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Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

Come ormai da diverse edizioni il campionato brianzolo passa queste parti, più precisamente al Parco Aldo Moro, un’area davvero ben riqualificata nel corso degli anni, evidentemente grazie ad un’amministrazione comunale attenta ad una realtà oggi fruibile sotto tanti punti di vista.

E lo è anche per una corsa campestre; un bel tracciato di gara arricchito di elementi utili a caratterizzare questa specialità. Un ottimo fondo erboso, diverse ondulazioni, ampi spazi aperti anche agli spettatori, che possono seguire “a vista” gran parte degli atleti nel corso della gara.

Manifestazione organizzata a cura dei Gamber de Cuncuress, di Concorezzo, speaker Marco Stracciari.

Schema identico per tutte le tappe del circuito: sono sette le gare, iniziate alle 14.30 con le categorie master M50 ed oltre; distanza di 6.000 metri articolati su tre giri quasi identici. Vince, per la terza volta su quattro gare, Orazio Bottura (Gamber de Cuncuress).

A seguire hanno corso in sequenza le categorie esordienti, ragazzi, cadetti e allievi, con distanze variabili da 300 a 2000 metri.

Invece erano 3.000 i metri da percorrere (un giro di lancio più breve ed uno completo) per tutte categorie femminili e allievi/junior maschili. Tra le donne primo posto per Chiara Fumagalli (i Bocia Verano B.za).

Infine è stata la volta della gara di tutte delle categorie promesse, senior ed i master fino ad M45, anche qui tre giri per complessivi 6.000 metri. Successo di misura per Filippo Ba (Gr. Alpinistico Vertovese).

Il campionato brianzolo si articola su sette prove, per concorrere alla classifica finale individuale è necessario correrne almeno sei, invece cinque per le categorie giovanili. Già disputate, nell’ordine, le gare di Cantù, Briosco, Oggiono, l’odierna Agrate Brianza, seguiranno Monza (22 febbraio), Desio (7 marzo) e Carate Brianza (14 marzo).

Per maggiori informazioni:

https://www.campionatobrianzolo.it/

Domenica, 09 Febbraio 2020 17:09

Vittuone (MI) - 16^ mezza del Castello

9 febbraio - Buoni riscontri tecnici a questa mezza maratona, negli anni sempre più amata dai podisti. In particolare nella gara maschile sono ben tre gli atleti che hanno chiuso sotto 1:10. Non accadeva dal 2016.

Gara maschile vinta da Michele Belluschi (Grottini Team) che ha prevalso (in 1:09:28) solo negli ultimi trecento metri grazie ad un attacco sferrato nel tratto in salita del cavalcavia. Secondo Arturo Ginosa (Lolliauto), suo il tempo di 1:09:39, che costituisce il suo personal best. Credo sia stato un ottimo test nella prospettiva della maratona che correrà l'1 marzo, a Bologna. Terzo in 1:09:55 Edward Young (Podistica Valchiusella), atleta che viene dalla corsa in montagna ma che dimostra di saper correre bene anche in pianura. Appena giù dal podio Loris Mandelli (tempo 1:10:40), aficionado di questa manifestazione, che aveva vinto nel 2016 e 2018.


Rivisto in gara Tito Tiberti (Free-Zone), atleta che al via possedeva il miglior tempo di accredito (1:06:32), ma che da un po’ di tempo si è dedicato a …. far correre forte altri atleti. E con ottimi risultati, basti pensare a Francesco Puppi, campione del mondo di corsa in montagna, solo per citare il nome più noto. Qui ha chiuso in 1:14:48, giusto per non perdere l’abitudine.

Gara femminile giocata tutta in famiglia, infatti primo e secondo posto sono occupati da due Urban Runners: prevale Emanuela Mazzei in 1:21:51, davanti a Lorenza Bianchetti (1:23:34). Terzo posto per Cinzia Cucchi (Castelraider, 1:27:20).

