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Un assaggio della 100km, un sogno coltivato da anni. Per Vincenzo Puccio è arrivato l’esordio nell’ultramaratona. 100km, sebbene in tre sessioni (in un giorno e mezzo) in occasione della “100km di Passione”, il 23 e 24 maggio. La gara virtuale è stata proposta in coincidenza con la “100km del Passatore”, la storica gara da Firenze a Faenza, che quest’anno non si è disputata, come molte altre competizioni, per l’emergenza sanitaria da coronavirus.

Teatro del tentativo riuscito di Puccio un percorso tra Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo e Tonnarella, in provincia di Messina. 45 i chilometri corsi sabato 23 mattina, 25 i chilometri di sabato pomeriggio, domenica i restanti 30. Tempo totale 7.38’15’’, la media complessiva dei 100km è stata 4’34’’/km. Un risultato di grande spessore tecnico e umano per questo prete-podista con una passione infinita per la corsa. Per una trentina di chilometri Vincenzo è stato affiancato da Francesco Nastasi, forte atleta della Ortigia Marcia di Siracusa. Le eccellenti condizioni climatiche, con leggero vento di maestrale, hanno reso la fatica più sostenibile.

“Ringrazio la mia società, Athletica Vaticana, il mio vescovo mons. Accolla che mi ha incoraggiato nella mia attività pastorale, accademica e sportiva, i missionari Oblati di Maria Immacolata della comunità di Gesso (Messina), e tanti amici che mi hanno sostenuto”, ha detto Vincenzo al termine del lungo percorso. All’arrivo  di domenica ha trovato ad attenderlo, come in tante altre occasioni, alcuni parrocchiani di Santa Venera (Barcellona Pozzo di Gotto) dove svolge il ministero sacerdotale.
Vincenzo ha ottenuto numerosi podi in carriera su gare dai 3000 su pista alla maratona. Ha un personale di 2.29’15’’ sulla maratona (Treviso 2015) e di 1.12’35’’ sulla mezza maratona (Roma-Ostia 2019). Al palmares mancava un’ultramaratona, e la singolare edizione 2020 del Passatore ha offerto questa possibilità.

Gli iscritti al “Passatore virtuale” sono stati in totale 1819 (386 singoli e 1433 atleti staffettisti) numerosi anche dall’estero.

Ecco un estratto dal comunicato degli organizzatori.

Non ci sono parole se non “passione” per descrivere le tante iniziative e contributi dedicati alla Firenze-Faenza nella giornata del 23 maggio 2020, sabato nel quale si sarebbe dovuta correre la 48esima edizione della 100 km del Passatore, rinviata al 2021 causa pandemia Covid-19. Ben 1800 le persone che hanno intrapreso la “100 km di casa” per dare un segnale forte e chiaro dal “popolo della Cento”. Un mare di runner e appassionati tutti accomunati dal desiderio di condividere un evento universale, in grado di unire persone di ogni provenienza, ceto ed etnia, tutte accomunate dal grande senso di fratellanza e genuina competizione che da sempre hanno caratterizzato la Firenze-Faenza sin dalla prima edizione del 1973.             

Tra le iniziative effettuate il 23 maggio citiamo la staffetta curata dalla polisportiva Ellera che ha visto runner (tra cui Luigi Pecora, al quale è stato affidato lo step finale) darsi il cambio da Firenze a Faenza trasportando una bandiera recante il giglio di Firenze. Pecora è giunto in piazza del Popolo a Faenza alle 20,45 applaudito da tifosi e appassionati radunatisi mantenendo le distanze di sicurezza.

Il tutto è stato chiuso dall’evento serale “100 km virtuale” (dalle 21 alle 22,15) su @100kmpassatore: sono intervenuti il presidente dell’Asd 100 km del Passatore Giordano Zinzani, lo storico direttore di gara Commendatore Pietro “Pirì” Crementi, l’instancabile segretaria della Cento Tatiana Khitrova, i vincitori delle due ultime edizioni della Cento, rispettivamente Andrea Zambelli (2018) e Marco Menegardi (2019), la cinque volte vincitrice in campo femminile (terza assoluta nel 2018 e detentrice del record femminile) Nikolina Sustic, la quattro volte vincitrice della Firenze-Faenza e pluricampionessa italiana 100 km Monica Carlin (apparteneva a lei il record femminile del Passatore prima che lo conquistasse la croata Sustic), Federica Moroni (sesta assoluta e seconda tra le donne nel 2019), Luigi Pecora (4 partecipazioni alla Cento, primo tra i faentini al traguardo lo scorso anno), Marco Serasini (vincitore Trittico di Romagna 2017), Marco Boffo (secondo assoluto  nel 2008 e terzo nel 2012) e tanti altri ospiti. Tutti i personaggi intervenuti nel corso della trasmissione hanno raccontato cosa significa per loro la storica ultramaratona, condividendo aneddoti e pensieri.
Concludiamo citando la 100 km corsa da Don Luca, con il sacerdote (storico amico della Cento) impegnato in un pellegrinaggio spirituale in terra romagnola per esprimere la propria vicinanza al personale sanitario duramente colpito in questi mesi di pandemia Covid-19. Don Luca ha fatto tappa in importanti santuari e siti ospedalieri lungo la via Emilia, nel forlivese e nel faentino.  

 

 
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Lunedì, 03 Giugno 2019 16:43

Passatore: eppure imbrogliano. Ma che senso ha?

Ogni anno, in occasione del Passatore, esplodono le polemiche su “furbetti” e“passaggi” in auto. Non è una cosa che capita solo in quella gara, ma è in questa competizione che la questione esplode.
Non voglio aggiungere polemiche o fare morali. Voglio fare una riflessione su quali possano essere le motivazioni che spingano una persona a barare in una competizione podistica.
Non si parla di atleti che arrivano fra i primi, che puntano a vincere: per loro non sarebbe proprio possibile salire in auto e non essere notati.
Parliamo di persone che ci mettono 10, 15, a volte 18 ore.
Parliamo di persone che corrono, o meglio dovrebbero correre, solo per proprio piacere personale; per poter dire a se stessi: ce l’ho fatta; mi sono sfidato e ho vinto perché con le mie forze sono arrivato in fondo.
Allora mi diventa difficile capire quale possa essere la motivazione.
Chi sale in macchina e si fa dare un passaggio rinuncia, prima ancora di combattere, all’unica vittoria che possa ottenere, la stima di se stesso per essersi messo alla prova ed aver ottenuto il risultato sperato.
Abdica, senza aver neppure gareggiato, all’unica soddisfazione che possa ricavarne: la soddisfazione del tutto personale di avercela fatta, l’unico premio che abbia un senso vincere.
Per il resto sappiamo bene che non ci sono altri premi che abbiano un valore. La medaglia? Un pezzo di metallo che ha un valore solo perché rappresenta l’impegno e lo sforzo che abbiamo dedicato a quella gara. La maglietta di finisher? Un valore di pochi euro che nella migliore delle ipotesi finisce in un cassetto dove viene dimenticata.
E quindi mi domando perché lo fanno ma non riesco a darmi risposte plausibili.
Lo fanno per vantarsi con gli amici, con i frequentatori del bar, con persone che non corrono?
Per chi non corre siamo tutti matti, e dire di aver corso una 100 km in 10 o 15 ore è dare dei numeri senza riferimento: tanto varrebbe vantarsi con uno che vive nel deserto del Sahara di aver scalato un ghiacciaio o di aver attraversato a nuoto un fiume.
Per vantarsi con i compagni di società, con chi corre e ci conosce? Allora il rischio è solo quello di fare la figura dell’imbroglione: so chi sei, conosco quanto ci metti in una 21 o una maratona, poi d’improvviso diventi un fulmine …, a chi la vuoi dare a bere?
E c’è un altro aspetto che mi fa riflettere: ma l’amico o il parente che mi dà il passaggio incriminato, dal quel momento, cosa potrà pensare di me?
Saprà che sono un imbroglione, uno di cui non ci si può fidare, un baro.
Quindi per un evento che è tutto mio, che ha valore solo per me, rischio di perdere anche il rispetto di chi mi è amico o parente.
Non c’è niente da fare, per quanto la rigiri non riesco a trovare un motivo per cui uno possa decidere di imbrogliare in una gara eppure … continuamente ci sono persone che lo fanno e ciò avviene sempre di più, da quello che si sente dire. Per me, un grande mistero.

