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Venerdì, 23 Febbraio 2024 09:38

Storie di sport, lezioni di vita

Sorride Valentyna Veretska nella foto che la ritrae dopo aver tagliato vittoriosa il traguardo della maratona di Gerusalemme il 25 marzo 2022. Avvolta da una fascia per capelli verde smeraldo si gode una giornata di sport e di serenità e i suoi 31 anni pieni di futuro. Ha lasciato l’Ucraina sotto le bombe ed il marito al fronte. Insieme alla figlia si è rifugiata in Polonia, terra che in questi due anni ha accolto migliaia di profughi dalla vicina Ucraina. Il cronometro segna 2h45’54’’, le mani vittoriose di Valentyna stringono la bandiera ucraina e quella Israeliana.

Quel giorno non immaginava che era alle porte un’altra guerra molto sanguinosa proprio su quel suolo della vittoriosa maratona. Valentyna è un’atleta talentuosa. Ha corso in Germania, Portogallo, Romania, Albania, Kuwait, Stati Uniti. Ha personali di 2h38’ sulla maratona ed 1h15’ sulla mezza maratona. Ha partecipato quattro volte con la maglia della sua nazione ai Campionati europei di corsa campestre.

La storia di Valentyna Veretska, assieme ad altre 19 è racchiusa in un libro: “A Futura memoria. Storie di sport, lezioni di vita” (ed. Minerva, 2023). Vicende sportive alcune note, altre (la maggior parte) meno conosciute, raccolte e ben descritte da Massimiliano Castellani, giornalista di Avvenire e Adam Smulevich, giornalista dalla cui penna era partito il riconoscimento di Gino Bartali come “Giusto tra le Nazioni”.  

“La Memoria passa anche da una pista di atletica e corre veloce su una bicicletta e quando è forte è sospinta dalla Storia. Taglia il traguardo per prima e poi sale su un podio da dove più nessuno riuscirà a farla scendere”, scrivono gli autori nelle prime pagine.

Nel libro ci sono storie di pugilato, ciclismo, tennis, lotta greco-romana, ginnastica, rugby, atletica, calcio... Tutte con un minimo comune denominatore, la potente frase di Nelson Mandela: lo sport, più dei governi e dello scacchiere politico, “ha il potere di cambiare il mondo”.

Avvicinandosi l’appuntamento olimpico di Parigi 2024 spicca tra le altre la storia di Shaul Ladany, atleta israeliano di origine balcanica, oggi 87enne, deportato da bambino in un campo di concentramento e scampato all’attentato ai Giochi Olimpici di Monaco del 1972. “C’è tanta vita da calpestare - è stata negli anni la sua testimonianza. - Ma guai a ignorare il passato, perché se lo rimuoviamo questo si ripresenterà».

L’illustratore Carlo Cazzaniga completa questo libro con una galleria di immagini che usano il formato del francobollo “come fosse un elemento comprovante la verità delle storia presente nel racconto”. Un espediente utile a fissare le vicende narrate esaltandole in una maniera equilibrata. Immagini che Cazzaniga definisce “volutamente imperfette” come imperfetti sono le donne e gli uomini raccontati, persone “in balia degli eventi, protagonisti involontari se non addirittura protagonisti loro malgrado”.

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Le alte temperature fuori stagione del mese appena trascorso preoccupano (e non poco) i corridori italiani. In particolare al Centro e al Sud della Penisola sono state registrare giornate con temperature massime attorno ai 16 gradi. Un fatto del tutto anomalo per uno dei mesi tradizionalmente più freddi dell’anno (almeno nell’emisfero Nord del Pianeta). Gli esperti di meteorologia dicono che il primo mese dell’anno del 2024 è stato il gennaio più caldo della storia da quando si misurano le temperature atmosferiche. Il Servizio per i Cambiamenti Climatici Copernicus (C3S) ha riportato medie globali superiori di 1,6 gradi centigradi rispetto alla media pre-industriale. Una continuazione del 2023, l’anno più caldo della storia da 150 anni a questa parte.

Ci siamo resi conto delle temperature insolite correndo in particolare nella pausa pranzo, momento preferito per gli allenamenti da molti podisti nei mesi autunnali e invernali. Verrebbe da dire che i tradizionali consigli che vengono pubblicati per chi pratica la corsa a piedi nei mesi estivi siano validi anche ‘fuori stagione’, se non fosse che le giornate sono corte e alcune cime risultano imbiancate.

Dentro questa costatazione ce n’è un’altra: quale può essere il nostro impegno di sportivi e amanti della corsa per limitare questa situazione? Cosa posso fare io podista della domenica insieme evidentemente a tanti altri che sono sensibili all’argomento? Ho io le possibilità di cambiare il corso degli eventi? Si tratta di mettere in campo buone pratiche che contribuiscano, assieme allo sforzo di tanti (ma ancora pochi, forse), a rendere migliore il nostro vivere rispettando le persone e anche l’ambiente.

Vorrei attirare l’attenzione, per trattare un punto concreto, sull’uso della plastica nelle manifestazioni podistiche. Bottigliette per l’acqua, bicchieri, piatti e contenitori, pettorali e striscioni... La plastica è stata una grande invenzione e una grande alleata dello sviluppo umano. Il suo inventore attorno al 1861, l'inglese Alexander Parkes, la riteneva un sostituto economico di altri materiali come legno, metalli e vetro. Un secolo dopo la sua invenzione la plastica cominciò ad essere usata nella produzione di massa nei settori dell’abbigliamento, del confezionamento, della moda e anche dello sport.

L’utilizzo della plastica oggi rischia di inquinare irrimediabilmente terre, fiumi e mari ed il suo riciclo sembra essere insufficiente come pratica per limitare i danni. L’accumulo di plastica, in particolare nei mari, comincia ad essere un problema molto serio. La luce del sole, il vento e le correnti non sono infatti sufficienti per scomporla definitivamente. E i rifiuti in plastica contribuiscono al surriscaldamento globale influendo sulla stabilizzazione dell’effetto serra.

Qualche anno fa è nato Run for the Oceans, un movimento di podisti di tutti i continenti che pensa la corsa come un mezzo “per fermare l’inquinamento causato dalla plastica negli oceani”. I podisti che vi parteciparono si sentivano “ambasciatori” di questo messaggio. Il progetto veniva da una nota marca di scarpe. Al di là di una possibile strumentalizzazione pubblicitaria della questione, crediamo vada apprezzato l’impegno per una presa di coscienza del mondo della corsa su questo delicato tema.

Sono molte le manifestazioni che stanno lavorando sull’argomento. Ai Giochi Olimpici di Rio 2016 le medaglie con cui furono premiati gli atleti avevano i nastri fabbricati per il 50% con plastica riciclata, e i milioni di bottigliette di plastica impiegati vennero riciclati per costruire sedili degli stadi di calcio. Lo scorso anno alla Mezza Maratona di Napoli il Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus propose un concorso tra i partecipanti che sceglievano di fare la gara basandosi sulla propria riserva idrica senza consumare acqua dalle bottigliette distribuite lungo il percorso.

Pensando alla prossima estate ci vengono i brividi (magari!): come ci salveremo dal grande caldo? Ma più opportunamente potremmo forse chiederci: come salveremo questo clima ed il nostro Pianeta? E ancora: cosa è possibile mettere in atto nel mondo del podismo?

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Martedì, 30 Gennaio 2024 10:05

La mia Ecomaratona della Capitale

Le “prime” hanno sempre un fascino particolare. Vale per la prima di un’opera teatrale, della proiezione di un film, dell’inaugurazione di una mostra o di un museo. Vale anche per una manifestazione sportiva, ad esempio una maratona. La I edizione della Ecomaratona della Capitale che si è corsa domenica 28 gennaio con partenza e arrivo allo Sport City Roma (strada del Portillo 282) è stata una “prima” interessante e con alcuni punti da migliorare. Siamo nel quadrante Sud-Ovest della capitale, appena al di fuori del Grande Raccordo Anulare alle porte del Campus Biomedico.

