Direttore: Fabio Marri

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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

Giovedì, 26 Dicembre 2024 17:48

I Mille di Sant’Agata Bolognese

26 dicembre – Se non è la più antica d’Italia, poco ci manca: sta di fatto che alla sua 56^ edizione la Podistica di Santo Stefano ha radunato a S. Agata Bolognese 206 competitivi, per nulla spaventati dal freddo (il vero must di questa gara) e dalla quota di iscrizione di 12 euro (+ 2 sull’anno scorso, e che diventavano 17 per le last minute). L’anno scorso erano 212 
https://podisti.net/index.php/cronache/item/11170-sant-agata-bolognese-celebra-la-55-podistica-di-s-stefano.html ;

non sono più i numeri pre-Covid, ma una certa compensazione viene dai non competitivi, che per 2,50 avevano a disposizione tracciati vari dai 10,4 km in giù e che (partendo quasi tutti al via ufficiale, che per l’area bolognese è una specie di miracolo) hanno intasato prima i parcheggi, ottimamente dislocati e indirizzati (ho trovato posto a quasi 1 km), poi le stradine, riempiendo l’aria gelida delle loro allegre chiacchiere.

Tra “quelli buoni”, ha vinto Luis Matteo Ricciardi (Sacmi Imola, classe ’93, secondo l’anno scorso) in 23:58 sugli 8 km, con una media cioè di 2.59/km. Per il secondo posto, Dario Fo avrebbe detto che c’è un mistero buffo, dato che è stato premiato Mattia Marazzoli (Calcestruzzi Corradini Rubiera), come da classifica cartacea; ma nel sito dei cronometristi e dell’Uisp (Irunning), 30 secondi dietro al vincitore era stato collocato, fin verso le 17, un prodigioso Alessio Abbati, maratoneta classe ’73 tesserato Modena Runners: società che registra anche il quarto posto (questa volta indiscutibile) di Riccardo Tamassia (terzo nel 2023), e fa doppietta negli M50 (in realtà, categoria accorpata tra i 45 e i 64 anni) con Fabrizio Gentile. Terzo assoluto, sia su carta sia su web,  è invece il classe 2005 Nicola Morosini (US Rogno) in 24:45. Dopo le 17 la classifica è stata aggiustata anche sul web, e il buon Abbati scende al 130° posto con 35:12, contentandosi comunque di battere un’altra Marazzoli, al secolo Giulia, classe 2006 (praticamente, sua figlia).

Tra le donne ha vinto Barbara Bressi (classe 1988, Self Montanari Gruzza), terza l’anno scorso, oggi prima con 28:11 che significa 3:31/km; dopo 29” arriva Giulia Cordazzo (2002, Fratellanza Modena), mentre il terzetto è chiuso dalla classe 1980, originaria di queste parti ma tesserata Faenza 85, Fiorenza Pierli, a 49”, appena davanti all’altra Fratellanza, Aurora Imperiale, e a Demetra Tarozzi (Pontevecchio Bologna).

Confortanti le gare dei giovanissimi, divisi in varie categorie con partenze separate dopo la conclusione della gara élite:

https://podisti.net/index.php/classifiche/32578-56-podistica-di-s-stefano-sant-agata-bolognese-bo-3.html?date=2024-12-26-00-00

è una tradizione che nel modenese si è persa completamente, al che seguirà la morte per estinzione del podismo nato negli anni della crisi petrolifera.

Che intanto, oggi, si è accontentato di respirare aria buona, con visione vicina sugli stagni ghiacciati, e lontana su Cimone e Cusna innevati; e dopo il traguardo, ha avuto l’omaggio dell’abituale flacone di detergente-sgrassatore (il cui prezzo copre da solo il costo dell’iscrizione); poi, in aggiunta al ristoro d’ordinanza, ha piluccato in quelli post-natalizi davanti ad alcune tende: inutile dire che il più ricco era quello del Passo Capponi, cui è stato chiesto di non allestire la solita mescita di spumante a un km dalla fine, ma si è rifatto con ogni ben di Dio nel “terzo tempo”.

Nel frattempo (come mi prega di aggiungere uno che ha sperimentato la cosa) i partecipanti alla competitiva, raggiunte le docce, trovavano l'acqua alla stessa temperatura esterna; non so se la cosa sia in relazione col mancato rinnovo della convenzione col comune, di cui parla un cartello affisso sul distributore d'acqua pubblica, ora inattivato.

Il Passo Capponi risulta terzo nella classifica per società con 52 pettorali acquistati, primo dei bolognesi (e a qualcuno la cosa rode); ma le due squadre più numerose sono modenesi, il solito Cittanova con 62 e i Runners & Friends con 56: a occhio e croce, i convenuti nella cosiddetta città della Lamborghini (che in realtà nacque e si sviluppò a Cento, parola di uno che nel 1960 guidava una Lamborghinetta) sono stati un migliaio.

Il 2024 non è finito del tutto: fra tre giorni i modenesi si ritroveranno, come ogni Natale e Pasqua, al quartiere San Lazzaro, i bolognesi a Molinella; l’ultimo dell’anno, annullata Calderara e sparita da anni Crevalcore, la scelta in regione oscilla tra Salsomaggiore e Rimini. Ma per chi non soffre di giramenti di testa, come Paolino e Maurito Malavasi, e chissà, forse pure AlleSimo, è pronto un circuito di 1000 metri a Cinisello Balsamo da percorrere 42 volte… Ad ognuno la sua croce.

22 dicembre – Seconda camminata di quartiere, la più urbana delle quattro dato che il ritrovo è a un paio di km dal centro, nel quartiere San Faustino (a dire la verità, in una delle zone urbanisticamente più aggrovigliate, con enormi difficoltà di parcheggio).

Il percorso, dieci km scarsi, ricalca spezzoni di altre gare che non ci sono più (Corassori, “anni azzurri”, Sagittario, Parco Ferrari), trova un paio di km in comune con la Corrida e fa il suo giro di boa nella zona più inquinata della Madonnina-Villaggio Artigiano (dove fino a un anno fa operava la fonderia della città, la nostra piccola Ilva, mentre poco distante il regista Michael Mann aveva ricostruito la sede della Ferrari).

Rievocando tutte queste corse estinte in compagnia di Paolino Malavasi, la signora Chiara con berretto da Mamma Natale, che ci concedeva la sua compagnia, non avendo mai sentito nominare neppure Mastrolia e Rambo poteva solo rilevare che ormai siamo di un’altra generazione, prossima all’estinzione: mentre di bambini, vigliacco se ce n’era uno.

Diciamo che l’età media era quella rappresentata da Micio Cenci, da Lord Colombini (che però stava avviando al podismo la bionda Grazia, che fa onore al suo nome), da Giorgio Diazzi, dal vigile Pavesi e da Werter Torricelli (assente la figlia campionessa, che oggi si gode il compleanno), con gli esponenti della più verde età rappresentati da Alessio Abati, Paolo Vistoli, Sonia Del Carlo, Massimo Bedini, “Nube” Montecchi, Paolo Cavazzuti e Giangi. Al loro confronto, quasi un bambin Gesù è Maurito Malavasi, inarrestabile classe 83: per lui è stato uno scherzo finire la maratona di Reggio (la sua duecentesima), una settimana dopo di quella del Prosecco e una settimana prima di quella di San Siro.