 

NdR. Luciano Bigi, cesenate classe 1955, già presidente del Club Supermarathon e più volte alle prese… con altrui risultati sospetti. Quanto al Passatore, vanta sei traguardi, tutti a prova di bomba (i risultati più modesti delle ultime due esibizioni dipendono dal fatto che Luciano ha accompagnato la moglie Monica, giungendo al traguardo insieme a lei):

2017    13:52:05

2016    14:24:11

2014    15:40:21

2012    10:49:56         

2007    11:04:34

2004    09:47:27

PS personale. Nel 1995, quando in auto scorrazzai tra Casaglia e Faenza a confortare mia moglie che affrontava il primo dei suoi dieci Passatori (e a sorvegliare nostra figlia che la accompagnava in bicicletta), un podista mi fermò chiedendo: “Sto male, puoi caricarmi?”. Risposi: “Certo, ti porto alla prima stazione medica”. – “Bè, intanto andiamo un po’ avanti”. Dopo un paio di km vedo una tenda della Croce rossa, mi accosto e dico: “Questo sta male, non voglio responsabilità, vedete voi cosa si può fare”. Al che il “centista” scende dall’auto e si incammina: “adesso sto meglio”. Quanti altri km avrà percorso? Qualche anno dopo, quando cominciai a correre io il Passatore, erano stati introdotti i chip: rilevamenti ai posti preannunciati, più uno a sorpresa in un luogo misterioso (salvo per chi non fosse stato eventualmente preavvisato da chi c’era già passato…). “L’hanno messo per te?”, scherzai con un collega che l'anno prima risultava tra i sospettati. Quest’anno, nessun controllo a sorpresa; come mettere un autovelox preavvisandolo qualche decina di volte. Infatti gli squalificati risulterebbero appena una dozzina. La soluzione al problema si avrà quando l’intero percorso, non solo i primi 20 km, sarà totalmente chiuso al traffico automobilistico. Ma gli organizzatori lo vogliono veramente?

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Mercoledì, 29 Maggio 2019 18:08

Passatore: e fanno 37. Ma perché tante auto?

26 maggio - Finita anche quest'anno. E' la mia trentasettesima edizione e alla verde età di quasi 67 anni, devo riconoscere che mi spiacerebbe mancare. C'è tuttavia un “ma”, e chi mi conosce immagina dove voglio arrivare.

Quando partecipai per la prima volta ero ancora sposata e chiesi al mio ex marito di accompagnarmi. Poveraccio, lo trovai non ai canonici punti previsti, ma a Brisighella, addormentato. Non lo volli piu' come assistente! Passarono gli anni e il "fidanzato" nuovo volle, come atto d'amore, seguirmi lui. Stessa fine, si addormentò. Era destino che facessi addormentare gli uomini.

Quest'anno sono partita con tanti problemi e tanti acciacchi: ma amo questa gara, amo i toscani e i romagnoli. Non amo, anzi detesto coloro che hanno macchine, camper, furgoni ecc. al seguito. Cavoli, ci sono una marea di ristori, un’assistenza unica: dico io, che bisogno c'è di avere la macchina al c* ?

Sono anni che parto con un marsupio o uno zainetto, non serve niente altro.

Ma veniamo alla mia 37^ edizione. Partiti con un bel caldo, già a vetta delle Croci (una ventina di km dal via) sono iniziati gli zig zag tra le macchine. Pregavo la Madonna affinché andassero fuori dai piedi e non ci facessero morire intossicati, ma forse la Madonna era occupata e non mi ha ascoltato. Al Passo della Colla, nonostante la mia esile stazza, ho dovuto farmi largo in mezzo a due auto lasciate, come tante altre, in mezzo alla strada con i motori accesi.

Mi sono fermata al ristoro: a proposito, i volontari sono i veri eroi di questa manifestazione! Ho preso un caffè caldo, ho messo la giacca antipioggia che avevo dentro allo zainetto, e sono ripartita.

Accendo la frontale, ma dopo una ventina di minuti la suddetta non ha più dato segni di vita. Sono cieca come una talpa, e ho iniziato ad aver paura di fare un capitombolo. Per fortuna ho trovato un’anima buona che mi ha dato uno di quei fanalini cinesi e mi ha letteralmente salvata. Grazie.

Ho continuato in discesa, sempre attorniata da macchine, suv, camper e furgoni. Ero stanca ma volevo arrivare a Brisighella per fermarmi alcuni minuti. Lo scorso mese, con i Veterani del Cai di Padova, ho visitato questo splendido borgo, e volevo riammirarlo per alcuni minuti. Tornerò a Brisighella come turista in solitaria per assaporare tutta la bellezza del luogo. Aneddoto: c'era un ragazzo nel ciglio di un fossato che piangeva. Mi ha fatto ridere, scusate la battuta, perché continuava a dire alla moglie “Basta, non la farò più, se il prossimo anno vorrò partecipare, picchiami pure". Meschino, sono le stesse parole che dissi nel lontano.... .non ricordo l'anno; e purtroppo sono ancora qua.

Sono arrivata in 14 ore e 46 minuti, contenta per il traguardo raggiunto.

So di essere “rompi” ma ripeto: se riesce una vecchietta di 67 anni a finirla, perché ci sono una marea di macchine al seguito degli altri?

Un abbraccio a Tatiana, al Fondatore Pirì, e a tutti i volontari.

 

NdR: Altra ‘presa diretta’ su Natalina: http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/4075-passatore-troppo-piu-che-una-corsa-normale.html

Su una possibile motivazione delle tante auto al seguito, vedere gli eccellenti rilievi statistici di Massi Milani 

https://therunningpitt.com/2019/05/passatore-2019-piu-controlli-uguale-meno-tagli.html

Dalle prime classifiche, gli squalificati erano 12: molto, molto pochi!

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25 maggio - 3410 iscritti, 2668 arrivati: tornavo al Passatore dopo 14 anni (dichiaratamente per l’ultima volta come atleta: è bene chiudere da sé certi files prima che provveda madre Natura, e finché i nipotini guarderanno al nonno come a una persona da amare, non un fanatico da baraccone). Nel 2005 eravamo partiti in 1300 e arrivammo in 808: dunque il Passatore è triplicato, quasi esclusivamente per il tributo che gli concedono gli italiani (oltre il 95% degli iscritti), da tutto lo Stivale (frequentissimi in corsa gli accenti romaneschi, napoletani e veneti, oltre ai due ‘di casa’ tosco-romagnoli).

Arrivando in stazione di Firenze verso le 11,30, e poco dopo salendo sul bellissimo nuovo tram per le Cascine, la gente in tuta e scarpette era se non la maggioranza, quasi. I primi che incontro (vedere le foto 1 e 2 del servizio che l’insostituibile Mandelli ha assemblato e continuamente ritoccato) sono Marina  Mocellin, una ultramaratoneta bolognese adottiva che invecchiando va sempre più forte e ha da poco finito i 125 km della Via degli Dei; e Armando Rigolli, motore della Abbotts Way, e che pubblicizza la sua maratona-trail di Ferragosto (“ma guarda che non è mica uno scherzo, sono 2000 D+”).

Poi, nell’ottima sistemazione logistica delle Cascine, dove la fila di 200 metri per il ritiro pettorale (foto 3-4) è sbrigata in una ventina di minuti, appaiono uno dopo l’altro i supermaratoneti, dal presidente Paolo Gino alla first lady Laura Failli (che sportivamente ce le suonerà a tutti, per un 14.23 finale: la vedete in azione alla foto 22, quando eravamo ancora insieme, e le proiezioni davano un finale di 13 ore cui ovviamente non credevamo); e ancora (foto 6-10) dal primatista assoluto Piero Ancora al bombardiere Gemma (“chi mi arriva davanti non tr**”), da Fernando Gambelli (26° Passatore) a Roberto Trinelli, a Leo Manfrini (nei cui paraggi mi ritrovai  al Passatore 2002, e adesso ha giurato alla moglie che questo sarà il suo ultimo); c’è perfino Carla Gavazzeni appena guarita dalla frattura para-maratonica di Malta, nonché l’indiano Pandian, che sfoggia la maglietta delle 10 in 10 di Orta (foto 8), e solo dal mio stentato inglese apprende che può lasciare un cambio al passo della Colla.
E aveva spergiurato che non sarebbe più venuta, la siora Nadaìna Masiero, invece eccola qua: la sento dire al microfono che quando compirà 70 anni sarà più o meno il suo trentesimo (o quarantesimo?) Passatore; in gara correremo insieme qualche tratto (foto 15-18), ma da Borgo i suoi 40 chili (scarsi) avranno la prevalenza sui miei 76 abbondanti, e alla fine l’ordine d’arrivo la gratifica di un’ampia mezz’ora sul sottoscritto.

Intorno alle 14 ci mettiamo pian piano in movimento verso la partenza di piazza del Duomo, a piedi o col tram gratuito per gli iscritti (foto 11-12: ci sale anche uno dei 27 “Passo Capponi” tutti partiti e tutti arrivati, Andrea Apicella, che alla fine quasi mi raggiungerà); in pratica, occupiamo tutto la parte destra della piazza fino all’abside della chiesa, dove sono opportunamente collocate (già dentro il recinto) toilettes chimiche. Non ci hanno più voluto dalle parti di piazza della Repubblica, peccato per le Giubbe Rosse e ristoranti vicini, che non intascano i nostri eurini (ma se non volete che noi podisti lasciamo i rifiuti in giro, mettete dei cestini per i rifiuti: in piazza Duomo faccio fatica a trovarne uno!).

Temperatura tutto sommato gradevole, specie stando all’ombra; sappiamo che pioverà e molti partono già con l’impermeabile addosso. Partenza puntuale, sebbene chi sta in mezzo al gruppone come me aspetti 2 minuti e mezzo prima di passare sul rilevatore del chip (quando si introdurrà il real time come misura ufficiale?); e anche nel primo km dovremo spesso camminare o addirittura fermarci per la calca.

