Fabio Marri
Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua.
Formignana - Partito il 49° trofeo Otto Comuni di Ferrara
12 gennaio – Una giornata limpida, con temperatura appena sopra lo zero, ha segnato l’esordio del Trofeo Otto Comuni in quel di Formignana (paese a 25 km da Ferrara, che fondendosi con Tresigallo ha creato un nuovo comune dal ridicolo nome-cannocchiale di Tresignana). Il Trofeo, organizzato dall’Uisp, è previsto in sei appuntamenti, due al mese, tutti nel territorio a est da Ferrara verso il mare; si chiuderà il 30 marzo a Copparo con le premiazioni generali.
Per ogni gara sono previste cinque corse distinte per le categorie giovanili, dai 9 ai 17 anni di età, con distanze variabili dai 300 ai 3000 metri; segue la corsa per gli amatori, suddivisi in cinque categorie tutte sui 6000 metri.
Nella pratica, oggi era stato allestito un circuito di 3000 metri, totalmente chiuso al traffico, che dopo le conclusioni delle gare dei più piccoli, è stato corso una sola volta da allievi-allieve, e due volte dagli adulti. I quali sono convenuti in discreto numero, se la classifica (tempestivamente resa disponibile dall’Uisp, su cronometraggio Idchronos) annovera 43 donne e 148 uomini al traguardo.
Vittoria assoluta, con largo margine, di Mattia Bergossi, un classe 2000 tesserato Castenaso, che con 19:58 ha staccato di quasi mezzo minuto Angelo Marchetta (Salcus) e di 40 secondi Gian Luca Andreella (Comacchio), a sua volta un soffio davanti al più giovane dei contendenti, l’eroe di casa Federico Zuffoli (del 2006, come due soli altri contendenti).
Le altre categorie sono state vinte da Daniele Di Fresco (1986, Formignana, Seniores B), Fabio Mangolini (1974, Delta Ferrarese, Veterani C), Sandro Prini (1965, Corriferrara, Vet. D), Stefano Gargioni (1960, Quadrilatero, Vet. E). Non poteva mancare il suo compagno di squadra Daniele Vassalli, ultimo in 57:32, e cui è rimasto a disposizione tutto il succulento ristoro finale, inclusivo di salumi e dolciumi.
Distacchi ancor più netti tra le donne, dove Sara Bragante (Runit Rovigo, 1995) con 23:11 ha inflitto 55” a Martina Cornia (Panaria Group, Modena, 2001) e quasi un minuto e mezzo alla più giovane Elena Bonafè (2003, Delta Ferrarese). Quarta, e prima delle veterane C, Rosanna Albertin (1974, Corriferrara), appena davanti ad Alice Finardi vincitrice delle seniores B. Alessandra Giacomelli (1962, Quadrilatero) ha prevalso nelle veterane D, davanti alla più anziana in gara, Ursula Visconti (1953, Comacchio), vincitrice delle veterane E.
Ottima l’organizzazione: il “pallone” del tennis-padel è servito da ritrovo e deposito borse, mentre nell’edificio adiacente erano a disposizione docce, caldissime anche per gli ultimi e comprensive di phon.
Il trofeo prosegue il 26 gennaio a Voghiera (antichissimo borgo, risalente all’età romana e preesistente a Ferrara, nonché rinomato per l’aglio tipico). Oggi invece è stata un'eccellente occasione per un passaggio dalla città metafisica di Tresigallo (il modello di tutte le città delle bonifiche pontine) e una sosta più lunga a Ferrara nell’occasione dell’ennesima stupenda mostra di pittura targata Sgarbi in Palazzo dei Diamanti.
Crevalcore (BO) - L’affollata “Befana” di Crevalcore
6 gennaio 2025 – In questo giorno, 13 anni fa, si disputò la prima edizione della maratona di Crevalcore, generoso tentativo di supplire all’assenza di maratone nel capoluogo, oltre che commemorazione del disastro ferroviario del 2005, e celebrata da 212 arrivati (superfluo dire che qualcuno di noi c’era
Quattro mesi dopo, arrivò il terremoto. Nonostante tutto, i crevalcoresi resistettero e continuarono a far sentire la propria voce, fino al Covid: il 6 gennaio 2020 arrivarono in 239 nella maratona (da David Colgan a Gianfranco Toschi, cinque ore tra l’uno e l’altro) e in ben 545 nella mezza.
Chi volesse fare un salto nella nostalgia, può ancora trovare le classifiche di tutte queste edizioni qui: http://www.maratonadicrevalcore.com/1/classifiche_2012_2020_2408181.html
E intanto che ci siamo, non posso non ricordare il maratoneta riminese Osvaldo Bucci, classe 1949 e la cui scomparsa viene annunciata oggi: su quanti asfalti ci siamo trovati insieme...per esempio https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/8164-tutto-classifiche-1-maratona-d-annunziana-1999.html
Dopo la pandemia, ci fu un tentativo il 18 aprile 2022 (con soli 103 arrivati), l’annullamento dell'edizione 2023, e infine l'ennesima ripresa nel 2024, con 193 arrivati sui 42 km e 344 nella mezza; e, sebbene un ottimistico sito concorrente, ancora il 19 ottobre ’24, ipotizzasse per questo 6 gennaio una nuova edizione (https://www.runnersworld.com/it/eventi/gare/a62596816/calendario-maratone-italia-2025/ ), le autorità locali hanno optato, come già l’anno scorso, per un “Befana Family Run” non competitivo, che raccogliesse l’eredità dei “Diecimila della Befana” svoltisi dal 2017, e più alla lontana della corsa di San Silvestro, che si svolgeva l’ultimo dell’anno, coincidente con la sagra della cittadina.
La cattedrale di S. Silvestro, dopo sei anni di restauri, è stata riaperta nel 2018, ma della gara corrispondente non c’è più traccia. In compenso, al Family Run è stata associata una “Dog Marathon”, alias “Quattro passi a quattro zampe”, esattamente un decimo di maratona, discretamente partecipata, non solo da Paolino Malavasi ma anche da graziose proprietarie che destano l’attenzione di celebri tombeurs della Partecipanza. Obbligatorio avere con sé il sacchetto per “deiezioni”, in modo da non spingere a gesti inconsulti il proprietario di quell’edificio, appena fuori del centro, che ha esposto un minaccioso cartello.
Per i bipedi soli (o in buona compagnia) erano previsti due percorsi di 9 e 14 km abbondanti, lungo tranquille strade di campagna o piste ciclopedonali: si passava davanti alla casa natale del grande naturalista Marcello Malpighi, lo scopritore del ruolo di polmoni, arterie e vene nella circolazione sanguigna.