Ma insomma, oportet ut cursus eveniant, ci vogliono anche queste corse di utilità sociale, in alternativa a tombola e pinnacolo, per chi non se la sentiva oggi di scalare il castello di Casalgrande sborsando dieci eurini (notata a Modena perfino la renitente Simona Garavaldi da Scandiano): qui tutto gratis, e al traguardo la solita confezione di piadine e pacco di pasta, più il tè caldo che davanti alle tende societarie si può rafforzare con panettoni e spumanti.

Il sovrano di queste competizioni è Peppino Valentini, che nessuno ha mai visto correre ma che catalizza come sempre un buon centinaio di podisti con la sua tenda divisa tra reparto uomini e reparto donne; fornitore della real casa oggi è Pietro Boniburini, che invece vanta una luminosa carriera di ultramaratoneta, appesantita oggi dal poco redditizio tifo juventino. Di Vittorio Collese, un tempo sotto l’1.30 in maratonina e oggi pacifico camminatore, sono saltate fuori foto di una decina d’anni fa in compagnia di una allora pimpante giovanotta, con la quale però nega di aver mai fatto qualsiasi terzo tempo, anche perché lei era ed è molto occupata con altri in quel senso.

Un pallido sole, capace di portare la temperatura appena sopra lo zero, accompagna le nostre chiacchiere, che spaziano fino all’era geologica in cui Alfonso Pagliani sfiorò la convocazione in nazionale e Cenci fece 2.59 a Venezia. Gli appuntamenti più immediati garantiscono all’incirca un ritrovo ogni due giorni: un altro “quartiere” domenica prossima, poi due volte a Marzaglia in sette giorni (ma, precisa Valentini, una è Marzaglia vecchia, l’altra è quella dove “vi daremo il vin brulé”); e si intrecciano richieste di pareri su Forte dei Marmi, Roma supermaratonica, Portofino, Carrara e perfino Nashville.

A’ da passà a nuttata, la più lunga che ci sia e ci concede solo otto ore e tre quarti di luce solare, ma un po’ per volta, come diceva il Barnardon, al gioran al cress, e anche le “giovani” generazioni podistiche oggi a San Faustino si preparano ad accrescere il proprio palmarès nell’anno del Giubileo, ognuno con le sue porte sante da oltrepassare.

Milano, 15 dicembre – Un’altra novità organizzativa di Paolo Gino e del suo staff inquadrato nel Club Super Marathon Italia (in primis Enzo Caporaso e Massimo Faleo) è andata in scena negli spazi, del tutto ignoti al podismo, del centenario Ippodromo Snai San Siro, inaugurato nel 1920 per il galoppo e nel ’25 per il trotto, teatro delle imprese della dinasty Tenerani-Ribot-Molvedo sui prati, di Muscletone, Tornese e infine Varenne in pista. La pista del trotto è stata recentemente rifatta e oggi è stata concessa, almeno nella sua parte alta oltre che nell’anello interno, ai podisti che avevano a disposizione dai 2 ai 10 giri per completare il percorso scelto.

Lascio la parola al resoconto ufficiale apparso sul sito dei superamaratoneti (https://www.clubsupermarathon.it/annalisa-liberti-e-nicolino-catalano-vincono/)

Erano quasi 700 i corridori al via, stamani alle ore 9, situato sotto la tribuna stile liberty dell’ippodromo per tutte e tre le distanze disponibili (43 km, 21,5 km e 10 km). Dopodiché il fiume colorato di podisti ha animato il circuito di 4.300 metri disegnato all’interno dell’impianto, ripetuto dieci volte da chi ha scelto la maratona, cinque volte per la mezza maratona e due volte più un giro breve per la prova sui 10 chilometri.

L’unico neo di questa giornata fantastica di sport è stato la leggera nebbia che ha avvolto l’ippodromo tenendo compagnia ad atleti e spettatori per circa due ore prima di lasciare spazio al sole, che ha illuminato i contorni meravigliosi dell’impianto milanese.

La maratona ha visto il successo di Annalisa Liberti (Alzaia Naviglio Runners), che ha completato la sua fatica in 3h45’42”. «Alla partenza faceva freddissimo, ci ho messo un po’ di giri prima di scaldarmi. Il percorso era piuttosto impegnativo, tra tratti in sterrato e un po’ di fango, ma in una cornice meravigliosa: passare sotto la tribuna dell’ippodromo mi ha dato una grande carica e il tifo e lo speaker mi hanno emozionato… Era la prima volta che mi mettevo alla prova su un circuito di questo genere e sono davvero felice della mia vittoria. Ci rivedremo all’Ecomaratona di Milano dell’anno prossimo? Prima voglio vedere come mi sveglierò domani…», ha detto Annalisa Liberti con un sorriso grande così. Medaglia d’argento nella maratona femminile per Elena Manara (G.S. Montestella) in 4h16’37”, mentre il bronzo è andato a Francesca Sabbioni (G.P. Casalese) in 4h24’51”.

Nella maratona maschile trionfo di Nicolino Catalano (Atletica Solidale), primo sul traguardo in 3h03’48”. Seconda piazza per Sandro Cavallaro (Cus Insubria Varese Como) in 3h08’40”, terzo gradino del podio per Roberto Rossetti (Roqad Runners Club Milano) in 3h17’03”. Le dichiarazioni del vincitore Nicolino Catalano: «Sono molto contento della mia vittoria e soddisfattissimo del tempo, calcolando anche i tratti in sterrato di questo percorso veramente stupendo. Complimenti a chi ha ideato e organizzato questa bellissima prima edizione dell’Ecomaratona di Milano».

La mezza maratona è stata vinta tra le donne da Amelita Benchimol Ferreira (Alzaia Naviglio Runners) che ha fermato il cronometro dopo 1h39’50’0. Secondo gradino del podio per Monica Riccardi (Podistica Amici dello Sport) in 1h45’16”, terza Isabella Cuocci (Urban Runners) in 1h45’59”.
Nella gara maschile sui 21 km si è invece imposto Alberto Colombo (Sport Project VCO) con il tempo di 1h26’52”, precedendo di oltre due minuti il secondo, Lorenzo Dalla Pozza (Runcard Fidal), arrivato dopo 1h29’21”. Sul terzo gradino del podio Amedeo Nacci (Atletica Ceglie Messapica) in 1h32’29”.

La gara sui 10 km ha invece visto il successo nella gara femminile di Raffaella Preatoni (Euroatletica 2002), in 41’38”, davanti a Silvia Savasta (Base Running) e Giampiera Farre (Road Runners Club Milano.
Tra gli uomini invece si è imposto Saverio Amasi (Atletica Savoca), che ha chiuso la propria fatica in 32’07” precedendo Ivan Doniselli (Calcaterra Sport) e Vincenzo Pellegrino (Runcard Fidal).

Tutta la soddisfazione di Paolo Francesco Gino, presidente del Club Super Marathon Italia, società affiliata alla Fidal che conta 1.400 tesserati e si è già distinta nell’organizzazione di oltre 200 eventi: «Portare la prima gara targata Club Super Marathon Italia nella mia città, a Milano, è per me un sogno che si realizza. Siamo stati favoriti dalla cornice fantastica offerta dall’Ippodromo Snai San Siro. Peccato soltanto per la nebbia che nelle prime due ore di gara ci ha impedito di godere dello spettacolo meraviglioso dei podisti. Poi, però, il sole ha baciato le ultime fasi della corsa e la premiazione. Diamo appuntamento alla seconda edizione dell’Ecomaratona di Milano, in calendario il 23 novembre 2025».