Percorso ormai consolidato e super collaudato negli anni: piatto, veloce, nel paesaggio tipico della pianura padana. Più precisamente si corre nel parco agricolo sud di Milano, tra cascine, fontanili e risorgive. Storicamente apprezzabile il passaggio a metà percorso davanti al Castello di Cusago (da cui il nome della manifestazione), la cui costruzione risale al 1360.

Ad ulteriore pregio di questa bella mezza, non ci sono gare collaterali a “fare numero”, si corre solo la competitiva, e i podisti ogni anno apprezzano questa scelta di una gara solo per loro. Oggi sono stati 861 i classificati, per la prima volta dal 2015 si è scesi sotto quota mille arrivati: lo leggo come un calo fisiologico che ha toccato in particolare le mezze maratone, distanza molto inflazionata (quasi 200 gare in Italia nel 2019). Nello scorso anno oltre il 70% di queste manifestazioni ha perso partecipanti rispetto al 2018.

Sempre ottimo il livello amatoriale: chi viene qui sa che troverà i più forti della propria categoria, e ci viene proprio per confrontarsi ai livelli più alti. Qualche esempio: Gaetano Genovese vince la categoria M60 in 1:20:46; Leonardo Sgrò (M65), chiude al primo posto in 1:28:52. I primi 10 della categoria M55 hanno corso tutti sotto 1:30 (media 4’15/km). Tra le donne, oltre alla vittoriosa Emanuela Mazzei (F40, tempo 1:21:51), da menzionare Luisa Magni, prima della categoria F55 in 1:40:14.

Dal punto di vista organizzativo mi è parso davvero ottimo il lavoro svolto da Pietro Guerrato e da tutto lo staff dell’Atletica Vittuone. Avanti così e arrivederci al 2020.

Il servizio fotografico è stato realizzato da Racephoto, per chi ha corso c'è la possibilità di trovare ed acquistare tutte le proprie foto su Endu cliccando QUI, per tutti trovate un estratto delle immagini nella gallery fotografica di Podisti.Net QUI


 

 

Giovedì, 06 Febbraio 2020 18:30

Qualche idea per correre meglio

Nel 2014 ho coronato un sogno, quello di mettere in un libro tutto ciò che avevo imparato nella corsa (E’ facile vincere una maratona se sai come farlo, editore New Compton, co-autore Riccardo Bruno). A distanza di anni le mie conoscenze ed esperienze sono aumentate, innanzitutto come runner, e poi come tecnico (Fidal). Ho seguito e seguo un certo numero di amatori ma anche atleti di buon livello, nel frattempo sono stato in Kenya, una fantastica esperienza umana e professionale; infine, sono appassionato di atletica, dalla quale sto imparando molto.

 E’ il momento si scrivere un altro libro? Non ci penso nemmeno, è stata una bella esperienza ma più faticosa delle maratone che ho corso. Invece ho deciso di pubblicare una serie di articoli sugli argomenti principali che riguardano la corsa, riprendendo e aggiornando sinteticamente quanto già scritto nel libro; non voglio andare eccessivamente in profondità, pertanto agli occhi degli esperti i contenuti potrebbero sembrare banali, ma un ripasso potrebbe non fare male. Invece ai principianti o comunque a coloro che non riescono a migliorare il proprio running (non solo in termini di prestazioni) la lettura potrebbe risultare utile. Impossibile toccare tutti gli argomenti che riguardano il running, per ora mi limito a quelli più significativi, poi si vedrà.

Questi articoli usciranno a cadenza settimanale (generalmente a metà settimana) e verranno pubblicati su questa rivista, www.podisti.net (di cui sono redattore) e sulla mia pagina face book. Comincerò parlando di scarpe, di cosa succede quando si corre, le superfici su cui correre e poi…molto altro, confidando che a qualcuno risulti utile il contenuto dei miei scritti.