Poi i due tracciati divergevano verso il km 5, dove era piazzato il monumentale ristoro cui contribuiva l’allegria attiva di Alessio Guidi del “Passo Capponi”, praticamente un eroe locale insieme alla campionessa europea di ultradistanze Monica Barchetti (che invece gestiva la consegna finale dei premi, dopo aver co-gestito ai suoi tempi la maratona)... e - se proprio vogliamo - insieme anche al Broccoli già compagno di viaggio dell'ing. Morisi in tante ultramaratone (foto 16, 20 e 27).
Strada facendo, o nell’accogliente palasport del ritrovo, si incontrava tanta bella gente: dai Bandieri, maestri cioccolatieri di Formigine, al campione sanfeliciano Elvino Gennari; dalla biondissima carpigiana Greta Massari, reduce dalla duecentesima maratona in carriera, all'altra bionda nonantolana Emilia in partenza per i mari corallini; da Marco Medici della gloriosa “Patria” di Carpi (forse l’unico a onorare sportivamente il gemellaggio tra le maratone di Londra e di Carpi nel 2008) alla modenese adottiva, per amore, Annarosa Mongera; dal leggendario Vassalli ferrarese, che rimpiangeva l’assenza del suo unico rivale degno di questo nome, Giuseppe Cuoghi, alla graziosa “befana” del Pontelungo, ed a Cecilia Gandolfi che aveva costretto il marito Italo a disertare Casalgrande, praticamente sotto casa sua, per venire tra queste nebbie. C’erano perfino dei reggiani, a cominciare da Carlo “Run Specialist”, piazzato in mezzo al salone, e Angelo Giaroli.
Iscrizione al modico prezzo di 2,50 (con supplemento volontario per surplus eno-gastronomico o cibo dedicato ai quadrupedi); pacco-gara per tutti consistente in integratori (attenti alla scadenza, tra gennaio e maggio prossimi: io ho già cominciato a prenderli…); caffè a un euro, la metà di quanto si paga sul Lago di Garda. Insomma, la nostalgia canaglia rimane, ma la vita continua.
Torri del Benaco (VR) – Maratò de Nadal 2025
4 gennaio – Non equivocate sull’anno: il Natale è quello appena passato, ma il triduo di gare si svolge sotto la Befana, dunque sempre all’interno delle vacanze natalizie 2024. Si tratta comunque di una iniziativa congiunta dei “Pacers gli Originali” e del “Garda Riviera Run”, in una tra le località più incantevoli del Benàco (ma qui molti dicono Bénaco), che è stata e sarà teatro di manifestazioni podistiche non ad alto livello agonistico ma con un altissimo coefficiente paesaggistico.
C’eravamo stati poco più di due anni fa, per un’altra prima edizione, che non sappiamo se abbia avuto un seguito:
La raccontò Fabrizio Sandrelli, tra i più illustri cittadini onorari del Benaco, oggi solo in veste di spettatore e inserito nel nostro collage di copertina. Certamente non è prevista nel calendario delle gare 2025 distribuito al ritrovo, che invece annuncia il 10 maggio un Garda Riviera Run sui 7/14/21 km e un Run Ultra a tempo (4-6-8 ore), e il giorno dopo 11 maggio un “San Filippo Trail” sui 9/18/26 km.
Intanto, in questi giorni epifanici è disponibile una gran varietà di scelte, aldilà della partecipazione in giornata ad un solo evento, così sintetizzate:
Marato' de Nadal tour: 3 x10 km - 3x21km
Marato' de Nadal tour ultra : 2x10 km +30 km 2x10 km +42 km 2x21 km +30 km 2x21 km +42 km.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti (anche in modalità non competitiva), sempre sfruttando un anello oblungo, per metà pianeggiante e asfaltato a pelo d’acqua, e per l’altra metà prevalentemente sterrato, in parte sassoso, in quota: grosso modo lo stesso del 2022, un po’ addolcito, anche se i 78 metri di dislivello dichiarati dagli organizzatori per ogni giro di 10 km si rivelano più del doppio (il Gps mi dà, su 20 km e mezzo, circa 385 metri D).
Gli iscritti al totale degli eventi superano di poco i 200 (prima dell’apertura delle iscrizioni dirette last minute); l’organizzazione è – diciamo così – amichevole, più orientata sul lato Fiasp che su quello Fidal per intenderci: ordini d’arrivo presi a mano, nessun controllo lungo il percorso (segnalazioni abbondanti nella prima metà, scarse negli ultimi 3 km, due addetti a ‘proteggere’ il nostro attraversamento della provinciale lungolago), classifiche pubblicate con tutto comodo (se e quando le avremo, le aggiungeremo), premiazioni per i primi 5 uomini e donne di ciascun percorso e in più, alla fine, per i vincitori dei vari trittici. Qui in fondo, nel servizio fotografico pubblicato da Roberto Mandelli, le cinquine maschile e femminile della maratonina del primo giorno.
Iscrizione da un minimo di 3 euro per i non competitivi, in crescendo per gli altri col crescere del numero degli iscritti, da 10 / 25 euro in su, a seconda delle distanze e di quando ti iscrivi.
Ricco ristoro (comprensivo di birra) in alto verso il 6° km, in prossimità di uno storico lavatoio, mentre al traguardo si può usufruire di un pasto tipico a base di polenta, baccalà o luccio, 10 euro comprese le bevande. (In compenso, nella vicina trattoria “Bell’Arrivo” il caffè è già arrivato, senza pudore, a 2 euro). A differenza di due anni fa, il parcheggio accanto al ritrovo è a un prezzo simbolico (prime tre ore gratis, poi mezzo euro all’ora, per un massimo di 5 euro giornalieri).
Quello che non cambia è la bellezza dei luoghi, e una pallida idea se ne può avere dalle foto che scatto durante il cammino, oppure alla base, cominciando da una sosta alla vicina Punta San Vigilio, estrema propaggine del Monte Baldo che si tuffa nel lago, per chiudere con la notturna del castello di Torri del Benaco illuminato dalla luna. Oltre al museo interno al castello, da non perdere è anche la mostra nella chiesetta-sacrario accanto al ritrovo, con cimeli e modellini delle due grandi guerre. Scorrendo i cognomi dei defunti, appare che la stessa famiglia ha avuto tre morti nella prima guerra e due nella seconda: viene in mente la canzone Generale di De Gregori, e la vana speranza che tutto questo abbia avuto una ragione e uno scopo.
