Fabio Marri
Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua.
Portile (MO) – L’ “altro podismo” ritrova i Quartieri… e un po’ d’orgasmo
1° dicembre – Esattamente come l’anno scorso, le quattro camminate dei Quartieri modenesi ricominciano da Portile, all’estrema periferia sud del comune (https://podisti.net/index.php/cronache/item/11108-portile-inaugura-le-corse-di-quartiere-del-dicembre-modenese.html). Proseguiranno domenica prossima all’estrema periferia ovest della provincia, giusto al confine con Reggio (cave del Secchia a Marzaglia, già teatro di una gara autunnale), poi il 22 con una capatina a un paio di km dal centro (zona San Faustino – parco Ferrari), infine il 29 a Modena Est, da un altro parco che (all’insaputa di tutti i podisti interpellati) è stato intitolato – guarda caso - a Berlinguer.
Ben vengano queste gare di quartiere, quando la stagione sembra meno incline a favorire gli sforzi organizzativi: certo, per i superagonisti sono settimane dense di maratone (oggi almeno tre in un raggio di 500 km, per non dire della prestigiosa Valencia rinata in tempo utile dal fango), ma per i cultori dell’ “altro podismo”, quello dove il cronometro ha un valore relativo (e purtroppo, anche l’orario ufficiale di partenza viene irriso), è una gran cosa avere a disposizione una corsa con iscrizione gratuita e per giunta un pacco-gara che comprende un pacchetto di pasta e uno di piade, più un buono sconto di 5 euro al Conad.
Se poi aggiungiamo il bel sereno, con temperatura che alla fine ha raggiunto addirittura i 7 gradi (un vicino di gara si lamentava di avere le maniche lunghe), ci si spiega una partecipazione che (a giudicare dall’affollamento ai ristori e al ritiro del premio) mi è sembrata superiore a quella solita delle ultime settimane; anche perché, si diceva malignamente nell’entourage di Giuseppe Cuoghi, nella gara concorrente della sponda reggiana si pagavano 2,50 e non c’era più la gallina di premio. E senza gallina, ad Arceto rimane solo lo speakeraggio di Roberto Brighenti, che è molto ma forse non tanto da giustificare la trasferta; tanto più che da Portile nel dopogara potevamo andare a breve distanza a sbafare gratis altro che galline.
Grande cerimoniera della corsa di Portile è stata Sonia Del Carlo, la campionessa sempre sorridente che si è fatta in quattro, dall’allestimento iniziale, alla perlustrazione del percorso in bicicletta (mentre il via con la bandiera rossa l’ha dato Peppino Valentini), poi alla distribuzione dei pacchi-gara sotto l’assedio di centinaia di mani protese, e infine alla ‘ripulitura’ del percorso dalle bandelle e segnali messi per instradarci. Tra i protagonisti con le scarpette, ai già citati aggiungo i fratelli Baldini (Loriano e Morena), Emilio Borghi decano del podismo (praticato a partire dalla Zresa al Lambrosc del 1971), Luigi Luca con Rosaria e il cagnetto Kiki, e la re-new entry Jennifer Mai da Castelfranco Emilia, già trailer di valore e ora alla ripresa dopo lunga sosta. E, come diceva Dezan, via via tutti gli altri.
Percorso lungo di 10.2 km, identico all’anno scorso e in buona parte ricalcato sul giro mediolungo dei salumifici di Castelnuovo, dunque con vari km sulla pista sterrata del Lungotiepido a destra (dunque in territorio rangoniano e non porcilese); ristoro intermedio che ho saltato perché c’era da aspettare che l’unica addetta riempisse i bicchieri, e ristoro finale che nell’attesa di essere serviti si poteva riempire con la lettura dei libri disponibili nella stessa sede: tra essi, La donna orgasmo appena sfornato da un giornalista modenese famoso (si fa per dire) che così racconta le gesta di Mariangela. Forse anche una podista, dato che a volte entrava nel negozio di mio padre per comperare un paio di scarpe da ginnastica, una maglietta o accordare la racchetta da tennis. Ma adesso che è cresciutella…
Verso mezzanotte, sopra la mia camera da letto parte l’espresso per Yuma. Gnic, gnic! Pim, pom! Sento sbattere contro il muro la ferraglia della testiera d’ottone del letto. Botte assestate sempre più ritmicamente. Ciuf ciuf! Il treno dell’amore è in partenza... Io e mia moglie ci alziamo e ridiamo. Sentiamo Mariangela urlare. Sono grida forsennate di piacere. Chiede di averne di più, di più, ancora di più. Soffochiamo dalle risate. Vado a vedere: i ragazzi dormono; torno di corsa, non voglio perdermi niente. Quando arrivo, il treno parte a piena corsa nelle notti del West con ululati da coyote che riecheggiano in tutto il cortile. Guardiamo fuori: si accende una luce nella casa di fianco, poi un’altra. Un vicino si sporge dalla finestra. Sento qualcuno parlare sommessamente al piano di sotto nella scala accanto. Intanto, l’espresso di Mariangela va a tutto vapore: l’ottone fa scintille, ormai gridano all’unisono. Sì sì, dai dai!
Siamo nella sala macchine dell’amore. Io e mia moglie ridiamo come pazzi.
"Ci danno dentro, eh?", mi fa strizzando l’occhio; intanto, la stanza è diventata una Wunderkammer di suoni erotici.
Capiamo che siamo alla scena finale. Lei urla impazzita come una baccante che fa a pezzi il bell’Orfeo e lui la segue incitandola a gran voce, suggerendo dove trarre più piacere, dandole improvvisi ordini imperiosi. Ed ecco che un lungo lamento liberatorio annuncia che il treno è arrivato in stazione. La testiera del letto batte piano, rallenta, si ferma. "Stazione di Yuma, si cambia per Tucson"...
Si odono voci, passi diretti verso il bagno, acqua che scola nelle tubature. Mia moglie ride ancora come una pazza. Torniamo a letto e ci riaddormentiamo. E’ solo un’illusione: nel cuore della notte sentiamo rimettersi in moto la maledetta locomotiva erotica. Gnic, gnic! Pim, pom! Accendo la luce e guardo la sveglia: sono le 4 di mattina. Ma come? Non si può... Ora Mariangela non perde più tempo in convenevoli: passa qualche minuto e già grida come un’ossessa nelle mani di un carnefice guidato da un pio frate inquisitore.
"Ancora, ancora!", implora.
La starà sventrando... Le urla senza pace crescono fino a un’esplosione: c’è da giurare che il professorino le ha tagliato i garretti di quelle gambe lunghe e ossute e la sta scorticando viva …
A questo punto, arriva il mio turno di ricevere premio e bevanda, poi penso meglio di ripiegare su un altro genere di orgasmo, quello dello zampone da record (stavolta 826 chili) distribuito gratis in piazza dell’adiacente Castelnuovo.
Malgrado la presenza, ben prima di me, di Giangi e di Bonaccini (che avevano saltato la corsa), ne era avanzato a sufficienza: certamente abbastanza da compensare le 930 calorie che secondo il Gps mi era costato arrancare in gara. E Mariangela, che fine avrà fatto?
Campogalliano e Formigine, le buone cose del Piccolo Mondo Podistico
23-24 novembre – Quattro euro: ma cosa sono mai quattro euro? Sono la cifra sufficiente, per i podisti modenesi in scarico o per gli incalliti camminatori, per partecipare come ogni anno (https://podisti.net/index.php/cronache/item/9525-formigine-raduna-i-mille-col-booster-di-campogalliano.html
https://podisti.net/index.php/cronache/item/11077-campogalliano-e-formigine-i-modenesi-battono-due-colpi.html ) a due non competitive per un massimo chilometraggio percorribile che sfiora i 23 km.
Anche quest’anno il sole ci fa compagnia splendendo sulle vigne saccheggiate (Cardarelli) e garantendoci addirittura 10 gradi con un panorama sufficientemente ampio, fino a Montegibbio e al Valestra e forse al Corno alle Scale.