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Integriamo ora le cifre: la maratona è stata conclusa da 137 partecipanti, mentre in 126 si sono classificati nella mezza e in 111 nella 10 km competitiva. A questi 374 arrivati fino in fondo si aggiunge qualche ritirato o comunque non classificato, più i partecipanti alla camminata non competitiva. Larghissime le premiazioni: non solo i primi 3 assoluti M/F, ma anche i primi tre di tutte le categorie in tutte e tre le distanze, senza gli accorpamenti risparmiosi cari a qualche organizzatore.

Una certa foschia mattinale (ma non vera e propria nebbia, come invece subiva Roberto Mandelli da un’altra gara sul vicino Monte Stella) non ha impedito di raggiungere agevolmente la cittadella sportiva di San Siro, cui oggi si arriva in meno di mezz’ora dalle stazioni ferroviarie grazie alla nuova M 5 (senza pilota, con la possibilità da brivido di sedersi sul divanetto di prima fila a vedere il rincorrersi dei binari e delle stazioni). È vero che solo dopo circa quattro ore lo sguardo dei corridori ha potuto estendersi allo stadio di San Siro e ai grattacieli di City Life (almeno il Generali e lo “Storto” PwC), ma all’interno del recinto non c’è stata possibilità di confondersi: un primo km quasi interamente asfaltato o lastricato a fianco dei prati del galoppo lasciava posto a un km più pittoresco e fangoso nella zona del cross country (dubbio amletico: quel carro pieno di transenne è meglio aggirarlo a destra o a sinistra?), cui seguivano due km di piste da trotto coll’ingresso finale nel tunnel che porta alla tribuna, indi al ristoro e all’inizio del nuovo giro. Per arrivare al quale però bisognava sottoporsi a un avant-indree di circa 200 metri, introdotto in extremis per supplire all’indisponibilità di un tratto del percorso previsto: col risultato, però, che questo allungamento portava a una distanza del giro di almeno 4450 metri, se non di più. Il gps più “avaro”, verificando tra i colleghi in gara, è risultato quello di Andrea Dinardo, che dà 43,910; gli altri si orientano verso i 44,500 (anche a non dar retta al mio, che allo stesso punto di ogni giro diceva di aver perso il segnale, ma alla fine dichiarava 45 km abbondanti).

Controllo dei passaggi mediante chip di Timing Run, con apparizione dei risultati giro per giro, indi spedizione via email del diploma; premiazioni fatte a ondate, via via che si completavano le terne dei vincitori di categoria; musica dal vivo, servizio fotografico come sempre garantito da Sergio Tempera, e ristoro ricco de tusscos, inclusi tè caldo e spicchi di pomodoro da intingere nel sale grosso (per citare le due cose che ho gustato maggiormente, insieme alla birra).

Non esisteva un vero e proprio spogliatoio, in cui luogo i corridori hanno sfruttato la tribuna oppure l’ampio salone del bar sottostante; in mancanza di docce, ci si è valsi dei due gruppi di servizi igienici, con acqua calda e – per chi riusciva a trovarli liberi – degli spaziosi locali, dotati di sedie, per gli handicappati (io però mi sono trovato davanti un altro Antonio, perfettamente normodotato ma che proprio non aveva fretta). Il bar è servito anche da primo soccorso per riposare e rifocillarsi dopo la gara, facendo i primi commenti con due vecchie volpi quali Rinaldo “Bubu” Furlan (involontario co-protagonista col sottoscritto di una maratona valdostana “deviata”) e Rita Zanaboni (nel trentesimo anniversario dell’arrivo in coppia alla maratona di Russi, in 3.19): eccoci scelti da Mandelli nel riquadrino centrale del collage di copertina

Tra i vincitori di categoria, detto che i primi due assoluti Catalano e Cavallaro sono entrambi M 45, mi piace segnalare qualche amico che mi ha fatto sportivamente sperimentare quanto sa di sale (per me) il provare a confrontarsi con chi ne ha di più, cominciando dalla veneta prof di matematica Daniela Lazzaro, fresca campionessa italiana delle 24 ore, che con 5:32 ha nettamente prevalso tra le quattro F 70; e l’altro campione italiano M 70, il già citato Andrea Dinardo, bergamasco veterinario di tutte le guerre, arrivato secondo di categoria (dietro quell’autentico mostro di Piero Carlo Fiordi, 27° assoluto in 4:04) in 5.16:44, precedendo di tre minuti il coetaneo Paolino Malavasi reduce dalla tregenda di Reggio domenica scorsa (dove si era saggiamente fermato a metà, lasciando arrivare al traguardo il figlio Maurito, che anche oggi è giunto fino al termine in 4.39). Con loro due ormai riesco a stare insieme solo prima di partire, come appare ancora nel collage di Mandelli. Notevoli pure il 3.49 con cui Lucio Caroni ha dominato gli M 60, il 3.29 di Domenico Luca Matteucci (primo M 50), il 4.24 di Francesca Sabbioni vincitrice delle F 50, il 5.45 del vicentino Antonio Grotto, unico F 75.

Ma dopo 7 ore e 11 è arrivato un altro reduce da Reggio, Vito Piero Ancora ossia il maratoneta più prolifico in servizio, con circa 1670 traguardi tagliati in 25 anni, e che il giorno prima aveva percorso km 45,370 nella 8 ore di Barletta. Dove era pure presente l’altra supermaratoneta Barbara Cosma, che in Puglia aveva battuto Ancora di 930 metri, ma a Milano gli ha ceduto più di mezz’ora. Meglio di entrambi ha fatto però Massimiliano Morelli: 51 km sabato a Barletta, 6 ore e 50 a San Siro domenica. E super-meglio Simona Oggero, classe 1975,  km 69,547 a Barletta, poi seconda F45 a Milano in 4:55. Servono commenti?

1° dicembre – Esattamente come l’anno scorso, le quattro camminate dei Quartieri modenesi ricominciano da Portile, all’estrema periferia sud del comune (https://podisti.net/index.php/cronache/item/11108-portile-inaugura-le-corse-di-quartiere-del-dicembre-modenese.html). Proseguiranno domenica prossima all’estrema periferia ovest della provincia, giusto al confine con Reggio (cave del Secchia a Marzaglia, già teatro di una gara autunnale), poi il 22 con una capatina a un paio di km dal centro (zona San Faustino – parco Ferrari), infine il 29 a Modena Est, da un altro parco che (all’insaputa di tutti i podisti interpellati) è stato intitolato – guarda caso - a Berlinguer.

Ben vengano queste gare di quartiere, quando la stagione sembra meno incline a favorire gli sforzi organizzativi: certo, per i superagonisti sono settimane dense di maratone (oggi almeno tre in un raggio di 500 km, per non dire della prestigiosa Valencia rinata in tempo utile dal fango), ma per i cultori dell’ “altro podismo”, quello dove il cronometro ha un valore relativo (e purtroppo, anche l’orario ufficiale di partenza viene irriso), è una gran cosa avere a disposizione una corsa con iscrizione gratuita e per giunta un pacco-gara che comprende un pacchetto di pasta e uno di piade, più un buono sconto di 5 euro al Conad.

