
Rodolfo Lollini
L'Occidente deve salvare il Kenya da doping e fatti di sangue
C’era una volta un’atletica leggera a cui partecipavano, salvo rare eccezioni, solo concorrenti del mondo occidentale. A un certo punto, su questo pianeta, sbarcarono degli alieni. Erano africani e la corsa sulle lunghe distanze cambiò faccia. Tra i paesi più attivi e quindi beneficiari di medaglie, gloria e premi, c’era e tuttora c’è il Kenya. Se la favola finisse qui, potremmo parlare di un lieto fine, un po’ di benessere che grazie allo sport arriva anche da quelle parti, ma purtroppo le cose hanno preso una brutta piega, anzi bruttissima.
Cominciamo con il doping. E’ notizia di questa settimana la squalifica per due anni di Charles Kipkkurui Langat. Non è probabilmente un nome conosciuto ai più, ma si tratta di un atleta capace di stampare un 58’53” alla mezza di Matarò (Barcellona) nel 2023. Ecco, forse questo è uno dei problemi. Ormai in Kenya sono in troppi ad ottimi livelli e quindi se vuoi emergere devi andare fortissimo. Purtroppo non è un caso isolato, anzi chi si è impegnato a contare i casi di violazioni in materia di doping da parte di atleti keniani, nel solo 2024 è già arrivato a quota 82! E come nel caso di Langat, siamo al doping, diciamo più sofisticato, in quanto il ventottenne è risultato positivo al Furosemide, un diuretico comunemente usato come agente mascherante di altre ben più potenti e sofisticate sostanze.
Poi c’è un aspetto ancora più cruento e che a mio avviso è legato all’improvviso benessere di questi giovani che con i premi e le sponsorizzazioni accumulano improvvisamente del denaro come mai hanno visto in vita loro. In un paese dove il reddito pro-capite è di circa 2000 euro annui, queste somme appaiono ancora più ingenti. Per i beneficiari, i loro parenti ed amici e anche chi vive nel circondario, malviventi compresi. Sono pronti questi giovani a gestire questa situazione? Spesso la risposta è negativa. Se questo derivi da una modesta istruzione, cattivi consiglieri o semplicemente da un ambiente circostante ancora “selvaggio” o da una combinazione di questi ed altri fattori, non saprei dire.
Sta di fatto che nella magica (per i runner) Rift Valley, continuano a susseguirsi i lutti e le tragedie Pochi giorni fa è toccato a Clement Kimutai Kemboi, siepista da 8’10”, ritrovato impiccato ad un albero. La vicenda non è ancora stata chiarita, come quelle che legano altri campioni precocemente scomparsi. Senza la pretesa di redigere un elenco completo o seguire un ordine cronologico, ricordiamo la maratoneta Rebecca Cheptegei, morta dopo essere stata data alle fiamme dall’ex fidanzato. O l’incidente stradale dove hanno perso la vita il recordman sulla maratona Kelvin Kiptum (2h00:35 a Chicago nell’ottobre 2023) ed il suo coach Gervais Hakizimana. Inquietante il fatto che la sera prima quattro individui avessero bussato alla porta del campione per reclamare delle somme di denaro. Sempre restando in zona, ad Eldoret, nella notte di Capodanno del 2023 l’ugandese Benjamin Kiplgat venne ritrovato morto nella sua auto, trafitto da diverse coltellate. Il movente dell’omicidio probabilmente una rapina. O i femminicidi di Damaris Muthee Mutua, soffocata in casa a Iten con un cuscino e di Agnes Tirop, bronzo nei 10000 metri piani ai mondiali di Londra 2017 e Doha 2019. Uccisa anche lei a casa con diverse coltellate all’addome. L’incidente stradale di Stephen Arusei Kipkorir, mezzofondista keniota e vincitore della medaglia di bronzo nei 1500 metri piani ai Giochi di Atlanta 1996. Concludiamo con Samuel Wanjiru, oro olimpico della maratona di Pechino 2008, morto cadendo dal balcone di casa sua in circostanze anche queste mai chiarite.