Cominciamo raccontando il percorso. Anello di 7km tra pista ciclabile e sterrati nell’area naturale Decima Malafede. 40 metri circa il dislivello positivo di ogni giro. Abbiamo incrociato cavalli, cani (al guinzaglio) e visitatori in una domenica tiepida e leggermente ventilata soprattutto nella prima parte. Ottimi i due ristori, ai due estremi del tracciato, con cibi e bevande fino all’ultima ora di gara. Due i segna-chilometri posizionati in maniera erronea (un anticipo di circa 200metri) al quarto e al sesto chilometro.

Devo dire che ero abbastanza scettico sui due attraversamenti stradali al secondo e al quinto chilometro, nel senso che già immaginavo le ire degli automobilisti verso la tarda mattinata. Non è stato così (e credo sia giusto sottolinearlo) grazie al lavoro e alla disponibilità della Polizia locale di Roma Capitale e ai volontari lungo il percorso.

L’organizzazione del Club Super Marathon Italia del presidentissimo Paolo Gino ha dato il meglio di sé tenendo conto che la primitiva collocazione di questa Ecomaratona era fissata all’Ippodromo Capannelle. Solo il 10 gennaio abbiamo ricevuto la comunicazione dello spostamento nel territorio del Municipio IX di Roma con un comunicato che esaltava la bellezza paesaggistica della campagna romana. I membri del Club Super Marathon, che conta maratoneti in quasi tutte le regioni d’Italia e alcuni esteri, si sono ritrovati per l’assemblea annuale alla vigilia di questa prima edizione della Ecomaratona della Capitale.

Tre le distanze competitive in programma, che corrispondevano ad uno, due e sei giri del percorso. Nella 42km sono stati 107 gli atleti giunti al traguardo (26 le donne), regolati dall’abruzzese Alberico Di Cecco (Vini Fantini) e dalla pugliese trapiantata a Roma, Sara Pastore (Calcaterra Sport).

Quando verso le 13.30 lo speaker ha annunciato la vittoria di Jannik Sinner all’Australian Open abbiamo capito di essere davanti ad un’altra “prima”. Ad entrambi (l’Ecomaratona di Roma e Sinner) l’augurio di tante splendide repliche.

Cfr. https://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/11267-roma-1-ecomaratona-della-capitale-vincono-di-cecco-e-pastore.html

Informazioni aggiuntive

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Lunedì, 15 Gennaio 2024 23:53

Papa Francesco sui valori dello sport

Mattinata di sport in Vaticano. Sabato 13 scorso papa Francesco ha ricevuto nella sala Clementina il ministro dello Sport, Andrea Abodi, il responsabile del comitato olimpico francese David Lappartient ed il presidente FIDAL Stefano Mei. Quest’ultimo ha donato al papa una maglietta degli Europei di Atletica Leggera che si svolgeranno a Roma dal 7 al 12 giugno. Mei ha anche rivolto un invito a Francesco allo Stadio Olimpico. L’occasione dell’incontro erano i cinque anni di Athletica Vaticana, la società sportiva della santa Sede della quale avevamo parlato su queste pagine proprio nei giorni della sua nascita.

https://www.podisti.net/index.php/notizie/item/3179-athletica-vaticana-appena-battezzata-e-gia-in-corsa-con-miguel-il-20.html

Nell’occasione papa Francesco ha rivolto un discorso sui valori dello sport di cui vorremmo sottolineare alcuni passaggi.

Il Santo Padre cita anzitutto la pericope nella quale si parla per la prima volta dello sport in un documento ufficiale della Santa Sede. Si tratta del numero 154 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, del 2022, nella quale si afferma che gli uomini e le donne di sport “si sappiano e si sentano riconosciuti dalla Chiesa come persone a servizio della ricerca sincera del vero, del buono e del bello”.

Nel suo discoro il papa ha sottolineato due volte l’importanza di preservare la dimensione “amatoriale” dello sport. Il “grande mondo dello sport, oggi rappresenta la più diffusa espressione culturale, a patto che si mantenga sempre quella amatorialità che custodisce lo sport”. Il dilettantismo, diremmo, aiuta a conservare i valori veri dello sport, “è come il succo che dà vita all’attività sportiva”.

Francesco affronta tre tematiche interessanti anche per il mondo del podismo: la fraternità, il rispetto delle regole, il contatto con i propri limiti.

“Lo sport è un mezzo per… costruire la società. Lo sport, infatti, ci insegna il valore della fraternità. Non siamo isole… non importa la provenienza, la lingua o la cultura di una persona. Ciò che conta è l’impegno e l’obiettivo comune. Questa unione nello sport è una metafora potente per la nostra vita. Ci ricorda che, nonostante le nostre differenze, siamo tutti membri della stessa famiglia umana. Lo sport ha il potere di unire le persone, al di là dalle loro abilità fisiche, economiche o sociali. È uno strumento di inclusione che rompe le barriere e celebra la diversità”.

Il rispetto delle regole è una dimensione essenziale della pratica sportiva. “Il gioco poi è fatto di regole da rispettare. Vincere con umiltà e accettare la sconfitta con dignità sono valori che lo sport insegna e che devono essere vissuti nella vita di ogni giorno per costruire una società più giusta e fraterna”, afferma il Papa.

Ogni disciplina sportiva è basata sull’impegno e sulla dedizione del singolo atleta nel rispetto dei limiti del proprio corpo e della propria mente. “Lo sport ci mostra pure che possiamo affrontare con pazienza e determinazione i nostri limiti. Ogni atleta, attraverso la disciplina e l’impegno, ci insegna che con la fede e la perseveranza possiamo raggiungere traguardi che mai avremmo pensato possibili. Questo messaggio di speranza e coraggio è cruciale, specialmente per i giovani”.

Nel suo messaggio, ascoltato da tutti con grande attenzione, Francesco ha fatto riferimento anche alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi della prossima estate e alle tensioni internazionali in corso. “È significativo che questo nostro incontro avvenga nei primi giorni del 2024, che è Anno Olimpico e Paralimpico. Ripensando al valore della ‘tregua olimpica’, la mia speranza è che, nel momento storico particolarmente buio che stiamo vivendo, lo sport possa gettare ponti, abbattere barriere, favorire relazioni di pace”.

Infine papa Francesco ha voluto richiamare alcuni valori cristiani che si possono vivere tramite lo sport: “lealtà, sacrificio, spirito di gruppo, impegno, inclusione, ascesi, riscatto”.

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Giovedì, 21 Dicembre 2023 23:24

Pretisempredicorsa: un 2023 ricco di gare e trofei

Tempo di bilanci anche quest’anno per i ‘pretisempredicorsa’. Il gruppo di preti corridori si costituiva quattro anni fa con il desiderio di un maggiore coordinamento di questa semplice e significativa presenza nell’ambito sportivo ed in particolare della corsa a piedi. Anche nel 2023 non sono mancate partecipazioni a gare e manifestazioni con alcuni risultati di prestigio di cui diremo. Continua pure l’impegno di solidarietà con micro progetti a favore delle giovani generazioni, in particolare in Paesi del Sud del mondo.