Giovedì, 06 Febbraio 2020 12:30

Che cosa succede quando si corre

Non serve una laurea in scienze motorie per fare del buon running. Sapere però che cosa avviene nel nostro corpo quando ci muoviamo, quali meccanismi si susseguono passo dopo passo, è sicuramente utile non solo come bagaglio culturale personale ma anche per dare ancora più senso ai nostri allenamenti (e magari riuscire a migliorarsi). Ecco dunque alcune nozioni di base.

Prima di tutto è bene sapere che il corpo utilizza energie diverse e attinge da serbatoi differenti a seconda della velocità.

A velocità di corsa più basse l’organismo consuma più grassi e, in minor misura, carboidrati. Via via che la velocità aumenta, cresce anche il consumo di carboidrati (necessari proprio per effetto della maggiore velocità di corsa, che implica uno sforzo maggiore. Nelle gare brevi, fino a 3-5-10 chilometri, si consumeranno più zuccheri (carboidrati), per distanze dalla mezza maratona e oltre è quasi impossibile fare a meno dei grassi, a meno di non appartenere a categorie di atleti elite. A proposito di consumi: non è difficile calcolare con una discreta approssimazione il consumo calorico quando si corre; è ancora attuale e attendibile la teoria di Rodolfo Margaria, fisiologo aostano (1901-1983), che molto semplicemente indica di moltiplicare i chilometri percorsi x il peso corporeo x 0,9. Un soggetto del peso di 70 kg, che percorre 10 km, consumerà quindi circa 630 calorie. La velocità a cui si corre incide relativamente sul consumo, semmai cambierà il mix di carboidrati e grassi utilizzati dal punto di vista energetico.

Nella corsa più si accelera, più aumenta la spinta, minore è il tempo di appoggio sul tallone e maggiore risulta il lavoro della parte mediana e anteriore del piede. A seconda dell’andatura, vi è una diversa sollecitazione dei gruppi muscolari.

A velocità moderate nei muscoli lavorano le cosiddette fibre rosse, più legate alla resistenza. Più si accelera e più entrano in gioco le fibre bianche (chiamate anche veloci, tipo II, etc), legate appunto alla velocità, o più che altro all’intensità dello sforzo ad essa connesso.

Quando sottoponiamo il nostro organismo a determinati sforzi, come appunto nella corsa, produciamo una sostanza che si chiama acido lattico. Più intenso è lo sforzo, maggiore è l’acido lattico che si crea. Entro determinati limiti questa sostanza viene smaltita, raggiunta la soglia in cui la quantità prodotta supera quella che l’organismo riesce ad eliminare, non riusciamo più ad aumentare gli sforzi (la velocità) e riusciamo a mantenere quel ritmo solo per pochi minuti.

In questo caso siamo passati da un meccanismo aerobico (presenza di ossigeno) ad uno anaerobico (assenza di ossigeno). In pratica abbiamo raggiunto il nostro limite, la respirazione è affannosa, il disagio (anche mentale) è notevole, i nostri muscoli sono ormai privi di energia. Dobbiamo rallentare molto, se non addirittura fermarci.

La buona notizia è che si tratta di una situazione migliorabile: a parità di intensità (e di sforzo fisico) in un soggetto sedentario, o poco allenato, il meccanismo interviene molto prima rispetto a un soggetto allenato. Una delle (tante) funzioni dell’allenamento è «insegnare» al nostro organismo come migliorare la capacità di smaltimento dell’acido lattico, rendendoci capaci di correre più a lungo e più velocemente.

La corsa consiste in un’azione semplice e naturale. Eppure dal punto di vista biomeccanico succedono tante cose. Ad una prima fase di contatto col terreno, di norma con la parte esterna del tallone, ne segue una successiva di appoggio con una leggera rotazione verso l’interno (in condizioni normali), infine dopo la cosiddetta rullata si compie il movimento propulsivo, in pratica quello che ci fa avanzare.