Io capisco che “nell’anno con più alto numero di conflitti armati dalla Seconda Guerra Mondiale”, parola del Segretario Generale dell’ONU, questi fatti possano risultare secondari, però penso che per il mondo del running questa sia una priorità. Non ho in mente la formula magica per trovare una soluzione, ma credo che ad esempio una maggiore preparazione di questi ragazzi al cambiamento del loro status sociale, potrebbe aiutarli a gestire meglio la situazione. Fatte le debite proporzioni e relativi adattamenti, un po’ come capita ai rookie NBA, che diventando ricchi e famosi, vengono preparati con dei corsi organizzati dalla stessa lega a sfuggire alle lusinghe di prostitute, spacciatori e falsi amici.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
A Chiavenna un perfetto VII° Miglio della Brisaola, record compreso
Penultima tappa del Club del Miglio sabato 5 Ottobre a Chiavenna (SO), dove il locale GP Valchiavenna ha organizzato la “solita” perfetta manifestazione sulla veloce pista azzurra incorniciata tra le verdi montagne. E scriviamo “solita”, ma evidenziamo la perfezione della stessa, compreso il tocco finale del nuovo record italiano SF60 dell’intramontabile Liliana Cagliani che con 6’04”68 si è nuovamente migliorata: chapeau!
A rendere più gustoso l’appuntamento i buonissimi biscotti del pacco gara e il buffet finale a base di brisaola, come viene chiamata qui. In mezzo tante belle gare giovanili con esordienti da tutta la Valtellina, ma non solo, a confrontarsi sui 400 metri. A seguire i 1000 metri con successi di Caterina ed Alex Vavassori (Valchiavenna) tra i Cadetti/e e di Daniele Tombolato (Talamona) e Nabila Hamza tra i Ragazzi/e. Tutti i risultati della giornata sono consultabili cliccando qui, segnalandovi come la prova di Nabila, atleta della GISA (3’26”43) risulta quella con il punteggio FIDAL più elevato (826).
Sulla distanza regina netto successo di Alessandra Succetti della Libertas Livorno, ma ormai trasferita a Chiavenna da qualche tempo, con il crono di 5’27”06. Il podio è stato completato da Noemi Gini (GP Valchiavenna) e Cinzia Zugnoni (CSI Morbegno). Due serie al femminile, sei al maschile, tutte ben equilibrate. In uno studiato crescendo di valori che ha portato nell’ultima batteria ad una tripletta degli atleti di casa con oro di Andrea Zoanni in 4’24”22, argento per Lorenzo Tomera e bronzo per Gianluca Nesossi.
L'ultima puntata 2024 del Club andrà in onda sabato prossimo 12 ottobre in quel di Cornaredo al Centro Sportivo Pertini, con il “3° Miglio di Cristina”. Ci sarà la resa dei conti finali per i titoli ed i podi della classifica generale ancora non assegnati.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Al 1° Track Night brillano Cavallari, Nasri, Valduga e Ropelato
Sabato 28 settembre, sulla pista azzurra e ahimè ormai piuttosto logora del campo milanese XXV Aprile, ha avuto luogo il 1° Track Night. Che poi ad essere pignoli e per quel che può contare, di “night” aveva ben poco, in quanto si è disputato e concluso nel pomeriggio abbondantemente prima del tramonto. Grazie anche alla velocità di tutti gli atleti in gara… Organizzato da Top Training, così si scrive. Noi leggiamo “Rondelli and friends”. Come sempre il guru del mezzofondo ha chiamato a sé diversi buoni elementi che hanno dato vita ad un meeting piuttosto interessante.
Il menù proponeva i 600 metri per le categorie Ragazzi/e e Cadette/i. Agli assoluti erano dedicati 1500 e 3000 metri. Al femminile col tempo di 4’41”29 i 1500 sono stati appannaggio di Emma Cavallari, Under 20 della Trionfo Ligure, con Sophia Favalli (Atletica Brescia) e la reggiana Anna Ofidiani (Montanari Gruzza) a completare il podio. Sulla doppia distanza trionfo per la società di casa, il QT8 Run grazie a Nadia Nasri in 10’13”24 davanti a Laura Nardo (Atletica Lecco) e la bolognese Marta Gianninoni.