La “Nemmeno con un fiore” di Campogalliano dichiara di essere alla 9^ edizione, esattamente come l’anno scorso; la partenza avviene questa volta nella piazza centrale, tra duomo e municipio (quasi come nel Mondo Piccolo, solo che al posto di Peppone ci sarebbe Bonaccini), nell’inconsueto orario delle 14,15, ritardato peraltro di una decina di minuti perché prima sono necessarie parole di circostanza che nessuno sente (eh, don Camillo con la sua tecnologia anni Cinquanta metteva gli altoparlanti sul campanile…).
Poi finalmente Gabriele Gualdi può dare il via verso un percorso parzialmente rinnovato, con tratti campestri che toccano il santuario della Sassola e, nella sua distanza massima di 9.4 km, attraversano il territorio dei laghi perlopiù su piste ciclopedonali e numerosi scavalcamenti di autostrade o TAV di questo tormentato territorio.
Incroci ottimamente presidiati, questa volta il ristoro intermedio c’è, dotato di ottimo tè caldo come sarà pure alla fine dell’avventura: Giangi che è venuto a piedi da casa sua non può protestare. Il premio finale che ci tocca è il mezzo chilo di pasta, cui si aggiungono le ricche premiazioni di società appannaggio, come sempre, del Cittanova con 101 iscritti, quasi doppiando Sportinsieme Formigine e Madonnina, entrambe sopra quota 50. Presenti, come sempre, tante famiglie coi bambini, chi a piedi, chi in bicicletta, chi sulla carrozzina; e Nerino Carri (qui trasportato da Paolo Giaroli) a scattare centinaia di foto a libero utilizzo.
L’indomani ci si ritrova, come da consuetudine, a Formigine per la 13^ Camminata Avis (qui si sono ricordati da aggiornare la numerazione), con la stessa alternanza dei venditori di scarpe già rilevata: ieri Carlo da Correggio, oggi Pietro Boniburini da Cavriago. Forse 800 gli iscritti ufficiali, meno dell’anno scorso, sebbene il solo Cittanova ne metta insieme 126, una trentina più del 2023, e dietro lui Sportinsieme Formigine raggiunga i 100, la Guglia Sassuolo i 70.
Come il giorno prima, anche qui si cerca di ricavare, nel reticolo industriale che pervade questo distretto ceramico e meccanico (dopo 3-4 km si arriva al confine con Fiorano dove le aziende concordano su una cosa: proibito scrivere in italiano, al massimo si ammette “I.tiles. born in Maranello”), qualche chilometrino erboso; e tutto sommato il giro lungo di 13 km abbondanti risulta abbastanza piacevole almeno nella prima metà, quando quelli del percorso da 8 km svoltano verso Formigine mentre noi siamo instradati verso Corlo coi soliti scavalcamenti di superstrada munita di autovelox illegale.
A parte ciò, ottima organizzazione, con simpatica partecipazione delle ragazze targate Avis (carinissima la bionda che ci guidava nella biforcazione tra i due itinerari), strade perfettamente chiuse al traffico, due ristori intermedi con tè bello carico, e un ristoro finale inclusivo di biscotti per celiaci; il premio per tutti, come l’anno scorso, è un chilo di pasta. Non so come faccia a portarselo a casa “Nube” Montecchi, mio saggio ‘frenatore’ alla maratona di Carrara, ieri già protagonista a Campogalliano e che a Formigine è venuto di corsa da Castelnuovo (km 9,5-9,5) onde affinare la sua preparazione per la maratona di Reggio. Invece Werter Torricelli, enologo carpigiano, in preparazione della Prosecco Marathon ha imbottigliato in casa sua il vino novello.
Abbiamo tanti modi di allenarci, noi iperdilettanti; e per buona sorte, il Piccolo Mondo Podistico ce li consente.
Bazzano: l’allegria del Pignoletto, la mestizia per Roberto Otta
17 novembre - In un calendario a singhiozzo, nel quale per esempio domenica scorsa Bologna, Modena e Reggio proponevano un evento ciascuna (quelli di Modena e Reggio erano entrambi di grande richiamo, e ai tempi belli non si pestavano i piedi), mentre questa domenica le caselle rischiavano di restar vuote, bene hanno fatto i bolognesi del San Rafèl (che vuol dire San Ruffillo, non San Raffaele) a inventare una doppia competitiva all’estrema periferia della provincia sul confine con Modena, intitolandola al bianco frizzantino di questi colli che recentemente è passato anche a indicare una “contrada”, e resistendo alle paure della giornata elettorale in cui dovremmo tutti pensare solo a votare e guai a chi osa profanare il sacro giorno con la corsa (seeh, alle 12 la percentuale di votanti stava intorno all’11%).
Il successo, favorito anche dall’offerta di tre tracciati non competitivi tra i 5 e i 18 km, al prezzo davvero modico di 2.50, è stato travolgente (1500 gli iscritti secondo il comunicato) e ha messo in seria difficoltà gli organizzatori: le due competitive dovevano partire alle 9, ma alle 9,30 c’erano ancora delle lunghe file al ritiro pettorali o alle iscrizioni dei camminatori; partenza e arrivo erano nella piazza del municipio, in basso, ma lo spazio per le tende era stato ricavato in alto, oltre il castello (a 700 metri! avvisa Italo Spina quando mi vede arrivare), senza segnalazioni, nemmeno per i parcheggi che abbiamo gestito in maniera individuale fidando nella tolleranza dei vigili (la piantina annessa al sito indicava il “parcheggio della Coop”, ma senza darne le coordinate, e comunque penso sia andato esaurito presto anche quello).
Gara lunga con 329 arrivati e dominio del vignolese Lotfi Gribi in 1.01:35, con 4 minuti abbondanti su Roberto Gheduzzi (Mud & Snow Casona) e 6 sul primo bolognese, Arturo Ginosa, che a sua volta ha preceduto di mezzo minuti l’altro modenese, Zeno Vistoli. Tra le donne, la giovane rappresentante di Mud & Snow Dinaleeh Calzolari, con 1.12:53, ha avuto la meglio per meno di due minuti sulla veterana riminese Federica Moroni; terza a 6 minuti la bolognese Francesca Battacchi.
Nei 10 (e passa) km, successo su 97 partecipanti di Riccardo Pagani in 45:46 su Alex Magagnoli 46:30 e Andrea Aldrovandi 46:44; quinta assoluta Gloria Venturelli, una F 45 che vincendo sulle donne con 49:38 ha dato quasi 4 minuti alla coetanea Laura Ricci, che ha preceduto allo sprint la molto più giovane Michela Guidotti.
Percorsi gradevoli, che ricalcavano in parte quelli della defunta “Da la zresa a la barbera” di Savignano e in parte il trail dell’Abbazia di Zola, con passaggi presso cantine che non lesinavano ristori moderatamente alcoolici: il tratto campestre, generalmente tra i vigneti (involontaria imitazione del Valtellina Wine Trail), faceva affrontare a tutti un mezzo km piuttosto ripido e scivoloso in discesa, con successiva risalita all’agriturismo Corte d’Aibo (cioè albio, èlbi, l’abbeveratoio dei porci), dopo del quale i concorrenti dei 18 km (poi diventati 17) erano mandati su un percorso nel territorio di Monteveglio che riecheggiava un po’ la “Camminata dell’anno 1000”, mentre quelli dei 10 (poi divenuti 10.8, pare per l’inagibilità di un tratto) dovevano risalire il greppo fatto in discesa, e tornati alla strada asfaltata dovevano stare ben attenti a scegliere la freccia giusta a sinistra per non scendere di nuovo dove erano stati un quarto d’ora prima (lo sbandieratore era un po’ interdetto tra quelli che passavano per la prima volta e quelli reduci dal giù e su).
Da lì, il percorso era lo stesso dell’andata, fino alla piazza di partenza e arrivo (con ulteriore risalita poi al castello per recuperare le proprie cose alle tende: ma i competitivi potevano lasciare una borsa custodita in piazza).
Ricche le premiazioni, sia degli assoluti (5 uomini e 5 donne per entrambi i percorsi) sia delle 10 categorie, maschili e femminili, delle due gare; nutrito il pacco gara dei competitivi (che avevano sborsato dai 15 ai 25 euro ciascuno), mentre per i non comp, il promesso pacco di pasta all’uovo è andato presto esaurito e sostituito da 5 mandarini. Richiestissimo anche il piatto di pasta e fagioli; tanto che si è dovuto provvedere a una seconda ondata, stavolta di pastasciutta.