Anche fuori stagione, sono decine i visitatori, molti dei quali ovviamente deutschsprachigen. A proposito di turismo, numerosi esercizi espongono cartelli di ricerca di personale: sarebbe un peccato che rimanessero fuori ancora a stagione inoltrata.
A Marzaglia si chiudono le camminate di quartiere di Modena
5 gennaio – Il “recupero” di questa gara (inizialmente programmata per l’8 dicembre ma sommersa dalla pioggia) chiude le quattro corse di quartiere, che provvidenzialmente e gratuitamente tappano i buchi della stagione natalizia a Modena e dintorni. https://podisti.net/index.php/cronache/item/12643-modena-l-ultimo-quartiere-dell-anno-ma-non-e-finita.html
La presenza di ben 5 fotografi, oggi, è spia della poca offerta in giro (gli organizzatori preferiscono puntare sulla Befana): da Nerino ne abbiamo un nutrito contingente, più qualche scatto “privato” di Italo.
Il ritrovo dato nella zona Frantoio, cioè sulle rive del Secchia, lasciava sperare in un giro che percorresse come già in altra occasione pomeridiana l’argine destro (quello sotto cui c’è stato un sacrilego abbattimento di alberi, punito con una mega-multa che sono curioso di sapere se sarà pagata). Invece no: si esce dal vecchio nucleo urbano (un tempo feudo dei coniugi franchi Autramno e Adelburga, le cui avventure sono state raccontate e ‘colorate’ da Bruno Andreolli) in direzione della via Emilia, che si scavalca raggiungendo in breve la “nuova” Marzaglia (dove si correrà domenica prossima con finale promessa di vin brulé), imboccando poi la via Pomposiana già teatro di altra gara disputata per vari anni grazie al Caravan Camping Club co-gestito dal campione di Lascia o raddoppia Enzo Cambi. Curioso che ai due lati del Club ci siano, da una parte un bosco dichiarato riserva ecologica o qualcosa del genere, e dall’altra parte una mostruosa distesa di pannelli solari. Un colpo al cerchio e uno alla botte: chiamatelo progresso sostenibile.
L’unica novità per i podisti, a quanto risulta, è nel tracciato dei 7 km (scarsi), che dopo la separazione dal lungo piega a nord per uno stradello tortuoso, sfiorando la nuova linea ferroviaria, e sbucando circa al 5° km sulla strada già percorsa nell’andata, ora da fare in senso inverso per concludere davanti al solito gonfiabile di Boniburini, all’ottimo tè con biscotti del ristoro, alla pasta, “base-pizza” e buono sconto del premio di partecipazione.
Il cielo limpido del cambio d’anno ha ceduto il posto a nebbiolina o nuvole che promettono peggio per domani; ma già adesso l’abbigliamento dei cor-camminatori è piuttosto abbondante. Paolino Malavasi rammenta il sole splendente di Forte dei Marmi ieri l’altro, da cui oggi giungono invece notizie di pioggia e fango. Ma da queste parti della Padània, domani, nevichi o tempesti, potranno fare podismo perfino i cani.
Modena, l’ultimo “Quartiere” dell’anno (ma non è finita)
29 dicembre – Ultima corsa modenese dell’anno (a pari merito con Molinella bolognese) per il podismo mediopadano; a San Silvestro sono in programma corse a Salsomaggiore e Rimini, mentre gare come Calderara, Crevalcore, Classe sono blowing in the wind, e per correre 42 km la famiglia Malavasi dovrà andare fino a Cinisello Balsamo.
Accontentiamoci dunque della quarta (ma terza causa maltempo) corsa di quartiere a Modena-San Lazzaro, anzi a Saliceto Panaro, sotto la protezione di una delle podistiche più politicamente allineate della città (il neoeletto presidente della regione è venuto qui – non alla Madonnina, altrettanto fedelissima - a festeggiare il successo elettorale tra il suo pubblico osannante, che oggi pomeriggio è invece convocato, nello stesso salone che vedete in foto, per una tombolata da 330 partecipanti).
Solito rituale, benemerito come già detto, delle camminate di quartiere giunte alla 45^ edizione: iscrizione gratuita, percorsi tra i 3 e i 10 km, pacco gara da mezzo kg di pasta e una confezione di simil-piadine ovvero pizza di pronta preparazione, e in più buono sconto di 5 euro in supermercato. Insomma, chi sta a casa ci rimette, hai capito Giangi?
Quanto al percorso, Sergio Leone diceva che Clint Eastwood ha due modalità: col cappello o senza. Il giro di San Lazzaro (con cadenza semestrale, a Natale e Pasqua) ha due modalità: con l’argine del Panaro, o senza. Oggi siamo al “senza”, con l’uscita dalla zona industriale attraverso il sottopasso della chiesa di Saliceto, il solito km erboso parallelo alla tangenziale, stradine rurali senza traffico (notata l’assenza della bandiera di Cuba in quella certa casa), agriturismo Cantoni (l’unico ramoscello che rimane del mitico Oreste), sottopasso ferroviario del cimitero a senso unico alternato (quando lo progettarono la macchina più larga era forse la Cinquecento), stradello Romano fino alla via Emilia, e poi ritorno per i vialoni della zona industriale est intestati in parte a musicisti e in parte a varie branche dell’artigianato.
Da queste parti doveva esserci anche la Sitam, principale produttrice di docce, scaldabagni e simile, con campo sportivo adiacente che mezzo secolo fa si popolava di adunate spontanee al sabato pomeriggio; invece, alla chiesa di Saliceto era annesso il campo regolare gestito il sabato da don Vescovini, mentre alla domenica ci giocava l'Olimpic San Lazzaro, poi divenuto Olimpic Vignola, e pure il Real Modena poi infine Vis Real Sitam; l'Olimpic riuscì addirittura a piazzare Chico Righi, classe 1950, al Bologna e alla nazionale giovanile. Adesso, quel campo sembra una coltivazione di canne palustri.
Chi è sopravvissuto a quei fasti, oggi si consola col podismo e costituisce il folto pubblico e l’inclita guarnigione che non mancano mai a queste occasioni, e che al magro ristoro finale della Polisportiva Modena Est (due dita di tè, come già al ristoro intermedio: non sia mai di restare senza!) può aggiungere gli spumanti con fette di panettone ammannite in varie tende societarie. Pietro Boniburini attende clienti della sua bancarella: mi dice che finora ha venduto due magliette "intimo termico", ma c’è uno spiraglio per un paio di scarpe. È arduo, però, vendere in un raduno dove veniamo senza portafogli perché è tutto gratis…
L’arrivederci è per il raduno autogestito di Capodanno “da Zona”, sotto Valle, Serra e Pazzano, nel ricordo di Gianni Vaccari che inventò quel modo salvifico di farsi gli auguri, e col ringraziamento a chi ne prosegue l’esempio. Domenica prossima si chiude coi Quartieri recuperando la Marzaglia annullata tre settimane fa, e per chi non ne avrà abbastanza, il lunedì della Befana si punterà al cioccolato di Casalgrande. Il podismo è in crisi, ma non si arrende.