Il giro urbano è più bello di una volta: mi sembra di riconoscere piazza dell’Annunziata e piazza Savonarola, poi si sale a Fiesole; forse il chilometraggio è diminuito un poco, sebbene l’unico miracolo che non riuscirà agli organizzatori sarà quello di avvicinare Firenze a Faenza fino alla cifra tonda di 100 km. È vero che Google Maps indica un percorso pedonale di 99,9 km, ma si avrebbero se da Fiesole (oltretutto raggiunta senza giri viziosi) si prendesse la strada della Futa fino a San Piero a Sieve, donde poi a Borgo San Lorenzo e poi sempre sulla ex statale Faentina (magari, senza salire in cima a Ronta come invece ci tocca, vedi foto 48). Diversamente, col nostro percorso, i km sono 102; non cito il Gps che è approssimato e supera i 103, ma noto che i cartelli chilometrici della SP 302 sono sfalsati di 2 km fino alla Colla (cioè, per esempio, alla pietra miliare del km 38 corrisponde il km 40 ufficiale del Passatore), poi lo sfalsamento si riduce a un km (cioè il km 69 dell’Anas diventa “solo” 70 per i podisti), e negli ultimi dieci km, ogni nuova tabella è spostata qualche decina di metri in avanti, cioè ogni km diventa di 1050 o più, così da non superare in piazza del Popolo la cosiddetta “soglia psicologica” dei 100.

Miracoli impossibili a parte, l’organizzazione mi sembra migliorata: è vero che il divieto di accompagnamento in auto e di rifornimenti fuori settore è ampiamente trasgredito, e dal km 20 in poi respireremo sempre gas di scarico, col parossismo della Colla (si intravede dalla foto 49) dove sembra di essere sul Pordoi al passaggio del Giro d’Italia, o nei dintorni di viale Ceccarini la notte di Ferragosto; ma noto con piacere che si sta instaurando l’abitudine dell’accompagnamento in bici, non casual come una volta, ma con registrazione, numero di pettorale, ritratto dell’ “accompagnato”: foto 31-32). Le bici non fanno rumore e quando in discesa ti sfrecciano alle spalle ti danno qualche brivido, ma se non altro non inquinano e le loro lucine attenuano il buio della notte senza stelle (qualche volta ho l’impressione che molti ciclisti siano lì non tanto per seguire qualcuno, ma per farsi una biciclettata di 100 km in compagnia: capita di incontrare dieci ciclisti attorno a due podisti).

Mia moglie Daniela, che col Passatore ‘praticato’ ha smesso dopo raggiunta quota 10, vorrebbe tuffarsi nell’atmosfera rifacendo la strada in auto: le do appuntamento non prima del km 65 di Marradi, e solo in prossimità dei ristori (vedi foto da 55 a 59; mentre la foto 54 è della simpatica Ilaria Pozzi, che una settimana dopo la Nove Colli qui si limita a farci il tifo, spostandosi sulla sua auto dove fa bella mostra il regolamentare seggiolino per neonati, foto 36).

Altro mezzo di trasporto è quello che un figlioletto, forse di 4-5 anni, ha ‘scelto’ in compagnia del papà maratoneta: un comodo (per lui) baby-jogger, spinto con allegria nel piano (foto 25-27), con un po’ di fatica tra Borgo e la Colla, ma che poi, debitamente coperto per la pioggia che ha cominciato a cadere, mi sfreccia via dopo Casaglia, spinto da papà Marco Barbieri che lo condurrà a terminare sotto le 14 ore. Ancor più nature è la coppia che corre a piedi nudi (foto 19-24): di lui non leggo il pettorale, ma lei è una appariscente svedese, Sora Enge, che finirà in 16.45. Io che corro ‘ammortizzato’ (plantari sulle stesse scarpette che hanno assaporato l’acqua alta di Venezia), dalla seconda metà avrò una bella sfioppla sotto il piede destro (e l’unghione del sinistro che se ne va), più i quadricipiti delle cosce dalla consistenza del marmo. Che la via ‘giusta’ del podismo sia la loro?

Intanto, ai 920 metri della Colla di Casaglia (qualche km dopo un platonico e inutile, perché non controllato, cartello dei 42,195 m, che non dà ‘punti’ nemmeno al Club Supermarathon), un tendone iperaffollato (fonte delle poche proteste che sentirò durante l’intera giornata dagli atleti) conserva all’asciutto i nostri ricambi: il mio è proprio in fondo, prendo fiato una ventina di minuti sedendomi su un cartone di bottiglie. Quando esco, vi entra Sabrina Tricarico, decisamente infreddolita e un po’ meno pimpante del solito (finirà in 16 ore e mezzo, non lontano dalla Casalinga Disperata che corre in camuffa).

I ristori però sono un km sotto (direi che il primo sia ‘privato’, tant’è vero che ci trovo della birra e poco altro), poi in centro di Casaglia, dopo 5 km: dove finalmente appare il desideratissimo brodo, che da lì in avanti sarà il mio nutrimento principale. Ma per chi ha stomaco più tollerante, c’è di tutto come nella miglior tradizione, grosso modo ogni 4 km dalla partenza all’arrivo: panini e affettato, torte, uova sode (già tagliate a fettine: tenerle in mano è quasi impossibile!), limoni mele e banane, uvetta, acqua liscia e gassata, sali, tè, caffè, coca ecc.). Non trovo più quell’enorme ristoro allestito, un tempo, in un’area di servizio, già nella discesa; né per l’aria aleggia quell’odore di salsiccia grigliata di un tempo; in compenso direi che i ristori siano più frequenti, e omogenei, e insomma, quando dopo dieci ore cominci ad avere nausee, ogni volta puoi variare l’approvvigionamento senza danni.

Da Casaglia in poi, per noi che scolliniamo intorno alle 7 ore (un’ora in più del solito, per il sottoscritto… lasciamo perdere!), comincia una pioggerella che ad intermittenza ci accompagnerà fino a Marradi e poi, quasi impercettibile, al traguardo. Più o meno siamo quei 100 o 200 che si ritrovano (molti amici di Podisti.net degli anni antichi, scusa onorevole Cova se la mia memoria si arrugginisce), fanno insieme qualche mezzo chilometro, poi si salutano, ognuno a rincorrere  i suoi guai; o i suoi cespugli per fare pipì.

Ecco il piccolo grande carpigiano Antonino Caponetto, il più anziano in gara coi suoi 88 anni, e un miglior tempo di 9.10: qui un dolore al polpaccio lo rallenta (finirà verso le 15.30), ma non gli toglie la lucidità, da cui proviene una parola di disapprovazione verso il collega podista il quale, inveendo contro un’auto che intralcia, prorompe in una bestemmia. Il vecchio prof di religione non può tollerarlo; e a me viene in mente quando mio figlio, giovanissimo calciatore di serie C, disse a un avversario che aveva sbagliato uno stop e bestemmiava: “che colpa ne ha Dio, se sei un giocatore di m*?”.

A Marradi sono in scia della più volte elogiata mamma Emilia Neviani, presidentessa della Guglia di Sassuolo e reduce dalla 50 di Romagna: inesorabilmente, se ne va via col compagno di squadra Marco Vitelli e alla fine (foto 62-63) infliggerà 18 minuti al mio orgoglioso solipsismo (mai fatta una ultra in compagnia se non nella prima parte dell’UTMB 2007, all’esordio; ricorso ai pacer solo una volta alla maratona di Lucca quando sballarono i tempi: peggio per me). A proposito di compagnia: il mio partner di tanti trail a coppie, quell’Ideo Fantini che mi aveva tallonato due giorni prima nella cronoscalata al Bianello, va via prudente e chiuderà in 16.42. Emilia invece ha fretta di tornare a Sassuolo per spodestare il sindaco-professionista ("nel segreto delle urne Dio ti vede, Stalin no"), ci riesce e così vince due volte.
A Brisighella, ultima crudele salitina ("In Italia ci sono più salite o discese?", mi chiedeva il babbo aspirante farmacista: "Più salite, perché c'è la Salitina MA"), di nuovo in compagnia con Caponetto (che a scortarlo ha la figlia, anche nel ruolo di massaggiatrice); rapido rencontre con Daniela, con l'arrivederci al traguardo. 
Il cielo si schiarisce, al gracidare delle rane nel corso alto del Lamone si sostituisce il cinguettare degli uccellini e il quaquà delle ochette. Le gambe, indipendentemente dal cervello, provano a spingere, e in quei rari momenti che tocchi gli 8:30 a km ti sembra di volare… Ai meno 3, dove una volta la signora Ariel (già ultraottantenne nei primi Duemila) offriva le sue ciliegie sotto spirito, ora c’è un altro tavolino privato (ma le ciliegie solo sotto… banco), cui ci si ferma per nostalgia.