Questa è la sequenza corretta, quella di un podista che abbia una biomeccanica efficiente ed appoggi sul terreno in modo sostanzialmente neutro.

Quasi tutti nella prima fase di contatto al terreno appoggiamo di tallone (questa è la ragione per la quale di norma il consumo è maggiore, nella parte esterna, senza che ciò indichi l’immediata necessità di cambiare le scarpe). Ben diverso il discorso relativamente ai velocisti e comunque per gli atleti in grado di correre più velocemente, tipo sotto 3’30” al chilometro o anche di più. Un esempio limite viene da Usain Bolt, a cui bastavano 41 passi per correre 100 metri, dando l’impressione di non appoggiare proprio i piedi a terra.

Per correre bene servono non solo le gambe ma anche le braccia. La loro azione è più importante di quanto si creda: provate a tenerle ferme e distese lungo il corpo in un tratto di salita, anche solo per qualche centinaio di metri, e vi renderete conto di quanto è importante la loro coordinazione, ma anche la spinta con gli arti inferiori.

Il movimento delle braccia dovrebbe risultare piuttosto naturale, avanza sempre il braccio in opposizione alla gamba libera (quella che resta dietro). La flessione dovrebbe corrispondere grosso modo ad un angolo di 90 gradi. Tale angolo varia, anche sensibilmente, in presenza di salite, così come il movimento risulta più o meno accelerato in relazione alla velocità di corsa.

I pugni non dovrebbero essere mai chiusi o troppo stretti: indirettamente ciò porterebbe ad un irrigidimento della parte superiore del nostro corpo, a tutto svantaggio della fluidità dell’azione di corsa (e, inoltre, favorisce il mal di schiena). Insomma, si possono stringere i denti per la fatica (in realtà nemmeno quelli), ma non i pugni.

Per chi comincia, o corre da poco, il consiglio è comunque quello di correre nel modo più naturale possibile, non preoccupandosi troppo del proprio stile. Poi si vedrà.

Molti iniziano a correre per dimagrire. Eppure spesso il primo impatto può risultare deludente. Ad esempio perché non è sempre così automatico iniziare a fare running e perdere subito peso. Se è vero che correndo piano consumiamo più grassi, perché la lancetta della bilancia resta ferma (più facilmente al femminile)? Sono domande frequenti tra chi ha iniziato a correre da poco e il suo obiettivo principale è eliminare i rotoli del girovita o snellire glutei e gambe.

Prima di tutto, le aspettative devono essere ragionevoli. Dimentichiamo i bombardamenti della pubblicità a suon di chili che si dovrebbero perdere in pochi giorni. Si tratta invece di un processo spesso lungo ma che per fortuna fornisce risultati consistenti e duraturi nel tempo.

In più correndo (in particolare a velocità elevate, quindi con sensibile impegno muscolare) sicuramente perderemo tessuto adiposo ma lo sostituiremo con un incremento della massa muscolare, e i muscoli pesano di più (ecco perché le lancette della bilancia, soprattutto nel breve termine, potrebbero addirittura tendere a salire piuttosto che a scendere).

Inoltre, semplificando al massimo, noi perdiamo peso in relazione alla quantità di massa grassa di cui disponiamo. Se, a prescindere dal nostro peso, ne abbiamo poca… ne perderemo poca. Questa è la ragione per la quale può capitare che una persona già magra perda ulteriormente peso ed una con un peso superiore fatichi a dimagrire. La certezza è che con la corsa acquisiremo una notevole efficienza fisica, un senso di benessere unico, anche a livello mentale; e aumenterà la velocità del nostro metabolismo, la chiave di molto, se non tutto. E, quando ci sederemo a tavola. potremo toglierci qualche soddisfazione in più, senza complessi di colpa. Insomma…correre per dimagrire? No, per stare meglio, ma anche togliersi qualche soddisfazione in più, una volta seduti a tavola.