I Mille di Sant’Agata Bolognese
26 dicembre – Se non è la più antica d’Italia, poco ci manca: sta di fatto che alla sua 56^ edizione la Podistica di Santo Stefano ha radunato a S. Agata Bolognese 206 competitivi, per nulla spaventati dal freddo (il vero must di questa gara) e dalla quota di iscrizione di 12 euro (+ 2 sull’anno scorso, e che diventavano 17 per le last minute). L’anno scorso erano 212
https://podisti.net/index.php/cronache/item/11170-sant-agata-bolognese-celebra-la-55-podistica-di-s-stefano.html ;
non sono più i numeri pre-Covid, ma una certa compensazione viene dai non competitivi, che per 2,50 avevano a disposizione tracciati vari dai 10,4 km in giù e che (partendo quasi tutti al via ufficiale, che per l’area bolognese è una specie di miracolo) hanno intasato prima i parcheggi, ottimamente dislocati e indirizzati (ho trovato posto a quasi 1 km), poi le stradine, riempiendo l’aria gelida delle loro allegre chiacchiere.
Tra “quelli buoni”, ha vinto Luis Matteo Ricciardi (Sacmi Imola, classe ’93, secondo l’anno scorso) in 23:58 sugli 8 km, con una media cioè di 2.59/km. Per il secondo posto, Dario Fo avrebbe detto che c’è un mistero buffo, dato che è stato premiato Mattia Marazzoli (Calcestruzzi Corradini Rubiera), come da classifica cartacea; ma nel sito dei cronometristi e dell’Uisp (Irunning), 30 secondi dietro al vincitore era stato collocato, fin verso le 17, un prodigioso Alessio Abbati, maratoneta classe ’73 tesserato Modena Runners: società che registra anche il quarto posto (questa volta indiscutibile) di Riccardo Tamassia (terzo nel 2023), e fa doppietta negli M50 (in realtà, categoria accorpata tra i 45 e i 64 anni) con Fabrizio Gentile. Terzo assoluto, sia su carta sia su web, è invece il classe 2005 Nicola Morosini (US Rogno) in 24:45. Dopo le 17 la classifica è stata aggiustata anche sul web, e il buon Abbati scende al 130° posto con 35:12, contentandosi comunque di battere un’altra Marazzoli, al secolo Giulia, classe 2006 (praticamente, sua figlia).
Tra le donne ha vinto Barbara Bressi (classe 1988, Self Montanari Gruzza), terza l’anno scorso, oggi prima con 28:11 che significa 3:31/km; dopo 29” arriva Giulia Cordazzo (2002, Fratellanza Modena), mentre il terzetto è chiuso dalla classe 1980, originaria di queste parti ma tesserata Faenza 85, Fiorenza Pierli, a 49”, appena davanti all’altra Fratellanza, Aurora Imperiale, e a Demetra Tarozzi (Pontevecchio Bologna).
Confortanti le gare dei giovanissimi, divisi in varie categorie con partenze separate dopo la conclusione della gara élite:
è una tradizione che nel modenese si è persa completamente, al che seguirà la morte per estinzione del podismo nato negli anni della crisi petrolifera.
Che intanto, oggi, si è accontentato di respirare aria buona, con visione vicina sugli stagni ghiacciati, e lontana su Cimone e Cusna innevati; e dopo il traguardo, ha avuto l’omaggio dell’abituale flacone di detergente-sgrassatore (il cui prezzo copre da solo il costo dell’iscrizione); poi, in aggiunta al ristoro d’ordinanza, ha piluccato in quelli post-natalizi davanti ad alcune tende: inutile dire che il più ricco era quello del Passo Capponi, cui è stato chiesto di non allestire la solita mescita di spumante a un km dalla fine, ma si è rifatto con ogni ben di Dio nel “terzo tempo”.
Nel frattempo (come mi prega di aggiungere uno che ha sperimentato la cosa) i partecipanti alla competitiva, raggiunte le docce, trovavano l'acqua alla stessa temperatura esterna; non so se la cosa sia in relazione col mancato rinnovo della convenzione col comune, di cui parla un cartello affisso sul distributore d'acqua pubblica, ora inattivato.
Il Passo Capponi risulta terzo nella classifica per società con 52 pettorali acquistati, primo dei bolognesi (e a qualcuno la cosa rode); ma le due squadre più numerose sono modenesi, il solito Cittanova con 62 e i Runners & Friends con 56: a occhio e croce, i convenuti nella cosiddetta città della Lamborghini (che in realtà nacque e si sviluppò a Cento, parola di uno che nel 1960 guidava una Lamborghinetta) sono stati un migliaio.
Il 2024 non è finito del tutto: fra tre giorni i modenesi si ritroveranno, come ogni Natale e Pasqua, al quartiere San Lazzaro, i bolognesi a Molinella; l’ultimo dell’anno, annullata Calderara e sparita da anni Crevalcore, la scelta in regione oscilla tra Salsomaggiore e Rimini. Ma per chi non soffre di giramenti di testa, come Paolino e Maurito Malavasi, e chissà, forse pure AlleSimo, è pronto un circuito di 1000 metri a Cinisello Balsamo da percorrere 42 volte… Ad ognuno la sua croce.
Modena, il sole rinascente raduna al Quartiere “l’altro podismo”
22 dicembre – Seconda camminata di quartiere, la più urbana delle quattro dato che il ritrovo è a un paio di km dal centro, nel quartiere San Faustino (a dire la verità, in una delle zone urbanisticamente più aggrovigliate, con enormi difficoltà di parcheggio).
Il percorso, dieci km scarsi, ricalca spezzoni di altre gare che non ci sono più (Corassori, “anni azzurri”, Sagittario, Parco Ferrari), trova un paio di km in comune con la Corrida e fa il suo giro di boa nella zona più inquinata della Madonnina-Villaggio Artigiano (dove fino a un anno fa operava la fonderia della città, la nostra piccola Ilva, mentre poco distante il regista Michael Mann aveva ricostruito la sede della Ferrari).
