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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

CLASSIFICA GENERALE (pdf) - 6 marzo – Secondo l’Uisp era la 35^ edizione, secondo il comune di Albinea la 37^, ma poco importa (dipende se si dà un numero alle corse degli ultimi due anni, non svolte): è stato il primo grande evento dell’era post Covid, che ha richiamato più di mille appassionati da tutta la regione. Per forza: domenica scorsa c’era la maratona di Busseto, saltata; oggi c’era quella di Bologna, saltata; ecco perché (assenti giustificati i modenesi, impegnati dalle loro parti in una non competitiva, parimenti intitolata al fiore con odore di strinato; ma Giangi è venuto ad Albinea) ho visto i parmigiani, i torrilesi amici del Fanfo, alcuni mirandolesi ex sudditi di Libero, e qualche bolognese, oltre ovviamente ai padroni di casa reggiani: che, come erano i migliori a organizzare podismo ante-Covid, così mantengono il primato adesso che si ricomincia..

“Niente sarà più come prima”, secondo una frase fatta di questi mesi, che nella classifica dei luoghi comuni della nostra epoca ha uguagliato “Andrà tutto bene” [e si è visto!]; e infatti, l’iscrizione a questa gara è stata programmata a numero chiuso e fortemente raccomandata con preiscrizione che scadeva tre giorni prima. E i 250 pettorali della competitiva da 23 km (+450 D) sono andati a ruba; contingente aumentato, ma altri che lo desideravano non hanno trovato posto, e alla fine i classificati (secondo una prima graduatoria con qualche 'baco') sono 264. E si aggiungono 584 preregistrati per la non comp di 12 km e 185 per la 5 km; tanti, almeno, erano i preiscritti, ma questa mattina c’era una lunga fila per le nuove iscrizioni alle non competitive (partite in coda alla competitiva, con possibilità di dilazionare la partenza per i 45 minuti successivi, a patto di chiudere tutti i giochi entro mezzogiorno esatto).

Preiscrizione individuale e ritiro del pettorale individuale, previa esibizione del greenpass e consegna dell’autocertificazione (per quello che servono ste carte, io ho smaltito una delle autodichiarazioni che tenevo in auto per viaggiare nel 2020, in base a questo o quel DPCM dalla dubbia costituzionalità); anche sull’utilità sanitaria del greenpass ci sarebbe da ridire, ma tutti sanno che è stata solo una scusa per obbligare a vaccinarsi, e siccome vaccinarsi è un bene, venga pure l’inganno del greenpass (“e dall’inganno suo vita riceve”, scriveva Tasso). Non ho capito bene come funzionava con l’obbligo di mascherine: alla partenza: grosso modo direi che fossimo metà e metà (mascheratissimi tutti gli addetti). Mancava il ristoro finale, sostituito da un sacchetto con generi alimentari vari, più che sufficiente (con 2 euro cosa si può pretendere?).

Percorso bello, come tutti quanti in questa area reggiana pedemontana (penso a Scandiano, a Montecavolo, a Canossa e Quattro Castella): forse tra i più duri, data la lunghezza eccedente la classica maratonina,  i 450 metri di dislivello dichiarati (il mio Gps dice 22,850 +425) e i quasi 5 km sterrati nella salita verso il Parco dei Gessi di Borzano (alias parco del Vento o del Lupo), fino all’uscita di Cavazzone a poco meno di 500 m slm, e l’inizio della discesa verso Albinea, che però ci riserverà altre salitelle fino a quella dell’ultimo km dove sono appostati i fotografi Nerino (dotato di moglie irredentista del Donbass) e Domenico Petti.

Italo è al traguardo e aspetta fino agli ultimissimi (come, ovviamente, i giudici, e lo speaker Brighenti); Italo ha anche una giustificazione famigliare dato che tra le competitive aveva moglie e cognata (e figlio, ma quello va forte), che se la prendono un po’ comoda arrivando grosso modo nel tmax, più o meno insieme a Simona Neri (la quale mi segnala l’eccellenza del percorso e dell’organizzazione, salvo la segnalazione insufficiente a un bivio del km 19 dove rimaneva l’istinto di proseguire per lo stradone verso la chiesa, come si faceva in tempi antichi, invece di imboccare uno stradello più rustico indicato solo da una minifreccia sull’asfalto).

Il giro che poi abbiano fatto i partenti anticipati (ecco in vezzo pre-Covid di cui non sentivo la nostalgia), già per le strade almeno tre quarti d’ora prima del via, non lo so proprio: e il giorno che capiterà un incidente stradale, vedremo chi pagherà. Devo dire che, negli orari legali, il traffico era quasi assente (qualcosa in più nello stradone di discesa), e i pochi incroci sorvegliatissimi.

Venendo all’élite, hanno vinto Simone Corsini e Manuela Marcolini. Corsini (MDS), non ancora trentenne (con 2.27 alla maratona di Reggio 2021), era arrivato 5° nell’ultima edizione di Albinea del 2019, in 1.27:26, e oggi si è migliorato alla grande chiudendo in 1.20:53. A due minuti un altro habitué dei podi locali, Andrea Bergianti della Corradini Rubiera

La Marcolini (che sta per toccare il traguardo personale dei 40 anni), dello Sportinsieme, nel 2019 aveva vinto in 1.37:05, confermando la sua predilezione per questa gara della quale detiene anche il record, con 1.36:14 del 2017. Oggi le sono bastati 1.39:45 per sbaragliare la concorrenza, rappresentata da Evegenya Kovaleva (Sampolese) giunta a oltre due minuti.

Ecco il nostro resoconto dell'ultima edizione, nel 2019:http://podisti.net/index.php/cronache/item/3505-albinea-re-34-mimosa-cross.html

E quello della penultima, accorciata dalla neve nel 2018: http://podisti.net/index.php/cronache/item/860-albinea-siamo-goviani-il-sottozero-non-ci-ferma.html#!Albinea_2018_Morlini_Ferraboschi

 

Ripartendo da Albinea, è d’obbligo per noi più anziani un ideale saluto alla memoria di William Govi, che qui viveva (e se volevamo parlargli al telefono dovevamo chiamare solo tra le 17 – quando arrivava dalla fabbrica – e le 17,30, quando partiva per i suoi allenamenti) e su queste colline correva e a un certo punto inventò le maratone individuali autogestite. Chissà se il suo privatissimo e ordinatissimo museo della maratona sarà prima o poi a disposizione del pubblico.

20 febbraio - Il cross regionale di Ferrara è stata la terza prova del C.d.S. Regionale per ragazzi, cadetti e master, oltre a valere come Campionato Regionale Individuale per tutte le categorie (ben 35). Il tutto, con l'organizzazione congiunta di Cus Ferrara e Centro Atl. Copparo, nella soleggiata cornice del Parco Urbano Giorgio Bassani (non lontano dalla Certosa dove è sepolto il presidentissimo Paolo Mazza, simbolo dei tempi che il calcio era ancora in mano agli sportivi, e dal Cimitero ebraico dove riposa l’autore del “Giardino dei Finzi-Contini”): parco già teatro il 12 dicembre scorso del Trofeo Città di Ferrara di cross.

Seguendo il comunicato stampa della Fidal, iniziamo dalle classifiche individuali, estratte dalle competizioni corse a scaglioni di mezz’ora cominciando alle 9 e fin oltre l’ora di pranzo, con suddivisione ulteriore nelle varie categorie (prima tutti i Master under 55, poi gli over 55, poi le donne, infine le varie categorie giovanili, e a chiudere gli assoluti): va però notato un netto calo di presenze rispetto alla grande festa di Castellarano che aveva ospitato la seconda prova due settimane fa.

I nomi più noti, a livello regionale e oltre, erano nel cross lungo maschile sui 10 km, dominato dal ventunenne Giuseppe Gravante (Corradini Rubiera) in 32:39, con quasi un minuto di vantaggio sul 2° classificato, Giovanni Tuzzi della Atl. Piacenza, stessa società del 3° Elia Rebecchi. A Gian Marco Ronchetti (Fratellanza 1874 Modena), 6° assoluto, classe 2002 cioè un anno meno del vincitore assoluto, va il titolo regionale promesse. Non molti i classificati, 19 in tutto, nell’assenza dei protagonisti della precedente prova di Castellarano due settimane fa (dove gli arrivati erano stati 68).