Se poi aggiungiamo il bel sereno, con temperatura che alla fine ha raggiunto addirittura i 7 gradi (un vicino di gara si lamentava di avere le maniche lunghe), ci si spiega una partecipazione che (a giudicare dall’affollamento ai ristori e al ritiro del premio) mi è sembrata superiore a quella solita delle ultime settimane; anche perché, si diceva malignamente nell’entourage di Giuseppe Cuoghi, nella gara concorrente della sponda reggiana si pagavano 2,50 e non c’era più la gallina di premio. E senza gallina, ad Arceto rimane solo lo speakeraggio di Roberto Brighenti, che è molto ma forse non tanto da giustificare la trasferta; tanto più che da Portile nel dopogara potevamo andare a breve distanza a sbafare gratis altro che galline.

Grande cerimoniera della corsa di Portile è stata Sonia Del Carlo, la campionessa sempre sorridente che si è fatta in quattro, dall’allestimento iniziale, alla perlustrazione del percorso in bicicletta (mentre il via con la bandiera rossa l’ha dato Peppino Valentini), poi alla distribuzione dei pacchi-gara sotto l’assedio di centinaia di mani protese, e infine alla ‘ripulitura’ del percorso dalle bandelle e segnali messi per instradarci. Tra i protagonisti con le scarpette, ai già citati aggiungo i fratelli Baldini (Loriano e Morena), Emilio Borghi decano del podismo (praticato a partire dalla Zresa al Lambrosc del 1971), Luigi Luca con Rosaria e il cagnetto Kiki, e la re-new entry Jennifer Mai da Castelfranco Emilia, già trailer di valore e ora alla ripresa dopo lunga sosta. E, come diceva Dezan, via via tutti gli altri.

Percorso lungo di 10.2 km, identico all’anno scorso e in buona parte ricalcato sul giro mediolungo dei salumifici di Castelnuovo, dunque con vari km sulla pista sterrata del Lungotiepido a destra (dunque in territorio rangoniano e non porcilese); ristoro intermedio che ho saltato perché c’era da aspettare che l’unica addetta riempisse i bicchieri, e ristoro finale che nell’attesa di essere serviti si poteva riempire con la lettura dei libri disponibili nella stessa sede: tra essi, La donna orgasmo appena sfornato da un giornalista modenese famoso (si fa per dire) che così racconta le gesta di Mariangela. Forse anche una podista, dato che a volte entrava nel negozio di mio padre per comperare un paio di scarpe da ginnastica, una maglietta o accordare la racchetta da tennis. Ma adesso che è cresciutella…

Verso mezzanotte, sopra la mia camera da letto parte l’espresso per Yuma. Gnic, gnic! Pim, pom! Sento sbattere contro il muro la ferraglia della testiera d’ottone del letto. Botte assestate sempre più ritmicamente. Ciuf ciuf! Il treno dell’amore è in partenza... Io e mia moglie ci alziamo e ridiamo. Sentiamo Mariangela urlare. Sono grida forsennate di piacere. Chiede di averne di più, di più, ancora di più. Soffochiamo dalle risate. Vado a vedere: i ragazzi dormono; torno di corsa, non voglio perdermi niente. Quando arrivo, il treno parte a piena corsa nelle notti del West con ululati da coyote che riecheggiano in tutto il cortile. Guardiamo fuori: si accende una luce nella casa di fianco, poi un’altra. Un vicino si sporge dalla finestra. Sento qualcuno parlare sommessamente al piano di sotto nella scala accanto. Intanto, l’espresso di Mariangela va a tutto vapore: l’ottone fa scintille, ormai gridano all’unisono. Sì sì, dai dai!

 Siamo nella sala macchine dell’amore. Io e mia moglie ridiamo come pazzi.

 "Ci danno dentro, eh?", mi fa strizzando l’occhio; intanto, la stanza è diventata una Wunderkammer di suoni erotici.

 Capiamo che siamo alla scena finale. Lei urla impazzita come una baccante che fa a pezzi il bell’Orfeo e lui la segue incitandola a gran voce, suggerendo dove trarre più piacere, dandole improvvisi ordini imperiosi. Ed ecco che un lungo lamento liberatorio annuncia che il treno è arrivato in stazione. La testiera del letto batte piano, rallenta, si ferma. "Stazione di Yuma, si cambia per Tucson"...

 Si odono voci, passi diretti verso il bagno, acqua che scola nelle tubature. Mia moglie ride ancora come una pazza. Torniamo a letto e ci riaddormentiamo. E’ solo un’illusione: nel cuore della notte sentiamo rimettersi in moto la maledetta locomotiva erotica. Gnic, gnic! Pim, pom! Accendo la luce e guardo la sveglia: sono le 4 di mattina. Ma come? Non si può... Ora Mariangela non perde più tempo in convenevoli: passa qualche minuto e già grida come un’ossessa nelle mani di un carnefice guidato da un pio frate inquisitore.

 "Ancora, ancora!", implora.

 La starà sventrando... Le urla senza pace crescono fino a un’esplosione: c’è da giurare che il professorino le ha tagliato i garretti di quelle gambe lunghe e ossute e la sta scorticando viva …

A questo punto, arriva il mio turno di ricevere premio e bevanda, poi penso meglio di ripiegare su un altro genere di orgasmo, quello dello zampone da record (stavolta 826 chili) distribuito gratis in piazza dell’adiacente Castelnuovo.

Malgrado la presenza, ben prima di me, di Giangi e di Bonaccini (che avevano saltato la corsa), ne era avanzato a sufficienza: certamente abbastanza da compensare le 930 calorie che secondo il Gps mi era costato arrancare in gara. E Mariangela, che fine avrà fatto?

23-24 novembre – Quattro euro: ma cosa sono mai quattro euro? Sono la cifra sufficiente, per i podisti modenesi in scarico o per gli incalliti camminatori, per partecipare come ogni anno (https://podisti.net/index.php/cronache/item/9525-formigine-raduna-i-mille-col-booster-di-campogalliano.html

 https://podisti.net/index.php/cronache/item/11077-campogalliano-e-formigine-i-modenesi-battono-due-colpi.htmla due non competitive per un massimo chilometraggio percorribile che sfiora i 23 km.

Anche quest’anno il sole ci fa compagnia splendendo sulle vigne saccheggiate (Cardarelli) e garantendoci addirittura 10 gradi con un panorama sufficientemente ampio, fino a Montegibbio e al Valestra e forse al Corno alle Scale.

La “Nemmeno con un fiore” di Campogalliano dichiara di essere alla 9^ edizione, esattamente come l’anno scorso; la partenza avviene questa volta nella piazza centrale, tra duomo e municipio (quasi come nel Mondo Piccolo, solo che al posto di Peppone ci sarebbe Bonaccini), nell’inconsueto orario delle 14,15, ritardato peraltro di una decina di minuti perché prima sono necessarie parole di circostanza che nessuno sente (eh, don Camillo con la sua tecnologia anni Cinquanta metteva gli altoparlanti sul campanile…).

Poi finalmente Gabriele Gualdi può dare il via verso un percorso parzialmente rinnovato, con tratti campestri che toccano il santuario della Sassola e, nella sua distanza massima di 9.4 km, attraversano il territorio dei laghi perlopiù su piste ciclopedonali e numerosi scavalcamenti di autostrade o TAV di questo tormentato territorio.

Incroci ottimamente presidiati, questa volta il ristoro intermedio c’è, dotato di ottimo tè caldo come sarà pure alla fine dell’avventura: Giangi che è venuto a piedi da casa sua non può protestare. Il premio finale che ci tocca è il mezzo chilo di pasta, cui si aggiungono le ricche premiazioni di società appannaggio, come sempre, del Cittanova con 101 iscritti, quasi doppiando Sportinsieme Formigine e Madonnina, entrambe sopra quota 50. Presenti, come sempre, tante famiglie coi bambini, chi a piedi, chi in bicicletta, chi sulla carrozzina; e Nerino Carri (qui trasportato da Paolo Giaroli) a scattare centinaia di foto a libero utilizzo.