Le combattute batterie dei 1500 maschili hanno consacrato Simone Valduga, Under23 dell’Aeronautica Militare che con 3’48”75 (928 punti FIDAL) ha preceduto l’Under18 Alessandro Casoni della Calcestruzzi Corradini e Andrea Lanfredi (Atletica Rezzato).
Sui 3000 vittoria dell’Under20 trentino Francesco Ropelato in 8’10”41 (934 punti FIDAL) che ha avuto la meglio su Nicolò Gallo (Casone Noceto) e Lorenzo Brunier (GP Parco Alpi Apuane). Insomma una bella manifestazione, magari senza atleti top, facilmente prevedibile dopo questa lunghissima estate agonistica, ma con tanti promettenti prospetti come potrete vedere cliccando qui e consultando tutte le classifiche in dettaglio.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Ingebrigtsen: un “pollo” come noi comuni mortali, con una sola differenza…
Non dimenticherò mai quella volta che mi offrii di accompagnare un amico nella seconda parte della sua maratona, ovviamente acquistando il pettorale di una non competitiva che si svolgeva sul medesimo percorso, perché non mi piace fare la figura dello scroccone.
Si chiama Lorenzo ed era un mio collega di lavoro. Professionista perfetto, un piacere interagire con lui, sempre puntuale, preciso, professionale. Peccato che quando corresse, malgrado un innato talento, staccasse il cervello per andare di puro istinto, run for fun. L’appuntamento era al passaggio della mezza dopo 1h30’, con l’obiettivo di stare sotto le 3 ore. Un tempo che era nelle sue potenzialità. Dopo un buon riscaldamento mi presentai sul posto a 1 ore e 21 minuti dallo start, come testimoniato anche dai cronometri di metà percorso. Aspettai 10, poi 15, 20 minuti, senza vederlo. Lorenzo era passato in 1h19’ e naturalmente scoppiò verso il trentesimo chilometro. Il solito errore del dilettante, quello che manda in bestia i nostri allenatori, ma nel quale ci siamo cascati quasi tutti. Alzi la mano chi è senza peccato.
Ma noi siamo amatori, quando invece la stessa cosa capita ad un big, sebbene all’esordio sulla distanza, di certo fa notizia. E’ quello che è successo a Jakob Ingebrigtsen alla maratonina di Copenaghen, domenica scorsa 15 settembre. Il supercampione plurimedagliato del mezzofondo su pista, ha deciso di transitare dopo 10 chilometri nel tempo di 27’27” ovvero alla media di 2’45” al mille e tra l’altro, nuovo record nazionale norvegese. Peccato che questa condotta e probabilmente l’inesperienza sui 21 chilometri gli abbia giocato un brutto scherzo.
Jakob è andato in crisi, si è fermato più volte per camminare. Dopo il traguardo si è sdraiato per terra, tutto il contrario di quanto avviene in pista, quando termina le batterie da annoiato e le finali con la faccia di quello che quando perde farebbe subito la rivincita…
Il tempo finale è stato di 1h03’13” alla media di 3 al km. Con un rapido calcolo ci si accorge che nella seconda metà ha viaggiato a 3e15, ovvero 30” al mille più lento rispetto alla prima parte.
Insomma, un tapascione vero, uguale a noi, se non fosse che per quella gara non ha dovuto pagare il pettorale, anzi a dirla tutta avrà incassato tanti bei soldini.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
1° Memorial Remo Betelli e Campionati Provinciali Cadetti
Sabato 14 Settembre si è svolto a Cornaredo (MI), presso la pista del Centro Sportivo Pertini, il 1° Memorial Remo Betelli. Scomparso lo scorso 28 Novembre all’età di 67 anni. Si è trattato di un 3000 m in pista, in ricordo dell'amico, socio e atleta della SAO che ha contribuito con le sue prestazioni, il suo aiuto e il suo attaccamento ai colori sociali, a portare in alto il vessillo della società di Cornaredo.