Rievocando tutte queste corse estinte in compagnia di Paolino Malavasi, la signora Chiara con berretto da Mamma Natale, che ci concedeva la sua compagnia, non avendo mai sentito nominare neppure Mastrolia e Rambo poteva solo rilevare che ormai siamo di un’altra generazione, prossima all’estinzione: mentre di bambini, vigliacco se ce n’era uno.
Diciamo che l’età media era quella rappresentata da Micio Cenci, da Lord Colombini (che però stava avviando al podismo la bionda Grazia, che fa onore al suo nome), da Giorgio Diazzi, dal vigile Pavesi e da Werter Torricelli (assente la figlia campionessa, che oggi si gode il compleanno), con gli esponenti della più verde età rappresentati da Alessio Abati, Paolo Vistoli, Sonia Del Carlo, Massimo Bedini, “Nube” Montecchi, Paolo Cavazzuti e Giangi. Al loro confronto, quasi un bambin Gesù è Maurito Malavasi, inarrestabile classe 83: per lui è stato uno scherzo finire la maratona di Reggio (la sua duecentesima), una settimana dopo di quella del Prosecco e una settimana prima di quella di San Siro.
Ma insomma, oportet ut cursus eveniant, ci vogliono anche queste corse di utilità sociale, in alternativa a tombola e pinnacolo, per chi non se la sentiva oggi di scalare il castello di Casalgrande sborsando dieci eurini (notata a Modena perfino la renitente Simona Garavaldi da Scandiano): qui tutto gratis, e al traguardo la solita confezione di piadine e pacco di pasta, più il tè caldo che davanti alle tende societarie si può rafforzare con panettoni e spumanti.
Il sovrano di queste competizioni è Peppino Valentini, che nessuno ha mai visto correre ma che catalizza come sempre un buon centinaio di podisti con la sua tenda divisa tra reparto uomini e reparto donne; fornitore della real casa oggi è Pietro Boniburini, che invece vanta una luminosa carriera di ultramaratoneta, appesantita oggi dal poco redditizio tifo juventino. Di Vittorio Collese, un tempo sotto l’1.30 in maratonina e oggi pacifico camminatore, sono saltate fuori foto di una decina d’anni fa in compagnia di una allora pimpante giovanotta, con la quale però nega di aver mai fatto qualsiasi terzo tempo, anche perché lei era ed è molto occupata con altri in quel senso.
Un pallido sole, capace di portare la temperatura appena sopra lo zero, accompagna le nostre chiacchiere, che spaziano fino all’era geologica in cui Alfonso Pagliani sfiorò la convocazione in nazionale e Cenci fece 2.59 a Venezia. Gli appuntamenti più immediati garantiscono all’incirca un ritrovo ogni due giorni: un altro “quartiere” domenica prossima, poi due volte a Marzaglia in sette giorni (ma, precisa Valentini, una è Marzaglia vecchia, l’altra è quella dove “vi daremo il vin brulé”); e si intrecciano richieste di pareri su Forte dei Marmi, Roma supermaratonica, Portofino, Carrara e perfino Nashville.
A’ da passà a nuttata, la più lunga che ci sia e ci concede solo otto ore e tre quarti di luce solare, ma un po’ per volta, come diceva il Barnardon, al gioran al cress, e anche le “giovani” generazioni podistiche oggi a San Faustino si preparano ad accrescere il proprio palmarès nell’anno del Giubileo, ognuno con le sue porte sante da oltrepassare.
A San Siro, dopo Ribot e Varenne, è l'ora di Catalano, Liberti… Oggero e Morelli
Milano, 15 dicembre – Un’altra novità organizzativa di Paolo Gino e del suo staff inquadrato nel Club Super Marathon Italia (in primis Enzo Caporaso e Massimo Faleo) è andata in scena negli spazi, del tutto ignoti al podismo, del centenario Ippodromo Snai San Siro, inaugurato nel 1920 per il galoppo e nel ’25 per il trotto, teatro delle imprese della dinasty Tenerani-Ribot-Molvedo sui prati, di Muscletone, Tornese e infine Varenne in pista. La pista del trotto è stata recentemente rifatta e oggi è stata concessa, almeno nella sua parte alta oltre che nell’anello interno, ai podisti che avevano a disposizione dai 2 ai 10 giri per completare il percorso scelto.
Lascio la parola al resoconto ufficiale apparso sul sito dei superamaratoneti (https://www.clubsupermarathon.it/annalisa-liberti-e-nicolino-catalano-vincono/)
Erano quasi 700 i corridori al via, stamani alle ore 9, situato sotto la tribuna stile liberty dell’ippodromo per tutte e tre le distanze disponibili (43 km, 21,5 km e 10 km). Dopodiché il fiume colorato di podisti ha animato il circuito di 4.300 metri disegnato all’interno dell’impianto, ripetuto dieci volte da chi ha scelto la maratona, cinque volte per la mezza maratona e due volte più un giro breve per la prova sui 10 chilometri.
L’unico neo di questa giornata fantastica di sport è stato la leggera nebbia che ha avvolto l’ippodromo tenendo compagnia ad atleti e spettatori per circa due ore prima di lasciare spazio al sole, che ha illuminato i contorni meravigliosi dell’impianto milanese.
La maratona ha visto il successo di Annalisa Liberti (Alzaia Naviglio Runners), che ha completato la sua fatica in 3h45’42”. «Alla partenza faceva freddissimo, ci ho messo un po’ di giri prima di scaldarmi. Il percorso era piuttosto impegnativo, tra tratti in sterrato e un po’ di fango, ma in una cornice meravigliosa: passare sotto la tribuna dell’ippodromo mi ha dato una grande carica e il tifo e lo speaker mi hanno emozionato… Era la prima volta che mi mettevo alla prova su un circuito di questo genere e sono davvero felice della mia vittoria. Ci rivedremo all’Ecomaratona di Milano dell’anno prossimo? Prima voglio vedere come mi sveglierò domani…», ha detto Annalisa Liberti con un sorriso grande così. Medaglia d’argento nella maratona femminile per Elena Manara (G.S. Montestella) in 4h16’37”, mentre il bronzo è andato a Francesca Sabbioni (G.P. Casalese) in 4h24’51”.
Nella maratona maschile trionfo di Nicolino Catalano (Atletica Solidale), primo sul traguardo in 3h03’48”. Seconda piazza per Sandro Cavallaro (Cus Insubria Varese Como) in 3h08’40”, terzo gradino del podio per Roberto Rossetti (Roqad Runners Club Milano) in 3h17’03”. Le dichiarazioni del vincitore Nicolino Catalano: «Sono molto contento della mia vittoria e soddisfattissimo del tempo, calcolando anche i tratti in sterrato di questo percorso veramente stupendo. Complimenti a chi ha ideato e organizzato questa bellissima prima edizione dell’Ecomaratona di Milano».