Nel cross lungo femminile di 8 km, gara svolta insieme a quella degli junior M, la prima parte viene condotta in gruppo da quasi tutte le atlete in gara; solo nella parte finale le più forti cambiano marcia e la gara è vinta da Martina Cornia (Fratellanza 1874 Modena, classe 2001), che con 31:06 vince anche il titolo regionale promesse; dopo la Cornia si piazzano la F 35 Federica Proietti (Corradini Rubiera), già al posto d’onore a Castellarano, qui a dieci secondi dalla vincitrice, e Michela Lorusso (Edera Forlì) a 15”: solo 11 le classificate, esattamente un terzo rispetto alla prova reggiana.

Nel cross corto maschile, con 16 arrivati, Marco Casini (Delta Sassuolo) fa gara a sé e con 8:44 sui 3 km distanzia il 2° classificato, Roberto Muccioli (Atl. Cesenatico) di 32 secondi; al 3° posto Jose Catelani (Corradini Rubiera), un ventenne che si aggiudica il titolo regionale nella categoria promesse.

Nel cross corto femminile (17 al traguardo, sui 3 km) 1° posto per Sara Nestola (Corradini Rubiera) che con 10:19 vince un doppio titolo regionale, assoluto e promesse; al 2° posto Giulia Vettor (Cus Parma), seguita da Francesca Cocchi e Fiorenza Pierli, entrambe della Corradini Rubiera: la Pierli era stata seconda a Castellarano.

Negli juniores M, nel cross km 8, sui 15 arrivati è netta la vittoria di Nicolò Astori (Atl. Estense), che con 26:02 precede di 27 secondi Alessandro Pasquinucci (Fratellanza 1874 Modena), seguito da Mattia Marazzoli (Corradini Rubiera) e Riccardo Ghinassi (Atl. Imola Sacmi Avis).

Nelle juniores F, in 14 sui 6 km, risultato a sorpresa con Chiara Setti (Francesco Francia di Bologna), in grande progresso quest'anno sia nel cross che nelle indoor, che con 22:24 precede di 3 secondi una pluricampionessa nazionale come Emma Casati (Atl. Piacenza). A distanza le altre, con Elena Fontanesi (Self Montanari Gruzza) al 3° posto e Demetra Tarozzi (Pontevecchio Bologna) al 4°.

Un po’ più affollate le categorie master, suddivise come si è detto in tre partenze.

Nei master uomini, la prima serie, degli under 55 (102 in tutto) sui 6 km, è stata vinta dal marocchino M45 Rachid Kisri (Circolo Minerva), già primo a Castellarano, in 16:15; mentre tra gli over 55 (sui 4 km, arrotondati per difetto e chiusi da 104 atleti), ha rivinto con 14:39 l’altro “equiparato” Minerva Mohamed Errami, M55.

I restanti titoli regionali, in buona parte conferme degli esiti delle precedenti prove, sono andati a Elia Generali (Atl. Castenaso Celtic Druid) negli M35, Taoufik Bazhar (Circolo Minerva) negli M40, Fabio Perazzini (Avis Castel San Pietro) negli M50, Daniele Dottori (Atl. Imola Sacmi Avis) negli M60, Aris Giordani (Celtic Druid) negli M65, Adolfo Accalai (Castel San Pietro) negli M70, Giuliano Battaglia (Centro Atl. Copparo) negli M75, Bruno Buonfiglioli (Celtic Druid) negli M80.
Nelle master donne, che con 113 partecipanti hanno dato vita alla manche più affollata sui 3 km, dopo Castellarano si conferma imbattibile Simona Santini (Circolo Minerva) prima assoluta con 10:34 fra tutte e campionessa regionale nelle F40; gli altri titoli emiliano-romagnoli sono vinti da Valentina Facciani (Avis Castel San Pietro), F35 seconda assoluta in 10:49, Nadiya Chubak (Atl. Lugo) nelle F45, Rosa Alfieri (Circolo Minerva) nelle F50, Nicoletta Pasello (Atl. 85 Faenza) nelle F55, Patrizia Passerini (Acquadela Bologna) nelle F60, Paola Lambertini (Lolliauto) nelle F65, Diana Raccagni (Lughesina) nelle F70, Nadia Spezzati (Lughesina) nelle F75.
Nelle categorie giovanili, fra i cadetti prevale Francesco Bigoni (Atl. Estense) davanti ad Alessandro Casoni (Corradini Rubiera), Luca Pistocchi (Cesena Triathlon), Edoardo Piazzolla (Francesco Francia) e Mattia Agostini (Libertas Rimini).

Nelle cadette, che si sono trovate per un errore nel percorso a disputare la gara su 2500 metri anzichè i previsti 2000 metri, lasciando adito a qualche rimostranza, netto successo per Sofia Ferrari (Corradini Rubiera) che ha preso il largo verso metà gara e ha concluso con 24 secondi di vantaggio su Carlotta Verde (Libertas Rimini), al primo anno di categoria; Sofia Baroni (Corradini Rubiera) si piazza al 3° posto, davanti a Letizia Mengozzi (Atl. Imola Sacmi Avis), pure classe 2008, Giulia Fancelli (Corradini Rubiera) e Marta Gianninoni (Acquadela Bologna), sempre molto "generosa" nella fase iniziale della gara.
Nei ragazzi un terzetto prende il largo e conclude con diversi secondi di vantaggio sul "gruppo": titolo regionale per Diego Danani (Atletica Parma Sprint), seguito da Thomas Greco (Libertas Rimini) e Giovanni Cargioli (Fratellanza 1874 Modena).

Nelle ragazze Ludovica Baldini (Atletica Frignano Pavullo) precede Matilde Montalti (Cesena Triathlon) e un terzetto di altre atlete della Atl. Frignano Pavullo, nell'ordine Arianna Boncompagni, Valentina Muzzarelli, Sveva Costi.
Nelle categorie assolute fra gli allievi il titolo regionale va a Flavio Zaretti (Cus Parma), davanti a Edoardo Castiglioni (Edera Forlì) e a Emiliano Tassinari (Cesena Triathlon).

Nelle allieve prevale Sara Crociani (Fratellanza 1874 Modena), su Aurora Gambetta (Corradini) e Lovepreet Rai (Atl. Lugo), che ieri si era piazzata all'8° posto negli 800 metri ai Campionati Italiani Indoor Allieve ad Ancona.
Per la somma dei punti conquistati nelle tre prove di Cesena (16 gennaio), Castellarano e Ferrara sono stati assegnati i titoli regionali 2022 (contavano i quattordici meglio piazzati di ogni società). Nei master uomini è confermata la classifica provvisoria della vigilia: l'Avis Castel San Pietro vince anche questa tappa totalizzando 1266 punti, e consolida il primato nella classifica finale, con un totale di 3806 punti, un centinaio più della Atl. Castenaso Celtid Druid che coi 1242 di Ferrara arriva a 3700; Modena Runners Club conserva il 3° posto in classifica, pur superata nell’ultima tappa di soli 4 punti dalla concittadina Fratellanza 1874 Modena, che rimane al 5° posto nella classifica finale; tra le due sta il Circolo Minerva di Parma, che mantiene la posizione acquisita.
Più accesa la lotta nelle master donne tra Atl. 85 Faenza e ancora il Circolo Minerva. Partivano con 12 punti di vantaggio per Faenza, e il club parmense è riuscito a recuperarne solo 2, quindi classifica finale con Atl. 85 Faenza a 2795, Circolo Minerva a 2785 e 3° posto per la Fratellanza 1874 Modena con 2694; seguono Lughesina, Centro Atl. Copparo e G.S. Lamone. 
Nei cadetti vengono ribadite le posizioni già in essere, con Corradini Rubiera, Atl. 85 Faenza, Atletica Parma Sprint e Self Montanari Gruzza nei primi 4 posti.
Nelle cadette emerge la forza della Corradini Rubiera, che partendo da -10 rispetto alla Atl. Imola Sacmi Avis ribalta la classifica, piazzando le sue prime 5 atlete al 1°, 3°, 5°, 7° e 9° posto. Nella classifica finale Rubiera sale a 1237 punti, contro 1191 di Atl. Imola Sacmi Avis e 1115 di Pontevecchio Bologna; seguono Self Montanari Gruzza e Atletica Parma Sprint.
Nei ragazzi si conferma l'Atl. Imola Sacmi Avis, mentre la Fratellanza 1874 Modena recupera la seconda posizione rispetto al Circolo MInerva. Seguono Atl. Piacenza e Atletica Parma Sprint.
Nelle ragazze è proseguito il dominio di Atl. Frignano Pavullo che anche a Ferrara piazza 4 atlete nelle prime 5 arrivate; l'Atl. Piacenza conserva il 2° posto nella classifica finale, pur superata oggi da Corradini Rubiera e Pontevecchio Bologna, che chiudono rispettivamente al 4° e 3° posto finale; al 5° posto l'Atl. Imola.