E' stato un weekend molto intenso quello appena trascorso per la SAO, in quanto l’ultracinquantennale sodalizio ha ospitato i Campionati Provinciali Cadetti che hanno ottenuto un grosso successo a livello di partecipazione ed anche di risultati con diversi giovani atleti che nelle varie specialità hanno totalizzato più di 900 punti FIDAL. A questo proposito ricordiamo i 997 punti di Maddalena Ravà (6'31"82 sui 2000 metri) ed i 1024 di Angelo Piantanida, discobolo figlio d'arte che ha lanciato a 46,78 metri.
Venendo al Memorial Betelli, svoltosi al termine della prima giornata dei Provinciali, a livello femminile ha trionfato Carola Fancellu (Euroatletica 2002) col tempo di 10'47"59. A completare il podio Matilde Tanzanella (Bracco) e Valentina di Palmo (Onda Verde). Tra gli uomini si sono disputate cinque combattutissime batterie e nella classifica generale il successo è andato a Matteo Burrini (CUS Insubria Varese Como) in 8'41"03 che ha battuto per pochi centesimi il compagno di squadra Francesco Bassani. Terzo Carlo Bernardini (Atletica Gavirate). Davide Scarabello, giunto quarto, è stato premiato con un riconoscimento offerto dalla società Onda Verde in quanto il suo crono (8'42"61) è stato quello che più si è avvicinato al record personale di Remo Betelli.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Gianni Mauri da FIDAL Lombardia al Consiglio Federale: un bilancio regionale e le proposte a livello nazionale
In attesa di conoscere gli ultimi sviluppi circa l’affaire Leone, lo sfidante di Mei alla Presidenza Federale che attualmente non è ammesso alle elezioni, lasciando Mei come candidato unico, oggi abbiamo intervistato Gianni Mauri, la voce più autorevole dell’opposizione. Quali sono i motivi della Tua candidatura al Consiglio Nazionale dopo due mandati come Presidente Regionale Lombardo?
"La mia candidatura alle elezioni nazionali della FIDAL è un passaggio naturale e una scelta ragionata per mettere sul tavolo del Consiglio Federale idee e proposte frutto del lavoro compiuto in questi ultimi otto anni alla guida del Comitato Regionale e di una vita spesa al servizio dell’atletica".
Quali sono i ricordi più significativi e come intenderesti replicare il tutto a livello nazionale una volta eletto?
"Senza alcun dubbio partirei dal rapporto quotidiano con le società, perché ho sempre creduto in una FIDAL al loro fianco, che supporti i dirigenti che operano a volte eroicamente in mezzo a mille difficoltà e responsabilità; basti pensare alla recente legge dello sport. Offrire un sostegno concreto significa esserci e combattere le battaglie al loro fianco, anche quando il risultato non è quello sperato. Per questo ho voluto garantire un supporto sul piano legale, riguardo agli aspetti fiscali, sul piano della promozione, intervenendo sui territori anche tramite iniziative di street athletic. La federazione, per me, è la casa delle società, non un ente distante che impone solo regole e pagamenti".
Come hai vissuto questa esperienza nel contesto lombardo?
"Molto bene, come testimonia la crescita, soprattutto nel secondo quadriennio, dei rapporti con il territorio grazie alle partnership con istituzioni, scuole, aziende, media… Un esempio è la cooperazione con il mondo della scuola, di cui oggi siamo i primi partner – come federazione sportiva – a livello regionale, anche grazie al dialogo e alla collaborazione instauratasi con Giulio Rossini e Giuliana Cassani. per dare qualche numero ricordo il corso di formazione rivolto a più di 500 insegnanti di educazione fisica sull’atletica leggera, nelle 28 finali provinciali e nelle due finali regionali degli studenteschi, che negli ultimi anni sono state realizzate con il supporto del Comitato Lombardo".