La mezza maratona è stata vinta tra le donne da Amelita Benchimol Ferreira (Alzaia Naviglio Runners) che ha fermato il cronometro dopo 1h39’50’0. Secondo gradino del podio per Monica Riccardi (Podistica Amici dello Sport) in 1h45’16”, terza Isabella Cuocci (Urban Runners) in 1h45’59”.
Nella gara maschile sui 21 km si è invece imposto Alberto Colombo (Sport Project VCO) con il tempo di 1h26’52”, precedendo di oltre due minuti il secondo, Lorenzo Dalla Pozza (Runcard Fidal), arrivato dopo 1h29’21”. Sul terzo gradino del podio Amedeo Nacci (Atletica Ceglie Messapica) in 1h32’29”.
La gara sui 10 km ha invece visto il successo nella gara femminile di Raffaella Preatoni (Euroatletica 2002), in 41’38”, davanti a Silvia Savasta (Base Running) e Giampiera Farre (Road Runners Club Milano.
Tra gli uomini invece si è imposto Saverio Amasi (Atletica Savoca), che ha chiuso la propria fatica in 32’07” precedendo Ivan Doniselli (Calcaterra Sport) e Vincenzo Pellegrino (Runcard Fidal).
Tutta la soddisfazione di Paolo Francesco Gino, presidente del Club Super Marathon Italia, società affiliata alla Fidal che conta 1.400 tesserati e si è già distinta nell’organizzazione di oltre 200 eventi: «Portare la prima gara targata Club Super Marathon Italia nella mia città, a Milano, è per me un sogno che si realizza. Siamo stati favoriti dalla cornice fantastica offerta dall’Ippodromo Snai San Siro. Peccato soltanto per la nebbia che nelle prime due ore di gara ci ha impedito di godere dello spettacolo meraviglioso dei podisti. Poi, però, il sole ha baciato le ultime fasi della corsa e la premiazione. Diamo appuntamento alla seconda edizione dell’Ecomaratona di Milano, in calendario il 23 novembre 2025».
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Integriamo ora le cifre: la maratona è stata conclusa da 137 partecipanti, mentre in 126 si sono classificati nella mezza e in 111 nella 10 km competitiva. A questi 374 arrivati fino in fondo si aggiunge qualche ritirato o comunque non classificato, più i partecipanti alla camminata non competitiva. Larghissime le premiazioni: non solo i primi 3 assoluti M/F, ma anche i primi tre di tutte le categorie in tutte e tre le distanze, senza gli accorpamenti risparmiosi cari a qualche organizzatore.
Una certa foschia mattinale (ma non vera e propria nebbia, come invece subiva Roberto Mandelli da un’altra gara sul vicino Monte Stella) non ha impedito di raggiungere agevolmente la cittadella sportiva di San Siro, cui oggi si arriva in meno di mezz’ora dalle stazioni ferroviarie grazie alla nuova M 5 (senza pilota, con la possibilità da brivido di sedersi sul divanetto di prima fila a vedere il rincorrersi dei binari e delle stazioni). È vero che solo dopo circa quattro ore lo sguardo dei corridori ha potuto estendersi allo stadio di San Siro e ai grattacieli di City Life (almeno il Generali e lo “Storto” PwC), ma all’interno del recinto non c’è stata possibilità di confondersi: un primo km quasi interamente asfaltato o lastricato a fianco dei prati del galoppo lasciava posto a un km più pittoresco e fangoso nella zona del cross country (dubbio amletico: quel carro pieno di transenne è meglio aggirarlo a destra o a sinistra?), cui seguivano due km di piste da trotto coll’ingresso finale nel tunnel che porta alla tribuna, indi al ristoro e all’inizio del nuovo giro. Per arrivare al quale però bisognava sottoporsi a un avant-indree di circa 200 metri, introdotto in extremis per supplire all’indisponibilità di un tratto del percorso previsto: col risultato, però, che questo allungamento portava a una distanza del giro di almeno 4450 metri, se non di più. Il gps più “avaro”, verificando tra i colleghi in gara, è risultato quello di Andrea Dinardo, che dà 43,910; gli altri si orientano verso i 44,500 (anche a non dar retta al mio, che allo stesso punto di ogni giro diceva di aver perso il segnale, ma alla fine dichiarava 45 km abbondanti).
Controllo dei passaggi mediante chip di Timing Run, con apparizione dei risultati giro per giro, indi spedizione via email del diploma; premiazioni fatte a ondate, via via che si completavano le terne dei vincitori di categoria; musica dal vivo, servizio fotografico come sempre garantito da Sergio Tempera, e ristoro ricco de tusscos, inclusi tè caldo e spicchi di pomodoro da intingere nel sale grosso (per citare le due cose che ho gustato maggiormente, insieme alla birra).
Non esisteva un vero e proprio spogliatoio, in cui luogo i corridori hanno sfruttato la tribuna oppure l’ampio salone del bar sottostante; in mancanza di docce, ci si è valsi dei due gruppi di servizi igienici, con acqua calda e – per chi riusciva a trovarli liberi – degli spaziosi locali, dotati di sedie, per gli handicappati (io però mi sono trovato davanti un altro Antonio, perfettamente normodotato ma che proprio non aveva fretta). Il bar è servito anche da primo soccorso per riposare e rifocillarsi dopo la gara, facendo i primi commenti con due vecchie volpi quali Rinaldo “Bubu” Furlan (involontario co-protagonista col sottoscritto di una maratona valdostana “deviata”) e Rita Zanaboni (nel trentesimo anniversario dell’arrivo in coppia alla maratona di Russi, in 3.19): eccoci scelti da Mandelli nel riquadrino centrale del collage di copertina
Tra i vincitori di categoria, detto che i primi due assoluti Catalano e Cavallaro sono entrambi M 45, mi piace segnalare qualche amico che mi ha fatto sportivamente sperimentare quanto sa di sale (per me) il provare a confrontarsi con chi ne ha di più, cominciando dalla veneta prof di matematica Daniela Lazzaro, fresca campionessa italiana delle 24 ore, che con 5:32 ha nettamente prevalso tra le quattro F 70; e l’altro campione italiano M 70, il già citato Andrea Dinardo, bergamasco veterinario di tutte le guerre, arrivato secondo di categoria (dietro quell’autentico mostro di Piero Carlo Fiordi, 27° assoluto in 4:04) in 5.16:44, precedendo di tre minuti il coetaneo Paolino Malavasi reduce dalla tregenda di Reggio domenica scorsa (dove si era saggiamente fermato a metà, lasciando arrivare al traguardo il figlio Maurito, che anche oggi è giunto fino al termine in 4.39). Con loro due ormai riesco a stare insieme solo prima di partire, come appare ancora nel collage di Mandelli. Notevoli pure il 3.49 con cui Lucio Caroni ha dominato gli M 60, il 3.29 di Domenico Luca Matteucci (primo M 50), il 4.24 di Francesca Sabbioni vincitrice delle F 50, il 5.45 del vicentino Antonio Grotto, unico F 75.