Premiazioni individuali molto sollecite, e sia pur nel rispetto delle norme Covid (che proprio oggi vedevano l’ultimo giorno di applicazione delle misure più rigorose, dal controllo dei greenpass all’obbligo di mascherine sulla linea di partenza), con qualche accenno di maggior confort per chi correva: tende societarie in zona traguardo, e spogliatoi al coperto per chi lo desiderasse, senza docce ma con acqua corrente per la prima sommaria ripulitura. Temperatura quasi primaverile, e prati erbosi perfettamente asciutti, in un percorso dai dislivelli davvero minimi.

16 febbraio - La tappa del Cross per Tutti di Cinisello Balsamo, domenica 20 febbraio, sarà anche l’occasione per ricordare uno dei padri fondatori del circuito. L’Atletica Cinisello ha infatti deciso non solo di intitolare la sua gara “1° Memorial Gianni Perini”, ma anche di organizzare un trofeo intitolato al suo ex presidente e anima del Cross per Tutti, scomparso lo scorso 11 dicembre.
Il “Trofeo Perini” sarà un premio riservato alle società che gareggeranno domenica nella 4° tappa del circuito. La classifica finale terrà conto dei risultati di tutte le 22 gare in programma. Il totale sarà dato dalla somma dei punti del primo atleta classificato di ciascuna società partecipante, per ogni categoria o anno di nascita.
Nel calcolo rientreranno quindi tutte le classifiche Master, Assoluti, Cadetti e tutto il settore giovanile diviso per anno di nascita (Esordienti e Ragazzi). Nessuno escluso quindi, per ribadire ancora una volta la centralità dell’aggettivo “tutti” che stava alla base dell’idea che Gianni Perini aveva del circuito.

La premiazione del trofeo avverrà nel corso della festa finale del 18 marzo a Cesano Maderno.

Due anni fa, era sabato 22 febbraio, al termine di una tormentata serata, arrivò la decisione di Regione Lombardia di sospendere ogni attività sportiva per il giorno dopo, compresa la tappa di Cinisello. Iniziava così l'emergenza Covid-19, che ha limitato le nostre vite negli ultimi due anni. La gara di domenica avrà quindi il sapore della ripartenza e del ritorno alla vita normale. Anche i numeri del circuito stanno tornando verso i livelli di partecipazione che gli sono più consoni. Dopo i 1800 atleti di Lissone e con altri 700 nuovi pettorali registrati, la tappa di Cinisello potrebbe vedere oltre 2000 partecipanti. E' in serio pericolo il record di 2011 atleti di Paderno Dugnano nel 2019.
Campo di gara totalmente rivisto rispetto alle precedenti edizioni. Sempre in via Giolitti angolo via Cilea, ma con ingresso e partenza dai campi di rugby, prima di entrare, con il percorso, all'interno del Parco del Grugnotorto. Primo start alle 9. 
Nella gara elite, si aggiunge al lotto dei favoriti Anwar Habboubi (CUS Pro Patria Milano), insieme al ritorno di Tiziano Marsigliani (Pro Sesto), grande protagonista delle categorie giovanili e sulla via del recupero dopo alcune stagioni difficili. 
Nella gara femminile, ancora tutte contro la triatleta spagnola Rocio Bermejo Blaya (Friesian Team), sempre a podio nelle gare precedenti. Tra le principali rivali ci sarà anche Sara Trezzi (Pro Sesto).Nella prova under 20, favorito d'obbligo il comasco Mattia Campi (Pro Sesto), contro l'atleta di casa Daniele Frezzato (CBA Cinisello Balsamo).

Lunedì, 14 Febbraio 2022 11:06

Campigna (FO) – 5° Campigna Winter Trail

13 febbraio – Finalmente si è potuta correre la versione invernale ‘lunga’ della gara, nata come trail estivo di 23 km da fare a metà luglio. Per le note ragioni, l’organizzazione è passata per varie traversie, di cui si ha traccia in molti siti dedicati all’avvenimento: dopo la quarta edizione svolta il 9-2-2020 sulla distanza di 21 km, nell’imminenza delle restrizioni da Covid, era saltata poi quella del febbraio 2021, né miglior esito consta per una edizione sui 12,5 km programmata lo scorso 30 novembre.

Ma questa volta gli organizzatori della Forlì Trail Asd, ben sostenuti dalle associazioni turistiche del Casentino forlivese, ce l’hanno fatta, e così abbiamo risalito la fredda valle del Bidente (costantemente sottozero nella mattinata), oltre un’ora d’auto da Forlì per una strada tortuosa e costellata di autovelox che punta sul Casentino di Arezzo ed è uno dei tracciati più antichi tra Firenze e la Romagna, percorso anche da Dante ai suoi tempi.

Noi ci siamo fermati a Campigna, 1068 metri, all’interno del grande parco delle foreste casentinesi (immense faggete), ai piedi della catena del Falterona dove nasce l’Arno, e alla base delle ultime rampe del passo La Calla. Questa volta il percorso era quantificato in 19 km con dislivello di 900 metri: tranne i primi e gli ultimi 2 km, su un’antica strada ducal-papale sterrata, tutto il resto era su sentieri e carraie interamente ricoperti di neve, perlopiù soda e ghiacciata (da affrontare con una certa cautela in discesa) tranne che intorno ai km 13/14, esposti al sole e dove il piede affondava anche per una ventina di centimetri nella neve fresca.

Se non altro, la partenza alle 10 ha consentito di prendere un minimo di tintarella, quando dopo 7 km di bosco si usciva in vetta affrontando prima il monte Falco (la cima più elevata della zona, a 1650 metri) e poi, dopo una discesa, di nuovo il monte Gabrendo a 1540 metri (quello della neve fresca e della salita più ripida, roba da 17’ a km per i faticatori della mia taglia).

Ha rivinto lo stesso vincitore del 2020, Patrizio Bartolini del Trail Running Project, in 1.46:48, appena 11 secondi meno di Mattia Capece (Impossible226 Triathlon Forlì). Da notare che nel 2020 Bartolini aveva concluso, su una distanza più lunga di 2 km ma impiegando 21 minuti di meno, il che definisce la maggior difficoltà del giro attuale (su cui il mio Gps, per quello che può valere, indica un dislivello di 1000 metri tondi). 109 in totale i classificati, di cui 20 donne (vanno aggiunti i non competitivi, partiti a seguire sullo stesso percorso): nel 2020 gli arrivati ufficiali erano stati 184.

Le donne sono state regolate da Oana Alina Popa (tesserata Rimini Marathon) in 2.13:56; seconda è giunta Simona Rossi, compagna di squadra del vincitore uomo; la Rossi aveva vinto nel 2020, ma col tempo di 1.42, mentre oggi ha impiegato 35 minuti in più.

Percorso gradevole, frequentatissimo da escursionisti nel tratto toscano, privo di difficoltà estreme, che toccava i rifugi Capanna, Fontanone, La Calla e Città di Forlì, in gran parte corribile (dai più bravi), ottimamente segnalato tranne gli ultimi 2 km, coincidenti coi primi 2 e per i quali gli organizzatori forse si fidavano della nostra memoria: dato che la distanza tra le bandelle arancioni, solitamente di 200 metri fino a quel momento, saliva fino a 800 metri. Qualche perplessità lasciano i quasi 5 km attorno al monte Gabrendo, un anello che si chiudeva su se stesso dando la possibilità teorica di passare dal km 9 al 14, senza nessun controllo al punto più distante, il rifugio La Calla: i trailer sono tutti per definizione onestissimi, ma sta di fatto che uno dei pochi che mi arrancava dietro, verso il km 9 ha chiesto a un addetto dove si poteva tagliare perché aveva un appuntamento urgente a valle…

Uno solo era il ristoro annunciato (forse in considerazione del percorso, inizialmente annunciato in 12,5 km), ma nella realtà erano due, ai km 7 e 13, con tè caldo o almeno tiepido, e acqua; per i ristori solidi ci era stato imposto di portarli con sé, insieme agli altri materiali solitamente prescritti in questo tipo di gare. Anche al termine, per le note imposizioni del ministro-bambino e dei suoi servi più o meno sapienti, il ristoro era sostituito da un sacchetto coi viveri; la tradizione di montagna si salvava con un bel pentolone di vin brulé in cui pescare mediante il tradizionale mestolo. Controllo preventivo di greenpass e obbligo teorico di mascherine in zona arrivo e nei primi/ultimi 500 metri di gara.