Poi c’è il Progetto Talenti, ma ne parleremo su queste colonne dopo il primo appuntamento di questa stagione previsto per lunedì prossimo e l’impiantistica
"L’attenzione all’impiantistica sportiva è fondamentale ed è un lavoro che va svolto stando al fianco delle società, offrendo ai comuni la visione dell’indotto che un centro sportivo può portare in termini di fruitori e, soprattutto, di eventi che coinvolgono il territorio grazie a ciò che ne deriva. Negli ultimi sei anni in Lombardia sono 55 le piste rimesse a nuovo o ripristinate, oltre al non plus ultra dell’impianto indoor di Brescia, vera conquista del Comitato Regionale Lombardo e di FIDAL Brescia. Senza dimenticare la creazione dei diversi centri tecnici regionali (ostacoli a Bergamo, mezzofondo e fondo a Nembro, lanci a Mariano Comense, prove multiple a Saronno), che rappresentano le culle dei nostri talenti".
Tornando alle società ed in generale al rapporto con gli organizzatori degli eventi, cosa ci puoi dire?
"Senza alcun dubbio rappresentano un fulcro importante per il movimento e, nel rapporto con loro, la differenza la fa la capacità di aiutarli a risolvere i problemi, invece di crearli. Il rapporto è stato pressoché quotidiano in questi due mandati: non sarò riuscito a farli tutti felici ma li ho sicuramenti ascoltati e aiutati, quando possibile. Non dimentichiamo, poi, le risorse impiegate come 20000 euro di premi per il Gran Premio Lombardia su pista, i 12000 euro per la corsa campestre, l’istituzione di un Gran Prix Giovanile di Corsa in Montagna con premi adeguati alle società, o la valorizzazione delle nostre manifestazioni storiche come la Cinque Mulini, il Campaccio, il Trofeo Vanoni, il Trofeo Frigerio e tante altre, tramite aiuti concreti e costante supporto in termini di comunicazione e diffusione delle iniziative e dei personaggi che le animano".
Come sempre sei un fiume in piena e quindi ometto altre domande sulla Lombardia oppure sull’ultima iniziativa “Casagit Salute” che è nel presente e proviamo a proiettarci nel futuro. In caso di elezione, come si declineranno queste politiche a livello nazionale?
"Invito tutti a leggere il nostro programma o anche più semplicemente a dare un’occhiata alla tabella riepilogativa che abbiamo diffuso a luglio (Ndr: le trovate cliccando qui), oppure contattandomi o inviando una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo."
Minimi “impossibili” per gli azzurri ai mondiali di Tokyo 2025
Messi in archivio Europei ed Olimpiadi, il prossimo appuntamento per l'atletica mondiale è in calendario tra circa dodici mesi e precisamente tra il 13 ed il 21 settembre 2025 a Tokyo. Per gareggiare nella capitale nipponica, World Athletic ha comunicato i minimi, i cosiddetti Entry Standard che trovate nella foto di copertina. Come potete notare, si tratta di tempi/misure che restringono molto la cerchia dei potenziali qualificati in maglia azzurra. Partendo dalla prima riga, dove serve un 10 secondi netti per staccare il biglietto. Senza dimenticare che l’arco temporale di validità delle prestazioni è limitato.
Concentrandoci sulle gare di mezzofondo fino ai 42,195 metri, va segnalato che World Athletic ha dato un ulteriore giro di vite. Ad esempio in maratona, a parte i due nostri attuali primatisti, ovvero Yeman Crippa e Sofiia Yaremchuk, nessun altro azzurro avrebbe diritto di partecipare. 10000 metri: Crippa è 10 secondi oltre il limite e la fresca medaglia d’argento Nadia Battocletti, a Parigi ha chiuso in 30’43”, ovvero 23 secondi sopra. Beh, mettiamola così, non si rischiano polemiche come quando si esclude qualcuno per motivi di abbondanza... Sui 5000, tra uomini e donne, è dentro solo la Battocletti per un secondo. Sui 3000 siepi ci sono i due fratelli Zoghlami. Poi ce ne sarebbe un terzo, ma si è beccato 4 anni di squalifica… Sui 1500 metri al maschile possiamo contare su Pietro Arese e Federico Riva mentre tra le signore l’unica sarebbe Gabriella Dorio, ma senza offesa crediamo che la sessantasettenne primatista padovana non sia più in formissima. Concludendo con gli 800 metri, senza disturbare Fiasconaro, Longo o Sabia, abbiamo Tecuceanu, Barontini ed Elena Bellò tra le donne.