Precedenti puntate:

Qualche-idea-per-correre-meglio

 

Secondo il prestigioso quotidiano inglese“The Guardian”, che in genere non scrive bufale, la World Athletics (ex IAAF) a breve comunicherà le sue decisioni in merito alla controversa questione di queste scarpe eccessivamente “tecnologiche”, vale a dire che darebbero (in realtà, danno) un vantaggio competitivo superiore al lecito.

I record ed i risultati ottenuti, in primis il primato ottenuto alla maratona di Chicago (2:14:04, nuovo record del mondo femminile) conseguito da Brigid Kosgei, sono tutti validi; il discorso riguarda anche prestazioni e vittorie ottenuti da diversi atleti in numerose manifestazioni. Giova ricordare che, a parte il fenomenale Eliud Kipchoge il cui 1:59:40 non è considerato valido come record del mondo per i noti motivi (ottenuto in prova non regolamentare), il 90% dei podi disponibili nelle maratone cosiddette Major negli ultimi 12 mesi (Chicago, New York, Tokyo, Berlino, Londra, Boston) è stato occupato da atleti che indossavano le ormai famose Nike Vaporfly Next%. Anche alla recente maratona di Dubai (leggi qui), addirittura i primi undici atleti classificati calzavano le stesse scarpe. E ci sarebbe ancora di più: atleti che sul podio a Dubai erano griffati Adidas… come a dire, sono un atleta Adidas, però preferisco correre con scarpe più “veloci”.  Uno smacco niente male per Adidas.

La seconda decisione presa da World Athletics pare essere quella che impedisce l’introduzione di nuovi prototipi sul mercato, almeno sino alle Olimpiadi di Tokio 2020. La motivazione ufficiale sarebbe quella di prendere tempo per poter continuare a lavorare sul progetto che definisce regole e norme su come devono essere fatte le scarpe per risultare regolamentari. Direi proprio un altro vantaggio non indifferente per Nike, per questo ho intitolato  “Nike segna un punto a suo favore”. Perché a me pare chiara la lettura: Nike le scarpe le ha già, gli altri (che immagino ci stiano sicuramente lavorando), devono fermarsi. E aspettare. In realtà sul mercato c'è almeno un altro modello che avrebbe una piastra in carbonio, si tratta delle Hoka M Carbon X, ma siccome sino ad ora nessuno ha vinto nulla con queste scarpe... non se ne parla.  

Nel frattempo mi risulta che le vendite delle Vaporfly vadano a tutta. E ci mancherebbe altro.

Una notizia che non può certo definirsi sorprendente, dato il diffondersi del coronavirus nello stato cinese. La preoccupazione era ai massimi livelli, già molte federazioni avevano espresso parecchie riserve ed ora la notizia è ufficiale: i campionati sono stati rinviati al 2021, presumibilmente nel mese di marzo. Sarebbe una cattiva idea perché nello stesso mese in calendario ci sono gli europei a Torun (Polonia).

E così dopo l’annullamento della maratona di Hong Kong, ci cui abbiamo dato notizia QUI , è la volta del campionato del mondo di atletica indoor, in programma a Nanchino dal 13 al 15 marzo. La notizia ufficiale è appena stata data dalla World Athletics ( ex IAAF), che non ha ritenuto di affidare ad altre nazioni il compito di organizzare i campionati.

Altre gare (stavolta su strada) sono nel “mirino”, manifestazioni poco note agli europei ma di una certa importanza a livello locale e mediamente di grande partecipazione. Si sa già della cancellazione della maratona di Wuxi (700 km dall’epicentro del virus), mentre per altre maratone come Dalian, Yellow River e Lanzhou, previste da fine aprile e fino a giugno, nel calendario internazionale appare TBC, to be confirmed.