Presenti non solo le principali società bolognesi, ma anche parecchi podisti modenesi e reggiani, quasi tutti come cani sciolti perché le loro società non hanno ritenuto opportuno di partecipare ufficialmente (ho notato solo il Finale Emilia e la Formiginese). Non potevano mancare Lolo Tiozzo, Lucio Casali, e Anna Cavallo, i cui occhi in cima alla Corte d’Aibo aiutavano il pallido sole a illuminare il paesaggio sfumato del fondovalle.
Ma vorrei che il ricordo finale di questa giornata fosse per Roberto Otta, un caro amico bolognese del Pontelungo, che ci ha lasciati a 77 anni il 26 agosto scorso: da un anno almeno la malattia non gli aveva più permesso di essere tra noi, che però non dimenticheremo facilmente le sue qualità, non solo sportive ma soprattutto umane, la sua modestia unita a una partecipazione affettuosa che le nostre piccole imprese non meritavano. Oggi, chi gli voleva bene ha corso con lui.
Doping: annullata la condanna penale a Nino Di Francesco
Dall’avvocato Gianluca Lanciano (Pescara) riceviamo la seguente comunicazione:
Formulo la presente missiva in nome, per conto e nell’interesse del sig. DI FRANCESCO Nino, nato il 13 dicembre 1978 ad Atri (TE) e residente in Pescara, Strada della Bonifica 32. Come noto, in quanto tutte le testate giornalistiche destinatarie della presente hanno pubblicato un articolo al riguardo, il sig. Di Francesco, vincitore dell’edizione 2020 della “Maratona Dannunziana” disputatasi a Pescara il 18 ottobre 2022 [in realtà, 18.10.2020, NdR] è stato dapprima cautelarmente sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping (T.N.A.) e successivamente condannato alla squalifica per anni quattro.
Dalla presunta assunzione di sostanza vietata con finalità di alterare la prestazione sportiva (nella fattispecie positività all’amfetamina) è conseguito non solo un procedimento davanti al giudice sportivo bensì anche un procedimento penale. Se il sig. Di Francesco non ha inteso impugnare la decisione assunta dal T.N.A., essendosi peraltro dedicato nel frattempo ad altre discipline sportive diverse dalla corsa e non avendovi quindi particolare interesse, altrettanto non ha fatto in sede penale, dove ha insistito al fine di veder riconosciute le proprie ragioni.
In data 13 settembre 2024 sono state depositate dalla Corte d’Appello dell’Aquila le motivazioni della sentenza di assoluzione che si allega. Ivi è stato finalmente accertato, seguendo la chiara linea difensiva, il macroscopico errore valutativo effettuato in primo grado. Segnatamente è stata confusa l’unità di misura della sostanza rilevata ovvero nanogrammi contro milligrammi (indicati in sentenza). Come noto il nanogrammo è unità di misura che corrisponde a 0,000001 mg e quindi di gran lunga inferiore al milligrammo, di qui l’assoluta irrilevanza della sostanza rilevata al fine di alterare la prestazione sportiva.
Non solo, tale modestissima ed infinitesimale quantità di sostanza rilevata è stata dichiarata assolutamente compatibile con il farmaco, regolarmente prescritto, assunto dal Di Francesco una settimana prima della gara a seguito della quale è stato effettuato il prelievo e, comunque, assunto dall’atleta sin dall’anno 2019 con regolari prescrizioni mediche e pertanto senza alcuna finalità di alterare la performance sportiva. Tali chiarimenti erano stati già offerti dal sig. Di Francesco a seguito dei primi articoli apparsi sui media relativi alla squalifica ed ora risultano essere suffragati dalla decisione della Corte d’Appello.
Al comunicato è allegata copia della sentenza, di cui riproduciamo in immagine la parte finale. In merito all’articolo che a suo tempo pubblicammo (30.12.2020: https://podisti.net/index.php/notizie/item/6804-squalifica-di-4-anni-per-il-vincitore-della-maratona-d-annunziana.html ), va detto che il risultato sportivo ufficiale della maratona non cambia, né la squalifica per quattro anni (finiti di scontare il 9 novembre scorso), non avendo Nino Di Francesco presentato ricorso presso la giustizia sportiva. Viene meno invece la condanna penale, che in primo grado (9.6.2022) era stata quantificata in 4 mesi di carcere (con la sospensione condizionale) e 4000 euro di multa, nonché l’interdizione perpetua da cariche sportive.
11° Valtellina Wine Trail, sole nel cielo, e sui terrazzi piovono primati
Tirano-Sondrio, 9 novembre – Se ogni anno le iscrizioni a questo evento crescono e si chiudono parecchie settimane prima del termine, ci sarà più di una ragione. Quest’anno gli organizzatori parlano di quasi 3700 atleti da 52 nazioni; i numeri forniti da Endu danno 734 arrivati entro il tempo massimo per la maratona (con tetto di 1000 iscritti: le classifiche non elencano i DNF o i FTM, che però devono essere numerosi, stanti anche i 1800 metri di dislivello in salita e 1900 in discesa), 1151 per la mezza maratona (+900 D), 267 per la 13 km competitiva, 1059 sullo stesso tracciato ma non competitivo, infine 310 per le prove giovanili, tra gli 800 e i 2800 metri, in centro di Sondrio la domenica 10. Ma le gare erano cominciate da lunedì 4 ancora a livello giovanile con partenze da luoghi vari.
E record è stato anche sotto l’aspetto tecnico, indubbiamente col favore del clima fresco ma moderatamente soleggiato e del tracciato quasi completamente asciutto: per la prima volta il vincitore Mattia Bertoncini (Team New Balance) è sceso sotto le 3 ore, precedendo con 2.59:52 di soli 7 secondi il vicecampione del mondo di trail 2023 Andreas Reiterer (La Sportiva), che fino all’ultimo km era in testa. Dal libretto della gara (un po’ pasticciato) il miglior risultato della storia risultava il 3.11:56 del 2022. Terzo oggi lo spagnolo Mario Olmedo in 3.11:30, e anche il quarto, lo svizzero Francesco Ceschi, è sceso sotto il vecchio record.
Pure la vincitrice femminile, Elisa Desco (valtellinese del Team Scarpa), al suo sesto successo su 8 partecipazioni, con 3.36:15 ha abbassato di quasi 10 minuti il record da lei stessa fissato nel 2015 (quando però il percorso era un po’ più corto non includendo la dura deviazione finale verso il ponte sospeso sul Màllero). La seconda, Alice Testini, è arrivata al traguardo dopo 7:31, la terza, l’inglese Louise Mitchell, dopo 10:28; 135 in tutto le classificate, 649 gli uomini.
Niente record nella mezza maratona, vinta dal marocchino Elhousine Elazzaoui in 1.27:40” (il primato resta nelle gambe del formidabile Xavier Chevrier, 1.24:41 nel 2017, però sul percorso meno faticoso di un tempo). Tra le donne ha vinto la neozelandese Jemina Farley in 1.46:43 (record del 2014: 1.37:06; l’anno scorso 1.45:32).
La mezza è partita da Chiuro, con un contrattempo curioso e senza colpa degli organizzatori: il treno che stava portando gli atleti ha saltato la fermata, scaricando tutti solo alla stazione successiva di Teglio e costringendoli a prendere un altro treno in senso inverso, il che ha obbligato a ritardare la partenza.
In compenso, noi partenti della 42 km abbiamo dovuto prendere il via 10 minuti prima del programma, con la motivazione che sulla nostra strada doveva passare un treno (suppongo, quello svizzero per Poschiavo, e troverei strano che l’orario si sia conosciuto solo oggi). Ma direi che siano le uniche pecche di un allestimento decisamente complesso.