Un collega che più tardi mi raggiunge (ormai so come è l’andazzo: supero  chi cammina, ma chiunque corra va più forte di me) dice che dovremmo già essere all’ultimo km: gli modero l’entusiasmo, indicando il profilo dello striscione del meno 1, ancora avanti qualche centinaio di metri. Poi è la Piazza, un ‘falso’ traguardo cinquanta metri prima di quello vero, e finalmente l’apoteosi. Ci hanno tolto l’obbligo di salire sul palco a ricevere la medaglia (quest'anno, vagamente leonardesca); adesso è tutto rasoterra, compresa la consegna dei diplomi, dei piatti in ceramica per i pluripresenti, delle tre bottiglie di vino, un primo ristoro non abbondantissimo, che sarà poi duplicato nella palestra delle docce. Spola continua di pullmini, sovraccarichi (ma i vigili a quest’ora sono buoni), per la stazione e per il locale docce, a circa un km, molto confortevole e con acqua bella calda.

La logistica funziona egregiamente, c’è anche la spola avant-indré dei pullman dei ritirati (ne conto almeno 5 o 6), i nostri bagagli sono arrivati regolarmente: insomma, all’immortale Passatore c’è molto, anzi troppo di più delle cose che i podisti normali trovano nelle corse normali. C’è, insomma, la ‘perfetta letizia’ di cui parlava frate Francesco.

Cfr. http://www.podisti.net/index.php/in-evidenza/item/4056-xlvii-100-km-del-passatore.html

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Lunedì, 27 Maggio 2019 11:12

25.05.2019 Firenze-Faenza - 100 km del Passatore

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Il mantovano di Castiglione delle Stiviere Marco Menegardi della Bergamo Stars Atletica ha trionfato al 47° Passatore tagliando il traguardo in 7h12’48’’, precedendo l’ucraino Serhii Popov e il croato Dejan Radanac.
Un’edizione molto combattuta che ha visto diversi cambiamenti al vertice dalla metà di gara in poi, registrando anche l’arrivo della pioggia, per gli atleti di testa negli ultimi 20 km. La Firenze-Faenza è partita da Piazza del Duomo, a Firenze, alle 15 in punto. Hanno dato il via l’assessore allo sport di Firenze Andrea Vannucci e il presidente dell’Asd 100 km Passatore Giordano Zinzani.
Dei 3410 iscritti sono partiti in 3133 (erano stati 2946 nel 2018), in testa ai quali si sono lanciati Carmine Buccilli, Evgeni Glyva e Simone Pessina, transitati a Fiesole (km 7,5) a 32’20’’, seguiti a breve distanza dal quartetto formato da Andrea Lucchese, Tito Tiberti, Alexander Golovin e Serhii Popov.
Dopo di loro il campione in carica Andrea Zambelli e Nikolina Sustic, prima tra le donne, precedendo Daniele Donna, Dejan Radanac e Duarte Oliveira, i quali a loro volta erano seguiti dal trio formato da Niumar Velho, Giorgio Calcaterra e Rodrigo Santejo. A Vetta Le Croci (km 16,5) Buccilli manteneva la leadership passando in 1h7’, seguito a circa 2 minuti da Pessina (autore del sorpasso a Glyva) poi, più staccati, Tiberti e un terzetto formato dall’ucraino, da Lucchese e Popov.
Dopo un’ora e 9 minuti di gara è transitata la Sustic, seguita, a distanza, da Federica Moroni, seconda provvisoria tra le donne. In terza posizione nella classifica femminile Denis Tappatà.
Buccilli, Pessina e Tiberti hanno poi formato un trio serrato in testa dopo 1h29’38’’ di gara ma, nei pressi di Borgo San Lorenzo (km 30), Buccilli ha guadagnato un vantaggio di oltre dieci secondi su Tiberti, Pessina e Lucchese, seguiti a circa due minuti di ritardo da Glyva (poi ritiratosi alla Colla di Casaglia) e Popov. Il campione in carica Zambelli ha iniziato la sua rimonta attestandosi in settima posizione provvisoria.
Al passo della Colla di Casaglia (km 48) è avvenuto il primo ritiro importante, con Buccilli finito fuori dai giochi. Pessina è transitato per primo in 3h20’ aggiudicandosi il GP della Montagna (premio intitolato alla memoria di Checco Calderoni) mentre la Sustic ha vinto il trofeo dedicato ad Angela Bettoli, transitando quarta assoluta e prima tra le donne. Alla Colla la classifica vedeva nella top 10 Pessina, Popov, Zambelli, Sustic, Marco Menegardi (grande recupero dalle fasi iniziali), Dejan Radanac, Silvano Beatrici, Giorgio Calcaterra, Francesco Lupo e Rodrigo Santejo.
A Marradi, dove sono scese alcune timide gocce di pioggia, dopo 3h47’ di gara è transitato in testa Zambelli, autore di un formidabile recupero, mentre Pessina si è ritirato per un calo di zuccheri tra gli applausi di incoraggiamento dei tanti sostenitori presenti. Ad un minuto di ritardo dal reggiano è transitato Popov, seguito da una ultra competitiva Sustic in terza posizione assoluta, scesa poi alla 5^ a San Cassiano. A Brisighella ulteriore colpo di scena con il sorpasso su Zambelli di Menegardi, che ha allungato di 1’40’’ sul reggiano campione in carica, poi sopravanzato da Serhii Popov e da Dejan Radanac nelle fasi finali, vedendo sfumare il podio e chiudendo 4° dinanzi a Silvano Beatrici. Solo settimo Calcaterra.



L’inarrestabile Nikolina Sustic, sesta finale, è la vincitrice tra le donne e autrice del record femminile in 7h31’03. L’atleta della Bergamo Stars Atletica (pettorale n.49) ha raggiunto infine il traguardo accolto dal caloroso e festante pubblico di piazza del Popolo, dicendosi estremamente colpito dal calore ricevuto lungo tutto il percorso e visibilmente provata per l’impresa compiuta. Alle 11, termine ultimo della gara, gli atleti giunti al traguardo sono stati in tutto 2668 (più 12 squalificati): erano stati 2.417 nel 2018.

Ordine d'arrivo maschile:

Pos.
 
Bib
 
Name
 
Team
 
Nat.
 
Gender
 
Cat.
 
Time
 
Gap
 
1 49 MENEGARDI MARCO BERGAMO STARS ATLETICA ITA M SM 7:12:47.75  
2 107 POPOV SERHII UKRAINE UKR M SM35 7:19:25.13 +6:37.37
3 164 RADANAC DEJAN AK SLJEME CRO M SM 7:23:36.31 +10:48.56
4 1 ZAMBELLI ANDREA ASS. POL. SCANDIANESE ITA M SM45 7:26:11.12 +13:23.36
5 4 BEATRICI SILVANO A.S.D. G.S. FRAVEGGIO ITA M SM40 7:29:45.03 +16:57.27
7 3 CALCATERRA GIORGIO CALCATERRA SPORT ASD ITA M SM45 7:38:05.92 +25:18.17
8 47 LUPO FRANCESCO ATLETICA IMOLA SACMI AVIS ITA M SM40 7:41:16.95 +28:29.19
9 3003 ROVEI GIORGIO DKRUNNERMILANO ITA M SM40 7:45:19.81 +32:32.05
10 14 SERASINI MARCO A.S.D. TOSCO-ROMAGNOLA ITA M SM40 7:48:07.28 +35:19.53
11 13 BERTONE SILVIO A.S.D. GIANNONERUNNING CIRCUIT ITA M SM50 7:54:28.30 +41:40.54

 

Ordine d'arrivo femmnile:

5 2 SUSTIC NIKOLINA CROATIA CRO F   6:34:54.21 +12:31.00
12 66 MORONI FEDERICA GOLDEN CLUB RIMINI ITA F SF45 7:00:13.17 +37:49.96
14 11 JURISIC VERONIKA AK SLJEME CRO F   7:09:50.47 +47:27.26
27 207 TREVISAN SARA #FAISENZADIRE ASD ITA F SF45 7:42:19.07 +1:19:55.87
31 89 TAPPATA' DENISE S.E.F. STAMURA ANCONA ITA F SF35 7:44:25.27 +1:22:02.06
69 3264 HORÃ KOVÃ LENKA   REP F   8:25:51.12 +2:03:27.92
80 677 MUSTICA TERESA BERGAMO STARS ATLETICA ITA F SF45 8:35:03.85 +2:12:40.64
87 144 CIMMARUSTI BARBARA GROTTINI TEAM ITA F SF45 8:36:26.65 +2:14:03.45
91 276 KINSELLA CHRISTINE BROTHERS PEARSE FRA F   8:37:59.30 +2:15:36.10
108 133 BANDINI GIOVANNA UISP TERRITORIALE FAENZA-IMOLA ITA F   8:42:39.85 +2:20:16.65

 


Passaggio a Brisighella

 
Pos.
 
Bib
 
Name
 
Team
 
Nat.
 
Gender
 
Cat.
 