Naturalmente è giusto osservare che il danno sportivo è infinitesimale rispetto a tutti gli altri danni fatti dall’ormai famigerato coronavirus. Secondo gli ultimi dati sono 132 i decessi e quasi 6.000 le persone contagiate.

26 gennaio - Il nostro atleta non si ferma più! Dopo la splendida vittoria alla Boclassic dello scorso dicembre, Eyob si ripete in Spagna, non solo per aver vinto questa gara, ma soprattutto per essersi ulteriormente migliorato sulla distanza della mezza maratona. Ha infatti aggiornato il suo personal best da 1:00:52 (Padova 2019) a 1:00:44; in questo modo scala ulteriormente la lista italiana all time, portandosi al terzo posto, dietro Rachid Berradi, 1:00:20 e Marco Mazza, 1:00:24, tempi realizzati entrambi alla Stramilano del 2002. Da sottolineare che dal 2002 Eyob è stato l’unico italiano a scendere sotto i 61 minuti nella mezza.

Siviglia è stato il primo importante test agonistico per lui, dopo uno stage di 3 settimane a Kapsabeth, in Kenya. La gara si è risolta nel finale, quando Eyob ha allungato in modo deciso e staccato l’etiope Kahsay Atsbeha Kasa (suo il tempo finale di 1:00:46). Più lontano il terzo classificato, l’etiope Asgunafr Bekele (1:01:35).

Il percorso di questa mezza maratona si svolgeva attorno al fiume Guadalquivir, il quinto per lunghezza in territorio spagnolo, in una giornata caratterizzata dalla presenza di nebbia, sia pure in dissolvimento nel corso della mattinata.

L’atleta vicentino, di origine eritrea, non è completamente soddisfatto del risultato cronometrico: pensava davvero fosse la giornata giusto per battere il record italiano, ma una contrattura nel corso della gara ha limitato la “spinta a tutta”. Ora comunque si tratta di proseguire la marcia verso le Olimpiadi di Tokio 2020; da ricordare che la maratona si correrà a Sapporo, in seguito alle valutazioni del Comitato Olimpico sulle difficili condizioni climatiche della capitale giapponese (elevata temperatura e umidità).

Dopo una breve permanenza in Italia, la preparazione proseguirà ancora in Africa, ma stavolta ad Asmara (Eritrea); invece la gara nel mirino è una maratona, dove fare il minimo per le Olimpiadi (2:11:30). In accordo con il suo allenatore (Ruggero Pertile) ha scelto ancora Siviglia, dove correrà il 23 febbraio.

24 gennaio - Incredibile esito alla maratona di Dubai, giunta alla 21^ edizione: la gara maschile si è risolta quasi in volata, con ben 11 atleti nel lasso di soli 19 secondi, praticamente in volata. Che io ricordi non si era mai assistito ad un arrivo del genere.

Ha vinto al suo debutto l’etiope Adugna Bikila, col tempo di 2:06:15, secondo posto per il keniano Eric Kiptanui (2:06:17), anch’egli all’esordio sui 42,195 km. Terzo con lo stesso tempo un altro etiope, Abeje Ayana. Poi tutti gli altri nell’arco di 14 secondi, l’undicesimo ha chiuso col tempo di 2:06:34!

Chi se l’è sentita di seguire la gara (partiva alle 03.00, ora italiana) sarà rimasto un po’ deluso: atleti tutti in gruppo che procedevano affiancati. Non è successo praticamente nulla sino al km 41 quando Kiptanui ha allungato decisamente sugli avversari, che per la prima volta sono rimasti in fila indiana. Arrivo quasi in volata, con Adugna che lo passa a 500 metri dall’arrivo e la gara finisce qui.

Gara femminile quasi “normale”, si fa per dire: in una classifica tutta etiope (occupano i primi 9 posti), ha vinto Worknesh Degefa in 2:19:38, seconda Guteni Amana (2:20:22), terza Bedatu Badane (2:21:55). in ogni caso comunque alto il livello delle atlete, le prime cinque hanno corso sotto 2:23. Gara che Degefa risolve con velocissimo passaggio alla mezza (68:16), che un po' pagherà nella seconda parte, infatti la Guteni recupera parecchio ma non abbastanza per riprenderla.