Ma dopo 7 ore e 11 è arrivato un altro reduce da Reggio, Vito Piero Ancora ossia il maratoneta più prolifico in servizio, con circa 1670 traguardi tagliati in 25 anni, e che il giorno prima aveva percorso km 45,370 nella 8 ore di Barletta. Dove era pure presente l’altra supermaratoneta Barbara Cosma, che in Puglia aveva battuto Ancora di 930 metri, ma a Milano gli ha ceduto più di mezz’ora. Meglio di entrambi ha fatto però Massimiliano Morelli: 51 km sabato a Barletta, 6 ore e 50 a San Siro domenica. E super-meglio Simona Oggero, classe 1975, km 69,547 a Barletta, poi seconda F45 a Milano in 4:55. Servono commenti?
Portile (MO) – L’ “altro podismo” ritrova i Quartieri… e un po’ d’orgasmo
1° dicembre – Esattamente come l’anno scorso, le quattro camminate dei Quartieri modenesi ricominciano da Portile, all’estrema periferia sud del comune (https://podisti.net/index.php/cronache/item/11108-portile-inaugura-le-corse-di-quartiere-del-dicembre-modenese.html). Proseguiranno domenica prossima all’estrema periferia ovest della provincia, giusto al confine con Reggio (cave del Secchia a Marzaglia, già teatro di una gara autunnale), poi il 22 con una capatina a un paio di km dal centro (zona San Faustino – parco Ferrari), infine il 29 a Modena Est, da un altro parco che (all’insaputa di tutti i podisti interpellati) è stato intitolato – guarda caso - a Berlinguer.
Ben vengano queste gare di quartiere, quando la stagione sembra meno incline a favorire gli sforzi organizzativi: certo, per i superagonisti sono settimane dense di maratone (oggi almeno tre in un raggio di 500 km, per non dire della prestigiosa Valencia rinata in tempo utile dal fango), ma per i cultori dell’ “altro podismo”, quello dove il cronometro ha un valore relativo (e purtroppo, anche l’orario ufficiale di partenza viene irriso), è una gran cosa avere a disposizione una corsa con iscrizione gratuita e per giunta un pacco-gara che comprende un pacchetto di pasta e uno di piade, più un buono sconto di 5 euro al Conad.
Se poi aggiungiamo il bel sereno, con temperatura che alla fine ha raggiunto addirittura i 7 gradi (un vicino di gara si lamentava di avere le maniche lunghe), ci si spiega una partecipazione che (a giudicare dall’affollamento ai ristori e al ritiro del premio) mi è sembrata superiore a quella solita delle ultime settimane; anche perché, si diceva malignamente nell’entourage di Giuseppe Cuoghi, nella gara concorrente della sponda reggiana si pagavano 2,50 e non c’era più la gallina di premio. E senza gallina, ad Arceto rimane solo lo speakeraggio di Roberto Brighenti, che è molto ma forse non tanto da giustificare la trasferta; tanto più che da Portile nel dopogara potevamo andare a breve distanza a sbafare gratis altro che galline.
Grande cerimoniera della corsa di Portile è stata Sonia Del Carlo, la campionessa sempre sorridente che si è fatta in quattro, dall’allestimento iniziale, alla perlustrazione del percorso in bicicletta (mentre il via con la bandiera rossa l’ha dato Peppino Valentini), poi alla distribuzione dei pacchi-gara sotto l’assedio di centinaia di mani protese, e infine alla ‘ripulitura’ del percorso dalle bandelle e segnali messi per instradarci. Tra i protagonisti con le scarpette, ai già citati aggiungo i fratelli Baldini (Loriano e Morena), Emilio Borghi decano del podismo (praticato a partire dalla Zresa al Lambrosc del 1971), Luigi Luca con Rosaria e il cagnetto Kiki, e la re-new entry Jennifer Mai da Castelfranco Emilia, già trailer di valore e ora alla ripresa dopo lunga sosta. E, come diceva Dezan, via via tutti gli altri.
Percorso lungo di 10.2 km, identico all’anno scorso e in buona parte ricalcato sul giro mediolungo dei salumifici di Castelnuovo, dunque con vari km sulla pista sterrata del Lungotiepido a destra (dunque in territorio rangoniano e non porcilese); ristoro intermedio che ho saltato perché c’era da aspettare che l’unica addetta riempisse i bicchieri, e ristoro finale che nell’attesa di essere serviti si poteva riempire con la lettura dei libri disponibili nella stessa sede: tra essi, La donna orgasmo appena sfornato da un giornalista modenese famoso (si fa per dire) che così racconta le gesta di Mariangela. Forse anche una podista, dato che a volte entrava nel negozio di mio padre per comperare un paio di scarpe da ginnastica, una maglietta o accordare la racchetta da tennis. Ma adesso che è cresciutella…
Verso mezzanotte, sopra la mia camera da letto parte l’espresso per Yuma. Gnic, gnic! Pim, pom! Sento sbattere contro il muro la ferraglia della testiera d’ottone del letto. Botte assestate sempre più ritmicamente. Ciuf ciuf! Il treno dell’amore è in partenza... Io e mia moglie ci alziamo e ridiamo. Sentiamo Mariangela urlare. Sono grida forsennate di piacere. Chiede di averne di più, di più, ancora di più. Soffochiamo dalle risate. Vado a vedere: i ragazzi dormono; torno di corsa, non voglio perdermi niente. Quando arrivo, il treno parte a piena corsa nelle notti del West con ululati da coyote che riecheggiano in tutto il cortile. Guardiamo fuori: si accende una luce nella casa di fianco, poi un’altra. Un vicino si sporge dalla finestra. Sento qualcuno parlare sommessamente al piano di sotto nella scala accanto. Intanto, l’espresso di Mariangela va a tutto vapore: l’ottone fa scintille, ormai gridano all’unisono. Sì sì, dai dai!
Siamo nella sala macchine dell’amore. Io e mia moglie ridiamo come pazzi.