Time
 
Gap
 
1 49 MENEGARDI MARCO BERGAMO STARS ATLETICA ITA M SM 6:22:23.20  
2 1 ZAMBELLI ANDREA ASS. POL. SCANDIANESE ITA M SM45 6:24:02.15 +1:38.94
3 107 POPOV SERHII UKRAINE UKR M SM35 6:27:25.09 +5:01.89
4 164 RADANAC DEJAN AK SLJEME CRO M SM 6:29:42.46 +7:19.25
6 4 BEATRICI SILVANO A.S.D. G.S. FRAVEGGIO ITA M SM40 6:36:31.10 +14:07.90
7 3 CALCATERRA GIORGIO CALCATERRA SPORT ASD ITA M SM45 6:43:59.06 +21:35.86
8 47 LUPO FRANCESCO ATLETICA IMOLA SACMI AVIS ITA M SM40 6:44:00.88 +21:37.68
9 14 SERASINI MARCO A.S.D. TOSCO-ROMAGNOLA ITA M SM40 6:44:25.64 +22:02.43
10 3003 ROVEI GIORGIO DKRUNNERMILANO ITA M SM40 6:49:10.56 +26:47.36


Passaggio a San Cassiano

Pos.
 
Bib
 
Name
 
Team
 
Nat.
 
Gender
 
Cat.
 
Time
 
Gap
 
1 1 ZAMBELLI ANDREA ASS. POL. SCANDIANESE ITA M SM45 5:26:01.72  
2 107 POPOV SERHII UKRAINE UKR M SM35 5:28:25.59 +2:23.86
3 49 MENEGARDI MARCO BERGAMO STARS ATLETICA ITA M SM 5:32:03.87 +6:02.14
4 164 RADANAC DEJAN AK SLJEME CRO M SM 5:34:17.48 +8:15.75
6 4 BEATRICI SILVANO A.S.D. G.S. FRAVEGGIO ITA M SM40 5:38:35.38 +12:33.65
7 3 CALCATERRA GIORGIO CALCATERRA SPORT ASD ITA M SM45 5:45:16.47 +19:14.74
8 47 LUPO FRANCESCO ATLETICA IMOLA SACMI AVIS ITA M SM40 5:45:20.45 +19:18.72
9 14 SERASINI MARCO A.S.D. TOSCO-ROMAGNOLA ITA M SM40 5:46:57.10 +20:55.37
10 3003 ROVEI GIORGIO DKRUNNERMILANO ITA M SM40 5:50:29.11 +24:27.38
11 13 BERTONE SILVIO A.S.D. GIANNONERUNNING CIRCUIT ITA M SM50 5:58:12.11 +32:10.38


Passaggio a Casaglia (KM. 52)

1 180 PESSINA SIMONE C.S. S. ROCCHINO ITA M SM 3:39:09.44  
2 1 ZAMBELLI ANDREA ASS. POL. SCANDIANESE ITA M SM45 3:46:25.10 +7:15.65
3 107 POPOV SERHII UKRAINE UKR M   3:46:46.83 +7:37.39
5 49 MENEGARDI MARCO BERGAMO STARS ATLETICA ITA M SM 3:54:47.96 +15:38.51
6 164 RADANAC DEJAN AK SLJEME CRO M   3:55:48.48 +16:39.04
7 4 BEATRICI SILVANO A.S.D. G.S. FRAVEGGIO ITA M SM40 3:56:11.75 +17:02.30
8 3 CALCATERRA GIORGIO CALCATERRA SPORT ASD ITA M SM45 3:59:31.52 +20:22.07
9 47 LUPO FRANCESCO ATLETICA IMOLA SACMI AVIS ITA M SM40 4:00:05.81 +20:56.36
10 14 SERASINI MARCO A.S.D. TOSCO-ROMAGNOLA ITA M SM40 4:02:58.81 +23:49.37
11 8 ISOLDA ROBERTO BERGAMO STARS ATLETICA ITA M SM35 4:05:09.22 +25:59.77


+++ARTICOLO IN AGGIORNAMENTO+++

E quando Fabio Marri si sarà ripreso dal sonno del giusto dopo la sua partecipazione al Passatore, promette che racconterà tanto altro, soprattutto sulle medie-retrovie nelle quali ha arrancato, ritrovandovi tanti vecchi e nuovi amici di Podisti.net.

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Venerdì, 02 Novembre 2018 09:56

Addio a Vittorio Piva, decano della Firenze-Faenza

Il 28 ottobre Vittorio Piva, classe 1937, ha perso la vita in un incidente stradale a bordo del suo inseparabile Apecar in via Fiumazza, a Ciribella (frazione di Lugo, Ravenna), all’altezza dell’incrocio con via Rotaccio. Personaggio noto soprattutto nella Bassa Romagna con il soprannome di “topone”, Vittorio è sempre stato vicinissimo alla 100 km del Passatore, portando a termine tutte le edizioni dal 1973 al 2007, restando a lungo in testa nella classifica dei runner con maggiori presenze nella Firenze-Faenza. A causa di problemi di salute, Piva aveva seguito le ultime edizioni della Cento a piedi, o a bordo del suo iconico Apecar, mezzo con il quale lavorava e compiva giri per il mondo. Tra le sue imprese ricordiamo la partecipazione alla Maratona di New York nel 1980 e il tour effettuato nel 2010 nella ‘gemella’ Lugo di Spagna, in veste di ambasciatore della Romagna.

Tre libri autobiografici all’attivo, l’ultimo dei quali uscito quest’anno e intitolato “Fatalità o miracoli – Esperienza di vita vissuta intensamente in questi ottant’anni”, Vittorio ha lasciato un segno indelebile nella storia della Firenze-Faenza.

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Tanti faentini hanno dato l’estremo saluto l’11 giugno, nella chiesa del Cimitero dell’Osservanza a Faenza, ad Angela Bettoli, che è scomparsa all’età di 90 anni. È stata una bella figura del volontariato, quello più forte e sano, vero motore della comunità, come socia e dirigente della sezione di Faenza dell’UOEI (Unione Operaia Escursionisti Italiani). Per quasi trent’anni (dal 1959 al 1987), Angela Bettoli è stata segretaria dell’associazione, braccio destro di Francesco Calderoni, il presidente e tra gli ideatori della “Cento Firenze- Faenza”.

Con loro, Alteo Dolcini, cofondatore dell’’Ente Vini di Romagna guidato da Elio Assirelli, Pietro Crementi, ancora oggi direttore di corsa, il maestro Federico Lusa, i giornalisti Renato Cavina e Carlo Raggi, tra i protagonisti agli albori della “Cento del Passatore Firenze-Faenza”. Furono proprio Checco e Angela, sull’esperienza di camminate ed escursioni dell’Uoei sull’Appennino tra Faenza e Firenze, ad andare a vedere da vicino la ultramaratona Torino-Saint Vincent, traendo la convinzione che sarebbe stato possibile realizzare una impresa organizzativa analoga.

Angela Bettoli, sempre presente nelle più varie attività, oltre alla Cento, l’escursionismo, lo sci e la Festa della Montagna, è stata una bandiera dell’Uoei, che già nel 1962 la onorò con il “diploma nazionale di merito con distintivo d’oro” e di nuovo nel 2009 con la carica di socio benemerito della sezione manfreda. L’intera città di Faenza le aveva conferito nel 1992, assieme a Checco Calderoni, l’onorificenza di “Faentina sotto la Torre” per l’impegno profuso nell’ideare e organizzare la “100 km del Passatore”.

«Angela è stata una socia storica dell’Uoei – ricorda il presidente Pier Giorgio Gulmanelli – Fin dal secondo dopoguerra contribuì alla rinascita dell’associazione assumendo per numerosi anni l’incarico di segretaria della sezione. La ricordiamo con affetto, compagna di viaggio nella nostra associazione. E’ stata una persona generosa, che ha incarnato lo spirito uoeino, attivo e disponibile». Anche Marcello Da Prato, presidente nazionale Uoei, ha inviato un messaggio dalla Toscana. «Mi stringo in un abbraccio agli amici di Faenza che perdono una persona di grandi valori e umanità. Ricorderemo sempre la sua operosità e il suo esempio».

Il Presidente Giordano Zinzani, tutta la dirigenza, gli atleti del gruppo sportivo e tutti i membri della società Asd 100 km del Passatore si stringono attorno ai famigliari della cara amica Angela, venuta a mancare l’8 giugno. Angela Bettoli è stata segretaria dell'U.O.E.I., per la quale mise a disposizione locali per la sede sociale e per l'organizzazione della 100 km del Passatore, di cui fu tra i pionieri con Checco Calderoni, Federico Lusa e centinaia di soci U.O.E.I., contribuendo alla realizzazione di quella incredibile idea che fu la 100 km del Passatore.
Il Commendatore Pietro “Pirì” Crementi, storico direttore di gara della Cento, ha dedicato ad Angela un pensiero: “Il ricordo dell'amica Angela mi riporta a quarantasei anni fa, quando i volontari dell’U.O.E.I. e della società del Passatore invasero la sua casa e, nelle varie camere, trovarono spazio le commissioni di lavoro per organizzare l’ultramaratona. Ricordo Angela, instancabile, che passava da una camera all’altra per coordinare i lavori infondendo ai volontari la sua grande passione nel realizzare questa manifestazione che, negli anni, è andata sempre più perfezionandosi”.