Sondrio, capoluogo di ventimila abitanti, con un centro storico molto ben tenuto e un notevole museo storico-artistico, oltre alla biblioteca dedicata al filologo più settentrionale d’Italia, Pio Rajna, era tutta esaurita causa l’afflusso di podisti e familiari, oltre che per altre iniziative come la commemorazione dello scrittore Gianni Celati: la piazza Garibaldi, sede del ritrovo, era stata trasformata in un immenso tendone (col monumento all’Eroe dei due mondi che fungeva quasi da colonna portante: foto 7), per accogliere l’Expo e, dopo la conclusione della gara, l’affollatissimo pizzoccheri-party gratuito per i partecipanti e a modico prezzo per gli accompagnatori (coda di almeno mezz’ora, a qualunque orario): degno coronamento del pacco-gara, anch’esso ricco di specialità locali (foto 12).
Si parte dunque da Tirano (foto 59-62), e dopo meno di 2 km di attraversamento della cittadina ci si immette nel percorso che sostanzialmente ricalca la “Via dei terrazzamenti”: sentieri ricavati sul bordo dei gradoni creati per le vigne, mediamente 100-200 metri sul fondovalle, dove scendiamo per raggiungere i paesoni della destra-Adda, entrando spesso nelle cantine locali da dove poi, con rampe o scalinate, si raggiungono di nuovo i vigneti (con macchie di meleti o uliveti).
A Teglio, dopo una ventina di km, ci fanno salire fino alla torre (foto 34), ai cui piedi sta il ristoro; poi giù verso Chiuro, forse il paesino urbanisticamente più delizioso, dove attraversiamo un paio di cantine (foto 30, 36) e siamo rilevati dall’unico “cancello” con tappetino-chip (che la classifica dichiara al km 21 mentre il programma dava al 27: facciamo 25 e saremo più realisti).
Ristori alle distanze prescritte, anzi nel finale più frequenti: grande disponibilità di tè, idrosalini, frutta, biscotti, e spunta ogni tanto qualche calice di vino. Segnalazioni eccellenti, impossibile non riconoscere il grappolo rosso o bianco sull’asfalto, e le numerose frecce e bandelle arancioni; peraltro a ogni incrocio dubbio ci sono sbandieratori che ti indicano la direzione. Traffico del tutto assente anche nei radi tratti su strada.
Come diceva una compagna di viaggio in treno, dopo il 25 non illudetevi di aver finito di faticare: finché non sarete alla chiesa e al castello di Grumello (foto 41-42), da dove la vista spazia su Sondrio, sappiate che ce n’è ancora molto, e pure duro. Dopo di che, a un certo punto, su un sentiero in forte discesa appare un cartello di pericolo: sono rampe terrose fermate da pali di legno. Ma è più pericolosa l’illusione che ci dà il segnalatore in basso: “mancano 4 km”. Bugiardo, bugiardo! gli grido, infatti i nostri gps stanno sui 34-35, e il cartello dei meno 5 (la prima segnalazione chilometrica di tutto il tracciato) compare ben dopo.
E le fatiche non sono finite: a parte l’illusione che da lì i chilometri siano più lunghi, ci aspetta la salita al nuovo ponte sul Màllero (affluente dell’Adda: foto 45-49), che riattraverseremo anche più in basso (52) entrando nella città vera e propria e finalmente, attraverso viuzze caratteristiche (foto 6, 8, 9-11) al traguardo.
Medaglia di pietra “beola”, e dopo la doccia si può rientrare nel tendone, dove sotto il palco delle premiazioni, ottimamente gestite dai due speaker professionali e simpatici, che poi ritroveremo in albergo (foto 57, 58, 69) si dipana il party delle foto 53-56, che andrà avanti fino a tarda ora nelle mani dei disc-jockey.
C’è gloria per tutti, compresi i miei compagni in qualche tratto della fatica: Daniel Quintana da Monza (foto 63), Giulia Pedrana da Livigno (classe ‘95, appena esordito in maratona a Edinburgo, e che qui corre poco dietro al fratello Enrico), per finire con Tobias, del team La Sportiva, qui accompagnato da moglie e dalle splendide figliolette di 2 anni e di 4 mesi: foto che il buon Mandelli inserisce alla fine del suo album, per dirci che tutti i salmi finiscono in gloria.
Bomporto & Solignano: il ponte podistico dei modenesi senza pretese
1-3 novembre – Sicuro, quelli buoni vanno a Venezia, poi New York o Lago Maggiore, e domenica prossima a Ravenna. Quelli invece che non hanno urgenze del genere e vogliono spendere poco possono accontentarsi di muovere le gambe in un raggio di 15 km da Modena, approfittando della tregua del maltempo e di temperature decisamente insolite per la stagione.
Eccoci dunque venerdì 1° novembre a Bomporto, località più celebrata grazie alla sua frazione Sorbara, e che offre al modico prezzo di 2 euro la 46^ edizione della “Camminata del lambrusco”, ridotta a 8,2 km di un doppio senso sull’argine sinistro del Naviglio (l’antica via navigabile che univa il porto fluviale di Modena, dietro il Palazzo ducale, al Panaro raggiunto appunto al “buon porto” attraverso un sistema di chiuse, e da lì al Po e all’Adriatico).
Oggi ci si contenta di risalire il Naviglio fino a Bastiglia, dove ci si ristora (acqua e tè centellinato) e si fa dietrofront per riportarsi alla partenza presso un quartiere nuovissimo su cui troneggia lo stadio dedicato ai quattro fratelli Sentimenti, calciatori di serie A dagli anni Trenta ai Cinquanta (ma la foto-simbolo affissa all’ingresso è un falso).
Sentimenti IV, della Juventus, fu il portiere delle prime 5 partite della Nazionale dopo la guerra, dal 1945 al 47, unico, insieme allo stopper Parola, a non appartenere al Grande Torino; e dopo la sciagura di Superga, fu mandato ai mondiali brasiliani del 1950, in nave, con tutti i palloni finiti in acqua, e insieme a Parola e Boniperti fu eliminato dalla Svezia di Jeppson, Nordhal e Skoglund. Finì la sua carriera in Nazionale con un’altra debacle storica, all’inaugurazione dello stadio olimpico di Roma nel 1953, lo 0-3 preso dall’Ungheria di Puskas e Kocsis poi finalista al mondiale.
Solicello gradevole, discreta partecipazione compreso Mastrolia con bizzarro copricapo e Morena Baldini appena rientrata dal Giappone, pacco-gara con wafer o pasta e berrettino (il lambrusco è solo nel titolo della corsa), e magri affari per la coppia di scarpivendoli Lupo & Boniburini. Mi raccomandano di elogiare i cassonetti della zona, liberamente apribili senza bisogno di tessere; non altrettanto farò dei parcheggi, lasciati alla nostra libera esplorazione.
Ci si ritrova domenica 3 a Solignano, alle pendici delle prime colline sotto il castello di Levizzano e il santuario di Puianello, per la 40^ edizione della “Camminata della val Nizzola”, riproposizione su tracciato ridotto e con altri organizzatori di quella che fu una delle più belle maratonine della provincia modenese, non a caso adottata da tanti raduni di gruppo (tra cui memorabili quelli organizzati dal compianto Vaccari della Madonnina alla vigilia di Natale o di Pasqua).
Il percorso di oggi (segnato nei cartelli addirittura con QR: m’immagino il podista medio ad almanaccarci sopra) taglia il giro classico, accontentandosi dei 14 km che dal paese portano alla trattoria della Bolognina, poi in salita per la via Medusia fino al Castello di Levizzano. Qui nei tempi d’oro si andava a destra e poi subito a sinistra per i Buricchi fino a Puianello; adesso si devia invece a sinistra attraversando il paese verso est per imboccare la via Tiberia, con qualche falsopiano tra cui la risalita alla stupenda chiesetta romanica di S. Michele, attraversamento della provinciale e dolce ascesa verso la Cavaliera, Solignano vecchio (altra chiesina dove si raccomanda di entrare pudicamente vestiti) e infine di nuovo alla partenza, per 13,7 km con 280 metri di dislivello (il percorso medio tagliava anche Levizzano limitandosi a 8 km).