 

L’indomani ci si ritrova, come da consuetudine, a Formigine per la 13^ Camminata Avis (qui si sono ricordati da aggiornare la numerazione), con la stessa alternanza dei venditori di scarpe già rilevata: ieri Carlo da Correggio, oggi Pietro Boniburini da Cavriago. Forse 800 gli iscritti ufficiali, meno dell’anno scorso, sebbene il solo Cittanova ne metta insieme 126, una trentina più del 2023, e dietro lui Sportinsieme Formigine raggiunga i 100, la Guglia Sassuolo i 70.

Come il giorno prima, anche qui si cerca di ricavare, nel reticolo industriale che pervade questo distretto ceramico e meccanico (dopo 3-4 km si arriva al confine con Fiorano dove le aziende concordano su una cosa: proibito scrivere in italiano, al massimo si ammette “I.tiles. born in Maranello”), qualche chilometrino erboso; e tutto sommato il giro lungo di 13 km abbondanti risulta abbastanza piacevole almeno nella prima metà, quando quelli del percorso da 8 km svoltano verso Formigine mentre noi siamo instradati verso Corlo coi soliti scavalcamenti di superstrada munita di autovelox illegale.

A parte ciò, ottima organizzazione, con simpatica partecipazione delle ragazze targate Avis (carinissima la bionda che ci guidava nella biforcazione tra i due itinerari), strade perfettamente chiuse al traffico, due ristori intermedi con tè bello carico, e un ristoro finale inclusivo di biscotti per celiaci; il premio per tutti, come l’anno scorso, è un chilo di pasta. Non so come faccia a portarselo a casa “Nube” Montecchi, mio saggio ‘frenatore’ alla maratona di Carrara, ieri già protagonista a Campogalliano e che a Formigine è venuto di corsa da Castelnuovo (km 9,5-9,5) onde affinare la sua preparazione per la maratona di Reggio. Invece Werter Torricelli, enologo carpigiano, in preparazione della Prosecco Marathon ha imbottigliato in casa sua il vino novello.

Abbiamo tanti modi di allenarci, noi iperdilettanti; e per buona sorte, il Piccolo Mondo Podistico ce li consente.

17 novembre - In un calendario a singhiozzo, nel quale per esempio domenica scorsa Bologna, Modena e Reggio proponevano un evento ciascuna (quelli di Modena e Reggio erano entrambi di grande richiamo, e ai tempi belli non si pestavano i piedi), mentre questa domenica le caselle rischiavano di restar vuote, bene hanno fatto i bolognesi del San Rafèl (che vuol dire San Ruffillo, non San Raffaele) a inventare una doppia competitiva all’estrema periferia della provincia sul confine con Modena, intitolandola al bianco frizzantino di questi colli che recentemente è passato anche a indicare una “contrada”, e resistendo alle paure della giornata elettorale in cui dovremmo tutti pensare solo a votare e guai a chi osa profanare il sacro giorno con la corsa (seeh, alle 12 la percentuale di votanti stava intorno all’11%).

Il successo, favorito anche dall’offerta di tre tracciati non competitivi tra i 5 e i 18 km, al prezzo davvero modico di 2.50, è stato travolgente (1500 gli iscritti secondo il comunicato) e ha messo in seria difficoltà gli organizzatori: le due competitive dovevano partire alle 9, ma alle 9,30 c’erano ancora delle lunghe file al ritiro pettorali o alle iscrizioni dei camminatori; partenza e arrivo erano nella piazza del municipio, in basso, ma lo spazio per le tende era stato ricavato in alto, oltre il castello (a 700 metri! avvisa Italo Spina quando mi vede arrivare), senza segnalazioni, nemmeno per i parcheggi che abbiamo gestito in maniera individuale fidando nella tolleranza dei vigili (la piantina annessa al sito indicava il “parcheggio della Coop”, ma senza darne le coordinate, e comunque penso sia andato esaurito presto anche quello).

Gara lunga con 329 arrivati e dominio del vignolese Lotfi Gribi in 1.01:35, con 4 minuti abbondanti su Roberto Gheduzzi (Mud & Snow Casona) e 6 sul primo bolognese, Arturo Ginosa, che a sua volta ha preceduto di mezzo minuti l’altro modenese, Zeno Vistoli. Tra le donne, la giovane rappresentante di Mud & Snow Dinaleeh Calzolari, con 1.12:53, ha avuto la meglio per meno di due minuti sulla veterana riminese Federica Moroni; terza a 6 minuti la bolognese Francesca Battacchi.

Nei 10 (e passa) km, successo su 97 partecipanti di Riccardo Pagani in 45:46 su Alex Magagnoli 46:30 e Andrea Aldrovandi 46:44; quinta assoluta Gloria Venturelli, una F 45 che vincendo sulle donne con 49:38 ha dato quasi 4 minuti alla coetanea Laura Ricci, che ha preceduto allo sprint la molto più giovane Michela Guidotti.

Percorsi gradevoli, che ricalcavano in parte quelli della defunta “Da la zresa a la barbera” di Savignano e in parte il trail dell’Abbazia di Zola, con passaggi presso cantine che non lesinavano ristori moderatamente alcoolici: il tratto campestre, generalmente tra i vigneti (involontaria imitazione del Valtellina Wine Trail), faceva affrontare a tutti un mezzo km piuttosto ripido e scivoloso in discesa, con successiva risalita all’agriturismo Corte d’Aibo (cioè albio, èlbi, l’abbeveratoio dei porci), dopo del quale i concorrenti dei 18 km (poi diventati 17) erano mandati su un percorso nel territorio di Monteveglio che riecheggiava un po’ la “Camminata dell’anno 1000”, mentre quelli dei 10 (poi divenuti 10.8, pare per l’inagibilità di un tratto) dovevano risalire il greppo fatto in discesa, e tornati alla strada asfaltata dovevano stare ben attenti a scegliere la freccia giusta a sinistra per non scendere di nuovo dove erano stati un quarto d’ora prima (lo sbandieratore era un po’ interdetto tra quelli che passavano per la prima volta e quelli reduci dal giù e su).

Da lì, il percorso era lo stesso dell’andata, fino alla piazza di partenza e arrivo (con ulteriore risalita poi al castello per recuperare le proprie cose alle tende: ma i competitivi potevano lasciare una borsa custodita in piazza).

Ricche le premiazioni, sia degli assoluti (5 uomini e 5 donne per entrambi i percorsi) sia delle 10 categorie, maschili e femminili, delle due gare; nutrito il pacco gara dei competitivi (che avevano sborsato dai 15 ai 25 euro ciascuno), mentre per i non comp, il promesso pacco di pasta all’uovo è andato presto esaurito e sostituito da 5 mandarini. Richiestissimo anche il piatto di pasta e fagioli; tanto che si è dovuto provvedere a una seconda ondata, stavolta di pastasciutta.

Presenti non solo le principali società bolognesi, ma anche parecchi podisti modenesi e reggiani, quasi tutti come cani sciolti perché le loro società non hanno ritenuto opportuno di partecipare ufficialmente (ho notato solo il Finale Emilia e la Formiginese). Non potevano mancare Lolo Tiozzo, Lucio Casali, e Anna Cavallo, i cui occhi in cima alla Corte d’Aibo aiutavano il pallido sole a illuminare il paesaggio sfumato del fondovalle.