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Da 0 a 100... una sfida con me stesso, un sogno da rincorrere e soprattutto una promessa da mantenere. A distanza di alcuni giorni non smetto di commuovermi ripensando al momento magico in cui, dopo 17h30m, ho tagliato il traguardo di Faenza. Niente più caldo, fatica, notte, freddo, dubbi, ansie e dolori… la dolce alba faentina ha cancellato tutto, bagnandomi gli occhi con lacrime di gioia e soddisfazione. 

Mai e poi mai avrei pensato di riuscire a concludere il Passatore. Io che fino a 4/5 anni fa neanche correvo e consideravo il podismo “una noiosa fatica”. Poi, una corsa tira l'altra, il passatempo diventa passione...5, 10, 21, 30, 42 e ora? E' una fredda sera di dicembre del 2016 quando un compagno di squadra a cui ero molto legato, già finisher del Passatore anni prima, mi lascia una proposta: "Facciamolo insieme, vedrai che bello, sarà un'esperienza di vita!". Gli dico che ci avrei pensato, in fondo non si tratta mica di una passeggiata! 

Non ho mai avuto modo di rispondergli; di lì a pochi giorni un tragico destino lo ha travolto, tradito da quelle montagne e da quella libertà che tanto amava e rincorreva. In quel momento, asciugate le lacrime, non ho esitato un secondo in più e ho deciso che mi sarei iscritto al Passatore. In quel preciso momento ho fatto una promessa a me stesso e alla memoria di Pierluigi Macchi: avrei chiuso quella gara, costi quel che costi! 

Ho dovuto attendere un anno e mezzo per coronare il mio sogno e mantenere la promessa. Nel 2017, un incidente meccanico ad un quadricipite, mi ha costretto al ritiro a Borgo San Lorenzo. Tantissima delusione ma nessun dubbio, ci avrei riprovato l'anno successivo e così è stato.

Nel 2018, una preparazione fisica e mentale più accorta mi hanno permesso di arrivare all'appuntamento carico al punto giusto, consapevole delle mie possibilità e soprattutto senza problemi fisici. Da Firenze a Borgo San Lorenzo ho corso in scioltezza, godendomi il panorama senza dare troppo peso al caldo, comunque pesante.

Sulle prime rampe della Colla la prima crisi, passata piano piano in coincidenza con il calar della sera. Lo scollinamento di metà gara è stato un primo grande traguardo psicologico. Tra l'altro ho avuto la fortuna di ricongiungermi con Fabio, Manuela e Laura, compagni di squadra e di avventura (Mario, il quarto era troppo avanti, irraggiungibile e lanciato verso il traguardo); l'unione fa la forza, avanti tutti assieme. In formazione compatta si affronta la notte facendoci coraggio l'un l'altro. Anche Marradi arriva e passa.

E' ancora lunga, ma i chilometri iniziano a calare...forza! Sempre tutti assieme raggiungiamo il km 80. Qui purtroppo finisce la strada di Emanuela e Laura (grandissime comunque), mentre Fabio - che ne ha di più di me - allunga. Resto solo, ma adesso non si molla più, Faenza è sempre più vicina.

A Brisighella le gambe si bloccano, crampi e sofferenza. Un massaggio e si riparte! Chiamo quella santa di mia moglie Jenny, mi aspetta al traguardo, mi rincuora, mi spinge e mi carica. Santa, perché la trovo al km 94, mi è venuta incontro, cammina assieme a me fino a Faenza, riaccende il mio entusiasmo e la mia determinazione. Il tempo passa, ma del tempo poco m'importa.

Ecco Faenza, ultimi due chilometri; iniziano gli applausi, i complimenti, le foto, le lacrime. Quando finalmente arrivo in vista del traguardo mi infilo una maglietta speciale, sopra c'è scritto: “GRAZIE PIER”.

Ultimi cento metri, mi sembra di volare, riesco nuovamente a correre. Alzo le braccia al cielo, sono le 8.30, ricorderò questo momento per il resto della mia vita.

Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicino: Jenny, Fabio, Emanuela, Laura, Mario, tutti gli amici e compagni che mi hanno sostenuto, i miei genitori, ma soprattutto grazie a te Pier!

Promessa mantenuta, ce l'ho fatta, anzi, ce l'abbiamo fatta!

 

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Quest’anno mi ero prefisso come  obbiettivo  la Nove Colli, odiata e  amata dagli ultramaratoneti per le sue difficoltà intrinseche ma, per il timore più che fondato di non riuscire a perseguire l’obbiettivo, mi sono dato una seconda chance e mi sono iscritto alla 100 km del Passatore. In effetti,  già prima e durante  la gara romagnola mi chiedevo perché correre di nuovo dopo una settimana una gara così importante per distanza, perché stressare così tanto il fisico  e la mente, per buttarmi poi per la settima volta su un percorso  conosciuto quasi a menadito. 

E così in casa e dagli amici, in  vista di questa ulteriore prova, sono stato additato come un pazzo, uno scriteriato, uno che non si rende conto che già correre per 202,400 km è massacrante, figuriamoci  ripetersi per 100 km  a distanza di una sola settimana! In cuor mio mi ritenevo già soddisfatto  e  un po' ora snobbavo il Passatore, anche perché  dover di nuovo affrontare  i dolori determinati dalle vesciche ai piedi, il caldo del pomeriggio, un’ intera notte  sveglio con tempi di percorrenza non inferiori, secondo le mie stime, alle 18 ore,  non era di  certo il massimo. 

Ma ormai la decisione era presa da tempo, e rinunciare a tutto il contorno della gara non mi andava. Così, archiviata la Nove Colli in 29 ore e pochi spiccioli, il sabato successivo partiamo; il gruppo è questa volta formato dai veterani Aldo  (cui si aggiunge la moglie Roberta che gareggerà nel Nordic Walking), Enrico, Martina alla quarta uscita, e gli esordienti  Giovanna, Giorgia, Nicola, Marco, Pio, Mario, Armando e Walter. Con  i suoi 46 anni  il Passatore rimane  una delle gare più affascinanti che si conoscano, che tutti i podisti, italiani e non, almeno una volta nella vita devono provare a portare a termine. Quando si pensa all’ultramaratona, si pensa a questa gara, questo cammino estenuante lungo l’Appennino che da Firenze porta a Faenza. Considerata dalle persone normali come una follia, è un sogno per noi  che ci crediamo, un appuntamento quasi d’obbligo.

Da molti runners è mal vista perché avendo  cancelli orari molto larghi viene  corsa da tanti con poco o addirittura senza allenamento, aumentando la possibilità di infortuni.

E’ malvista per la presenza delle auto e le biciclette  degli accompagnatori degli atleti che creano intralcio ai concorrenti, e che generano il dubbio  dei passaggi agli atleti, i cosiddetti tagli o autostop che siano.

Nonostante  tutto, la storia di questa gara in Italia è la storia di questa disciplina delle ultramaratone,  e solamente  chi l’ha vissuta  arrivando  al traguardo di Faenza, a volte in  lacrime, può descrivere la gioia che si prova; si tratta di un viaggio con se stessi  e come ogni  “impresa’’ necessita di un pizzico  di follia.  E non significa correre al limite. Da persona normale prima della partenza, ci si trasforma in una  persona migliore all’arrivo; è una grande occasione per dimostrare a se stessi che si possono fare grandi cose in quei momenti; rialzarsi miracolosamente ogni volta che si cade. E come tutte le grandi corse essa diventa una metafora della vita, un intera esistenza  raccolta nell’arco della durata di questo viaggio interiore; un viaggio interiore che ognuno fa dentro e con se stesso e che solo le lunghe distanze permettono di realizzare. Momenti di buio e di sconforto  si alternano  a momenti di euforia determinata,  anche dall’incontro di sempre nuovi amici lungo la strada: compagnia che permette di superare i tanti timori e situazioni insite in un percorso di tal fatta. E come in tutte le ultra maratone, difficilmente si resta indifferenti. Esse lasciano un segno indelebile che serve come esperienza per affrontare nuovi limiti. Ciò che rimane è un bagaglio umano di notevole spessore, ci si mette in gioco per testare la propria resistenza fisica, la capacità di sostenere certi ritmi, superare i propri, ascoltare interiormente se stessi, le proprie emozioni e fatiche, percependo alla fine valori essenziali, quali il rapporto con gli altri.

Ed è così ormai da sempre,  da quella  mattina del 1973 quando nacque quella che allora si chiamava la “100 Chilometri del Passatore Firenze-Romagna (Faenza)”. Un’idea folle che all’inizio rimase in un cassetto ma che poi una sera  prese corpo nella “Cà de Bè” a Bertinoro, davanti a una piadina al prosciutto e una bottiglia di Sangiovese. Lì, a tavola, si buttò il seme. E a buttarlo furono quattro appassionati della corsa che avevano in testa un’idea meravigliosa:  Alteo Dolcini, forlimpopolese di nascita e segretario generale del Comune di Faenza, Francesco Checco Calderoni, faentino doc, assicuratore e presidente della sezione manfreda dell’U.O.E.I., Unione Operaia Escursionisti Italiani,  Renato Cavina, giornalista di “Stadio” e della “Gazzetta dello Sport” e Carlo Raggi, giornalista del “Resto del Carlino”. Quarantasei  anni fa, e sembra ieri perchè il tempo scivola via. Quarantasei  anni in cui la 100 chilometri del Passatore è diventata non un’ultramaratona ma l’ultramaratona con l’articolo determinativo. Una e una sola. Unica. E’ diventata il sogno proibito, la sfida, la madre di tutte le corse per le migliaia di “folli” che hanno deciso di provarci. Centro chilometri da Firenze a Faenza partendo di pomeriggio e  arrivando di notte o la mattina dopo, attraversando il cuore dell’Appennino, passando nei paesi e nei borghi che restano svegli ad aspettare i partecipanti  e ad applaudirli. La storia passa di qui. Ed è cosi anche quest’anno. Con 3062  iscritti che sono il nuovo record, con il re  Giorgio Calcaterra che dopo dodici vittorie arriverà terzo  cedendo la piazza d’onore meritatamene ad Andrea Zambelli .