Cominciamo la carrellata del 2023 con la realizzazione di un sogno. Il 5 novembre si è corsa una nuova edizione della maratona di Assisi. Ci ha lavorato per anni con grande passione don Federico Claure, prete argentino adottato dalla diocesi di Assisi. Federico è presidente dell’ASD Life running Assisi. Papa Francesco ha inviato un messaggio per l’occasione: "Auspico che il significativo evento costituisca una provvida occasione per promuovere i valori umani, cristiani e francescani che allo sport possano assicurare un’anima e una spinta ideale”. Se si consulta il sito Internet di questa maratona si possono leggere i “princìpi ispiratori” rintracciati nei valori francescani della bellezza, della gratuità e della solidarietà. Il motto della maratona di Assisi è stato "I bless you Life" ("Ti benedico Vita"). “Assisi - ama dire il vescovo mons. Domenico Sorrentino - è un santuario a cielo aperto”. E la maratona, secondo l’idea degli organizzatori, è stata “orientata ad introdurre i partecipanti alla ricchezza del patrimonio e del messaggio che detiene Assisi e l’Umbria”. 

Numerose le gare e le affermazioni di don Franco Torresani, sacerdote trentino da tanti decenni sulla scena del podismo italiano. Franco continua a collezionare con merito trofei e grandi soddisfazioni. Domenica 26 novembre si è laureato vice-campione italiano 10km su strada. La gara si è disputata a Canosa di Puglia (BAT) e ha visto quasi 1200 atleti al traguardo. Franco ha corso in 37'03'' classificandosi 113° assoluto. L'8 ottobre aveva partecipato alla cronoscalata sul monte Dolada (3,5km con 650D+) che ha chiuso al 9° posto assoluto. Era al rientro alla gara dopo un infortunio e ha colto un bellissimo primo posto di categoria. Alla 45^ Ivrea-Mombarone (20km, 2100D+), domenica 17 settembre, aveva concluso la gara in 2h43'48" (38° assoluto). Il 25 giugno a Gagliano del Capo (Lecce) aveva vinto l’ennesimo titolo italiano di Corsa in Montagna nella categoria M60. Ad Adelboden, nota località sciistica della Svizzera, si è laureato vice campione europeo ai "Campionati europei master di Trail Running e Mountain Running 2023" andati in scena dal 7 al 9 luglio.
A Torun, in Polonia, per la IX edizione dei Campionati Mondiali Master indoor svoltisi a fine marzo, don Franco ha raccolto vari successi. Il 29 marzo aveva gareggiato sui 10km con un quarto posto assoluto e l’ottimo tempo cronometrico di 35’45’’. Due giorni prima aveva gareggiato sul cross (8km) con un bronzo individuale (30’39’’) e un bronzo a squadre. A completare i successi il terzo posto individuale ed il terzo posto a squadre, sabato 1 aprile, nella mezza maratona che ha concluso in 1h20'38''. Don Franco è un’atleta a tutto tondo e si cimenta anche sugli sci. Aveva cominciato il 2023 (il 29 gennaio, giorno del suo 61° compleanno!) con la partecipazione alla 50^ edizione della Marcialonga, 70km conclusi in 9h30’. Franco ha già in calendario alcune manifestazioni a cominciare dalla 50^ edizione della prestigiosa Ciaspolada che si correrà il prossimo 6 gennaio.

Don Pino Fazio è affezionato alle lunghe distanze che ormai corre con disinvoltura. E’ parroco a Curinga (Catanzaro) dove ogni estate va in scena il “settebello curinghese” con una serie di sette maratone che si corrono ogni giorno su percorsi differenti. Ha avuto un’estate molto brillante. Il 10 giugno era in Sicilia dove ha partecipato alla XVI edizione della Super Maratona dell’Etna. E' arrivato in cima tra gli ultimi completando la prova in 8h29'07''. Il 30 luglio a Santo Stefano di Sessanio (Aq) ha corso la XII edizione della 50km del Gran Sasso ed il 12 agosto ha corso la 6 ore a Curinga. Una settimana dopo, il 19 agosto, ha realizzato 54.010 metri alla 8 Ore di Cagnano Varano (Foggia). A fine settembre, a Policoro (Mt) nel corso dell'edizione invernale del Festival italiano di ultramaratona, don Pino ha corso una 100km. Da sottolineare il suo notevole impegno di annuncio del vangelo sui social media, in particolare sulla piattaforma Tik Tok sulla quale è molto conosciuto.

Don Marco Carletto, prete trevigiano, è tra gli organizzatori della messa del maratoneta alla vigilia della maratona di Venezia. Quest’anno alla 37^ edizione di questa maratona, Marco ha corso in 4h04’.

Padre Zweli Mlotshswa, missionario OMI, ha partecipato a varie edizioni della Comrades Marathon, gara di circa 80 km che si corre in Sudafrica tra Pretoria e Pitermaritzburg. Per farlo è necessario partecipare a delle gare di qualificazione come la Soweto marathon del 5 novembrem che Zweli ha corso in 5h40’16’’.

Un parroco che corre una maratona il giorno della Domenica della Palme? E' accaduto il 2 aprile 2023 alla maratona del Lamone di Russi (Ra) dove don Luca Ravaglia ha partecipato in ricordo di don Lorenzo Milani, concludendo la prova nel tempo limite di 6h30'.

Fermo ai box, per modo di dire, l’altro capitano dei pretisempredicorsa don Vincenzo Puccio, parroco in Sicilia a Barcellona Pozzo di Gotto (Me). Quest’anno non ha gareggiato dedicandosi con passione all’attività di allenatore: sta seguendo il percorso atletico di tre ragazzi molto promettenti.

E proprio a fine anno la bella sorpresa di due serate fiorentine per presentare il libro ed il progetto dei pretisempredicorsa. Il 18 dicembre presso lo Stadio di atletica Emil Zatopek a Campi Bisenzio, il giorno seguente presso la parrocchia di San Mauro a Signa.

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Martedì, 14 Novembre 2023 16:40

L’anima della maratona: il Papa per Assisi

Che un papa scriva un messaggio per una maratona è una notizia (era accaduto per il Giubileo del 2000, alla partenza da piazza S. Pietro della maratona con la benedizione di Giovanni Paolo II). E’ per questo motivo che vogliamo tornare sul telegramma di papa Francesco alla maratona di Assisi dello scorso 5 novembre. Il successore di Pietro ha inviato questo testo al vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino: "Auspico che il significativo evento costituisca una provvida occasione per promuovere i valori umani, cristiani e francescani che allo sport possano assicurare un’anima e una spinta ideale”.

La maratona è definita “significativo evento”. Lo è nella vita degli atleti che si preparano a correre la distanza regina dando il meglio di sé nella giornata di gara. Lo è senz’altro per le loro famiglie. Un podista che corre le maratone deve fare un certo chilometraggio distribuito in almeno quattro allenamenti settimanali, e se ha famiglia, questa deve in qualche modo integrarsi con il ‘progetto maratona’ che diventa quindi un evento significativo per tutto il nucleo familiare. Spesso penso che la medaglia, al termine di una maratona, vada messa al collo di tutta la famiglia del corridore!

La maratona è “occasione per promuovere i valori umani”. Certamente la corsa a piedi sottolinea e incarna i valori umani dell’amicizia, della solidarietà e dell’onestà. Sono purtroppo ancora tanti gli atleti che ricorrono al doping svilendo e mercificando lo sport. Inoltre anche nel mondo del podismo nostrano sono presenti personaggi che si improvvisano allenatori e preparatori atletici senza avere alcun titolo.

La corsa promuove anche “valori cristiani” come il sacrificio. Chi corre le lunghe distanze impegna tempo e risorse per questa passione. Si esce con tutte le temperature e condizioni atmosferiche, si incastrano gli allenamenti nella vita lavorativa e familiare, a volte si sacrificano serate con gli amici o giorni di vacanza. Ma è un sacrificio gradito, forse avvertito come tale più dagli altri che dal podista stesso.