Ma vorrei che il ricordo finale di questa giornata fosse per Roberto Otta, un caro amico bolognese del Pontelungo, che ci ha lasciati a 77 anni il 26 agosto scorso: da un anno almeno la malattia non gli aveva più permesso di essere tra noi, che però non dimenticheremo facilmente le sue qualità, non solo sportive ma soprattutto umane, la sua modestia unita a una partecipazione affettuosa che le nostre piccole imprese non meritavano. Oggi, chi gli voleva bene ha corso con lui.

Dall’avvocato Gianluca Lanciano (Pescara) riceviamo la seguente comunicazione:

Formulo la presente missiva in nome, per conto e nell’interesse del sig. DI FRANCESCO Nino, nato il 13 dicembre 1978 ad Atri (TE) e residente in Pescara, Strada della Bonifica 32. Come noto, in quanto tutte le testate giornalistiche destinatarie della presente hanno pubblicato un articolo al riguardo, il sig. Di Francesco, vincitore dell’edizione 2020 della “Maratona Dannunziana” disputatasi a Pescara il 18 ottobre 2022 [in realtà, 18.10.2020, NdR] è stato dapprima cautelarmente sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping (T.N.A.) e successivamente condannato alla squalifica per anni quattro.

Dalla presunta assunzione di sostanza vietata con finalità di alterare la prestazione sportiva (nella fattispecie positività all’amfetamina) è conseguito non solo un procedimento davanti al giudice sportivo bensì anche un procedimento penale. Se il sig. Di Francesco non ha inteso impugnare la decisione assunta dal T.N.A., essendosi peraltro dedicato nel frattempo ad altre discipline sportive diverse dalla corsa e non avendovi quindi particolare interesse, altrettanto non ha fatto in sede penale, dove ha insistito al fine di veder riconosciute le proprie ragioni.

In data 13 settembre 2024 sono state depositate dalla Corte d’Appello dell’Aquila le motivazioni della sentenza di assoluzione che si allega. Ivi è stato finalmente accertato, seguendo la chiara linea difensiva, il macroscopico errore valutativo effettuato in primo grado. Segnatamente è stata confusa l’unità di misura della sostanza rilevata ovvero nanogrammi contro milligrammi (indicati in sentenza). Come noto il nanogrammo è unità di misura che corrisponde a 0,000001 mg e quindi di gran lunga inferiore al milligrammo, di qui l’assoluta irrilevanza della sostanza rilevata al fine di alterare la prestazione sportiva.

Non solo, tale modestissima ed infinitesimale quantità di sostanza rilevata è stata dichiarata assolutamente compatibile con il farmaco, regolarmente prescritto, assunto dal Di Francesco una settimana prima della gara a seguito della quale è stato effettuato il prelievo e, comunque, assunto dall’atleta sin dall’anno 2019 con regolari prescrizioni mediche e pertanto senza alcuna finalità di alterare la performance sportiva. Tali chiarimenti erano stati già offerti dal sig. Di Francesco a seguito dei primi articoli apparsi sui media relativi alla squalifica ed ora risultano essere suffragati dalla decisione della Corte d’Appello.

 

Al comunicato è allegata copia della sentenza, di cui riproduciamo in immagine la parte finale. In merito all’articolo che a suo tempo pubblicammo (30.12.2020: https://podisti.net/index.php/notizie/item/6804-squalifica-di-4-anni-per-il-vincitore-della-maratona-d-annunziana.html ), va detto che il risultato sportivo ufficiale della maratona non cambia, né la squalifica per quattro anni (finiti di scontare il 9 novembre scorso), non avendo Nino Di Francesco presentato ricorso presso la giustizia sportiva. Viene meno invece la condanna penale, che in primo grado (9.6.2022) era stata quantificata in 4 mesi di carcere (con la sospensione condizionale) e 4000 euro di multa, nonché l’interdizione perpetua da cariche sportive.

Tirano-Sondrio, 9 novembre – Se ogni anno le iscrizioni a questo evento crescono e si chiudono parecchie settimane prima del termine, ci sarà più di una ragione. Quest’anno gli organizzatori parlano di quasi 3700 atleti da 52 nazioni; i numeri forniti da Endu danno 734 arrivati entro il tempo massimo per la maratona (con tetto di 1000 iscritti: le classifiche non elencano i DNF o i FTM, che però devono essere numerosi, stanti anche i 1800 metri di dislivello in salita e 1900 in discesa), 1151 per la mezza maratona (+900 D), 267 per la 13 km competitiva, 1059 sullo stesso tracciato ma non competitivo, infine 310 per le prove giovanili, tra gli 800 e i 2800 metri, in centro di Sondrio la domenica 10. Ma le gare erano cominciate da lunedì 4 ancora a livello giovanile con partenze da luoghi vari.

E record è stato anche sotto l’aspetto tecnico, indubbiamente col favore del clima fresco ma moderatamente soleggiato e del tracciato quasi completamente asciutto: per la prima volta il vincitore Mattia Bertoncini (Team New Balance) è sceso sotto le 3 ore, precedendo con 2.59:52 di soli 7 secondi il vicecampione del mondo di trail 2023 Andreas Reiterer (La Sportiva), che fino all’ultimo km era in testa. Dal libretto della gara (un po’ pasticciato) il miglior risultato della storia risultava il 3.11:56 del 2022. Terzo oggi lo spagnolo Mario Olmedo in 3.11:30, e anche il quarto, lo svizzero Francesco Ceschi, è sceso sotto il vecchio record.

Pure la vincitrice femminile, Elisa Desco (valtellinese del Team Scarpa), al suo sesto successo su 8 partecipazioni, con 3.36:15 ha abbassato di quasi 10 minuti il record da lei stessa fissato nel 2015 (quando però il percorso era un po’ più corto non includendo la dura deviazione finale verso il ponte sospeso sul Màllero). La seconda, Alice Testini, è arrivata al traguardo dopo 7:31, la terza, l’inglese Louise Mitchell, dopo 10:28; 135 in tutto le classificate, 649 gli uomini.

Niente record nella mezza maratona, vinta dal marocchino Elhousine Elazzaoui in 1.27:40” (il primato resta nelle gambe del formidabile Xavier Chevrier, 1.24:41 nel 2017, però sul percorso meno faticoso di un tempo). Tra le donne ha vinto la neozelandese Jemina Farley in 1.46:43 (record del 2014: 1.37:06; l’anno scorso 1.45:32).

La mezza è partita da Chiuro, con un contrattempo curioso e senza colpa degli organizzatori: il treno che stava portando gli atleti ha saltato la fermata, scaricando tutti solo alla stazione successiva di Teglio e costringendoli a prendere un altro treno in senso inverso, il che ha obbligato a ritardare la partenza.

In compenso, noi partenti della 42 km abbiamo dovuto prendere il via 10 minuti prima del programma, con la motivazione che sulla nostra strada doveva passare un treno (suppongo, quello svizzero per Poschiavo, e troverei strano che l’orario si sia conosciuto solo oggi). Ma direi che siano le uniche pecche di un allestimento decisamente complesso.