Quest’anno il colpo di pistola  viene dato dinanzi al Duomo,  di modo che la partenza sia più veloce. Dopo lo start  ci attendono ali di folla al passaggio, mani che  non esitano a scaldarsi per applaudire, bambini che salutano. La strada inizia a salire e si sente tutta sulle gambe ancora fredde. Prima dell’erta  che porta a Fiesole attraversiamo San Domenico, località rinomata per la presenza dell'antica badia fiesolana, cattedrale di Fiesole fino al 1118 poi ricostruita nel 1456 grazie alle donazioni di Cosimo de' Medici sulla primitiva chiesa dell'undicesimo secolo appartenuta ai Benedettini

Da li si può ammirare tutta Firenze dominata dalla cupola del Brunelleschi. Attraversiamo la piazza della città e da qui la strada spiana un po’.
Dopo aver scollinato sulla Vetta Le Croci, al km 16,5, finalmente la strada scende e permette di  prendere un po’ di fiato. Il  caldo nonostante il sole  si sia abbassato infierisce su  tutti, e costringe a bere, a volte più del dovuto, con immancabili sofferenze di tutti i generi. Si arriva al primo check-control a Borgo San Lorenzo, che si attraversa sgusciando tra passanti impassibili sotto il primo traguardo intermedio. La gara lascia temporaneamente la strada principale per entrare nel centro del paese, un passaggio  sul tappeto del 31,5. La mia impressione è che  stia andando ad un ritmo meno veloce del solito ma mi accontento,  prendo fiducia. La salita riprenderà tra il 31° e il 32° km, e lì un terzo di gara sarà andato.  Ci accompagnano lungo il percorso i suoni delle sirene delle ambulanze che soccorrono atleti colpiti da malori e crampi dovuti al caldo.
Le gambe vanno, poi la strada sale, sale 34 mo, 35mo, 36mo… Affronto la salita al passo in quanto mi rendo conto che dovrò risparmiarmi per la seconda parte del percorso. Le gambe girano male, si arriva al  cartello “Maratona” ma non c’è troppo da distrarsi, la salita continua sino al km 48 a 913m s.l.m, li dove c’è il Passo della Colla  e non perdona; non è difatti il punto di arrivo, come dicono molti: “Una volta scollinato è fatta, poi è tutta discesa”. No! E’ lì che il Passatore ci mette alla prova, è lì che si concentra tutto: la notte, il freddo, i dolori, la stanchezza; la solitudine del maratoneta. Non bisogna  illudersi che da quel punto inizi la discesa e gli ultimi 52 chilometri si possano correre. Bisogna evitare di farsi prendere dalla foga, di farsi prendere la mano in discesa.
L’agognato ristoro è  vicino,   tiro il fiato, mi fermo, incontro  gli amici , mi riposo un po' e poi giù per 52 km. Mi guardo avanti e indietro, è buio. Ora si è  soli, ci si si perde  nei fari delle auto che illuminano la strada. La discesa è illusoria ma aiuta a rilassarsi, a vivere lo spettacolo naturale. Migliaia di lucciole a bordo strada  farci compagnia; che musica, le rane, con il loro gracchiare, le stelle e, soprattutto, il pensiero che ormai quello che  ho  da fare è meno di quello che ho fatto. Al ristoro incontro Giovanna e tra una chiacchierata e l’altra arrivo a Marradi, nella valle del Lamone sul versante romagnolo dell'Appennino: qui si passa sotto il secondo traguardo. Inizia la  nausea,  i dolori ai piedi e alle gambe,  soffro maledicendo il giorno  in cui mi sono iscritto ad un ennesima  100. Tutte uguali, sempre gli stessi panorami… ma chi te lo fa fare? mi tornano all’orecchio le parole di mia moglie  al calduccio  di casa: ma come sempre ci ricascherò. I crampi allo stomaco mi costringono ad alternare il passo con la corsa e a non alimentarmi quasi più.
Dolce e chiara è la notte e senza vento, la strada dritta e larga non aiuta di certo, ma è sufficiente alzare lo sguardo e osservare il cielo stellato, maestoso, terso,  e la luna che rivela la sagoma delle colline, per commuoversi e sentire tutta la nostra piccolezza. Nel buio, si ode  il fiume scorrere sotto la strada, è il Lamone incrociato una trentina di chilometri più su, subito dopo avere attraversato  Passo della Colla. E raggiungo il piccolo centro agricolo a circa dieci chilometri da Brisighella, San Cassiano, a 228 metri di altitudine, ammirando il castello sulla collina sovrastante; per i podisti la  fermata è d'obbligo davanti al monumento dedicato ai centisti che si trova sulla curva poco dopo il rifornimento.  
Non solo Firenze e Faenza insomma, rispettivamente luogo di partenza e di arrivo di questa corsa, ma una miriade di cittadine, borghi e piccole frazioni che partecipano attivamente, ospitando gli sportivi ed accogliendo a braccia aperte i centisti che passano, aspettando ciascuno di essi per incitarlo, tutta la notte fino all'alba. Poi ecco Fognano, con le case arroccate e chiese immerse nella quiete della notte. E’ la volta ora di Brisighella, e poi Errano; intanto comincia ad albeggiare. A ricordarlo è il canto del gallo che scandisce il passaggio al nuovo giorno. Che meraviglia!
Con la gioia nel cuore e la consapevolezza che il peggio è fatto, arrivo al 95 km. Ora i chilometri sono tutti segnalati, ed è bellissimo leggere quei numeri con la consapevolezza di averli percorsi, inizia la conta, meno 5, meno 4 ecc… Il viale d’ingresso alla città vede atleti che aumentano l’andatura, mentre alcuni non ce la fanno e rallentano, ma ormai è fatta, si vede in lontananza il campanile della chiesa, e le arcate della bellissima piazza.
Finalmente l'arrivo a Faenza con il passaggio sotto il display la consegna della medaglia, del vino e del rimborso cauzione.
Permettetemi ora  di spendere qualche parola sulla logistica ed annotare la cattiva abitudine di molti concorrenti (quest'anno ancora di più) di farsi seguire dai mezzi. L'organizzazione,  per motivi economici fa orecchie da mercante. È inutile che “regolamentino” il passaggio delle auto e degli altri mezzi: essendo una gara Fidal, si devono rispettare i regolamenti della Federazione che vieta qualsiasi aiuto esterno e quindi tutte le auto, camper e anche le bici al seguito. Ognuno dovrebbe affrontare la gara in autosufficienza con il solo apporto dell'organizzazione, sia a livello di ristori e altro. I giudici non vedono o fanno finta di non vedere la centinaia di auto e camper al seguito dei corridori.
Sul sito del Passatore è apparso un “decalogo” composto da 10 consigli. Il nono è il seguente: “Se potete, fatevi seguire in bici o in macchina da parenti o amici. La gara è davvero partecipatissima, è una festa più che una corsa podistica: rendete partecipi i vostri cari di questa impresa!”
Mentre il regolamento del Passatore avverte: “I veicoli degli accompagnatori debbono attenersi assolutamente alle seguenti disposizioni: - Nessun veicolo al seguito fino a Borgo San Lorenzo (30 km dalla partenza). - Per evitare danni ai concorrenti derivanti dalle esalazioni di ossido di carbonio e dagli ingorghi, i veicoli degli accompagnatori non dovranno seguire i concorrenti ma attenderli lungo il percorso in punti di riferimento a loro congeniali.”
Regole a parte, cosa si intende per congeniali? Nella lunga notte del Passatore (ma anche durante il giorno) per lunghi tratti i runners devono vedersela con inquinamento da gas di scarico, acustico, pericolo di investimento.
Da Vetta le Croci in poi il traffico nei due sensi diventa caotico, paragonabile a quello del ponte di Pasquetta. Non solo auto di accompagnatori nella direzione della corsa, ma anche mezzi rombanti che procedono in direzione contraria. Ma all’organizzazione importa poco: i partecipanti firmano una dichiarazione con la quale sollevano la stessa “da qualsiasi responsabilità”.
Ma il Passatore perde molto del suo fascino a causa delle auto, che inquinano abbondantemente l’aria e soprattutto costituiscono elemento di pericolo per la sicurezza di chi corre, tanto che l’uso della frontale diventa indispensabile non tanto per vedere, quanto per farsi vedere.
Purtroppo, però, ritengo che un Passatore chiuso al traffico sia un’utopia, in quanto il numero degli iscritti precipiterebbe drasticamente.