E infine promuove “valori francescani” a cominciare, direi, dall’umiltà e dalla povertà. Fa bene allo sport e alla maratona che i suoi protagonisti siano umili, che parlino l’essenziale, che siano realistici e concentrati su sé stessi. E poi la povertà incarnata dal santo di Assisi. La corsa non muove i grandi denari di altri sport, inoltre per essere praticata non ha bisogno di costosissime attrezzature.

Il messaggio del papa si conclude affermando che i valori “assicurano un’anima e una spinta ideale” alla maratona. Uno sport con l’anima diventa occasione di incontro, dialogo e fraternità. Le maratone sono sempre una festa di popolo, grandi processioni che si muovono tra i sette e i venti chilometri all’ora per le strade di città, paesi e campagne con un traguardo comune da raggiungere. Ognuno cerca di progredire e di essere migliore (che non significa necessariamente essere “il” migliore).

Leggendo il testo di papa Francesco mi sono tornate alla mente le parole di Haruki Murakami (‘L’arte di correre’, 2009): “Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare almeno per un istante la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro”.

Alla partenza della San Francesco Marathon è stato osservato un minuto di silenzio e preghiera per la pace, per i bambini morti e per le vittime della guerra, per ricordare la Terra Santa e ogni luogo dove si vive il flagello della guerra. Si corre, ma non ci si estrania dalla “valle di lacrime”.

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Dopo le maratone italiane di Roma, Venezia e Firenze, anche la maratona di Pescara avrà la “messa del maratoneta”. Alla vigilia della 23ma edizione della maratona dannunziana, che partirà alle 9.30 di domenica 22 ottobre da piazza Salotto, viene proposto un momento di raccoglimento e preghiera per gli atleti, i familiari e gli accompagnatori. La “messa del maratoneta” sarà celebrata nella chiesa San Pietro apostolo, nota anche come “chiesa del Mare”, sabato 21 ottobre alle ore 19.30. La chiesa, che si trova su piazza I Maggio, poche centinaia di metri dal quartier generale della maratona, fu realizzata su progetto di alcuni giovani architetti pescaresi tra il 2000 ed il 2005 in stile moderno. Il tempio che ha una pianta ellittica custodisce opere di Pietro Cascella, Corelia von den Stein e Mauro Berrettini, terrecotte di Alfea Ciccone, vetrate di Gabriella Albertini e Guido Giancaterino.

Molto ricco il programma del fine settimana in riva all'Adriatico allestito dall’ASD Vini Fantini. Sabato 21 si svolgerà la “8 ore Ultra Beach”, campionato italiano IUTA di 8 ore sulla sabbia, una passeggiata inclusiva e le gare dei bambini. Domenica mattina la maratona, la mezza maratona e una 10,5km non competitiva, precedute dalla partenza dei pattinatori.
Nel corso della “messa del maratoneta” è prevista la benedizione degli atleti, dei pettorali e delle medaglie che verranno consegnate l'indomani. La chiesa desidera essere presente nel mondo dello sport in maniera semplice e discreta per sottolineare i valori della vita, della salute, dell'inclusione e del rispetto del Creato. L'associazione “pretisempredicorsa” (www.pretisempredicorsa.it) che organizza questa messa a Pescara, da vari anni è impegnata in micro progetti di avviamento al gioco e allo sport per i ragazzi dei Paesi del Sud del mondo.

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“Avere la mente in pace mi ha permesso di correre una maratona sotto le due ore”. Parole di Eliud Kipchoge, primatista mondiale in maratona 2h01’09’’ (Berlino 22/09/2022) e unico atleta ad aver corso una maratona sotto le due ore seppur in una prova non omologata (1h59’40’’, Vienna 12/10/2019).

E’ chiaro che non bisogna solamente avere la mente serena, ma occorre allenarsi seriamente. Kipchoge ha più volte detto di non esagerare con gli allenamenti, ma di terminare sempre le sue corse quotidiane con la voglia di sorridere. Lo ha fatto anche in questi mesi di preperazione alla 49ma edizione della maratona di Berlino che si correrà domenica prossima, 24 settembre.

Tenendo presente che siamo davanti ad un talento assoluto, vediamo almeno cinque concetti espressi negli anni da Eliud Kipchoge e che possono tornare utili a tutti i corridori, élite e amatori.


1. Allenarsi con la frequenza cardiaca. “Mi alleno con questo metodo. Ho delle persone del mio staff che mi aiutano a scaricare i dati e a ad interpretarli su base settimanale e mensile. In questo modo posso vedere come reagisce il mio corpo verso il migliore standard possibile di allenamento”. L’allenamento con la frequenza cardiaca prevede un ampio chilometraggio a bassa intensità. Si possono trovare guide che illustrano chiaramente questo metodo. Uno scoglio iniziale per gli amatori che scelgono questo criterio di allenamento è che per correre a bassa intensità bisogna inserire dei tratti di camminata.

 2. Imparare dai fallimenti. Nel 2017 Kipchoge fece il primo tentativo di correre una maratona sotto le 2 ore: il tentativo fu disputato sul circuito automobilistico di Monza, ma non andò a buon fine. Quel giorno Eliud corse in 2h00’25’’. Il secondo tentativo, questa volta riuscito, andò in scena a Vienna nell’autunno 2019. Eliud corse in 1h59’40’’. “Io e tutto il team non sapevamo cosa sarebbe successo al primo tentativo. Tutti eravamo nuovi ad una simile impresa. Ero come un pugile che va verso il ring senza sapere se avrebbe vinto o meno ai punti o atterrando l’avversario. O se anche fosse stato sconfitto. Ho fallito per soli 25 secondi, ma lo considero come un grande successo, perché sono stato il primo essere umano ad aver osato pensare di correre una maratona sotto le due ore. Così abbiamo trasferito la grande esperienza di Monza a Vienna. Abbiamo capito quello che andava fatto per correre sotto la barriera delle due ore. Correre nel 2019 è stato molto importante, incluso il fallimento. Abbiamo imparato molto. Tutto il team si è riunito di nuovo per riconsiderare l’impresa”. Cinque milioni di persone seguirono quel giorno l’impresa ad ogni latitudine del Pianeta. Tanti trovano in Kipchoge una grande fonte di ispirazione. https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/5026-kipchoge-i-valori-e-il-messaggio-di-un-giorno-storico.html

 3. La corsa sport di squadra. Sebbene la corsa sia uno sport individuale, Kipchoge ha sempre fatto riferimento all’importanza del gruppo. Anzitutto gli atleti con i quali vive e condivide gli allenamenti e poi il team che lo affianca (allenatori, fisioterapisti, sponsor, ecc.). Considera imprescindibile il rapporto con gli altri fonte di forza, ispirazione e correzione. Molti corridori si allenano da soli per motivi di organizzazione della giornata e anche per la difficoltà a trovare colleghi che abbiano gli stessi ritmi di allenamento. E’ da considerare la possibilità di fare allenamenti insieme (stesso luogo, stessa ora) ma ciascuno con i propri ritmi.

4. Ogni persona, ogni atleta ha una vocazione. “Io ho avuto la chiamata a correre una maratona sotto le due ore. E’ necessario avere un sistema che ti permetta di raggiungere la tua vocazione. Il mio sistema prevede buoni allenatori, buoni colleghi di lavoro, buona pianificazione ed organizzazione, gli sponsor giusti. Tutto questo sistema sostiene il mio allenamento. Inoltre bisogna avere fede, credere in quello che si sta facendo”. Sembrano davvero ottimi spunti anche per chi corre da amatore.

