle boscosa e ricca di fascino.

Volgiamo dunque il muso dell’auto verso Cortogno, attraversando la zona più fertile in Italia di iniziative podistiche, da Scandiano ad Albinea a Vezzano, imboccando lì una strada (la SS 63 del Cerreto) meravigliosamente sistemata, larga e piena di gallerie. E qui da modenese devo ammettere che i reggiani ci sanno fare meglio di noi: alta velocità (che i nostri politici viceversa hanno ostacolato costringendola a un giro vizioso per non disturbare la sede del festival dell’Unità), ponti di Calatrava, e appunto questa statale, che paragonata alle nostre statali o ex statali, del Brennero e delle Radici, dovrebbe far arrossire tutti gli amministratori nostrani se messi al paragone soprattutto coi cattocomunisti di qua, da Nilde Iotti a Graziano Del Rio (lo dico senza ironia; ironia che invece metto ricordando le cinque pappine dell'Italia femminile di calcio allenata dalla reggiana Milena Bertolini, che adesso sta studiando il capitolo dei manuali dedicato ai corner).
Un politico, anzi, una famiglia di politici o politicanti come i Prodi (oggi è annunciata la morte di Vittorio, un altro fratellone con molte mani in pasta) noi modenesi non l’abbiamo di certo, specie da quando il Partitone ha preso l’abitudine di paracadutare nei nostri “seggi sicuri” degli estranei come la Lorenzin o i Soumahoro (“seggio sicuuuro?”: mi sembra di sentire Sordi nei Vitelloni rivolto ai “lavoratori”, e di rivedere il suo gesto; oppure, di fronte agli onorevoli nostrani, viene in mente l’apostrofe di Totò all’onorevole Trombetta: “onorevole lei? Ma mi faccia il piaceeere!”).
Insomma, a Cortogno si arriva in due e due quattro; meno della metà del tempo che avrei impiegato per andare all’altra località podistica modenese della giornata, Piandelagotti, in fondo a due ex statali da percorso di guerra.

Bando ai cattivi pensieri, e rassereniamoci in questa deliziosa frazioncina, un zinzino abbandonata da Dio a giudicare dal cartello della nostra foto 40 secondo cui oggi non c’è la messa, e la graziosa chiesetta in posizione panoramica resta sprangata. Ma podisticamente siamo all’avanguardia, sia per le gare competitive per bambini (divisi in ben 5 categorie, con partenze separate), sia per l’incredibile prezzo di 2 euro richiesto paritariamente tanto per la competitiva adulti quanto per la non comp. Frugando nella memoria, una cosa del genere la trovo solo nella 21 di Soliera di molti, molti anni fa: roba da archeologia, quando corse una maratona perfino uno degli onorevoli modenesi di cui sopra (non nominato), che poi si presentò in un “seggio sicuro” a casa sua ottenendo l’effetto di far vincere le destre, e in vista della successiva elezione si fece mettere nella segreteria che compilava le liste elettorali ottenendo, chissà perché, di figurare nei primi posti della lista in modo da essere eletto comunque. (Ma perché mi vengono in mente queste cose? “nulla, è il vino che mi suggerisce”, disse Turiddu alla mamma).

Dunque, partenza delle gare bambini dalle 9, a scaglioni; e alle 9,20 per noialtri (a parte i tanti che sono andati via alla chetichella: deplorevole abitudine importata dal mantovano e modenese), col quasi-obbligo per i competitivi di andare nelle prime file: cui si sottrae Cecilia Gandolfi in Spina, che asserisce di aver preso il pettorale competitivo solo per essere “tracciabile”, e comunque pianifica l’accoppiata con un’altra gara nell’appennino reggiano alle 17: ovviamente marito, figlio e nuora si accodano ai suoi voleri (manca la sorella, già trionfatrice al trail della Pinetina di Vezzano); e al coniuge Italo appartengono le foto dalla 3 alla 10 del servizio messo pazientemente insieme da Roberto Mandelli. Podisti.Net Photo Gallery | 30.07.2023 Cortogno (RE) - 45^ Marcia della Val Tassobbio - foto di Fabio Marri (zenfolio.com)