La leggera foschia iniziale cede il passo a un tenue bagliore solare e ci possiamo accontentare: traffico assente, ristori a base di abbondante frutta (ce lo scordiamo il bianco del ristoro della Cavaliera al 10° km, ma in compenso c’è una squisita crostata, e chissà se tanto è bastato a Giangi per non chiedere il rimborso dei 3 euro di iscrizione); un mezzo kg di pasta come pacco-gara previa restituzione di un pettorale grande come un francobollo. Complice l’annullamento della loro gara istituzionale, presenti anche alcuni reggiani, in primis i cugini Giaroli e Claudio Iotti, e bis di Lupo come venditore di (poche) scarpe; come sempre ospitale la tenda di Peppino Valentini del Cittanova, che incredibilmente dicono faccia 82 anni dunque… qualcuno più di Giuseppe Cuoghi, presente pure oggi insieme a tanto bel mondo del podismo che fu, e al rosa-shocking di Anna Cavallo che fu, è e sarà.
Si rientra nel sole, pronti ad assaporare la libidine televisiva della partita del Napoli e, a seguire, la solita noiosa cronaca Rai da New York, che chiude dopo l’arrivo dei primi 5 o 6. Sopravviveremo.
Modena: 11^ San Donnino Ten, largo ai ventenni
27 ottobre – Un forte aumento di partecipazione ha segnato quest’edizione, dai 158 dell’anno scorso https://www.podisti.net/index.php/cronache/item/10773-la-10-san-donnino-ten-nel-segno-di-bortoli-e-de-nicolo.html ai 234 di quest’anno (su 278 iscritti), cui si aggiungono i 90 bambini impiegati nelle loro corse competitive, dopo il termine della gara adulti.
Altro segno beneaugurante per l’incerto futuro di questo sport: i due vincitori della corsa assoluti (Fidal Bronze) sono due che erano bambini poco fa, entrambi classe 2004: Miguel Espuna Larramona (Firenze Marathon) che con 30:23 ha prevalso per soli 8 secondi sul 31enne eroe di casa Riccardo Tamassia (ora tesserato Trevisatletica), e per 20” su un sedicenne, Alessandro Santangelo (Virtus Lucca), mentre quarto è arrivato il vincitore 2023, Nichoas De Nicolò (sebbene con 30:52 abbia migliorato la sua prestazione); tra le donne, Carolina Fraquelli (altra della Virtus Lucca), che con 34:43 ha staccato nettamente le avversarie, la 27enne Enrica Bottoni (Corradini Rubiera, 35:59) e la 44enne modenese Fiorenza Pierli (ora tesserata Atletica Faenza, 37:09).
Clima ideale, dopo la pioggia della nottata. Cedo la parola a un protagonista, Alessio Guidi, che così ha commentato su Fb:
Stamattina è andata in scena proprio una bella gara, velocissima, spettacolare e soprattutto con un'organizzazione da grande evento. Innanzitutto ottimo il sistema di iscrizioni con IRunning in modalità Fidal, quindi per noi presidenti di società basta flaggare gli atleti da iscrivere e pagare senza commissioni, e vi posso garantire fa tutta la differenza del mondo rispetto alle altre piattaforme. Pre-gara come sempre gestito egregiamente dall'ottimo Brighenti al microfono.
Prima griglia di altissimo livello e appena parte lo sparo dello starter i "puledri" hanno aperto le danze dando spettacolo. Solito doppio giro da 5 km, percorso molto veloce e ottimamente presidiato, primo passaggio sotto all'arco sempre bello e divertente anche con un discreto pubblico.
Premiazioni veloci, fotografi sul percorso, consegna pettorali velocissima, ristoro a metà percorso e alla fine, pacco gara tecnico, km segnati perfettamente, spogliatoi e docce: in estrema sintesi tutto ciò che serve a noi atleti per gareggiare nelle migliori condizioni possibili. Quindi va fatto un doveroso plauso ai Modena Runners Club e a tutti i volontari sul percorso perché oggi ci hanno regalato un'organizzazione perfetta. Concludo facendo i complimenti al Presidente dei MRC Alberto Cattini perché ricordo ancora come se fosse ieri quando nel 2013 organizzammo insieme la staffetta a Formigine (Happy Hour Run) e lui parlava già di voler organizzare un grande evento competitivo a Modena. Ecco, Alberto: ci sei riuscito e non puoi capire quanto mi faccia piacere, continua così, brev!
Da parte mia, aggiungo le ampie premiazioni di categoria, senza accorpamenti: cioè gli M 70 si sono misurati tra loro, non coi sessantenni come spesso accade, e ha vinto il solito Alberto Gruppioni, classe 1953, con 43:32; come la sua compagna di squadra Gloria Gandini, classe 1960, ha battuto le colleghe F 60 (la categoria ‘più anziana’ presente) con 46:38. https://www.irunning.it/risultato_realtime.php?id=42366#
Di rilievo il 38:05 con cui Gloria Venturelli (classe 1979, Atletica 85 Faenza), quinta assoluta, ha dominato le F 45. Notevole poi il 43:36 utile a Sonia Donnini (Panaria Group) per regolare le F 55, tra cui fa ancora la sua bella figura la reggiolese Antonella Benatti (49:32). E a proposito di reggiane, Rosa Alfieri ha stravinto tra le F 50 con un 39:12 che la colloca all’ottavo posto assoluto; mentre nella sua categoria, secondo posto per Sonia Del Carlo, e quarto per Anna Rosa Mongera (le cito perché sono due simpatiche mamme nonché ottime atlete).
Un altro reggiano, Pier Massimo Giglioli, classe 1964 (Atletica Reggio), ha fatto segnare uno stupefacente 35:18, distanziando di oltre cinque minuti due vecchie volpi del podismo modenese, Fausto Barbieri e Stefano Baraldini. Poco prima di lui con 34:41 era arrivato Fabrizio Gentile (Modena Runners), vincitore degli M 50.
Ma non posso chiudere senza aver ricitato le corse per bambini, svoltesi ovviamente su tracciati ridotti ma con lo stesso traguardo dei “grandi”: uno spettacolo. Chi diceva che l’agonismo fa male ai piccoli? E’ solo un peccato che queste gare su strada, su percorsi dedicati, siano così rare.
Notati al margine, per seguire figli, nipoti e allievi, Lotfi Gribi, appena arrivato decimo assoluto in 32:06, e subito dopo a 'curare' i suoi ragazzi dell'Olimpia Vignola (cui prestava attenzione anche una luminosa Anna Cavallo); l’ingegnera Ilaria Silvestri, vincitrice di categoria l’anno scorso, impegnatissima tra ieri e oggi sul versante organizzativo e 'istruttiva' nei confronti del figlio Giulio; senza dimenticare altre gran signore di Modena Runners, come Elisa Casoni, Barbara Giovanelli, Cristina Rossi, Simona Bedeschi e Chiara Mezzetti, che davanti e dietro le quinte hanno contribuito a questa bella giornata di sport.
Marco Ercoli e Francesca Badiali si affermano alla 10K di Formigine
20 ottobre – L’allerta “rosa” che la protezione civile aveva proclamato su Modena sabato mattina, trasformandola poi in allerta “rossa” sabato sera, inondando di proclami “Io” e i social (tirate fuori le auto e le vostre cose dai garage seminterrati, non uscite se non per gravi ragioni, ecc.) si è poi trasformata in una domenica grigia, addirittura con qualche raggio di sole, e – se ha portato all’annullamento delle corse ‘confinanti’ nel bolognese e nel reggiano - non ha per niente turbato la 44^ Edizione della “Carovana” formiginese (così battezzata per l’antica tradizione zingaresca di queste zone), per la quarta volta divenuta una 10 km competitiva, con l’ovvio corredo di corse non competitive (al prezzo ormai simbolico di 2 euro, compensato da una bottiglia di lambrusco che ne costa di più) e di una affollata camminata scolastica, valutata in 1800 unità: gestita molto meglio di quanto avevano fatto a Correggio domenica scorsa, creando caos e malumori. Qui invece le due tipologie di gara sono state distanziate di un’ora e non c’è stato il minimo disturbo dall’una e dall’altra parte.
I competitivi (cresciuti in extremis di qualche unità per l’arrivo dei reggiani rimasti orfani, alla pari del loro fotografo-principe Nerino, nella foto 4 col collega Italo Spina, poi ancora nelle foto 8 e 10 intento al suo mestiere) sono risultati 130 (31 donne): non un granché, ma a queste latitudini e con l’allarmismo di cui sopra c’era poco da sperare. Ha vinto Marco Ercoli, classe 1990, in 33:06, precedendo di 17 secondi Taoufik Bazhar che oggi compiva 45 anni; terzo, e primo dei modenesi, Andrea Baruffaldi (1987). Molto staccati gli altri: il quarto e il quinto, i coetanei e compagni di squadra (Corradini Rubiera) Mattia Guidetti e Manuel Cecchini sono giunti a 1:35 dal vincitore.