Sondrio, capoluogo di ventimila abitanti, con un centro storico molto ben tenuto e un notevole museo storico-artistico, oltre alla biblioteca dedicata al filologo più settentrionale d’Italia, Pio Rajna, era tutta esaurita causa l’afflusso di podisti e familiari, oltre che per altre iniziative come la commemorazione dello scrittore Gianni Celati: la piazza Garibaldi, sede del ritrovo, era stata trasformata in un immenso tendone (col monumento all’Eroe dei due mondi che fungeva quasi da colonna portante: foto 7), per accogliere l’Expo e, dopo la conclusione della gara, l’affollatissimo pizzoccheri-party gratuito per i partecipanti e a modico prezzo per gli accompagnatori (coda di almeno mezz’ora, a qualunque orario): degno coronamento del pacco-gara, anch’esso ricco di specialità locali (foto 12).

Si parte dunque da Tirano (foto 59-62), e dopo meno di 2 km di attraversamento della cittadina ci si immette nel percorso che sostanzialmente ricalca la “Via dei terrazzamenti”: sentieri ricavati sul bordo dei gradoni creati per le vigne, mediamente 100-200 metri sul fondovalle, dove scendiamo per raggiungere i paesoni della destra-Adda, entrando spesso nelle cantine locali da dove poi, con rampe o scalinate, si raggiungono di nuovo i vigneti (con macchie di meleti o uliveti).

A Teglio, dopo una ventina di km, ci fanno salire fino alla torre (foto 34), ai cui piedi sta il ristoro; poi giù verso Chiuro, forse il paesino urbanisticamente più delizioso, dove attraversiamo un paio di cantine (foto 30, 36) e siamo rilevati dall’unico “cancello” con tappetino-chip (che la classifica dichiara al km 21 mentre il programma dava al 27: facciamo 25 e saremo più realisti).

Ristori alle distanze prescritte, anzi nel finale più frequenti: grande disponibilità di tè, idrosalini, frutta, biscotti, e spunta ogni tanto qualche calice di vino. Segnalazioni eccellenti, impossibile non riconoscere il grappolo rosso o bianco sull’asfalto, e le numerose frecce e bandelle arancioni; peraltro a ogni incrocio dubbio ci sono sbandieratori che ti indicano la direzione. Traffico del tutto assente anche nei radi tratti su strada.

Come diceva una compagna di viaggio in treno, dopo il 25 non illudetevi di aver finito di faticare: finché non sarete alla chiesa e al castello di Grumello (foto 41-42), da dove la vista spazia su Sondrio, sappiate che ce n’è ancora molto, e pure duro. Dopo di che, a un certo punto, su un sentiero in forte discesa appare un cartello di pericolo: sono rampe terrose fermate da pali di legno. Ma è più pericolosa l’illusione che ci dà il segnalatore in basso: “mancano 4 km”. Bugiardo, bugiardo! gli grido, infatti i nostri gps stanno sui 34-35, e il cartello dei meno 5 (la prima segnalazione chilometrica di tutto il tracciato) compare ben dopo.

E le fatiche non sono finite: a parte l’illusione che da lì i chilometri siano più lunghi, ci aspetta la salita al nuovo ponte sul Màllero (affluente dell’Adda: foto 45-49), che riattraverseremo anche più in basso (52) entrando nella città vera e propria e finalmente, attraverso viuzze caratteristiche (foto 6, 8, 9-11) al traguardo.

Medaglia di pietra “beola”, e dopo la doccia si può rientrare nel tendone, dove sotto il palco delle premiazioni, ottimamente gestite dai due speaker professionali e simpatici, che poi ritroveremo in albergo (foto 57, 58, 69) si dipana il party delle foto 53-56, che andrà avanti fino a tarda ora nelle mani dei disc-jockey.

C’è gloria per tutti, compresi i miei compagni in qualche tratto della fatica: Daniel Quintana da Monza (foto 63), Giulia Pedrana da Livigno (classe ‘95, appena esordito in maratona a Edinburgo, e che qui corre poco dietro al fratello Enrico), per finire con Tobias, del team La Sportiva, qui accompagnato da moglie e dalle splendide figliolette di 2 anni e di 4 mesi: foto che il buon Mandelli inserisce alla fine del suo album, per dirci che tutti i salmi finiscono in gloria.

1-3 novembre – Sicuro, quelli buoni vanno a Venezia, poi New York o Lago Maggiore, e domenica prossima a Ravenna. Quelli invece che non hanno urgenze del genere e vogliono spendere poco possono accontentarsi di muovere le gambe in un raggio di 15 km da Modena, approfittando della tregua del maltempo e di temperature decisamente insolite per la stagione.

Eccoci dunque venerdì 1° novembre a Bomporto, località più celebrata grazie alla sua frazione Sorbara, e che offre al modico prezzo di 2 euro la 46^ edizione della “Camminata del lambrusco”, ridotta a 8,2 km di un doppio senso sull’argine sinistro del Naviglio (l’antica via navigabile che univa il porto fluviale di Modena, dietro il Palazzo ducale, al Panaro raggiunto appunto al “buon porto” attraverso un sistema di chiuse, e da lì al Po e all’Adriatico).

Oggi ci si contenta di risalire il Naviglio fino a Bastiglia, dove ci si ristora (acqua e tè centellinato) e si fa dietrofront per riportarsi alla partenza presso un quartiere nuovissimo su cui troneggia lo stadio dedicato ai quattro fratelli Sentimenti, calciatori di serie A dagli anni Trenta ai Cinquanta (ma la foto-simbolo affissa all’ingresso è un falso).

Sentimenti IV, della Juventus, fu il portiere delle prime 5 partite della Nazionale dopo la guerra, dal 1945 al 47, unico, insieme allo stopper Parola, a non appartenere al Grande Torino; e dopo la sciagura di Superga, fu mandato ai mondiali brasiliani del 1950, in nave, con tutti i palloni finiti in acqua, e insieme a Parola e Boniperti fu eliminato dalla Svezia di Jeppson, Nordhal e Skoglund. Finì la sua carriera in Nazionale con un’altra debacle storica, all’inaugurazione dello stadio olimpico di Roma nel 1953, lo 0-3 preso dall’Ungheria di Puskas e Kocsis poi finalista al mondiale.

Solicello gradevole, discreta partecipazione compreso Mastrolia con bizzarro copricapo e Morena Baldini appena rientrata dal Giappone, pacco-gara con wafer o pasta e berrettino (il lambrusco è solo nel titolo della corsa), e magri affari per la coppia di scarpivendoli Lupo & Boniburini. Mi raccomandano di elogiare i cassonetti della zona, liberamente apribili senza bisogno di tessere; non altrettanto farò dei parcheggi, lasciati alla nostra libera esplorazione.

Ci si ritrova domenica 3 a Solignano, alle pendici delle prime colline sotto il castello di Levizzano e il santuario di Puianello, per la 40^ edizione della “Camminata della val Nizzola”, riproposizione su tracciato ridotto e con altri organizzatori di quella che fu una delle più belle maratonine della provincia modenese, non a caso adottata da tanti raduni di gruppo (tra cui memorabili quelli organizzati dal compianto Vaccari della Madonnina alla vigilia di Natale o di Pasqua).

Il percorso di oggi (segnato nei cartelli addirittura con QR: m’immagino il podista medio ad almanaccarci sopra) taglia il giro classico, accontentandosi dei 14 km che dal paese portano alla trattoria della Bolognina, poi in salita per la via Medusia fino al Castello di Levizzano. Qui nei tempi d’oro si andava a destra e poi subito a sinistra per i Buricchi fino a Puianello; adesso si devia invece a sinistra attraversando il paese verso est per imboccare la via Tiberia, con qualche falsopiano tra cui la risalita alla stupenda chiesetta romanica di S. Michele, attraversamento della provinciale e dolce ascesa verso la Cavaliera, Solignano vecchio (altra chiesina dove si raccomanda di entrare pudicamente vestiti) e infine di nuovo alla partenza, per 13,7 km con 280 metri di dislivello (il percorso medio tagliava anche Levizzano limitandosi a 8 km).