Condizioni meteo meno buone del solito per questa gara: erano 17 i gradi alla partenza (negli anni precedenti erano tra 12 e 14 gradi), con un po' di vento sul percorso. Partenza  fissata alle 06.00, ora locale, praticamente al buio per i primi chilometri. Un percorso tipo biliardo, poche curve, lunghi rettilinei, situazione ideale per correre sul ritmo. Gara tutta etiope, sia al maschile che al femminile relativamente ai primi 10 posti: unica eccezione il secondo classificato Kiptanui e la decima donna (messicana, Risper Gesabwa).  Non deve sorprendere più di un tanto l’assenza dei keniani (mancavano anche alle recenti maratone di Houston e Mumbai): gennaio per loro è 'bassa stagione', anche per il festeggiamento del Natale.

Alla possibile domanda su come si può correre così forte e così in tanti, la risposta in gran parte viene dal montepremi (totale 385.000 dollari!). Il decimo classificato/a portava a casa ancora 2500 dollari. Questo a mio avviso spiega anche lo sviluppo della gara maschile, tutti insieme a controllarsi, fin quasi all’arrivo. Il tempo finale contava poco, invece contava vincere, o comunque piazzarsi bene. Un montepremi di questo livello è molto attraente, probabilmente riduce anche la necessità di pagare ingaggi consistenti: nel momento in cui corri forte ….vai a premi, e che premi!

Infine, come spesso accade in queste importanti manifestazioni, c’è un pezzo di Italia nelle posizioni che contano; la Demadonna Athletics ha piazzato i suoi atleti al primo, quarto e decimo posto nella gara maschile; in quella femminile al primo, terzo, quinto e settimo posto.

 

Domenica, 19 Gennaio 2020 18:44

Villa Lagarina (TN) - Cross della Vallagarina

19 gennaio - Grande prova degli italiani alla 43^ edizione di questa manifestazione che, nonostante una serie di difficoltà, mantiene tutta la sua importanza.

Nella gara internazionale maschile vince in 28:01 il trentino Cesare Maestri (Atl. Valli Bergamasche), che riporta alla vittoria l’Italia 13 anni dopo Giuliano Battocletti. Forte interprete della corsa in montagna (vice campione del mondo 2019 della specialità), che tuttavia si trova a suo agio anche nel cross; ne aveva già dato prova al recente Campaccio.
Al secondo posto col tempo di 28:06 Francesco Puppi (Atl. Valle Brembana), anche lui vice campione del mondo 2019 nella corsa in montagna ma sulle lunghe distanze. Terzo posto (tempo finale 28:20) per il siepista Abdoullah Bamoussa (Atl. Brugnera), quindi tre italiani ai primi tre posti.

Battuto nettamente il favorito Olivier Irabaruta (Burundi), che si era classificato terzo nel 2019 alle spalle dei fortissimi Cosmas Birech e Telahun Bekele.

Nella gara femminile (ridotta a 5340 metri rispetto ai 6440 del 2019) si riconferma col tempo di 18:27 Moira Stewartova (Repubblica Ceca), campionessa uscente dell’edizione 2019, davanti alla keniana Lena Jerotich (18:33). Molto bene Silvia Oggioni (Pro Sesto Atletica), terza classificata in 18:46. Appena giù dal podio Laura Dalla Montà (Assindustria Padova).