Arrivo praticamente in volata tra le donne, regolate da Francesca Badiali (Fratellanza, del 2002) in 39:13, tre secondi meglio di Mirela Alice Cherciu (Corradini, del 1993); decisamente lontana la terza, l’eroina di casa Laura Ricci (41:25), che però di anni ne fa 45 e ha largamente dominato la sua categoria.
Curiosando appunto tra le categorie, colpiscono le prestazioni delle quattro F60, col successo di Paola Bernini in 48:09, seguita da Anna Maria Venturelli e Carmen Pigoni (che poi si sono prestate a una posa comune per ‘nobilitare’ il sottoscritto: foto 13), e infine da Francesca Caselgrandi, la meno giovane di tutto il gruppo (del 1962) che ha chiuso in 50:25. Ma citerei anche il trittico delle F 55, con Manuela Cremonini davanti a Barbara Giovanelli e alla grandissima Antonella Benatti, a suo tempo dominatrice di tante maratone nazionali (qui nella foto 12 alle spalle del giudice-capo Vincenzo Mandile).
Tra gli uomini, sottolineo l’ottimo livello della categoria M 65+, dove ha vinto un M 70, il bolognese Alberto Gruppioni, in 43:13, 20 secondi davanti al formiginese Donato Piacentini M 65. Se fosse esistita la categoria M75, l’avrebbe stravinta il solito reggiano Ettore Marmiroli (1948, il più anziano in gara) che oltre a battermi regolarmente sul campo, oggi con 44:59, mi relega al ruolo di eterno secondo anche per l’anagrafe.
Tra le società, la più numerosa è stata la Modena Runners, con 8 tesserati Fidal e 5 Uisp, seguita con 7 totali dal 3.30 Team e dalla Guglia Sassuolo. E se volete una curiosità, la “famiglia” più numerosa è stata quella dei Guidetti, con Mattia (il più giovane di tutti) 4° assoluto, Andrea 12°, Luigi 16°, poi Matteo e Fabio, con l’aggiunta di Aleksandra, unica signora con questo cognome.
Se consideriamo anche i non competitivi (appena 400, scolari esclusi) ad aggiudicarsi il primo posto è stata la Sportinsieme Formigine, che una volta tanto ha spodestato la Cittanova di Peppino Valentini (foto 6, in attesa della sua gara storica di domenica prossima). Presenza di spicco della coppia berlinese-elvetica-svedese Dethleff & Marianne Elias (foto 9): lui fu tra i protagonisti della prima maratona di Berlino, ed entrambi hanno vissuto lungamente a Formigine prima di trasferirsi in Svezia.
Ottima l’organizzazione, sia nello scenografico ritrovo di piazza Calcagnini (tra castello e cattedrale), sia per la gestione del percorso mediante una schiera infinita di addetti in blusa gialla. Per fortuna, il sottotitolo “plastic free” non è stato preso alla lettera, e nei ristori c’erano i tradizionali bicchierini, seguiti dai debiti raccoglitori. Ai competitivi, dietro modico esborso di 10 euro, sono toccati, oltre a questi servizi, la bottiglia di lambrusco locale e mezzo kg di parmigiano stagionato 24 mesi: di questi tempi, va decisamente di lusso.
Fidal-Uisp: la convenzione a breve termine, tra seppure e ancorché
Il 9 ottobre, il neorieletto presidente Fidal Stefano Mei e il presidente Uisp Tiziano Pesce hanno finalmente rinnovato la convenzione tra i loro due enti, peraltro valida solo per gli 80 giorni che ci separano dalla fine dell’anno (forse anche di meno, siccome si lasciano 15 giorni di tempo alle parti per “depositarla”; divertente poi come l’art. 5 dia 60 giorni per istituire “Commissioni paritetiche” onde definire attività e calendari, dunque – se va male - arrivederci al 9 dicembre).
https://podistinet.zenfolio.com/convenzione_fidal-uisp_2024.pdf
L’impressione è che abbia vinto la Fidal, proclamata fin dal preambolo (che sembra quello dei Dieci Comandamenti “Non avrai altro Dio fuori che me”), al punto F, “L’unica rappresentante riconosciuta dagli organismi nazionali ed internazionali suddetti [CONI, WA, EA] per la disciplina
– sportiva dell’atletica leggera” (il trattino e il capoverso sono nell’originale, con una spezzatura ed evidenziazione immotivata, e che si ripete 5 righe sotto a proposito di “Quadri Tecnici e Ufficiali di Gara”).
La definizione dell’Uisp è leggermente ambigua, come dimostra il ricorso (qui al punto G del preambolo, e altrove) alle frasi che in grammatica si chiamano “concessive”, quelle cioè che (Zingarelli) “indicano una circostanza NONOSTANTE LA QUALE si verifica ciò che è detto nella reggente”. Si immagina insomma un dibattito del genere: “Noi Fidal siamo gli unici che possiamo fare atletica agonistica, voi Uisp dovete preoccuparvi solo della salute e del benessere sociale!” – “No, noi Uisp abbiamo il diritto anche di fare gare con le classifiche”.
Alla fine del quale vien fuori la definizione che l’Uisp “promuove e organizza attività… a carattere promozionale, amatoriale e dilettantistico”, cui si fa seguire la concessiva “seppure con modalità competitive”, ma ribadendo subito dopo gli “scopi di ricreazione, crescita, salute, maturazione personale e sociale”. Cioè: l’Uisp deve fare attività sociale, ma noi “concediamo, ammettiamo pure che” (è il significato di seppure) ogni tanto compili anche delle classifiche. Se nella convenzione fosse scritto pure, l’attività agonistica, quantunque collaterale, verrebbe indicata tra quelle praticate dall’Uisp; scrivendo seppure (e sottolineo se, cantava Mina) si rimarca l’eccezionalità della cosa.
Il fatto era già introdotto al punto B del preambolo, secondo cui il Coni riconosce il ruolo degli EPS per le “finalità ricreative e formative”, “nel rispetto dei princìpi, delle regole e delle competenze” delle Federazioni “ancorché con modalità competitive”. Ancorché è un altro sinonimo (più letterario: il burocrate autore della convenzione ama le finezze) di seppure, sebbene, benché ecc.: insomma, siamo sempre alle “concessioni”, va là, ogni tanto stila un ordine d’arrivo e stabilisci che X ha vinto e dagli perfino un premio.
La cosa e la parola sono ribadite al successivo punto H (siamo sempre al preambolo!), secondo cui all’Uisp spettano “finalità formative e ricreative, ancorché con modalità competitive”. Scrivere “anche” era troppo impegnativo, allora scriviamo un equivalente di “sebbene”, appunto concessivo. Volendo filosofeggiare, si potrebbe sostenere che le modalità competitive sono viste come un ostacolo, una deviazione rispetto alla formazione, ricreazione, promozione sociale ecc.; e, dal versante opposto, sostenere che alla Fidal non interessa produrre persone, ma macchine da record.
Vabbè, lasciamo stare la filosofia, e notiamo solo che la graziosa concessione torna nell’Allegato 1, articolo 3 comma 1, con parole quasi uguali al punto G del preambolo: l’Uisp organizza “attività… promozionali, amatoriali e dilettantistiche, seppure con modalità competitive”.
Mi viene in mente una frase che si usava quando ero bambino e non avevo i soldi per andare alla partita: qualche volta ci andavo con un adulto pagante, e l’usciere mi concedeva di “entrare allo stadio con lo scappellotto”. Vabbè, diranno all’Uisp: l’importante era che ce lo concedessero. E diranno alla Fidal: siamo buoni, ve lo lasciamo fare, sebbene/ancorché non sarebbe affar vostro.