Dopo la medaglia ecologica... di cartone, graditissimo ed eccellente il servizio docce, per la concessione di camere dei due alberghi Granduca e Scoiattolo in un raggio di 150 metri dal traguardo; da sfruttare l’opportunità di pranzo tosco-romagnolo, tra tortelli, tagliatelle o polenta arricchiti da cinghiale o capriolo e annaffiati da vini in caraffa. Allo Scoiattolo faccio conoscenza cogli allegri ragazzi della Leopodistica di Faenza, un 8° e 9° posto assoluto maschile, un 7° femminile, capitanati per età da Ercole Cavina, un neosessantenne che ha corso la prima maratona alla corte di Vedilei e punta al Passatore: ma ora incombono gli altri trail romagnoli, di cui il CWT (maratone e “Cinghiali” a parte) è sicuramente quello che va più in alto.

 

6 febbraio – A Castellarano, sulle prime ondulazioni del preappennino reggiano dalla riva sinistra del Secchia, è andata in scena la seconda delle tre prove dei Campionati di Società regionali Fidal di cross. La prima si era tenuta a Cesena due settimane fa, la terza (valida anche come campionato individuale) sarà a Ferrara il 20 febbraio.  Molto bella la collocazione nel “Parco dei Popoli”, adiacente allo stadio che nei tempi belli era sede di una delle gare storiche del Coordinamento podistico reggiano-modenese; divertente e selettivo il tracciato, tutto perfettamente inerbato, con curve secche e saliscendi tali da ‘regalare’, ad ogni giro di quasi 2000 metri, circa 25 metri di dislivello. Perfetta l’organizzazione della società Modena Atletica di Vincenzo Mandile, che in sinergia col servizio di cronometraggio “Sigma” della Fidal ha garantito la diffusione delle classifiche in tempo reale.

http://podisti.net/index.php/classifiche/15918-cds-cross-assoluto-giovanile-e-master-emilia-romagna-2-prova.html?date=2022-02-06-00-00

Appropriato e simpatico il commento in viva voce di Daniele Menarini, un emiliano da tempo approdato in Lombardia a diffondere la cultura del giornalismo podistico, ma che nelle terre d’origine tutti rivedono volentieri. E aggiungiamo il paziente ed espansivo servizio fotografico di Italo Spina, sassolese qui trascinato da moglie e cognata atlete.

È stata una giornata intensa, con 11 partenze suddivise per categorie a cominciare dalle 9 fino alle 13, quando si è svolta la prova assoluta femminile sugli 8 km, risolta da una doppietta prestigiosa della Corradini Rubiera, a opera della titolata Ivana Iozzia 49enne in 31:08 su Federica Proietti, 35enne, in 31:27, tallonata dall’appena ventenne Giulia Cordazzo della Fratellanza Modena (31:42). Trentatré le arrivate; non ha preso il via, come invece annunciato, la forlivese Paola Braghiroli che una settimana prima aveva vinto la mezza maratona di Pesaro.

Insieme alle donne hanno corso gli Juniores maschili (18 arrivati tra gli under 20), con analoghi risultati societari: due Corradini (Mattia Marazzoli e Cristofer Canepari appaiati in 27:28) davanti a tre Fratellanza.

Alle 12,15 avevano preso il via i Seniores maschili, in un plotone di 68: doppietta del Casone Noceto (squadra che, va detto, nello stesso giorno aveva mandato i migliori in Portogallo, a Oeiras per la Coppa Europa di Cross, riportando un terzo posto di società e un 2° individuale coll’ugandese Oscar Chelimo): a Castellarano ha vinto Nfamara Njie, un ventitreenne gambiano arrivato in Italia su un barcone nel 2013, e adottato da una famiglia leccese: capace di 29:30 sui 10mila, qui ha chiuso in 31:22 al pari del compagno di squadra, il 31enne Francesco Carrera. Fra tanti Millennials o Generazione Zeta, va fatto un plauso a Francesco Caldiroli, Corradini classe ’69, arrivato 32° in 35:39.

Ben 92 le donne over 35 che hanno condotto la loro gara sui 3 km, col Circolo Minerva di Parma impostosi nelle due categorie più veloci: i primi quattro posti assoluti sono appannaggio delle F 40,   con Simona Santini (Minerva, 10:54) mezzo minuto davanti a Fiorenza Pierli (Corradini), all’altra Minerva Bethany Thompson (11:45) e a Gloria Venturelli della MDS.

Appena dietro arriva Lisa Ferrari (Minerva), prima F 35 con 11:57, precedendo la compagna Valeria Poltronieri; quando però hanno già terminato la prima F 50, la reggiana targata Minerva Rosa Alfieri (11:45), poi le prime due F 45, la riminese-ovunque Ana Nanu (12:02) e la faentina Manuela Brasini (12:14). Ma bisogna rendere un omaggio a veterane come Cristina Rossi (Modena Runners, classe 1962) che cede solo allo sprint alla coetanea Patrizia Prandi della Fratellanza; alla prof di Cavriago Brunetta Partisotti (Atletica 85, classe 1953) che quasi da queste parti gestisce un apprezzato ristoro della maratona di Reggio; e alla sua compagna di squadra, nonché più anziana in campo, Marta Billi classe 1943, che chiude gli arrivi.

Mentre, quanto a età, ancora più in là arrivano i due unici rappresentanti degli M 80 (Bruno Buonfiglioli, Castenaso, classe 1939) e M 85 (Luigi Bandieri, Modena Runners), che hanno corso coi 106 over 55 sui 4 km, dominati da un altro “equiparato” Minerva, Mohamed Errami, in 15:06, dieci secondi meglio di Daniele Sperindei (Castel S. Pietro), e 15 secondi su Daniele Baroni (Santarcangelo).

Dopo questo terzetto è giunto il primo M 60, Marco Moracas della Fratellanza (15:25), 18 secondi meglio di Daniele Dottori (Sacmi Imola).

Abissale il distacco che il primo M 70 (Adolfo Accalai, Castel S. Pietro, 16:37) ha inflitto al secondo della sua categoria, prendendosi anche il lusso di battere il vincitore M 65, Aris Giordani (Castenaso, 16:54).

Ad aprire la giornata erano stati gli uomini under 55, in 105 misuratisi sui 5 km: su tutti ha prevalso un altro ‘naturalizzato’ Minerva, Rachid Kisri, classe 1975 (13:50 sui 5000, 28:40 sui 10mila), qui in 16:37, davanti al compagno di squadra, e primo M 40 con 17:07, Taoufik Bazhar. Tra i due si è inserito il primo M 35, Elia Generali (Castenaso).

Molto partecipate anche le categorie giovanili, con addirittura 79 arrivati nei cadetti maschili (km 2,5 vinti da Francesco Bigoni della Atletica Estense) e 89 tra le ragazze della stessa età (classi 2007-2008, dominate da Sofia Ferrari della Corradini); 154 in tutto i Ragazzi (2009-2010, km 1,5), regolati da Giovanni Cargioli della Fratellanza e Ludovica Baldini dell’Atletica Frignano di Pavullo, che ha occupato tutto il podio femminile con conseguenze decisive sulla classifica generale societaria.

A livello appunto di società, il Casone Noceto si è aggiudicato la vittoria di tappa negli Assoluti maschili, la Corradini nelle Assolute donne, il Castel S. Pietro nei Master uomini, il Minerva nei Master donne (con un solo punto sulla Faenza 85).