Vedendo i risultati non si può che essere soddisfatti della prestazione degli italiani: tuttavia, e senza togliere alcun merito, bisogna deplorare la minore presenza di atleti élite ad una manifestazione con una grande storia alle spalle, ma che appare oggi in notevole difficoltà. Lo stesso presidente della U.S. Quercia Trentingrana Rovereto, Carlo Giordani, ha evidenziato i problemi, che sono certamente di tipo economico per mancanza di adeguate coperture, ma anche perché molti atleti sono impegnati in stage di preparazione in giro per il mondo, in particolare in Portogallo e Kenya.
Sulla questione mancanza di fondi ho ben poco da dire, invece valuterei l'opportunità di allontanarsi dal mese di gennaio, un periodo "caldo" per la presenza di altre due corse campestri di notevole importanza (Campaccio e Cinque Mulini) e che attirano gli atleti elite.  

Mercoledì, 15 Gennaio 2020 22:51

Scarpe Nike Vaporfly fuorilegge?

Sembra proprio che qualcosa stia accadendo in merito alle scarpe un po’ troppo “tecnologiche”. Facciamo un passo indietro, per capire cosa sia accaduto e lo sviluppo della questione. Nel mese di ottobre, su sollecitazione di alcuni atleti e probabilmente anche dalla concorrenza alla Nike, la World Athletics (ex IAAF) ha aperto un’indagine per verificare che le scarpe fossero regolamentari; ne avevo già dato notizia qui:

https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/5069-troppi-record-la-iaaf-indaga.html

L’oggetto dell’indagine immagino si riferisse in particolare alla famosa fibra in carbonio, una piastra immersa nell’intersuola che garantirebbe un ritorno di energia più che sospetto; insomma, una sorta di molla. Il procedimento della World Athletics ha subito un’accelerazione, probabilmente in seguito al fantastico record di Brigid Kosgei alla maratona di Chicago; con 2:14:04 ha polverizzato di un 1 minuto e 21 secondi il precedente, che apparteneva a Paula Radcliffe.

Cosa è successo or ora? Pur se World Athletics non si è espressa ufficialmente in merito, secondo alcuni autorevoli giornali (Times e Daily Mail) avrebbe deciso di mettere al bando le Nike Vaporfly, le scarpe che promettevano miglioramenti per tutti, pari al 4%: non a caso il nome completo del prodotto è Nike Vaporfly 4% e la campagna di marketing ruota tutta intorno a questo dato, campagna che annuncia a breve l’immissione sul mercato. Facile pensare che il prodotto destinato al ricco mercato amatoriale non sia proprio uguale a quello calzato da Kipchoge in occasione del suo 1:59:40. E nemmeno a quello di Brigid Kosgei; ma la prospettiva di migliorare in modo così sensibile le proprie perfomance ha certamente attirato l’attenzione di tanti runner, anche quelli che proprio veloci non corrono.

Ed ora, che succederà? Tutta la linea Vaporfly sarà messa al bando?

Al momento ogni ipotesi è da verificare, ivi compresa quella che metterebbe in discussione i tempi ottenuti da Kipchoge (ma il record per i noti motivi non è stato omologato) e Kosgei, che invece ha realizzato il primato del mondo in maratona 'regolare'.

Difficile districarsi nella giungla di sigle e nomi sinora partoriti in casa Nike: Vaporfly, Alphafly, Next… di certo non tutti i modelli hanno le medesime caratteristiche, quindi intersuola e una o più piastre di carbonio, o anche altro. Più facile immaginare un intervento mirato da parte della World Athletics; ma è soprattutto auspicabile che scriva, o riscriva, regole chiare e precise in merito a “come” debbano essere le scarpe, per evitare quello che ormai da molti è definito come una sorta di doping tecnologico.

Sicuramente sarà un compito arduo, difficile limitare le evoluzioni che tutti i brand, non solo Nike, stanno portando nella realizzazione di scarpe sempre più veloci. Eliud Kipchoge, intervistato dal Telegraph in merito a queste ultime notizie, ha così liquidato la cosa “In Formula 1, Pirelli fornisce le gomme a tutte le vetture, ma la Mercedes è la migliore. Perché? È il motore. È la persona".

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