E in compenso… si potrebbe proclamare una “santa alleanza”, come è lecito supporre dalle ultime righe del preambolo (dopo 2 pagine e 6 righe: i Dieci Comandamenti si sbrigavano più velocemente). Fidal e Uisp “condividono… una nuova visione strategica del sistema sportivo italiano in grado di aumentare la pratica sportiva nel paese… occupando quello spazio attualmente gestito da soggetti terzi che operano fuori dal sistema CONI e che, più frequente in alcune discipline e meno in altre, rappresenta comunque un fenomeno ampiamente diffuso”.
Formulazione ambigua, sintatticamente distorta (“e che, più frequente ecc.” si riferisce grammaticalmente allo spazio, ma vorrebbe riferirsi alla sua “occupazione”; o volevano scrivere “più frequentemente”?), oserei dire vagamente minacciosa. Verso chi? Non lo si dice. Le parrocchie che organizzano la camminata per la sagra patronale? Le scuole? (sarebbe grossa, non ci posso credere). L’ente benefico che raccoglie fondi per il morbo di Vattelapesca? Gli “enti/associazioni di secondo livello” esorcizzati nell’art. 2, comma 1? (e cosa sono? Le province?). Perdurando il mistero, se consentite un’altra reminiscenza, mi viene in mente il proclama di Badoglio dell’8 settembre: “ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
Pace fatta, fino a Capodanno, tra Fidal e Uisp; quanto ai “soggetti terzi”, di qualsiasi altra provenienza, stiano in guardia: perché l’articolo 1, comma 4, della convenzione vera e propria dichiara, altresì (come il però di Badoglio) “azioni comuni nei confronti di organizzazioni terze, non facenti parte del modello sportivo organizzato, che operano nell’ambito della stessa disciplina”; e dunque dovranno guardarsi (per tornare alla rievocazione bellica) sia dall’esercito regolare sia … dai partigiani.
Che però non sono proprio pari: solo la Fidal, impone l’art. 2.2, può usare i termini di campionato italiano, squadra italiana, atleti azzurri; mentre quelli dell’Uisp sono solo campionati nazionali Uisp e rappresentativa nazionale Uisp (con una battutaccia d'altri tempi, semmai, non azzurra ma rossa). E poco sotto l’art. 2.4 sancisce minacciosamente: “è fatto divieto di uso decettivo del nome, delle parole, di qualsiasi desinenza o riferimenti diretti comunque a richiamare detta disciplina sportiva e le attività ad essa correlate”. “Detta disciplina sportiva” è in questo caso l’atletica, che (si dice sopra) solo la Fidal è autorizzata a gestire; le sue “attività” sono per esempio le corse podistiche, citate all’Allegato 1, articolo 3.1: “maratona e mezza maratona, nonché tutte le distanze standard individuate da Word Atletics” (ancora a titolo di esempio e senza esaurire il campo, i 5000 e 10000 metri) “per le quali la Fidal è l’unico ente a certificare e omologare il percorso e le prestazioni”.
Siccome non avevo mai sentito la parola decettivo, l’ho cercata sul vocabolario: il De Mauro dice che è parola di “basso uso”, ed equivale a “ingannevole”. Dunque, è vietato a chiunque (esclusa, suppongo, la Fidal) di usare in modo “ingannevole” parole come maratona, ad esempio come le usano Mentana o la Telethon? (dove -thon sarebbe una “desinenza” proibita, da vietare anche al Club Supermarathon).
Proibite le desinenze, ma non i prefissi, dunque – se vogliamo spaccare il capello in quattro come invita a fare questo comma - parole come maraturismo e maratombola non sono vietate. Ma credo che il divieto si rivolga soprattutto a quegli organizzatori che denominano le proprie gare come “Maratona delle Canalette” o, con prefisso e suffisso decettivo, “Super Maratonina del Monte Delle 3 Croci”: attenti al lupo, o meglio, a qualche spia locale, emula di certi CarlMarc di non venerata memoria, che per invidia segnali le violazioni del divieto ai cosiddetti “gruppi Territoriali di Monitoraggio”…
E veniamo alle corse: l’art. 2 della convenzione vera e propria, sotto il titolo di “Attività sportiva”, non si occupa di organizzazione ma solo di tesseramento, ammettendo (2.1) il “doppio tesseramento”, per il quale si rinvia all’Allegato 1; e consentendo l’uso reciproco di giudici dell’altro ente (2.3). Nell’articolo 3 si parla di formazione e aggiornamento dei “quadri tecnici”, ricorrendo alla sigla non a tutti nota di SNaQ (già nel preambolo, punto D, senza spiegazione). Non c’è tra le sigle dello Zingarelli, allora ho dovuto ricorrere a internet scoprendo che questa sigla indica sia lo Short Nutritional Assessment Questionaire, sia, nel caso nostro, il Sistema Nazionale di Qualifiche degli Operatori Sportivi (SNQOS, a dirla tutta): insomma, anche i dirigenti e gli allenatori dovranno essere preparati e valutati secondo SNaQ come dettaglia meglio l’Allegato 2.
Quanto alle concrete modalità di pratica sportiva, è tempo di passare all’Allegato 1, che - come si suol dire – mette a terra tutti i bei propositi enunciati solennemente, e infatti è lungo all’incirca come la convenzione vera e propria. In soldoni, l’art. 2 consente ai tesserati Uisp di tesserarsi Fidal (evidentemente anche per una società diversa dalla propria Uisp, come non è detto qui ma all’art. 3.5), o di prendere la Runcard al prezzo dimezzato di 15 euro; con questa Runcard potranno far figurare in classifica anche il nome della società Uisp. Reciprocamente, i tesserati Fidal possono prendere la tessera Uisp.
A quali gare possano partecipare gli Uispini lo stabilisce l’art. 3, premesso che alla sola Fidal spettano “l’organizzazione e il controllo delle manifestazioni competitive-agonistiche”: cioè tutte quelle in pista, tutte quelle non-stadia timbrate Gold, Silver e Bronze; tutte le maratone, maratonine e altre “distanze standard”, come già detto. Anche l’Uisp può organizzare “le attività sopraindicate”, ma qui torna il “seppure con modalità competitive” già visto sopra. I tesserati Uisp possono competere in gare Fidal di pista solo se appartenenti a categorie giovanili; altrimenti è obbligatoria la tessera Fidal o Runcard, pure per le gare non-stadia Fidal nazionali o classificate Gold, Silver e Bronze.
Basta la tessera Uisp per le gare Fidal regionali e provinciali, ma con trattamento equiparato alla Runcard: niente premi in denaro, buoni valore o rimborsi spese, ma solo premi in natura. I tesserati Fidal possono partecipare alle gare Uisp regionali e provinciali (l’art. 3.3.2 non parla di manifestazioni Uisp nazionali, citate invece al comma 3.6 con l’avvertimento che i titoli possono andare solo ai tesserati Uisp; per sottinteso, si deduce che possono gareggiarvi anche gli atleti Fidal); purché le gare Uisp siano state comunicate e concordate con la Fidal territoriale, onde scongiurare concomitanze. Se l’Uisp non comunica alla Fidal, gli atleti Fidal non possono partecipare (salvo che non siano tesserati Uisp).
Un po’ nel vago il codicillo seguente: “La partecipazione non autorizzata sarà segnalata al Gruppo Nazionale di Monitoraggio, ovvero agli Organi di Giustizia competenti”. Cioè? Se un atleta solo-Fidal va a una gara solo-Uisp, sarà squalificato, cioè tolto dalla classifica dell’Uisp, oppure squalificato/punito dalla Fidal per aver fatto bella una manifestazione “nemica”? (la soluzione era già stata trovata nei mesi passati: iscriversi come “non tesserato”, sempre sperando che un CarlMarc di turno non ti fotografasse).
Le gare competitive organizzate dalla Uisp, secondo l’art. 3.7, non possono prevedere premi in denaro o buoni valore e simili; ma solo “sono ammessi i in natura” (la parola “premi” forse non era gradita, o non se ne è trovato un sinonimo: che ne direste di “riconoscimenti”?), di valore massimo sui 150 euro, e meno per i piazzamenti o i premi di categoria.