Con noi parte anche, lemme lemme, Paolo Giaroli (foto 6), di cui solo da Fb apprendiamo che oggi compie gli anni in cifra molto tonda: ovviamente gli va tutto il nostro affetto, che comincia da quella volta, diciamo pure un quarto di secolo fa, che accettò di sostituire all’ultimo minuto un nostro compagno di staffetta alla notturna di Barco.
Là davanti i giochi sono fatti secondo copione, e d’altronde fra soli 33 aderenti alla competitiva è difficile avere sorprese. Doppietta dell’Avis Novellara (prima anche nella classifica a squadre) in campo maschile, con Boureima Sissoko, classe 1995, che prevale sul compagno Giuseppe Rini (1981: al momento, i tempi non sono comunicati); tra le donne, assenti Morlini e Marcolini che erano a Piandelagotti, scontato l’ordine Fiorenza Pierli – Laura Ricci, due quasi coetanee da poco oltre gli anta, rispettivamente al 5° e 7° posto assoluto. Ma lasciate che le mie simpatie vadano alle due ultime, la prof novellarese Pia Verzellesi, classe 1953 (compiuti o no i fatidici?), e la già citata Cecilia classe 1959.

Mentre noi para-agonisti, dopo un km di asfalto, siamo dirottati a destra nel bosco, per un percorso dichiarato di 8 km ma, diciamo pure di 7.5, con 250 metri di dislivello tra i 435 e i 570 slm. Sentiero ottimamente tenuto e segnalato (foto 29-30), con vista iniziale su Cusna e Ventasso, ed una deliziosa seconda parte caratterizzata da tanti ponticelli sul torrente (che peraltro si poteva tranquillamente guadare); dove le mie lungaggini fotografiche ottengono l’effetto di essere raggiunto da Cecilia, di cui sarò la scopa (non pensate male e guardate le foto 11-16) fino allo stupendo mulino a un paio di km dal traguardo.

Qui la lascio andare ed entro per una visita al mulino, ottimamente ristrutturato (con ampie sovvenzioni pubbliche), e oggi sede di un ristorante che ha fama di essere molto buono e anche molto “salato” (foto 17-28). Un aficionado di questi luoghi, Giuseppe Cuoghi dalla Cavazzona, più tardi ci assicurerà che "mi sono sempre trovato benino, sia come qualità che come prezzo".
Uscendo, quasi tra gli ultimi del lotto (il direttore Casotti della foto 4 è già arrivato, ma almeno la Brunetta Partisotti, con cane al guinzaglio, è dietro e fa in tempo a raccomandarmi il segreto su una sua grammatica latina in corso di stampa: chi lo dice che i podisti sono tutti ignorantoni?).

Sull’ultima salita, raggiungo Nerino con relativa telecamera, apprendendo da lui (che può esibire foto di sue partecipazioni in loco addirittura del 1993) che una volta venne qui a cavallo, poi corse a piedi, infine tornò a casa a cavallo, quasi come Fanfulla da Lodi.

Ristoro finale delizioso quanto casalingo, con torte al cioccolato al cui appeal cedono perfino Pierli e Ricci (e con molti meno scrupoli il sottoscritto, il cui peso certificato attuale espresso in etti coincide esattamente col nome di un pres** che andava di moda negli anni d’oro); in aggiunta c’è il premio di una confezione di biscotti con tre gusti a scelta.

Quadretto familiare idillico, una coppia che si fa la doccia autogestita, previo pompaggio da una tanica (foto 34-37, per gentile concessione degli interessati), sotto la protezione di uno storico aratro che chissà quanti solchi avrà tracciato senza trovare una spada che li difendesse, e col panorama lontano di Cusna e Ventasso (foto 38, 42-43).

Da Cortogno (dialettalmente Curtogna: cercansi proteste ellegibitiquplas per questo sessismo nel cambio di nome) credo che possa bastare.

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