La leggera foschia iniziale cede il passo a un tenue bagliore solare e ci possiamo accontentare: traffico assente, ristori a base di abbondante frutta (ce lo scordiamo il bianco del ristoro della Cavaliera al 10° km, ma in compenso c’è una squisita crostata, e chissà se tanto è bastato a Giangi per non chiedere il rimborso dei 3 euro di iscrizione); un mezzo kg di pasta come pacco-gara previa restituzione di un pettorale grande come un francobollo. Complice l’annullamento della loro gara istituzionale, presenti anche alcuni reggiani, in primis i cugini Giaroli e Claudio Iotti, e bis di Lupo come venditore di (poche) scarpe; come sempre ospitale la tenda di Peppino Valentini del Cittanova, che incredibilmente dicono faccia 82 anni dunque… qualcuno più di Giuseppe Cuoghi, presente pure oggi insieme a tanto bel mondo del podismo che fu, e al rosa-shocking di Anna Cavallo che fu, è e sarà.

Si rientra nel sole, pronti ad assaporare la libidine televisiva della partita del Napoli e, a seguire, la solita noiosa cronaca Rai da New York, che chiude dopo l’arrivo dei primi 5 o 6. Sopravviveremo.

Domenica, 27 Ottobre 2024 17:55

Modena: 11^ San Donnino Ten, largo ai ventenni

27 ottobre – Un forte aumento di partecipazione ha segnato quest’edizione, dai 158 dell’anno scorso https://www.podisti.net/index.php/cronache/item/10773-la-10-san-donnino-ten-nel-segno-di-bortoli-e-de-nicolo.html ai 234 di quest’anno (su 278 iscritti), cui si aggiungono i 90 bambini impiegati nelle loro corse competitive, dopo il termine della gara adulti.

Altro segno beneaugurante per l’incerto futuro di questo sport: i due vincitori della corsa assoluti (Fidal Bronze) sono due che erano bambini poco fa, entrambi classe 2004: Miguel Espuna Larramona (Firenze Marathon) che con 30:23 ha prevalso per soli 8 secondi sul 31enne eroe di casa Riccardo Tamassia (ora tesserato Trevisatletica), e per 20” su un sedicenne, Alessandro Santangelo (Virtus Lucca), mentre quarto è arrivato il vincitore 2023, Nichoas De Nicolò (sebbene con 30:52 abbia migliorato la sua prestazione); tra le donne, Carolina Fraquelli (altra della Virtus Lucca), che con 34:43 ha staccato nettamente le avversarie, la 27enne Enrica Bottoni (Corradini Rubiera, 35:59) e la 44enne modenese Fiorenza Pierli (ora tesserata Atletica Faenza, 37:09).

Clima ideale, dopo la pioggia della nottata. Cedo la parola a un protagonista, Alessio Guidi, che così ha commentato su Fb:

Stamattina è andata in scena proprio una bella gara, velocissima, spettacolare e soprattutto con un'organizzazione da grande evento. Innanzitutto ottimo il sistema di iscrizioni con IRunning in modalità Fidal, quindi per noi presidenti di società basta flaggare gli atleti da iscrivere e pagare senza commissioni, e vi posso garantire fa tutta la differenza del mondo rispetto alle altre piattaforme. Pre-gara come sempre gestito egregiamente dall'ottimo Brighenti al microfono.

Prima griglia di altissimo livello e appena parte lo sparo dello starter i "puledri" hanno aperto le danze dando spettacolo. Solito doppio giro da 5 km, percorso molto veloce e ottimamente presidiato, primo passaggio sotto all'arco sempre bello e divertente anche con un discreto pubblico.

Premiazioni veloci, fotografi sul percorso, consegna pettorali velocissima, ristoro a metà percorso e alla fine, pacco gara tecnico, km segnati perfettamente, spogliatoi e docce: in estrema sintesi tutto ciò che serve a noi atleti per gareggiare nelle migliori condizioni possibili. Quindi va fatto un doveroso plauso ai Modena Runners Club e a tutti i volontari sul percorso perché oggi ci hanno regalato un'organizzazione perfetta. Concludo facendo i complimenti al Presidente dei MRC Alberto Cattini perché ricordo ancora come se fosse ieri quando nel 2013 organizzammo insieme la staffetta a Formigine (Happy Hour Run) e lui parlava già di voler organizzare un grande evento competitivo a Modena. Ecco, Alberto: ci sei riuscito e non puoi capire quanto mi faccia piacere, continua così, brev!

Da parte mia, aggiungo le ampie premiazioni di categoria, senza accorpamenti: cioè gli M 70 si sono misurati tra loro, non coi sessantenni come spesso accade, e ha vinto il solito Alberto Gruppioni, classe 1953, con 43:32; come la sua compagna di squadra Gloria Gandini, classe 1960, ha battuto le colleghe F 60 (la categoria ‘più anziana’ presente) con 46:38. https://www.irunning.it/risultato_realtime.php?id=42366#

Di rilievo il 38:05 con cui Gloria Venturelli (classe 1979, Atletica 85 Faenza), quinta assoluta, ha dominato le F 45. Notevole poi il 43:36 utile a Sonia Donnini (Panaria Group) per regolare le F 55, tra cui fa ancora la sua bella figura la reggiolese Antonella Benatti (49:32). E a proposito di reggiane, Rosa Alfieri ha stravinto tra le F 50 con un 39:12 che la colloca all’ottavo posto assoluto; mentre nella sua categoria, secondo posto per Sonia Del Carlo, e quarto per Anna Rosa Mongera (le cito perché sono due simpatiche mamme nonché ottime atlete).

Un altro reggiano, Pier Massimo Giglioli, classe 1964 (Atletica Reggio), ha fatto segnare uno stupefacente 35:18, distanziando di oltre cinque minuti due vecchie volpi del podismo modenese, Fausto Barbieri e Stefano Baraldini. Poco prima di lui con 34:41 era arrivato Fabrizio Gentile (Modena Runners), vincitore degli M 50.

Ma non posso chiudere senza aver ricitato le corse per bambini, svoltesi ovviamente su tracciati ridotti ma con lo stesso traguardo dei “grandi”: uno spettacolo. Chi diceva che l’agonismo fa male ai piccoli? E’ solo un peccato che queste gare su strada, su percorsi dedicati, siano così rare.

Notati al margine, per seguire figli, nipoti e allievi, Lotfi Gribi, appena arrivato decimo assoluto in 32:06, e subito dopo a 'curare' i suoi ragazzi dell'Olimpia Vignola (cui prestava attenzione anche una luminosa Anna Cavallo); l’ingegnera Ilaria Silvestri, vincitrice di categoria l’anno scorso, impegnatissima tra ieri e oggi sul versante organizzativo e 'istruttiva' nei confronti del figlio Giulio; senza dimenticare altre gran signore di Modena Runners, come Elisa Casoni, Barbara Giovanelli, Cristina Rossi, Simona Bedeschi e Chiara Mezzetti, che davanti e dietro le quinte hanno contribuito a questa bella giornata di sport.

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