Questo non significa che l’anno prossimo in Giappone andremo in quattro gatti. Come dichiarato dalla stessa World Athletic, il sistema di qualificazione si baserà anche sul World Ranking e circa la metà degli atleti Vi accederanno grazie a questo secondo passaggio. Di certo questi limiti dovrebbero servire ad attenuare certi toni trionfalistici sul nostro movimento. Abbiamo fatto tanta strada, ma ce n’è altrettanta da percorrere.
Elezioni FIDAL: il Tribunale Federale non accoglie il ricorso di Leone, si va in Appello
Si arricchirà di una nuova puntata la “Telenovela” che vede come protagonisti Giacomo Leone, la Giustizia Federale e sullo sfondo Stefano Mei, ad oggi “Candidato Unico” per la Presidenza FIDAL alle elezioni del prossimo 8 Settembre, vista l'esclusione del suo unico antagonista.
Ieri, 23 Agosto, come Vi avevamo anticipato sul nostro precedente articolo che illustrava la vicenda (clicca qui), è stata pubblicata la decisione del Tribunale Federale sul ricorso presentato avverso l‘esclusione della candidatura di Leone alla Presidenza Federale. Riassumendo, la Commissione Elettorale Nazionale lo aveva escluso per due motivi, il suo ricorso al TAR del Lazio e quattro “imprecisioni” tra le 300 sottoscrizioni degli atleti, necessarie per presentare la candidatura. Mentre per il ricorso al TAR la Corte ha dato “ragione” a Leone, ha ritenuto valide le eccezioni “di forma” relative alla sottoscrizioni. La querelle vivrà il prossimo episodio al Tribunale d’Appello.
Ecco le dichiarazioni di Leone: “Sono state smontate parte delle motivazioni che avevano portato alla mia esclusione permanendo solo una questione di forma delle sottoscrizioni. Infatti in origine la Commissione Elettorale Nazionale aveva valutato inammissibile la mia candidatura per due motivi, ossia per l’esistenza di un ricorso innanzi al TAR Lazio, ricorso da me proposto per l’annullamento delle modifiche statutarie FIDAL ed indizione assemblea elettiva, prossima udienza fissata al 4 settembre 2024 e per la mancanza dell’indicazione del candidato in 4 sottoscrizioni atleti consegnate direttamente nelle mie mani! (NdR: a nulla sono valse le successive dichiarazioni integrative presentate dai 4 atleti e che confermavano la loro volontà di candidare Leone). Pertanto, al netto delle due riserve, in relazione a quest’ultimo motivo, sono stato escluso perché mancavano due sottoscrizioni atleti al numero richiesto. La motivazione dell’esclusione della mia candidatura riferita al ricorso pendente innanzi al TAR Lazio è stata travolta dal Tribunale Federale mentre sono state ritenute irregolari le sottoscrizioni in questione rilasciate in mio favore. Non solo, la Fidal aveva richiesto la mia condanna per “lite temeraria”.
Anche su questo punto, il Tribunale Federale ha respinto totalmente la richiesta degli avvocati federali. Ho pieno rispetto nella decisione del Tribunale Federale, ed ho apprezzato molto l’approccio dello stesso verso una questione tanto delicata. Complessità riconosciuta anche dallo stesso organo giudicante, nonostante ciò, mi sento di non condividere alcuni passaggi della decisione e stiamo valutando con i miei legali, la possibilità di un ricorso alla Corte D’Appello Federale. Sempre in relazione alle elezioni, come già evidenziato innanzi al TAR, non condivido il modo con cui è stato modificato lo Statuto Federale, non condivido le modalità di accentramento dei poteri in favore del Presidente Federale sottraendoli al controllo e alla ratifica del Consiglio Federale, non condivido le modalità d’indizione e di convocazione dell’assemblea. A mio parere tutto ciò aumenta la distanza tra la Federazione e la base quando invece dovrebbe essere il contrario.