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Domenica, 27 Maggio 2018 23:45

Faenza (RA) - 46^ 100 km. del Passatore

Andrea Zambelli si è aggiudicato il ‘Passatore’ 2018 tagliando il traguardo dopo 6h54’34’’, spuntandola sul tedesco Benedikt Hoffmann in seguito ad un estenuante duello durato circa 60 km con diversi scambi di posizione. Solamente nelle ultimissime fasi della corsa il reggiano è riuscito a staccare di circa una decina di minuti il portacolori della Foresta Nera.
La corsa si è decisa in buona parte con il ritiro del britannico Lee Grantham, in testa sin dalle fasi iniziali ma costretto a tirare i remi in barca a Razzuolo, in seguito ad una storta rimediata al 27° km. A chiudere il podio del 46^ Passatore, anche quest’anno patrocinato dalla FIDAL, Giorgio Calcaterra, giunto al traguardo dopo 7h32’02’’, accolto con tanto affetto e calore dal pubblico accorso in piazza del Popolo.
Buon 4° posto per il trentino Silvano Beatrici, salito in classifica anche grazie al crollo del bresciano Marco Ferrari, autore di una gara molto solida. Quinta assoluta, e prima tra le donne, la solita Nikolina Sustic, giunta al traguardo in 7h53’55’’ ad oltre 59 minuti dal battistrada. Sesto posto per il faentino Mirco Gurioli,  settimo Marco Ferrari, ottavo il sorprendente Roberto Isolda, nono Marco Lombardi, decimo, a gran sorpresa, il danese Mathias Jorgensen.

Passatore 2018



Per quanto concerne la classifica femminile, Sustic ha preceduto la connazionale Marija Vrajic e la faentina Elisa Zannoni.
Il 46° "Passatore" è partito alle 15 da Piazza del Duomo a Firenze. La gara si è svolta in un clima caldo e soleggiato, con la consueta cornice di pubblico disseminata lungo il percorso. In testa alla corsa si è subito lanciato il britannico Lee Grantham, transitato a Fiesole (km 7,5) in 29’57’’ seguito a circa due minuti da Giorgio Calcaterra, Marco Ferrari, Benedikt Hoffmann e Matteo Lucchese. Dopo di loro la croata Nikolina Sustic in 34’12’’.
A Vetta Le Croci (km 16,5) Grantham ha mantenuto la leadership passando in 1h7’21’’, seguito a circa sei minuti dal quartetto precedente al quale si è aggiunto Andrea Zambelli. Al 27° km l’inglese ha rimediato una storta e, nonostante la stoica resistenza, ha ceduto a Razzuolo dopo essere sceso in 7^ posizione. A Borgo San Lorenzo (km 31,5) Zambelli ha proseguito la sua rimonta occupando la sesta piazza mentre la Sustic, manteneva la testa tra le donne, seguita da Marija Vrajic ed Elisa Zannoni.
Il recupero di Zambelli è proseguito sino alla terza piazza all’altezza di Panicaglia (35,7 km), quindi la seconda a Ronta (39,6 km) e, infine, sino a prendere la testa della corsa superando Hoffmann. Al passo della Colla di Casaglia (km 48) il tedesco ha ripreso il comando sorpassando il reggiano, dando via ad un tira e molla durato sino a Crespino (55,6 km) dove Zambelli ha artigliato la prima posizione. A seguire Calcaterra tallonato da Ferrari, più staccati Marco Serasini, Mirco Gurioli, Silvano Beatrici e Lorenzo Lotti, con Marco Lombardi e Roberto Isolda a completare la top 10.

A Marradi coppia di testa serratissima formata da Zambelli e Hoffmann seguita, a undici minuti, da Calcaterra. Ad Errano il reggiano teneva un vantaggio di un minuto sul tedesco, con “re” Giorgio staccato di circa venti minuti, ma saldamente in terza posizione.
Zambelli, seminato il rivale tedesco, raggiungeva infine il traguardo accolto dal caloroso e festante pubblico di piazza del Popolo. Hoffmann, giunto secondo con un ritardo di diciotto minuti dal vincitore, si è aggiudicato il Premio intitolato alla memoria di Checco Calderoni, essendo transitato per primo alla Colla di Casaglia. Alle 11 di oggi, domenica 27 maggio, al traguardo di Faenza sono giunti 2417 atleti (erano stati 2.705 nel 2017).
Tra i decani della corsa si segnalano, con 45 Passatori effettuati consecutivamente Marco Gelli e Walter Fagnani (45 non consecutivi). La podista più anziana giunta al traguardo è stata invece ancora una volta Natalina Masiero, per la 36^ volta al traguardo della Firenze-Faenza [eppure aveva scritto che non ci sarebbe più andata, NdD].

Per quanto concerne i più giovani arrivati, si segnalano in campo maschile Jacopo Baruzzi, classe 1997, dell’ASD Leopodistica, giunto al traguardo in 15h54’29’’ (1641° assoluto) e, in campo femminile, Valeria Fioccola, classe ’95, della International Security Service, 516^ assoluta con il tempo di 12h31’12’’.
Il primo podista faentino ad aver concluso il 'Passatore' 2018 è Mirco Gurioli 6° assoluto, con il tempo di 7h56’45’’, mentre la prima faentina giunta al traguardo è Elisa Zannoni, 18^ assoluta con il tempo di 8h43’15’’, risultando anche la prima podista romagnola ad aver concluso la corsa. Quanto a Gurioli, il runner dell’ASD Tosco-Romagnola risulta primo anche nella classifica dei romagnoli.
Per quanto concerne gli atleti toscani, il primo fiorentino classificato è Lucio De Chigi, con il tempo di 11h37’13’’ (281° assoluto), mentre la prima fiorentina è Santina Gallorini (13h43’08’’). Primo runner toscano è Marco Lombardi (9° assoluto) con il tempo di 7h59’27’’, mentre la prima toscana è Giulia Petreni (10h40’09’’).
Tra i gruppi più numerosi giunti all'arrivo troviamo l’ASD Leopodistica (Ra) con 35 arrivati, l’ASD Passo Capponi di Bologna con 34 e G.S. Cat. Sport Roma con 30. Il gruppo con la miglior media è stato l’ASD Tosco-Romagnola (8h48’32’’), seguito dall’ASD Leopodistica (10h14’46’’) e Pol. Dil. Santa Lucia (10h40’38’’).
Don Luca Ravaglia, in marcia per la “100 km per la Pace”, è giunto al traguardo in 2339^ posizione con il tempo di 19h20’35’’. Per quanto concerne il settimo titolo Csen, ad aggiudicarselo è stato Paolo Cecconi, con un tempo di 10h47’52’’, seguito da Marco Martina e Roberto Papamarenghi.

Il 'Passatore' 2018 ha registrato 3066 iscritti, di cui 2946 partenti; circa 1135 esordienti, oltre 480 donne e oltre 50 atleti provenienti da 26 nazioni straniere: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Capo Verde, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, G.B., Hong Kong, Irlanda, Malta, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica di San Marino, Romania, Russia, Slovenia, Svezia, Svizzera e USA.ù

Passaggi intermedi




 

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Domenica, 27 Maggio 2018 23:44

Passatore... così non va!

Troppe, davvero troppe biciclette e macchine al seguito dei partecipanti lungo il percorso di questa 46esima edizione della 100 Km del Passatore.
Credo che chiunque abbia partecipato alla 100 km "più bella del mondo" possa raccontare della magia del Passatore una volta scollinati dal Passo della Colla, perchè la gara si trasforma in un viaggio con se stessi al buio, ascoltando i rumori della natura, i rumori degli animali, “illuminati” dalle lucciole e, come capita spesso, anche dalla luna piena.
Questo è quello che è successo anche a me nell’edizione del 2015 ed è quello che racconto sempre quando mi chiedono che cos’è il Passatore. Invece partecipando quest’anno, la “magia” si è trasformata in una tappa del Giro d’Italia tra Firenze e la Colla e in un controesodo modello A14 in agosto tra la Colla e Faenza. In almeno 4 o 5 occasioni mi sono dovuto fermare a causa dell’incrocio simultaneo di biciclette e auto da entrambi i lati della strada, oppure quando si formavano le colonne di auto all’imbocco dei vari paesini andando verso Faenza.
Mi dispiace ma così proprio non va, il “mio problema” in gara dev’essere solo quello di come affrontare al meglio i 100 km del percorso e non quello di zigzagare tra le biciclette o stare attento a non essere investito dalle auto. Peccato, perché i volontari invece hanno fatto un gran lavoro nei vari ristori per servire ottimamente i 3.000 partecipanti e tener sempre riforniti i punti di ristoro nonostante il gran caldo, che inevitabilmente ha fatto “consumare” molto di più del solito.
Spero davvero che gli organizzatori prendano seri provvedimenti in merito agli accompagnatori per far tornare la “magia” al Passatore, altrimenti questa gara non sarà più "la più bella del mondo" ma diventerà la più pericolosa del mondo.

Passatore 2018


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