5.Allenamenti adeguati e bilanciati. “Impegnarsi negli allenamenti, ma terminare ogni sessione avendo l’energia sufficiente per continuare a sorridere. Dopo ogni allenamento fare tutta la mia parte per un recupero veloce che mi permetta di allenarmi il giorno seguente. La vera differenza sta in ciò che si fa dietro la scena”. Imparare a correre significa anche polarizzare gli allenamenti: saper andare piano e saper spingere con dosi opportune. Il rischio è di correre sempre dei ‘medi’ che si fanno poi sentire sia a livello aerobico che muscolare facendo accumulare fatica e stress, sovente fonti di infortuni.

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27 agosto -. La vera notizia della maratona mondiale di Budapest 2023 (ce lo concederanno i medagliati) è il quarto posto di Tebello Ramakongoana, atleta del Lesotho. 2h09’57’’ il suo tempo al traguardo che equivale al record personale, a 1’04’’ dal vincitore, l’ugandese Victor Kiplangat e a 38’’ dal bronzo dell’etiope Leul Gebresilase.

La piccola nazione circondata interamente dal Sudafrica non ha una grande tradizione nell’atletica e, a dire la verità, nemmeno in altri sport. Siamo una zona montuosa dell’Africa meridionale lontana dalle grandi direttrici commerciali e turistiche e con condizioni economiche piuttosto distanti dalla vicina nazione arcobaleno. La terra dei Basutu (il nome originario era proprio Basutoland) è molto cara ai Missionari Oblati di Maria Immacolata che due secoli fa l’hanno percorsa in lungo e in largo. Una decina di anni fa sono stato a Maseru, la capitale, per visitare la tomba del beato Joseph Gerard, missionario Oblato di origine francese molto conosciuto e amato.

Tebello Ramakongoana è nato il 1° ottobre 1996, ha dunque 26 anni. Il 2023 è senz’altro il suo anno d’oro. Il 3 giugno ha infatti stabilito il suo personale (nonché record nazionale) sulla Mezza Maratona in 1h00’35’’. I suoi tempi sulle distanze minori non sono stratosferici, ma dicono la consistenza dell’atleta: 28’45’’ sui 10km, 14’14’’ sui 5000metri.

Nato nel villaggio di Qacha’s Nek, Tebello ha cominciato a correre nel 2011. Si mise in evidenza partecipando ad un 5000 ai campionati studenteschi. Il tempo ottenuto in quella gara rimase imbattuto per molti anni. Ha corso la sua prima maratona a 18 anni mostrandosi subito come una valida promessa. Solo nel 2021 ha debuttato in una maratona di livello internazionale ottenendo il tempo di 2h10’24’’ (Cape May Marathon). E’ sposato ed ha un figlio.

E’ allenato da James McKirdy. “Tebello non è interessato ai record personali - dice il coach -  Il suo scopo è vincere le gare. La cultura è molto diversa da quella che abbiamo noi negli Stati Uniti. Il suo obiettivo è avere un’ottima forma per vincere gli eventi piuttosto che rincorrere i record personali”.

L’edizione di quest’anno della maratona di Durban in Sudafrica che si è svolta il 13 marzo, è stata la sua gara test. “Da metà dicembre a marzo Tebello ha lavorato molto sul ritmo maratona - dice coach McKirdy - Ha fatto tantissimi chilometri a ritmo maratona. Abbiamo inserito anche dei lavori più esplosivi, ma il focus era sviluppare l’abilità di mantenere la velocità per l’intera distanza. Il meteo a Durban è stato una sfida. Il giorno della maratona c’erano infatti 24 gradi ed un vento che sul lungomare soffiava a 35km/h. Tebello ha chiuso quella maratona con il tempo di 2h10’10’’, record personale”.

Quanto detto spiega la bandiera del Lesotho che l’atleta ha portato con orgoglio al traguardo. Un quarto posto che equivale ad una vittoria. E ora l’obiettivo è correre in 2h08’10’’, il minimo che gli è richiesto dalla Federazione per partecipare alla maratona olimpica di Parigi 2024.

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Fresco Campione italiano di Corsa in montagna, don Franco Torresani è stato interpellato dal Corriere del Trentino sulla decisione per ora non ufficiale del Club Alpino Italiano (CAI) di abolire il posizionamento delle croci in vetta.

Domenica 25 giugno Franco si è laureato campione italiano (ennesimo titolo per un’atleta senza età) a Gagliano del Capo (Lecce) dove era in programma il Campionato Italiano di Mountain e Trail Running Cadetti e Cadette per regioni e Master individuale e per società.
Un’attenta condotta di gara lo ha portato al titolo 2023 (gara conclusa in 37’07’’) nonostante qualche problema fisico accusato negli ultimi mesi. “Un percorso nervoso con parecchi saliscendi. - dice il prete trentino a PodistiNet. Siamo arrivati con un gruppetto ai piedi della rampa finale ed è lì che ho potuto fare la differenza”.

Giornata afosa sulle asperità dell’Aspro salentino che ha messo a dura prova gli atleti. Franco ha contribuito alla vittoria a squadre dell’Atletica Paratico, la società per cui è tesserato, che si è aggiudicata il titolo a squadre sia femminile che maschile.

Dicevamo delle croci. La questione era sorta dopo le dichiarazioni del direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del CAI, Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro. Ma il CAI ha precisato, con le parole del presidente generale, Antonio Montani, che si è trattato di un equivoco: “Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Il CAI guarda con rispetto le croci esistenti, ma non solo: si preoccupa del loro stato ed eventualmente, in caso di necessità, si occupa della loro manutenzione (ripulendole dagli adesivi, restaurandole in caso di bruschi crolli). Questo perché, è giusto evidenziarlo una volta di più, rimuoverle sarebbe come cancellare una traccia del nostro cammino; un’impronta a cui guardare per abitare il presente con maggior consapevolezza".

Sulla questione era intervenuta anche la ministra del turismo Daniela Santanché dicendosi “basita della decisione del CAI di togliere le croci dalle vette delle montagne senza aver comunicato nulla al Ministero. Non avrei mai accettato una simile decisione che va contro i nostri principi, la nostra cultura, l’identità del territorio, il suo rispetto".

Anche le parole di don Franco Torresani sottolineano che le croci “hanno sempre fatto parte della nostra realtà di montagna”. “Condivido la valutazione del CAI (che non sembra favorevole a nuove croci sulle vette, ndr) - dice don Franco - in merito soprattutto a sobrietà, manutenzione delle croci esistenti, cura del paesaggio. Ma non condivido quella sorta di posizione ideologica a oltranza per cui, in nome della cosiddetta ‘laicità’, si vorrebbe, un passo alla volta, far scomparire dalla nostra millenaria cultura cristiana tutti i simboli religiosi”. Don Franco tra l’altro è tesserato CAI e al suo Club invia un messaggio chiaro: “Anche il CAI dovrebbe sapere che pure sulle maestose cime dell’Himalaya sono posizionati significativi simboli religiosi, che richiamano un messaggio di valore universale, come quello di Buddha. Anche la croce è un simbolo di valore universale”. “La croce ricorda agli uomini di oggi il grande valore della pace. E la montagna deve portare a costruire persone di pace”, conclude don Torresani.

Un discorso antico quello della croce ritenuta “simbolo divisivo” che ritorna ciclicamente. La croce come “portafortuna” viene invece accettata quando ci si segna prima di una prova impegnativa oppure si colloca la croce su collane, bracciali e orecchini!

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Lettera ad un amico podista master sul valore della corsa per la nostra vita. Per liberarsi da una “trappola mentale” che spesso condiziona: l’immagine di sé stessi.