Personalmente mi sento di battermi per una Federazione quanto più inclusiva possibile. Il traguardo ancora non è stato raggiunto, ma ci sono ancora tre appuntamenti: Il Tribunale d’Appello, il Collegio di Garanzia del CONI e il TAR: la strada è ancora lunga ed io confido nella forza che le giuste battaglie conferisce a chi le combatte”.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Il Tribunale FIDAL accoglie il reclamo di Giacomo Leone: sentenza il prossimo 23 Agosto
Lunedì 12 agosto, il Tribunale Federale si è riunito per decidere sul ricorso presentato da Giacomo Leone avverso l’esclusione della sua candidatura alla Presidenza Fidal (qui il precedente) che ha rigettato le eccezioni di inammissibilità presentate dalla FIDAL, fissando fissato l’udienza per decidere nel merito il prossimo 23 agosto concedendo anche un ulteriore termine per la preparazione delle memorie difensive. In caso di accettazione saranno due i candidati alla presidenza FIDAL il prossimo 8 settembre, diversamente il candidato unico sarà Stefano Mei.
Qui di seguito un estratto delle dichiarazioni di Leone: “E’ stata una udienza dura (omissis) Ho estrema fiducia nel Tribunale Federale (omissis). Non sono abituato però al fatto che cavilli burocratici, a mio parere infondati, possano erigersi ad arbitro condizionando la corsa verso il traguardo. (omissis). Personalmente, a situazioni invertite, mi sarei comportato diversamente da Stefano Mei. Anche se fosse stato mio diritto costituirmi in giudizio, a maggior ragione se avessi ricoperto la carica di Presidente Federale, non l'avrei mai fatto lasciando decidere la questione alle istituzioni federali preposte e nel più breve tempo possibile. Attualmente la competizione si è trasferita nelle aule del Tribunale Federale e non nella volontà dei tesserati. Ripeto, è tutto legittimo ma sicuramente in antitesi rispetto a chi afferma di avere il 70/80 % del consenso. La verità è che sappiamo bene che ci sono numerose società, più del 50%, che sono stanche delle tante promesse non mantenute, dell’assenza di dialogo, dei format (vedi Challenge, CDS e Campionati Italiani) che le società hanno più volte sollecitato ad abolire o cambiare e non hanno mai avuto una risposta. Dei continui ritardi con cui si dovrebbe cambiare la Runcard, con l’ultima perla dei Master in partenza per i Mondiali a cui mancano le divise ufficiali (a pagamento). Per non parlare del clima in federazione con tre dipendenti licenziate ed una causa di lavoro che durerà anni. Ci vuole un nuovo impulso, per una Federazione che sia realmente e non solo a parole al servizio delle società.
I recenti risultati di Parigi vedono una nazionale sana frutto dei tanti anni di lavoro. Se pensate che dei 24 atleti che hanno contribuito alla placing table, tanto citata in questi giorni (quando fa comodo citiamo le medaglie, quando fa meno comodo la placing table): Aceti, Arese, Battocletti, Derkach, Desalu, Diaz Hernandez, Fabbri, Furlani, Iapichino, Jacobs, Mangione, Melluzzo, Molinarolo, Osakue, Palmisano, Patta, Polinari, Scotti, Sibilio, Sito, Sottile, Stano, Tortu, Trevisan, vestono la maglia azzurra in 3 dal 2012, in 5 dal 2013, in 2 dal 2014, in 7 dal 2016, 2 dal 2018, 2 dal 2019 e poi per ovvie ragioni anagrafiche e di eleggibilità, Furlani dal 2021, Sito dal 2022 e Diaz era all’esordio con la maglia azzurra. Ciò significa che sono ragazzi, che prima ancora di arrivare alla nazionale erano seguiti da tecnici preparati, da società giudiziose che non hanno affrettato i tempi di maturazione degli atleti stessi, e che successivamente sono stati supportati da società militari (10 dalle FF.GG., 5 dalle FF.OO., 2 da Aeronautica, Carabinieri e FF.AA. e 1 dall’Esercito). Due invece sono civili, Sito del Cus Pro Patria Milano e la Trevisan della Bracco Atletica. Quindi è indiscutibile che questa è la più forte nazionale di tutti i tempi. Costruita faticosamente in tanti anni di lavoro come potrebbe testimoniare Gabriella Dorio, per tanti anni al supporto di questi giovani azzurri, oggi diventati adulti.