Dopo due prove nei Master, l’Avis Castel S. Pietro domina tra gli uomini, con un centinaio di punti di vantaggio su un terzetto che si giocherà tutto nell’ultima prova di Ferrara: Celtic Druid di Castenaso e la matricola Modena Runners, a precedere di poche lunghezze la Minerva, mentre la Fratellanza quinta non sembra più in grado di inserirsi per il titolo.

Tra le Master donne è invece lotta sul filo del rasoio tra Atletica 85 Faenza e Circolo Minerva, divise da soli 12 punti; ma qui la Fratellanza, a 60 punti dalle prime, può ancora dire la sua. Corradini e Faenza sono staccate di 2 punti appena tra i Cadetti, mentre sono 10 i punti che separano Sacmi Imola e Corradini tra le Cadette. Incolmabili i vantaggi della stessa Sacmi tra i Ragazzi e dell’Atletica Frignano tra le Ragazze. Ma a Ferrara il 20 sarà comunque uno spettacolo ad alta tensione, da vedere e combattere metro dopo metro, dove basta un ritiro, una caduta, una giornata storta per far perdere o guadagnare il piazzamento decisivo.

6 febbraio - Finalmente, dopo due rinvii causa Covid risalenti al dicembre 2020 e all’aprile 2021 (quest’ultimo a pochi giorni davvero dallo svolgimento della gara, per un focolaio scoppiato improvvisamente in una zona circoscritta) l’Associazione In Corsa Libera, sotto l'egida della FIDAL (che aveva assegnato la categoria “Bronze”) e con il patrocinio dei comuni di Sabaudia e di San Felice Circeo, è riuscita a portare a termine la II° edizione della “Maratona Maga Circe”.

Ad accompagnare la maratona sono state le altre due distanze competitive di 28 e 13 km, tutte partite dal centro storico di San Felice Circeo, proseguendo poi per il suggestivo litorale laziale fino all’arrivo nel centro di Sabaudia in Piazza del Comune. Trattandosi di corse in linea, era stato allestito un servizio di navette tra le due località, raccordate anche alla più vicina stazione ferroviaria. Come d’obbligo, agli atleti sono stati richiesti il Greenpass base, o l’esito negativo di un tampone delle ultime 48 ore, e una autocertificazione; alla partenza della gara era obbligatoria una mascherina FFP2.

Il momento non è dei migliori, e la manifestazione è caduta in concomitanza con la storica maratona di Terni, che giovandosi di un consistente zoccolo duro di fedelissimi ‘valentiniani’ ha attirato in Umbria 330 maratoneti e 733 finisher della mezza; ciò nonostante, al traguardo di Sabaudia sono arrivati in 279 (di cui 46 donne) sul percorso intero, in 295 sui 28 km (con 59 donne), e in 498 (di cui ben 148 donne) sui 13 km.

La vittoria sui 42,195 è arrisa nettamente ad Andrea Sgaravatto, venticinquenne della Salcus di Occhiobello (RO) in 2.27:21, che lima notevolmente i suoi limiti stabiliti l’anno scorso: 2.33:08 a Castiglione del Lago, poi 2.36 a Brescia e infine 2.33:45 a Verona l11 novembre.
A 9 minuti è giunto Giorgio Calcaterra, che ha all’incirca il doppio degli anni del vincitore, e, come domenica scorsa alla maratona di Pesaro aveva ceduto a Mohammed Hajjy (oggi secondo a Terni) e ad Alberico Di Cecco, anche oggi si è dovuto accontentare di un piazzamento onorevole, precedendo di quasi tre minuti Federico Ghelli, trentenne della Pro Patria Milano, accreditato di 1.12:54 nella maratonina di Milano del 21 novembre scorso.

Calcaterra ha comunque avuto la soddisfazione di vedere due ragazze tesserate per il suo sodalizio al secondo e terzo posto della classifica femminile, vinta nettamente da Cecilia Flori (Villa Guglielmi), che simbolicamente ha compiuto i 42 anni e due mesi di età, in 3.12:42 (lontana però dal 2.53 registrato a Venezia nel 2019); ciò le è bastato per giungere quattro minuti davanti a Veronica Correale, mentre assai più distanziata è la terza, Sara Pastore sempre della Calcaterra Sport.

Da notare che la Flori non è una scappata di casa qualunque: originaria di Ostia, specializzata in Fisica gravitazionale, ha studiato a Londra, al Max Planck Institut di Berlino, e in Canada, divenendo poi docente nell’istituto di Matematica presso la Waikato University in Nuova Zelanda, nazione dove ha ‘imparato’ a correre con ottimi risultati le 100 km e ultra. Dunque (non sembri irriverente la battuta), davvero una “Fisica bestiale”, le cui doti le fanno “superare le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce”

A proposito, invece, di amatori cui piacciono le ‘doppiette’, noto nell’ordine d’arrivo varie vecchie conoscenze viste domenica scorsa a Pesaro, e oggi di nuovo al traguardo: come Simone Leo, che dal 4.33:10 di Pesaro è sceso al 3.57 di oggi (due minuti avanti a un altro Simone – di cognome – cioè Matteo Simone rimasto un pelino sotto le 4 ore). Doppio traguardo anche per l’avvocato Paolo Reali (4.10 oggi) e per Michele Rizzitelli (5.17). Menzione speciale per il vicentino Antonio Grotto, classe 1949, che a Pesaro aveva chiuso in 4.08:24, e a Sabaudia è finito terzo di categoria in 4.33:50, in quella che risulta essere la sua 995^ maratona.

Altri amici però  ‘accontentatisi’ della sola  Sabaudia sono (scorrendo la classifica) Marilena Dall’Anese (3.52), Astrid Gagliardi (già a Trieste un mese fa, e qui capace di 3.54), Giovanni Baldini (4.01), Angela Gargano: auguriamoci di leggere presto le loro impressioni su queste pagine.

A vincere la 28 km sono stati Luca Parisi (1.32:51) e Alessandra Scaccia (1.59:09)

http://podisti.net/index.php/classifiche/15910-2-maga-circe-28-km.html?date=2022-02-06-00-00

nella 13 si sono imposti Matteo Pelizza (quasi allo sprint, in 43:23) e Lucia Mitidieri (48:17).

http://podisti.net/index.php/classifiche/15911-2-maga-circe-13-km.html?date=2022-02-06-00-00

 

3 febbraio – Mentre agenzie di stampa, TG e lo stesso governo (con suo comunicato ufficiale diffuso nella serata di ieri) annunciano che la pandemia è in recesso (dagli oltre 20mila casi di positività registrati nel “picco” del 12 gennaio siamo passati agli 11mila del 2 febbraio), e sta per uscire sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto varato il 2 febbraio (cioè all’indomani dell’entrata in validità delle norme previste dal decreto precedente…): decreto che allenterà la stretta e consentirà ai possessori di Green Pass rafforzato (detto anche Super o Mega Green Pass, la cui validità perde qualsiasi scadenza) di ‘sorvolare’ tutte le eventuali restrizioni, anche in zona rossa (vedi sotto un estratto); e addirittura voci di corridoio preconizzano la soppressione del Comitato Tecnico Scientifico (non è al momento citata la soppressione della presenza delle “virostar” nei talkshow, ma questa dipenderà dalla scadenza dei lucrosi contratti stipulati dalle emittenti tv), ci arriva un comunicato ufficiale del Comitato volontario Rione Empolese, il quale

ricorda a tutte le società che la gara podistica ‘’Correndo per David’’ in programma a Pieve a Nievole (PT) il giorno di domenica 6 febbraio c.a., viene rinviata a data da destinare causa ‘’Covid 19’’. Dunque sarà nostra competenza avvisarvi sulla nuova data di effettuazione della gara.

Dello stesso parere non sono, fino a questo momento, gli organizzatori delle maratone di Terni e S. Felice Circeo, e speriamo che resti così.

Aggiungiamo tuttavia che, chi eventualmente pensasse di “ristorarsi” della mancata corsa con qualche ora in piscina, farà bene a controllare se la sua piscina sarà aperta: per domenica 6 febbraio, il Coordinamento nazionale dei gestori delle piscine ha proclamato la serrata degli impianti; anche qui, possiamo dire, “causa Covid-19”, o almeno concausa:
su 23 mesi di pandemia, 10 li abbiamo passati chiusi mantenendo tuttavia costi enormi che ci hanno generato perdite molto significative. Le piscine sono state le prime a chiudere e le ultime ad aprire. Le piscine sono state le prime (6 agosto 2021) ad aver imposto l’obbligo di ingresso con Green Pass e, nonostante ciò, lavoriamo ancora al 40% della capienza in ragione dei limiti COVID (di fatto mai allentati)”.