Caro amico amatore “master”,

il tempo passa e la nostra passione per la corsa resta intatta, ma a volte subisce il rischio di essere intaccata dai …virus. Uno di cui vorrei parlarti è il confronto con il “me stesso” del passato, con l’immagine che ci siamo creati di noi e che pensiamo sia quella che hanno anche gli altri colleghi corridori.
Smascherare questo virus ci è utile per ritrovare la forza e la gioia della corsa a piedi.
Voglio cominciare subito da un dato sul quale forse non sarai d’accordo. La conoscenza del mondo dei master e l’esperienza sul campo dice che il miglior tempo cronometrico sulle distanze lunghe lo si ottiene ai primi tentativi. In maratona direi che si può raggiungere il record personale tra la terza e la sesta maratona; sulla mezza probabilmente tra l’ottavo e il dodicesimo tentativo. Altra cosa sono le distanze più brevi dove possono esserci molte più variabili. In altre parole molti corridori (anche top runner) hanno ottenuto il proprio PB in uno dei primi tentativi sulla distanza. Il tempo di prendere le misure e di fare i conti con le proprie possibilità, di impostare allenamenti e alimentazione ed arriva il record personale sulla distanza, giusto coronamento di tanti sacrifici.

La domanda è: “possiamo sempre correre una gara con l’intenzione di fare il nostro record personale e con la conseguente frustrazione di non ottenerlo?”. Tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni c’è un calo fisico sostanzioso in termini muscolari. Gli allenamenti di sempre non ci danno più i risultati soliti, e anche se li aumentassimo non otterremmo grandi benefici. Diminuisce la massa muscolare, i tempi di recupero si allungano, aumentano gli acciacchi. Alimentazione corretta ed esercizi di forza aiutano senz’altro a mantenere la forma, ma non ci possono togliere gli anni che passano inesorabili.

E’ utile accettare serenamente il tempo che passa. E’ utile staccarsi dall’immagine che abbiamo di noi stessi e dalla “reputazione sportiva” che dobbiamo difendere e mantenere a tutti costi. Non dobbiamo, in altre parole, dimostrare niente a nessuno. Ho un amico che non si è presentato alla partenza di una bella 10km cittadina, perché riteneva di non essere in forma e di non avere “nelle gambe” il tempo per andare sul podio di categoria. Scorrendo la classifica di quella gara, dopo l’arrivo, si è morso le dita: ha scoperto, infatti, che sarebbe tranquillamente arrivato primo di categoria!
Un altro amico, davvero forte, ha cominciato ad avere infortuni: uno dietro l’altro. Non è riuscito a gestirli a livello mentale (oltre che fisico evidentemente), ma soprattutto ad accettarli. Non ha capito che è necessario correre più lentamente per evitare quelle ripetute circostanze che arrivano con una certa puntualità. Che è opportuno ridimensionare i traguardi sportivi il che non significa accontentarsi, ma continuare a dare sempre il meglio di sé.

Aspettare che tutto sia perfettamente a puntino prima di mettere un pettorale e correre una gara significa correre in una o due manifestazioni all’anno… Il tempo corre e tu continui ad inseguire una chimera! Iscriviti ad una gara per la gioia di correre, di incontrare amici, di passare una bella domenica. Cosa importa se hai avuto contrattempi, se non hai non hai fatto alla lettera tutta la tabella degli allenamenti previsti?

Penso che nella corsa, come in altri ambiti della vita, può essere utile reinventarsi. Non c’è un solo modo per vivere, ma molteplici, non c’è un solo modo di eseguire un lavoro, né di interpretare la corsa a piedi. Questa presenta molte sfaccettature e infinite possibilità. Si possono affrontare gare in montagna dopo aver corso per una vita su strada, si può iniziare a praticare il triathlon, si può accedere ai corsi di formazione per diventare allenatori o giudici di gara, si può scrivere sulla corsa, si può affiancare un figlio o un amico e introdurlo alla corsa condividendo la nostra grande esperienza… Sono proprio tante le possibilità. Se la nostra mente si ‘restringe’ sui ricordi gloriosi o sugli infortuni, noi possiamo provare ad ‘aprirla’.

La corsa è bella solo se realizzo record e vado sul podio? Posso migliorare i miei tempi all’infinito? Posso tirare continuamente la corda? Certo che no! Bisogna forse arrendersi e trovare nuove forme per vivere lo sport che ci appassiona da tanti anni e non toglierci (con le nostre stesse mani) i benefici (enormi) che la corsa a piedi porta nella nostra vita. Il valore della corsa è molto di più di un podio e di un cronometro! Molto di più di un’immagine di noi stessi dalla quale non riusciamo ad affrancarci.

Ad una recente “6 ore” ho corso una decina di chilometri con un atleta molto forte. Ha partecipato a maratone in tutta Europa, a gare estreme, ha corso lunghe distanze… Il suo nome è ben conosciuto nell’ambito degli amatori. Era entrato in una sorta di spirale che prevedeva tabelle massacranti, gare su gare, competizione esasperata con gli altri e con se stesso. Un paio di volte si è ritirato a metà gara perché il suo tempo non era all’altezza della sua fama. Gli infortuni sono arrivati e si sono cronicizzati… Ha lavorato parecchio sulla sua mente. Ha accettato ad esempio di alternare la corsa alla camminata veloce, di diminuire il numero delle gare, di smarcarsi dai ricordi belli (ma condizionanti) del passato. Gli ho fatto i complimenti! Vederlo a quella “6 ore” è stata una vittoria forse più importante dei suoi numerosi podi del passato. Quel giorno ha corso con saggezza e impegno e a al termine ha portato a casa 50 chilometri!

Il tempo scorre e noi non possiamo diventare schiavi, ma dobbiamo essere sempre più liberi.
Ti auguro il meglio, caro amico master, sia da un punto di vista sportivo che umano.

Pasquale

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Venerdì, 07 Aprile 2023 16:37

Buona Pasqua con la San Francesco Marathon

Conferenza stampa ufficiale di presentazione della Maratona di San Francesco che si correrà domenica 5 novembre. Nella cornice di Palazzo Murena a Perugia, martedì scorso, 4 aprile, è stata presentata la maratona alla presenza degli organizzatori, delle istituzioni religiose, civili e sportive e di numerosi partner dell’evento. A moderare l’incontro i giornalisti Marina Rosati e Andrea Luccioli. Presente anche la madrina della gara, la cantante e atleta Annalisa Minetti.

La maratona toccherà i comunità di Assisi, Spello e Cannara, luoghi legati al Poverello della Città Serafica. Il 2023 coincide con il primo dei cinque centenari che dal 2023 al 2026 scandiranno il cammino della famiglia francescana.  

https://podisti.net/index.php/notizie/item/9055-maratona-di-assisi-2023-c-e-la-data.html

“I Bless You Life” (“Ti benedico Vita”) è la frase ispiratrice del progetto che si sviluppa su tre eventi sportivi ai quali stanno lavorando gli organizzatori: Maratona, 10.2K e la camminata ‘Vieni con me’. La frase sottolinea la profonda vita evangelica di San Francesco e la conseguente attenzione al Creato.

Le iscrizioni sono già aperte da metà febbraio:

https://podisti.net/index.php/notizie/item/9785-aprono-le-iscrizioni-alla-san-francesco-marathon-del-5-novembre.html

“Tutto è iniziato qualche anno fa in Terra Santa quando con don Federico Claure abbiamo corso la Maratona di Gerusalemme con indosso una maglietta che recitava la frase ‘I Bless You Life’ - ha spiegato il vice presidente del Comitato promotore «Francesco, Va», Tiziano Severi Pierini -. La reazione delle persone a quella scritta è stata incredibile: ci siamo accorti di come quel messaggio potesse far cadere muri e barriere. Da qui l’idea della maratona di San Francesco che abbiamo proposto al vescovo Domenico Sorrentino”.