(Omissis) Invito tutte le società che vogliono supportare me ed il nostro gruppo ad inviare entro il 24 agosto, via PEC all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. , il verbale dell’assemblea dei tecnici e degli atleti e la dichiarazione di elezione di atleti e tecnici che saranno in assemblea a votare la componente dei consiglieri federali atleti, tecnici, il presidente federale e il revisore dei conti. Le società che saranno presenti a Fiuggi lo facciano presente ai nostri referenti regionali o ce lo segnalino attraverso la mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. “.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net
Cosa ci hanno detto le maratone olimpiche
A chiusura dei giochi e tornando al vecchio amore dei 42 km, permettetemi di condividere alcuni pensieri sparsi sulle gare di maratona parigine.
Sunset boulevard, con tanta ammirazione per quanto fatto in carriera, per i quarantenni Kipchoge e Bekele che peraltro arriva prima di due nostri azzurri…
Ormai i maratoneti sono assuefatti alle gare “piatte” da record e quando s’incontrano percorsi come quello di oggi, sono in tanti a perdersi.
Grazie RAI per trasmettere in diretta i primi due metri di gara e poi propinarci un’ora di trasmissione con notizie non attuali, Sofia Goggia ed i giochi di Milano e Cortina, farci vedere la breakdance del giorno prima, manco avessimo vinto qualcosa e chi più ne ha più ne metta di cose inutili. Nel frattempo scorrono i primi 20 km con un azzurro solo al comando...
La tattica suicida di Fayel che va in fuga su un percorso difficile, si consuma nella prima mezza e poi fa un positive split da circa 6 minuti ricorda gli amatori… non evoluti. Meucci più lucido, conosce i suoi mezzi, non ci prova neanche e finisce 51mo.
Molto meglio Crippa, attento e prudente, peccato che attorno al km 35 anche a lui si spenga la luce. Era 13mo, sembrava in spinta e poteva realisticamente puntare alla top ten. Chiuderà 25mo a oltre 4 minuti dal vincitore. Purtroppo siamo questi. Una nazione che ha il record nazionale di 6 minuti più alto del mondiale e quelli visti in Francia ne sono l’espressione. Unica speranza Yeman che è il più giovane e di maratone ne ha ancora corse pochine.
Tamirat Tola è un degno successore di Kipchoge: ha trionfato a New York, vinto Mondiali e tanto altro. In Italia ce lo ricordiamo volentieri alla Bo-Classic bolzanina o al Giro al Sas.
Capolavoro Sifan Hassan tra le donne. Come in pista, corre in coda al gruppetto delle prime. Sui due dislivelli più ripidi, saggiamente le lascia sfilare avanti di qualche secondo per non rompere il suo ritmo. Quando le riprende, lascia che le altre tirino, provocando la gara ad eliminazione. Ne ha ben donde, visto che in dieci giorni ha già fatto tre altre gare e non proprio tapasciate: semifinali sui 5000, bronzo in finale ed altro bronzo sui 10000. Nel frattempo i nostri esperti telecronisti prevedono la vittoria delle sue avversarie che ad una ad una, come colpite da maledizione, vengono staccate. Finale rusticano con una bella sportellata alla primatista del mondo, l'etiope Tigst Assefa che aveva tentato di chiuderla in curva mentre subiva il sorpasso.
Corrono meglio le nostre donne, però la differenza con il vertice è addirittura più marcata che al maschile. Sofiia Yaremchuk finisce in 30esima posizione in 2h30'20 a oltre 7 minuti dalla Hassan e l'altra azzurra Epis, reduce da un infortunio ed un lungo stop che hanno reso quasi miracolosa la sua presenza, è 67esima a più di una quarto d’ora.
Insomma, mentre gli altri stanno passando il traguardo, noi con i nostri migliori, siamo circa al 40mo chilometro. Questo è il gap da colmare.
Rodolfo Lollini - Redazione Podisti.net