I vari decreti ristori hanno garantito somme che arrivano nemmeno al 5% dei ricavi annuali a fronte delle riduzioni di utenza e di fatturato di oltre il 50-60%. Il “caro bollette” con aumenti superiori al 50% è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Solo per fare un esempio: in un impianto di medie dimensioni si registravano circa 20.000€ al mese di utenze, oggi siamo ben oltre 30.000€, ciò significa 120.000€ di rincari annui su un singolo impianto.

 

TESTO DEL DECRETO 2-2-22 (stralcio dalla bozza)

Le certificazioni verdi COVID-19 rilasciate dopo la terza dose hanno efficacia senza necessità di nuove vaccinazioni. Al regime di chi si è sottoposto alla terza dose è equiparato chi ha contratto il COVID ed è guarito dopo il completamento del ciclo vaccinale primario. 

A coloro che provengono da  uno Stato estero e sono in possesso di un certificato di avvenuta guarigione o avvenuta vaccinazione con un vaccino autorizzato o riconosciuto come equivalente in Italia, nel caso in cui siano trascorsi più di sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale o dalla guarigione, è consentito l’accesso ai servizi e alle attività per i quali è previsto il Green Pass Rafforzato previa effettuazione di un test antigenico rapido (validità 48 ore) o molecolare (validità 72 ore). Ciò vale anche per coloro che hanno effettuato vaccinazioni con vaccini non autorizzati o non riconosciuti come equivalenti in Italia, sempre previa effettuazione di un tampone.

Sono eliminate le restrizioni previste nelle zone rosse per coloro che sono in possesso del Green Pass Rafforzato.

30 gennaio – 221 classificati nella maratona (di cui 46 donne), 207 nella mezza (39 donne), sono cifre che, se rapportate ai dati del 2021, collocherebbero questa nuova 42 km più o meno sulle cifre di gare ben più blasonate come Napoli, Palermo, Sanremo, e per esempio ben davanti al Mugello o a Pescara o Catania. È la risposta concreta che il Club Supermarathon (alias “Popolo delle Lunghe”, o PDL: marchio depositato dal capitano d’industria Paolo Gilardi) dà alla crisi pandemico-burocratica che attanaglia da due anni il nostro sport.
Vale la pena di accostare la contemporaneità di questa maratona (e dell’assemblea annuale del Club che l’ha preceduta) con l’altra cosiddetta Maratona svoltasi nel Palazzo per eccellenza, che potremmo intitolare “Maratona dei Tengofamiglia” e sul cui traguardo stava scritto “24 settembre – Penzione pettutti”.
A 226 km di distanza, il Club ha presentato il suo programma di maratone (direttamente organizzate, o ‘affiliate’ tramite l’Asd “Orta 10 in 10”). Tra le novità assolute, la Maratona della Battaglia, a Curtatone (di Mantova) a maggio, fortemente voluta dal “Sindic” Marco Simonazzi; la maratona dei Trulli a Locorotondo in ottobre; il ritorno di una 42 in Val d’Aosta a giugno, e (diciamolo piano) a Bari in novembre. Questi sono fatti (e citare tutti gli altri sarebbe troppo lungo): altri annullano, qui si propone e a volte si impone (molto divertente l’intervento in assemblea di un socio-organizzatore, che garantisce sull’effettuazione della sua gara, “e se non mi danno il permesso, me lo do io da solo”).
E se qualche volta, l’impressione che ne ricavano i ‘puristi’ che pontificano su riviste patinate e su blog squalificati è quella di maratone fai-da-te, auto-organizzate solo per acquisire totali abnormi di 42 terminate, la taccia non vale per le corse sopra citate (come non varrà per la 100 km delle Alpi dell’8 ottobre, valida come campionato nazionale Fidal sulla distanza); né vale per Pesaro, che ha ottenuto l’omologazione della Fidal Marche (sia pure con la definizione di “corsa da 42 km circa”, e l’apertura agli iscritti degli Eps, cosa che ai tempi dei colonnelli federali era inaudita). Pazienza, i tempi conseguiti a Pesaro non entreranno nelle statistiche, e anche su quei “42km circa” i nostri Gps hanno mosso obiezioni; però intanto si è corso, e dal 1° febbraio … vedremo (per il 6 comunque sono al momento confermate Terni e Circeo, per il 13 la maratona sulla Sabbia di S. Benedetto del Tronto). Sempre che il Palazzo, adesso che si è garantita la pensione, non tiri fuori dal cilindro qualche altro protocollo nefasto.

Veniamo allora alla 42 “circa” di Pesaro, località che pare abbia visto una maratona 45 anni fa, e tutt'al più poteva invidiare la contigua maratona Barchi-Fano (bella e... in discesa!), in una regione che già ha sofferto l’eutanasia della maratona del Piceno (Servigliano / Fermo). Ma il comitato locale, ben sostenuto da Matteo Ricci (sindaco eletto e rieletto col 60% dei voti) è riuscito a creare un tracciato tutto all’interno del Comune (non si sa mai che i sindaci confinanti siano dei proibizionisti), con qualche bizzarria e contorsione, ma a suo modo ‘completo’, chiuso al traffico e in totale sicurezza per chi correva. Verso le ultime battute, un incidente stradale ha fatto chiudere la strada adiacente al nostro tracciato, ma senza il minimo coinvolgimento della “bicipolitana” di Baia Flaminia su cui si muovevano gli ultimi, il Gelati della Bassa emiliana o la Carlotta dell’alta Lombardia, e l’indomito Toschi che ha sempre parole di saggezza per tutti quanti lo affiancano.

Il percorso partiva e arrivava appunto dal lungomare di Baia Flaminia, una zona abbastanza tranquilla della città a nord del portocanale, e per i primi 20 km si snodava sulla panoramica collina di San Bartolo, in direzione della Romagna, raggiungendo per due volte l’abitato di S. Marina a 160 metri slm. Strada godibile, salita agevole e da prendere con calma dato anche il tmax alquanto generoso; clima freschino, che rende meno amara la sorpresa della mancanza di ristori o quanto meno di beveraggi, che tutti ci aspettavamo al km 11 dove finisce il “bastone” e si inverte la marcia.
Probabilmente, i corridori della 21, partiti con noi ma evidentemente più veloci, hanno prosciugato tutto: sta di fatto che a mia disposizione c’è un limone intero, che assalto e ingerisco a morsi, e quanto al bere, verso il km 14 una voce amica suggerisce, alla Gaetano Pappagone, “l’aqqueqquì”, indicando un piazzaletto a lato, che nel salire avevamo trascurato, ma la cui fontanella ora diviene refrigerio obbligatorio.
Dopo un km, c’è invece un problema logistico; troppo piccola la freccina che indica di svoltare a destra, e sibillino il cartello del km 15, messo praticamente a cavallo del bivio: per mia fortuna, una collega podista mi porta sulla retta via, e  quando, dopo un altro km di strada-trail, siamo al secondo punto di ristoro (“mi dispiace ma non abbiamo più niente”, tranne un po’ di tarallucci e fette di limone), scongiuriamo uno degli addetti (che ormai lì non ha più niente da dare) che risalga fino al bivio, sennò i 42 km “circa” saranno ancor più “circa”.

Si passa dalla villa che fu l’ultimo o penultimo nido d’amore (ehm ehm) di Pavarotti, ed eccoci di nuovo a Baia Flaminia, in un punto dove sono accostati i cartelli 21-22-23-24-25 km. C’è stato spiegato la sera prima, e un numero sufficiente di addetti ce lo ripete e indica: per raggiungere il fatidico chilometraggio, occorre passare per quattro volte sotto il traguardo (con rilevamento sia manuale, sia chip, sia fotografico ad opera di Sergino, fotografo, arrotino e pittore), poi entrare in un mini-circuito, da dove si uscirà solo dopo la quarta “assoluzione” (prudente chiedere conferma: è il quarto passaggio, vero?).