“La maratona è una metafora della vita, è fatta di sacrificio, dolore ma anche di tanta gioia. Anche per questo lo sport ci aiuta a decifrare il senso delle cose che viviamo - ha sottolineato il presidente del comitato «Francesco, Va», don Federico Claure -. A tutto questo, pensando alla San Francesco Marathon, abbiamo voluto aggiungere il desiderio di condividere la bellezza del Creato, di Assisi. Una terra bellissima capace di dare tanto al cuore delle persone e con questo evento noi vorremmo che tutti quelli che arriveranno ad Assisi possano poi riportare a casa un po’ di questa bellezza e di questa gioia”.
“Questa maratona ha un valore aggiunto: San Francesco. E questo è ancora più importante al giorno d’oggi. Viviamo tempi in cui la cultura è sbriciolata, la società è sbriciolata, non c’è unità né armonia. Così, in questo tempo di grande frammentazione, il tema ‘Francesco va e ripara la mia casa’, che il Santo ricevette durante la preghiera davanti al Crocifisso di San Damiano, è di grande attualità - ha sottolineato il vescovo delle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino-Foligno, monsignor Domenico Sorrentino -. La maratona è un evento che consente l’incontro, un incoraggiamento a cercare quell’unità di cui tutti abbiamo bisogno. Ad Assisi abbiamo recuperato l’ingresso del vecchio Vescovado che ora è una porta aperta, l’abbiamo chiamata Porta di Francesco perché da lì San Francesco entrò ricchissimo e ne uscì povero ma soprattutto libero e pronto a riscoprire quell’umanità in cui tutti i figli di Dio sono uniti e vicini”.

Il rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Maurizio Oliviero, ha sottolineato come “in questo luogo, l’Università, non dobbiamo solo custodire il sapere, ma costruire il modo in cui vivere il presente. Le Università sono luoghi importanti dove si rimuovono le disuguaglianze. Il percorso universitario dei ragazzi è come una maratona e se è vero che correre è bello, dobbiamo ricordarci che tra gli sport è solo la maratona che ti dà tempo di guardarti intorno, capire chi hai vicino, pensare al percorso, imparare ad affrontare la fatica. L’Università come la maratona richiede impegno e un giusto spirito di solidarietà, perché ci sono tante persone che provano a fare la strada insieme”.
Il vice sindaco di Assisi, Valter Stoppini, ha ricordato come l’amministrazione comunale sia “davvero felice di collaborare alla realizzazione di un evento così importante: non c’era mai stato ad Assisi un appuntamento di questa portata. La città merita un evento di livello internazionale come la San Francesco Marathon. Anche per me la maratona è come la vita, fatta di momenti belli e brutti, ma la fatica è sempre ripagata dalla felicità del traguardo”.
Il direttore generale della San Francesco Marathon 2023, Gian Luca Mazzocchio, ha sottolineato come l’evento abbia già ricevuto un riscontro positivo grazie anche “agli stand che abbiamo organizzato durante la Maratona di Roma e quella di Milano, dove sono venute a trovarci tantissime persone. Gli iscritti sono già tantissimi e mi preme ricordare che sono già arrivate tante richieste di partecipazione anche da paesi stranieri come Danimarca e Portogallo. Infine vorrei dire a tutti quelli che ce lo chiedono, che no, non è una maratona difficile! Il percorso ha addirittura un dislivello negativo!”.
La madrina della maratona del 5 novembre sarà la cantante, presentatrice e grande sportiva Annalisa Minetti che, durante la conferenza stampa, ha evidenziato come “questo progetto mi ha fatto capire ancora di più quanto questo territorio sia magico. Ti benedico vita: io lo faccio tutti i giorni e voglio ricordare a tutti l’importanza dello sport come mezzo riabilitativo. Non avere la vista mi ha dato la possibilità di andare oltre e interpretare la vita in un modo più giusto: se non posso vedere la luce, ho capito di poter diventare io luce. La vita è fatta di volontà e di impegno e in questo lo sport ha un grande potere educativo. Anche per questo ci sarò!”.

La San Francesco Marathon 2023 ha avuto una prova generale con la gara sulla distanza dei 10.2K dello scorso 6 novembre da Assisi a Santa Maria degli Angeli. Il percorso della maratona del prossimo novembre è stato pensato per mettere in contatto gli atleti con la bellezza dell’Umbria e per farli immergere in un contesto unico al mondo. L’arrivo della maratona è previsto davanti al “vascone” della Basilica di Santa Maria degli Angeli, di fronte al sagrato.

Attenzione. Molti si ostinano a scrivere che la maratona del 5 novembre è la prima maratona di Assisi. Non è così, come abbiamo avuto modo di scrivere su queste pagine. Si tratta eventualmente della prima di una nuova serie, dopo quelle del 1999 e 2000 che salutarono il vecchio e il nuovo millennio; la prima delle quali, addirittura, in "combinata" con la maratona del Giubileo benedetta il giorno dopo da papa Giovanni Paolo II.

 

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Celebrare un centenario nella domenica della Palme correndo una maratona. Don Luca Ravaglia, domenica 2 aprile, sarà al via della maratona del Lamone a Russi (RA), cittadina di cui è parroco. Correrà con un rametto di ulivo in mano per ricordare l’ingresso di Cristo a Gerusalemme nei giorni che precedettero la sua passione.

Ravaglia ha pensato di dedicare la corsa a don Giovanni Minzoni a cento anni dal suo martirio avvenuto il 23 agosto 1923. Minzoni, che aveva chiesto di essere inviato al fronte della Prima Guerra mondiale, nel dopoguerra fu impegnato accanto alla gente della zona di Argenta (FE) rigettando l’ideale fascista. “Fu il suo fascino spirituale, esercitato sulla popolazione, sulle forze del lavoro ed in particolare sui giovani, a provocare l'aggressione, si volle stroncare soprattutto la sua azione educativa diretta a formare la gioventù per prepararla nel contempo ad una solida vita cristiana”, scrisse papa Giovanni Paolo II nel 1983 quando la salma di don Minzoni fu traslata dal cimitero monumentale di Ravenna alla chiesa di San Nicolò di Argenta.

La maratona del Lamone, giunta alla 45^ edizione, è la seconda maratona più antica d’Italia dopo quella del Mugello. E’ organizzata dal G. S. Lamone della presidente Lucia Sassi, al suo terzo mandato.

“La nostra è una società meravigliosa e completa, abbiamo circa 250 soci e 150 ragazzi che gareggiano”. - dice Lucia. “Da più di quindici anni abbiamo preso il nome Lamone che è il fiume che attraversa Russi. Abbiamo deciso di adottare un nome neutro che non sia collegato a sponsor, il fiume che identifica il nostro territorio e la nostra cittadina. La nostra è una maratona organizzata dal volontariato puro: tutti volontari al cento per cento. Oggi è difficile organizzare una maratona con il volontariato, ma siamo orgogliosi di essere la seconda maratona più antica d’Italia. E’ tutto frutto del nostro lavoro e di una forte collaborazione con l’amministrazione comunale e con tante associazioni del territorio, in un paese come il nostro di 13mila abitanti circa, dove ci si conosce praticamente tutti e ci si aiuta. Puntiamo molto sull’accoglienza delle persone: tanti tornano ogni anno da tutte le parti d’Italia”.

Lucia spiega anche come è stato possibile organizzare la maratona proprio il giorno delle Palme: “La nostra è sempre stata una maratona complessa. Nella mattinata mettevamo tante gare con uno scarto di cinque minuti l’una dall’altra. Quest’anno inizialmente volevamo fare una maratona in due giorni: la corsa dei bambini il sabato in una piazza già allestita per la maratona e la domenica una gara competitiva di 10km e la maratona. Non è stato possibile perché il 2 aprile è la domenica delle Palme. Ringraziamo la parrocchia di Russi e il nostro arciprete don Luca Ravaglia che ha spostato tutte le messe, previste nella chiesa arcipretale di piazza Farini, nell’altra chiesa più piccola. C’è una grande collaborazione tra le associazioni culturali, sportive, di volontariato e della parrocchia. Tutte ci sono venute incontro in questa maniera e noi siamo andati incontro a loro non facendo nessuna gara agonistica il sabato. La processione delle Palme è infatti anticipata al sabato pomeriggio”.