L’Uisp o le sue società possono anche organizzare gare “valide per l’inserimento nelle graduatorie federali”, come dice l’art. 3.8; meglio se si affiliano alla Fidal, ma se no, il Gruppo Giudici Gare della Fidal interverrà solo “previo l’assolvimento degli obblighi contributivi previsti”, tra cui l’ “affiliazione della società”: il che viene a contraddire la teorica possibilità di organizzare gare valide per la Fidal restando solo tesserate per l’Uisp. Vabbè, per la prima affiliazione le società di entrambi gli enti non pagheranno niente (art. 5). Ma per avere la gara valida anche per la Fidal, ci sarà da pagare la tassa di approvazione (chissà se comprendente anche il supplemento di 1 euro per arrivato), l’eventuale “omologazione del percorso”, e altre cosette da vedersi caso per caso.
Non mi è molto chiaro l’art. 3.10, che vorrebbe stabilire le sanzioni per le violazioni (non si dice di chi, ma presumo delle società organizzatrici, non degli atleti). Sono due commi quasi uguali, anzi troppo uguali: nel primo si dice che se è accertato “un inadempimento in occasione di manifestazioni Uisp”, il Gruppo Nazionale di Monitoraggio potrà sospendere la convenzione fino a 15 giorni “nei confronti di tutte le manifestazioni richieste dalla medesima Uisp nella specifica provincia ovvero regione” (e le sanzioni aumentano alla seconda e terza infrazione). Responsabilità collettiva insomma: se la Podistica Uisp Oratorio Castellino di Brocco (MO) dà un premio in denaro al vincitore della Serpiano-Monte Cantiere, tutte le gare Uisp di Gaggio in Piano o di Panzano di Campogalliano sono “vietate” per 15 giorni.
Ma il secondo comma ribadisce: se l’inadempimento è constatato, “da parte della Gruppo Nazionale di Monitoraggio, in occasione di manifestazioni della Fidal, la convenzione stessa potrà essere sospesa dalla Commissione per un massimo di 15 gg. nei confronti di tutte le manifestazioni richieste dalla medesima Uisp nella specifica provincia ovvero regione”. Come?! Se è una società della Fidal a commettere l’infrazione, si castigano le società Uisp?
La traballante grammatica della frase mi induce a supporre un copiaincolla malfatto, dimenticando di cancellare Uisp e scrivere Fidal. Ma qualcuno l’ha riletto? E se invece le cose stanno così (paga sempre Pantalone-Uisp), basterà che la società Fidal Migliarinapernoi (MO) dia come premio una torta nuziale di valore superiore a 150 euro, per ottenere la sospensione della gara Uisp organizzata dalla Budrioneperloro e dalla Barigazzopertutti?
Se mi sbaglio io, chiedo anticipatamente scusa e invoco correzione; ma se lo sbaglio è nel testo, chissà se si può ricorrere all’articolo 6.1 (strano mettere anche il numero del comma, pure se non ce ne sono altri dopo l’1), secondo cui “la presente Convenzione è soggetta alle modifiche ed integrazioni conseguenti all’armonizzazione con l’ordinamento sportivo” ecc. Se questa “armonizzazione” dovesse estendersi anche alla lingua italiana e ai precetti dell’Accademia della Crusca, si potrebbero “armonizzare” pure le concordanze di genere e numero dell’art. 1.5 “Fermo restando l’applicazione a tutti gli atleti delle norme”, dell’art. 2.1” sia alla sola Fidal che alla sola Uisp oppure a entrambi, le modalità di reciproca partecipazione… sarà regolata”, dell'art. 3.8 "L'Uisp o una società ad esso collegata", dell'art. 3.10 "La Fidal e l'Uisp saranno tenuti".
Ma, direbbe don Abbondio a Perpetua che, per tirarlo su, gli offre un bicchiere di vino: “Eh! ci vuol altro, ci vuol altro, ci vuol altro”.
Correggio – La 40^ San Luca chiude il circuito delle “Cinque corse”
13 ottobre – Con 292 classificati nella maratonina competitiva, Correggio ha chiuso, come già nel 2023, il circuito “Five Road Race” disputato tra le province di Modena e Reggio (i Cinquemila del Novi Sad a Modena il 30 maggio, i Diecimila della bilancia a Campogalliano il 30 giugno, il Vertical Ospitaletto a Castelvetro il 3 luglio, la Staffetta di Borzano l’11 luglio sono i precedenti): questa gara ha segnato il record di partecipanti, superando di poco i numeri della corsa inaugurale, anche se in quella la partecipazione femminile era stata più ampia, 54 contro le sole 39 di oggi.
I vincitori assoluti della “San Luca” sono stati in campo maschile Fabio Lusuardi (23enne della Corradini Rubiera) in 1.11:57, che ha preceduto Emilio Mori, che delle “Five” è stato l’artefice principale, un classe 1979 capace di 1.13:13 e ovviamente stravincitore tra gli M 45.
Sorprendente e di gran valore tecnico la presenza, al terzo posto assoluto, di una ragazza, Sara Nestola, coetanea e compagna di squadra del vincitore maschile, che con 1.16:37 ha preceduto di quasi mezzo minuto il terzo uomo (primo M 35), Filippo Capitani dei Modena Runners. La seconda donna, Giulia Vettor (Uisp Castelfranco), è giunta ottava assoluta (e prima F 30) in 1.18:30, mentre la terza, Francesca Cocchi (altra Corradini Rubiera), ha chiuso relativamente lontana in 1.24:34.
Tra tutti gli altri arrivi, vorrei segnalare l’ennesimo successo di categoria M 75 di Ettore Marmiroli (Bismantova), che con 1.41:39 ha preceduto tutti gli M 65 e M70. E fra le donne, un elogio va al duo F 50 Rosa Alfieri (Atletica Reggio, 1.29:22) – Sonia Del Carlo (Campogalliano, 1.34:30) che hanno surclassato tutte le altre, comprese le F 40 e F 45.
La corsa si è disputata, come è in uso da qualche anno e come evidentemente piace ai correggesi, su tre giri da 7 km, non bellissimi ma evidentemente più comodi da gestire. Criticabile la scelta di far partire i competitivi dopo i “ludico-motorii”, in teoria dopo un quarto d’ora, nella pratica verso le 9,30, perché prima si è scelto di dare il via alle cosiddette “scuole” (gruppi scolastici con insegnante e relativo segnale, ma in gran maggioranza famigliole coi bimbetti, camminanti o in carrozzina): spettacolo avvincente e confortante, magari erano più di mille, che però hanno impiegato tantissimo per uscire dall’area, costringendo a una lunga permanenza sotto lo striscione (alla fine condita da fischi e urla di chi aspettava, mentre Brighenti si arrabattava per ingannare e giustificare l’attesa) i forse 500 non competitivi (che poi si sono trovati le “scuole” a fare da tappo nei primi e negli ultimi chilometri), e dietro a loro i quasi 300 competitivi, instradati – almeno loro – su un tracciato diverso.
Mentre noi che avevamo scelto i 12 km (anch’essi esclusi dal passaggio per il centro storico della nobile cittadina rinascimentale) siamo stati avviati verso sud, con qualche tratto erboso fino alla frazione di Fazzano, da dove abbiamo ripiegato di nuovo verso Correggio, con un paio di chilometri all’interno del grande parco urbano dove qualcuno ricordava di aver corso le campestri regionali; e infine di nuovo al traguardo, con l’arco “tagliato” a metà per consentire l’arrivo in tranquillità, sulla destra, dei primi competitivi (ovviamente mi riferisco a quando sono arrivato io, perché Vistoli padre mi aveva mollato da un pezzo, e stavo tallonando Attilio Acito - accento sulla A, come “acido”).
Premio per tutti, di fronte ai 3 euro di iscrizione divenuti la norma reggiana, una confezione di gnocchi di patate e una bottiglia di vino (non lambrusco locale, ma Prosecco di Valdobbiadene, imbottigliato in provincia di Treviso ma per conto di una cantina di Campegine). Ampie le premiazioni per i singoli competitivi e per le scuole partecipanti: speriamo che sia stata una buona semina di sportività nei giovanissimi, perché come dice il proverbio locale, Per San Lòcca chi an n’ha semnèe se splòcca, chi non ha seminato, non avendo pane, per mettere qualcosa sotto il becco si dovrà accontentare di togliersi i pelucchi.