Mentre passo io, arrivano i primi: vince l’habitué di questi tipi di gara, il 43enne Mohamed Hajjy, in 2:33:34, precedendo due mostri sacri, reduci da ben altri teatri: Alberico Di Cecco (02:36:54), nono alla maratona di Atene 2004, vincitore in una 42 di Roma, secondo a Venezia, Padova, Firenze, che battendo oggi Giorgio Calcaterra (02:37:19) gli restituisce il ‘favore’ ricevuto al Passatore 2011, quando l’allora taxista batté di 3 minuti lui, esordiente. In 2:40 arriverà il quarto, Stefano Velatta, 46enne più volte distintosi ultimamente sulle lunghe distanze.

A noi peones tocca invece di imboccare la “bicipolitana”, costeggiare il Foglia di qua e di là, prendendo infine l’altra ciclabile, quasi rettilinea, che ci porterà, tra spiaggia e ferrovia, sino al confine di Fano, al km 33,5 (ma confesso che dopo i 4 giri in tondo il mio Gps ha sballato i conti), nei pressi del Village Marinella, dove appunto Marinella (Satta, cestista e 252 volte maratoneta) ci prende i numeri rilasciandoci l’ultima greencard.

È insomma un avantindree di 8+8 km, nei quali riconosciamo o magari scambiamo qualche battuta tra colleghi: la prima è Federica Moroni, sesta assoluta e come al solito prima donna, una quasi-cinquantenne che non li dimostra affatto e a queste gare non manca mai perché i suoi tempi le garantiscono trofei certi in ambito regionale: vinse la maratona della ripartenza, a San Marino nel 2020, e ha rivinto spesso dalle sue parti, salvo permettersi un’escursione a Valencia due mesi fa dove i suoi tempi le hanno fruttato il 54° posto tra le donne. Ma a Pesaro vince in carrozza, 23 minuti sulla seconda Francesca Ferraro, e 40 sulla terza Michela Morri che batte allo sprint la giovane jesina Elisa Bellagamba.

Ma non occupiamoci più di campioni, e salutiamo piuttosto, da un distacco valutabile a 7-8 km, Leandro Giorgio Pelagalli, inarrivabile rivale di categoria con 443 maratone concluse (tutte più che dignitose); e poco dietro, Paolo “Scoubidou” Fastigari, che ne fatte “solo” 225. Finirà appena sopra le 4 ore il contabile ufficiale del Club, lo psichiatra Franco Scarpa (che certamente di casi degni di studio qui ne troverà a bizzeffe), cui spetta di verificare l’esistenza e convalidare le maratone dichiarate dai consoci. Intanto arriva alla fine della sua 412^ maratona (o più), e quando arriverò io lo troverò intento a trasportare in luogo sicuro l’urna elettorale del Club, dove certamente non troveremo voti per Amadeus o Terence Hill o Siffredi.

Intanto si continua a correre, ciascuno come può: sotto antibiotici da 3 giorni (non è Covid!) proprio non ce la faccio a reggere il ritmo di Daniela Lazzaro, veneta compagna di tante corse e anche di questa: fino all’ultimo giro di boa, quando in presenza di Marinella (e di un succulento ristoro) le faccio un complimento e lei, ringraziando, si invola prendendosi alla fine 9 minuti; mentre si accontenta di 7 Paolo Farina, pugliese, ideatore della maratona Federico II che non poté correre perché operato a un ginocchio, e ora pensa alla rinascita di Bari. Mantengo invece in limiti onorevoli (quasi beffardi) il distacco dall’avv. Paolo Reali di Latina; e adesso, rientrando a Pesaro-City, tocca a noi incoraggiare chi ritroviamo ancora nel tratto ascendente (c’è un altro ristoro, che vale per chi scende e per chi sale): i concittadini coniugi Saracini/Terenziani, la prof di inglese Laura Failli con cui condivisi tratti della Vinci-Collodi e del Passatore, il ‘trombettiere’ forlivese Lorenzo Gemma che corre più o meno col braccio al collo dopo l’infortunio sul Lamone tre settimane fa; la coppia Rizzitelli-Capecci, almeno 1800 maratone fra tutti e due, miss Carolina Agabiti che aveva incantato l’assemblea della vigilia col suo abito a pizzi.

Incrocio ora ol sindic Simonazzi, al mio km 40, e gli racconto come nel palazzo di fronte, l’Opera Padre Damiani, ebbi il primo grande sconforto della mia vita, quando a 8 anni mi trovai a cominciare un mese di colonia estiva, lontano dal paesello, senza conoscere nessuno. Davanti all’ingresso mi misi a piangere a dirotto, una “signorina” mi chiese perché, e io vergognandomi a dire che soffrivo la nostalgia, dissi che avevo fame… Ma nei giorni successivi conobbi il primo Santo della mia vita (Pesaro per me è piena di prime cose), appunto il padre Pietro Damiani (1910-97), orfano in tenerissima età, poi fabbro, barbiere, calzaturiere, infine prete impegnato nel dare una casa ai bambini abbandonati della guerra, soprattutto i piccoli profughi dell’Istria. Per loro istituì il collegio Riccardo Zandonai (in onore del concittadino e amico musicista), alla cui soglia il bambino spaesato del 1958 pianse, riacquistando poi il sorriso ai racconti del Santo.

Allo stagionato e nostalgico maratoneta non rimane che percorrere il tratto di strada che facevamo ogni sera, in fila per due, dopo cena; poi si passa il ponte, ed eccoci a Baia Flaminia, a quel traguardo da oltrepassare per la quinta e ultima volta.
Ristoro che fa dimenticare le carenze di tre ore prima: scorrono a fiumi birra e coca, per mandar giù ghiotti panini imbottiti. Doccia in albergo (long stay un po’ caruccio), o gratis nel vicino palasport; poi si riparte per la stazione, facendo in tempo a salutare gli amici visti 20 km fa e che vanno a concludere; di nuovo ol Sindic, poi Luca Gelati, la pantera rosa Carlotta Gavazzeni e Gianfranco Toschi a chiudere le 8 ore di sfilata.

Doveroso ricordare anche lo svolgimento della maratonina, in pratica la prima metà collinare della nostra 42, vinta da Andrea Barcelli (1:14:14) e, molto nettamente tra le donne, da Paola Braghiroli (1:25:17), Ma lasciatemi solo citare il ritrovato Alberto D’Addese, tra gli ultimi a tenere in vita, come assessore di Carpi, la fu-maratona d’Italia, e oggi tornato alle gare – come si suol dire – dopo lunga e penosa malattia, per fortuna ad esito fausto. Il Circo darà tante altre occasioni per rinascere.

 

Servizio TG3: https://www.youtube.com/watch?v=JmY6sCZGL3Y

 

Venerdì, 28 Gennaio 2022 10:05

Emilia-Romagna: altre gare che si sfilano…

28 gennaio – L’ultima notizia è che la 46^ “Valli e Pinete” di Ravenna, storica 21 km cui si erano aggiunte una 10 e una 30 km, non si svolgerà nemmeno il 6 marzo come era stato calendariato. Siccome il sito tradizionale degli organizzatori risulta bloccato e non più aggiornato (continua a essere “puntato” sulla edizione del 1° marzo 2020, che alla pari della maratona di Bologna fu la prima corsa ad essere annullata causa Covid; come non si svolse la successiva edizione ravennate, del 7 marzo 2021), la notizia appare sulla pagina Fb della Atletica Mameli; ed è pure stato aggiornato il sito della Endu per le iscrizioni: la data che ora viene proposta è il 27 marzo, in una sorta di calcolo epidemiologico per cui in tre settimane l’emergenza-virus sarà passata.

Evidentemente, l’appello di Michele Marescalchi http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/8267-calendario-nel-covid-marasma-chi-lo-accresce-e-chi-lo-avalla.html non sta sortendo grandi effetti: il 27 marzo è già affollato da gare di rilevanza nazionale come le Maratone di Roma e Treviso, le mezze di Vigevano “Scarpa d’oro” e del lago di Caldaro (e sabato 26 sono programmate le due eco-ultramaratone di Firenze e Radda in Chianti); senza dire che a pochi km da Ravenna, a Pieve Sestina di Cesena, sarebbe prevista una 13 km, e tra Bologna e Ferrara (a Lovoleto di Bentivoglio) l’8^ competitiva della Canapa.

