Che fine hanno fatto i politici runner?

Queste riflessioni prendono spunto dal pezzo del collega Roberto Annoscia dedicato all’assessore regionale lombardo al Welfare Giulio Gallera che malgrado si dichiari un runner, nelle sue numerosissime esternazioni, non abbia mai trovato tempo di:
- difendere i runner che nel rispetto delle regole corrono vicino all'abitazione;
- ricordare che ciò è permesso a chi semplifica troppo il concetto “resta a casa”;
- stigmatizzare gli eccessi verbali nei loro confronti da parte di cittadini, ma anche di rappresentanti delle istituzioni, compreso sindaci del milanese.
Ecco, in assenza di queste esternazioni che dovrebbero essere dovute anche ad un politico con la passione per gli scacchi, francamente sapere che il personaggio in questione sia un runner lascia quantomeno perplessi.
Diciamo che da un runner, oltre il minimo sindacale sopra elencato, ci saremmo aspettati anche il colpo d’ala. Una proposta migliorativa, ad esempio consentire ai runner lombardi di andare oltre i 200 metri da casa, oppure permettere di correre senza mascherina, magari aumentando a 10/20 metri il distanziamento sociale. Il tutto con il supporto di esperti come il presidente dell’ISS che peraltro si è già ampiamente espresso su mascherina e corsa in isolamento… Invece niente, malgrado al soggetto non manchi il coraggio di prendere posizioni forti, da quanto leggo nel summenzionato articolo che descrive anche fatti che poca attinenza hanno con la corsa.
Insomma, io di questo politico-runner, lui come gli altri suoi colleghi, da podista non me ne faccio nulla. E quando un giorno li rivedrò ad una conferenza stampa di presentazione di una manifestazione, oppure al termine di una gara, non potrò fare altro che sentire un certo fastidio.