"Ci danno dentro, eh?", mi fa strizzando l’occhio; intanto, la stanza è diventata una Wunderkammer di suoni erotici.
Capiamo che siamo alla scena finale. Lei urla impazzita come una baccante che fa a pezzi il bell’Orfeo e lui la segue incitandola a gran voce, suggerendo dove trarre più piacere, dandole improvvisi ordini imperiosi. Ed ecco che un lungo lamento liberatorio annuncia che il treno è arrivato in stazione. La testiera del letto batte piano, rallenta, si ferma. "Stazione di Yuma, si cambia per Tucson"...
Si odono voci, passi diretti verso il bagno, acqua che scola nelle tubature. Mia moglie ride ancora come una pazza. Torniamo a letto e ci riaddormentiamo. E’ solo un’illusione: nel cuore della notte sentiamo rimettersi in moto la maledetta locomotiva erotica. Gnic, gnic! Pim, pom! Accendo la luce e guardo la sveglia: sono le 4 di mattina. Ma come? Non si può... Ora Mariangela non perde più tempo in convenevoli: passa qualche minuto e già grida come un’ossessa nelle mani di un carnefice guidato da un pio frate inquisitore.
"Ancora, ancora!", implora.
La starà sventrando... Le urla senza pace crescono fino a un’esplosione: c’è da giurare che il professorino le ha tagliato i garretti di quelle gambe lunghe e ossute e la sta scorticando viva …
A questo punto, arriva il mio turno di ricevere premio e bevanda, poi penso meglio di ripiegare su un altro genere di orgasmo, quello dello zampone da record (stavolta 826 chili) distribuito gratis in piazza dell’adiacente Castelnuovo.
Malgrado la presenza, ben prima di me, di Giangi e di Bonaccini (che avevano saltato la corsa), ne era avanzato a sufficienza: certamente abbastanza da compensare le 930 calorie che secondo il Gps mi era costato arrancare in gara. E Mariangela, che fine avrà fatto?
Campogalliano e Formigine, le buone cose del Piccolo Mondo Podistico
23-24 novembre – Quattro euro: ma cosa sono mai quattro euro? Sono la cifra sufficiente, per i podisti modenesi in scarico o per gli incalliti camminatori, per partecipare come ogni anno (https://podisti.net/index.php/cronache/item/9525-formigine-raduna-i-mille-col-booster-di-campogalliano.html
https://podisti.net/index.php/cronache/item/11077-campogalliano-e-formigine-i-modenesi-battono-due-colpi.html ) a due non competitive per un massimo chilometraggio percorribile che sfiora i 23 km.
Anche quest’anno il sole ci fa compagnia splendendo sulle vigne saccheggiate (Cardarelli) e garantendoci addirittura 10 gradi con un panorama sufficientemente ampio, fino a Montegibbio e al Valestra e forse al Corno alle Scale.
La “Nemmeno con un fiore” di Campogalliano dichiara di essere alla 9^ edizione, esattamente come l’anno scorso; la partenza avviene questa volta nella piazza centrale, tra duomo e municipio (quasi come nel Mondo Piccolo, solo che al posto di Peppone ci sarebbe Bonaccini), nell’inconsueto orario delle 14,15, ritardato peraltro di una decina di minuti perché prima sono necessarie parole di circostanza che nessuno sente (eh, don Camillo con la sua tecnologia anni Cinquanta metteva gli altoparlanti sul campanile…).
Poi finalmente Gabriele Gualdi può dare il via verso un percorso parzialmente rinnovato, con tratti campestri che toccano il santuario della Sassola e, nella sua distanza massima di 9.4 km, attraversano il territorio dei laghi perlopiù su piste ciclopedonali e numerosi scavalcamenti di autostrade o TAV di questo tormentato territorio.
Incroci ottimamente presidiati, questa volta il ristoro intermedio c’è, dotato di ottimo tè caldo come sarà pure alla fine dell’avventura: Giangi che è venuto a piedi da casa sua non può protestare. Il premio finale che ci tocca è il mezzo chilo di pasta, cui si aggiungono le ricche premiazioni di società appannaggio, come sempre, del Cittanova con 101 iscritti, quasi doppiando Sportinsieme Formigine e Madonnina, entrambe sopra quota 50. Presenti, come sempre, tante famiglie coi bambini, chi a piedi, chi in bicicletta, chi sulla carrozzina; e Nerino Carri (qui trasportato da Paolo Giaroli) a scattare centinaia di foto a libero utilizzo.
L’indomani ci si ritrova, come da consuetudine, a Formigine per la 13^ Camminata Avis (qui si sono ricordati da aggiornare la numerazione), con la stessa alternanza dei venditori di scarpe già rilevata: ieri Carlo da Correggio, oggi Pietro Boniburini da Cavriago. Forse 800 gli iscritti ufficiali, meno dell’anno scorso, sebbene il solo Cittanova ne metta insieme 126, una trentina più del 2023, e dietro lui Sportinsieme Formigine raggiunga i 100, la Guglia Sassuolo i 70.
Come il giorno prima, anche qui si cerca di ricavare, nel reticolo industriale che pervade questo distretto ceramico e meccanico (dopo 3-4 km si arriva al confine con Fiorano dove le aziende concordano su una cosa: proibito scrivere in italiano, al massimo si ammette “I.tiles. born in Maranello”), qualche chilometrino erboso; e tutto sommato il giro lungo di 13 km abbondanti risulta abbastanza piacevole almeno nella prima metà, quando quelli del percorso da 8 km svoltano verso Formigine mentre noi siamo instradati verso Corlo coi soliti scavalcamenti di superstrada munita di autovelox illegale.
A parte ciò, ottima organizzazione, con simpatica partecipazione delle ragazze targate Avis (carinissima la bionda che ci guidava nella biforcazione tra i due itinerari), strade perfettamente chiuse al traffico, due ristori intermedi con tè bello carico, e un ristoro finale inclusivo di biscotti per celiaci; il premio per tutti, come l’anno scorso, è un chilo di pasta. Non so come faccia a portarselo a casa “Nube” Montecchi, mio saggio ‘frenatore’ alla maratona di Carrara, ieri già protagonista a Campogalliano e che a Formigine è venuto di corsa da Castelnuovo (km 9,5-9,5) onde affinare la sua preparazione per la maratona di Reggio. Invece Werter Torricelli, enologo carpigiano, in preparazione della Prosecco Marathon ha imbottigliato in casa sua il vino novello.
Abbiamo tanti modi di allenarci, noi iperdilettanti; e per buona sorte, il Piccolo Mondo Podistico ce li consente.