Ma quanto al calendario bolognese, è bene non farci troppo affidamento: a oggi, risulta già annullata la 10 km competitiva di Viadagola, facente parte del calendario regionale Fidal (13 febbraio); e quanto alla Camminata del Pontelungo di Bologna (27 febbraio), il presidente della Podistica Pontelungo, Giuliano Nervo, ci anticipa una probabile mancata autorizzazione da parte del Comune di Bologna. Sia pur continuando a fare il tifo per la gloriosa società bolognese dei Righi e degli Otta, nel caso che si verifichi l’ipotesi peggiore invitiamo gli appassionati locali a cercarsi eventuali soluzioni di riserva: chissà che non venga confermato il 10° Gran Premio Città di Misano, nell’autodromo intitolato a Marco Simoncelli.

E per concludere con le vicende di una regione che troppe volte si autoproclama all’avanguardia (salvo vedersi scoperchiati gli altarini), segnaliamo che la seconda Maratona di Classe, già programmata per il 31 dicembre scorso, e stando al sito Atleticando.net dell’Uisp Emilia-Romagna spostata a questo 20 febbraio https://www.atleticando.net/gara.php?id=40977&ts=19020#

non appare affatto sui nostri radar, malgrado i ripetuti tentativi di contattare gli organizzatori con tutti i mezzi disponibili.

I latini dicevano “Finis coronat opus”; invertendo l’ordine dei fattori, siamo al “Corona finit opus”.

SERVIZIO FOTOGRAFICOCLASSIFICA GENERALE - 23 gennaio – Finalmente si corre a Modena città, per la prima volta nell’anno nuovo, e quattro mesi dopo l’ultimo Diecimila competitivo nella frazione di San Donnino. E si corre sia in modo competitivo, con un totale di 223 classificati, sia in forma non competitiva, con partenza libera: il defunto Gianni Vaccari, storico presidente al cui nome è intitolata la gara agonistica, non era granché d’accordo coi cosiddetti partesspremma, ma con la pandemia e le regole più o meno sensate che ne discendono bisogna venire a patti, e allora… se vuoi avere i permessi di organizzare, vai col distanziamento, colle mascherine e il greenpass (leggo anche sui social che a un iscritto sarebbe stato richiesto il supergreenpass, e siccome non l’aveva, sarebbe stato escluso: uso il condizionale), niente tende sociali e niente allegre tavolate del ristoro finale.

Contentiamoci, e segnaliamo come fatto positivo quello che in altri tempi sarebbe sembrata una seccatura: l’estrema difficoltà nel trovare parcheggi, in mancanza di quel pratone dove, negli anni gloriosi, lasciavamo ordinatamente l’auto (il “consumo di suolo”, a parole aborrito, nei fatti l’ha portato via). Significa che sono venuti in tanti, anche da fuori provincia e regione (Lombardia, Toscana soprattutto), favoriti anche dalla morìa di corse nei paraggi. Pure fra gli organizzatori c’è don Abbondio e c’è padre Cristoforo; e accanto alla lista quotidiana delle vittime per Covid (ovvero “con” Covid, che sarebbe utile distinguere), c’è la lista settimanale delle gare vittime del Covid e soprattutto dei protocolli.


Viva la Madonnina, dunque, che qualche decennio fa organizzava quello che fungeva da prologo alla più titolata Corrida; mentre oggi, della Corrida c’erano solo due patetici foglietti nel pacco gara, che invitano agli allenamenti “Prepara la Corrida – Lunedì 31 gennaio 2022”, ma contemporaneamente avvertono che non il solo 31 ma anche il 29 e 30 si potrà unicamente partecipare alla “Virtual Corrida”, scattandosi un selfie e “taggando i social”, e beninteso versando un obolo dai 5 ai 20 euro, a seconda dei benefit desiderati.

La sostanza è che la Madonnina, partita come “lepre”, per il ritiro del suo “campione” vince lei la gara.

Decisamente diverso dal solito, oggi, il percorso: forse ci rimettono di più i non competitivi, cui è tolto il tradizionale passaggio sull’argine del Secchia e per Freto, per le stradette dove Baldini preparò l’alloro olimpico, in cambio di un giro più circoscritto fin verso la tangenziale; mentre ai competitivi importa meno il panorama (oltretutto stamattina c’era il nebbione con temperatura mai sopra lo 0), e forse l’inaugurazione sportiva della nuova pista ciclopedonale sorta sul tracciato della ex ferrovia toglie visioni ma regala rettilinei e tratti nei quali spingere a fondo l’acceleratore, pur di stare attenti ai possibili tratti ghiacciati e opportunamente ‘salati’.

Prova ne siano i tempi di rilievo realizzati sui 10mila, misurati alla perfezione (la mia impressione è che l’ultimo km sia stato accorciato di una venticinquina di metri corrispondenti al surplus accumulato nei precedenti, e alla fine tutto fosse a prova di Pitagora): il vincitore degli Assoluti maschi (57 in tutto, partiti alle 11 dopo la conclusione delle due batterie precedenti), il 22enne Marco Casini della Delta Sassuolo, con 30:46 ha preceduto di soli 3 secondi Michele Belluschi tesserato Recanati, che tra dieci giorni compirà 30 anni, e su questa distanza è accreditato di 30:33 (mentre in maratona, a Pisa un mese fa è stato sotto le 2h23).

Emozionante comunque l’arrivo, coi primi 5 racchiusi in 10 secondi, e 22 atleti entro i 3:30/km.


Eccellenti risultati anche tra i Master (115 classificati, tra gli M 45 e oltre), regolati nettamente da un cinquantenne, Massimo Sargenti tesserato per la realtà podistica più viva della provincia, i Modena Runners del presidente Alberto Cattini, che dopo la Cinque Mulini e prima del Campaccio ha corso – dice lui – in scarico finendo in 42:43 assieme al suo compagno di squadra Paolo Pedrielli.

Ma torniamo ai primi: Sargenti in 35:17 (dunque 3:32/km) ha prevalso per 13 secondi su Fabio Poggi da San Vito e Niki Stanzani della Fratellanza, accreditati dal chip dello stesso tempo (ma i due giudici d’arrivo, il Reginato in solluchero per le 13 vittorie consecutive del Modena, e gli impenetrabili occhi cerulei di Simona Neri, hanno sentenziato quest’ordine). Da notare il quinto posto del sindaco emerito Luca Gozzoli, classe 1966, Modena Runners pure lui, e finale di 36:07.

Ma permettetemi di guardare oltre la metà, anzi verso la fine dell’ordine d’arrivo, che addirittura come in F1 classifica 6 atleti “a un giro”, e tra loro ci sono due classe 1947, il bolognese Umberto Margelli e il modenese di confine Giuseppe Cuoghi. Risalendo, vedo la lotta tra i due Malavasi risolta in favore di Paolino (classe ’51) su Luciano (classe 50). In mezzo ai due sta il gentleman dei Pico Runners, Claudio Morselli; ma davanti a tutti, spacca il minuto (50:00) Maurizio Pivetti, classe 56, presidente provinciale del podismo Uisp e che rilancia l’idea di fare a Modena un museo del podismo (a proposito, sabato prossimo una troupe cinematografica andrà nei luoghi natali del Lupo per documentare con lui le corse degli anni eroici: se qualcuno vuole fare la comparsa… ma come all’Eroica, sono prescritti gli abiti d’epoca).


Veniamo alle 51 donne (che hanno corso tra le due manches maschili) e ad un altro arrivo allo sprint, 3 in 5 secondi: Paola Braghiroli da Forlì, classe 1979, in 37:30 supera di 4 secondi la coetanea Gloria Venturelli della MDS Sassuolo, che a sua volta la spunta di un solo secondo sulla molto più giovane Arianna Lutteri della Corradini. Quarta assoluta, e prima della categoria F, la reggiana over 50 Rosa Alfieri (tesserata Minerva), che con 38:14 distacca di cinque minuti Sonia Donnini, altra MDS.

Su tutti (o dovremo scrivere tutt* o tuttə? chiederemo la pronuncia esatta a Valentino Ristallo, oggi in veste sbandieratrice) ha vigilato e informato Roberto Brighenti, tornato alla casa madre da dove, addestrato da Gianni, era partito per diventare (adatto la frase originariamente riferita al modenese Lodovico Antonio Muratori di cui oggi cade l’anniversario della morte) “il primo onore d’Italia”.

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