Il 30 ottobre 2022 don Ravaglia aveva fatto l’ingresso nella sua nuova parrocchia di Sant’Apollinare a Russi percorrendo a piedi una ventina di chilometri. Nell’omelia il vescovo Mario Toso aveva sottolineato questo gesto: “Oggi questa comunità di sant’Apollinare riceve il suo nuovo parroco nella persona di don Luca Ravaglia, proveniente dalla parrocchia di san Savino in Faenza. Vi è giunto a piedi, marciando a grandi passi. Un modo originale che ha certamente un suo significato non banale”. Ne avevamo parlato su podistiNet

https://www.podisti.net/index.php/notizie/item/9439-la-maratonina-pastorale-di-don-ravaglia-verso-la-nuova-parrocchia.html.

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19 marzo - Un’idea originale e innovativa: premiare l’ultimo. E’ accaduto alla Maratona di Roma. Romano Dessì, 69 anni, l’atleta transitato in ultima posizione al passaggio della maratona da piazza Pio XII-San Pietro (16° chilometro) ha ricevuto la “Coppa degli ultimi”, che rappresenta una figura umana protesa verso il traguardo, illuminata dai raggi del sole e con le braccia tese al cielo.

Un messaggio di speranza, secondo i promotori, che intende in certo modo “contribuire e rendere visibili gli invisibili”, un simbolo “di perseveranza, tenacia e di eguaglianza con i vincitori primi classificati”. Il progetto è stato possibile per l’interesse di Athetica Vaticana, la società sportiva della Santa Sede nata nel gennaio 2019 e che raggruppa atleti di varie nazioni.

La “Coppa degli ultimi” è stata realizzata dall’artista guatemalteco Erwin Alfredo Bendfeldt Rosada che vive a Roma da qualche anno dopo essersi sottratto alla dittatura del Guatemala. Un storia davvero drammatica la sua. In Guatemala fu oggetto di un attentato e gettato, perché creduto morto, in una fossa comune. Lì lo trovò un sacerdote arrivato sul luogo per benedire i cadaveri. Erwin che vive attualmente a Roma assistito dalla Caritas era presente di persona a consegnare il trofeo assieme alla Banda musicale della Gendarmeria Vaticana che ha accolto il transito del vincitore.

La coppa è stata benedetta da papa Francesco il 15 marzo quando ha incontrato in piazza san Pietro gli organizzatori dell’Acea Run Rome The Marathon. In quell’occasione il Pontefice ha espresso con queste parole un saluto e un augurio: “Avete la maratona, buona maratona a tutti i partecipanti”. Nella stessa occasione Francesco ha ricevuto in dono la maglia ufficiale della maratona con la personalizzazione “Pope Francis”.

Dessì, tesserato con la Podistica Solidarietà, storica società romana, è noto nell’ambiente come marciatore. Per la cronaca, nella classifica finale della maratona 2023 lo rintracciamo con il pettorale 3335 solo fino al km 25 dove è transitato in 4h03’19’’ (non risulta tra gli arrivati alla fine).

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Barcellona, 19 marzo - Alex Roca ce l'ha fatta. Alle 14.25 di quest’oggi è diventato la prima persona al mondo con paralisi cerebrale e con il 76% di invalidità a concludere una maratona. “Non riesco a descrivere il significato di questa maratona per me. Ho sognato a lungo questo giorno", sono state le sue prime parole dopo aver tagliato il traguardo. Ha realizzato l'impresa nell'edizione 2023 della maratona di Barcellona, la sua città. 
Il suo tempo finale è 5h50'51' (posizione 10.754 su 10.863 arrivati), per questo atleta di 32 anni, davvero unico.

Qualche giorno fa abbiamo raccontato la sua storia su queste pagine: https://www.podisti.net/index.php/notizie/item/9892-alex-roca-tenta-l-impossibile-alla-maratona-di-barcellona.html

Un esempio di coraggio e forza, la capacità di collaborare con la sua squadra, la voglia di stupire se stesso prima ancora che il mondo, sono alcuni degli ingredienti di questa impresa. Alex, pettorale 1005, è transitato alla mezza maratona in 2h48'30'' ed è andato regolare fino al chilometro 40 quando ha accusato un calo con un conseguente rallentamento. Il suo piede torto, operato più volte ai tendini, ha retto bene lo sforzo di quasi sei ore di corsa. Indovinata è stata anche la strategia alimentare studiata a lungo nelle settimane che hanno preceduto la gara, e basata su piccole quantità di liquidi ingeriti regolarmente.

Sul percorso Alex è stato accompagnato da un gruppo di amici e dalla moglie Mari Carmen Maza che lo sostiene in ogni impresa sportiva e gli fa da interprete (Alex comunica con la lingua dei segni). La sua prova è stata trasmessa integralmente su Twitch, Tik Tok e da Mundo Deportivo, uno dei principali quotidiani sportivi spagnoli. Anche Catalunya Radio ha fornito aggiornamenti costanti della prova di Alex. Complessivamente circa 6 mila persone hanno seguito in diretta la maratona di Alex su questi canali.

Il sole è stato luminoso oggi sopra Barcellona.

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Il giorno in cui papa Bergoglio cominciava a Roma il suo ministero, dieci anni fa, io correvo la mia prima maratona. Era il 17 marzo 2013 (l’elezione era avvenuta il 13 marzo quando Francesco si era presentato al mondo con le parole: “Fratelli e sorelle. Buonasera”). Mi ero preparato con cura, ero molto emozionato. Ricordo il ritiro del pettorale, la notte insonne, l'incognita di affrontare per la prima volta i 42km e poi l'atmosfera di festa, i sanpietrini dei chilometri finali nel centro storico, l'arrivo al Colosseo, il compleanno di mio fratello…

Quel giorno, per ragioni di sicurezza, non ci fecero transitare da San Pietro e tirammo dritto sul Lungotevere per arrivare alla mezza maratona e poi continuare in direzione nord. Ammetto che sarei passato volentieri da via della Conciliazione per poi lambire il “colonnato di destra” e suggellare la mia prima maratona con un ricordo indelebile, ma non fu possibile... Gli elicotteri erano numerosi, quel giorno, nel cielo di Roma (soprattutto sopra Castel Sant’Angelo), io correvo e pregavo per questo papa “venuto dalla fine del mondo”.

La fatica di una maratona è forse paragonabile all’impegno che papa Francesco ha dovuto affrontare in questi anni non facili. Anzitutto la riforma della Curia vaticana, desiderata dal suo predecessore che però non ebbe energie per realizzarla. Ci voleva un uomo più giovane e forse più libero, aggiungiamo noi. Lo scoppio del problema degli abusi, diffuso nella società ma che fa senz'altro più rumore quando vissuto tra le mura ecclesiastiche. Le critiche feroci arrivate più in ambito ecclesiale che dall'esterno. Queste ultime, un'assoluta novità: non c'era mai stata prima d'ora la licenza per un manifestato dissenso nei confronti di un pontefice. E poi la pandemia da Covid19, la guerra in Ucraina…

Una sintesi del decennio del papa piemontese-latinoamericano che viaggia portando con sé il suo bagaglio a mano, ce la offre il mio amico (ormai irraggiungibile) Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica, alla quale ha dato nuovo impulso in questi anni: "Le tre parole dei 10 anni di Papa Francesco: misericordia (il volto di Dio) fratellanza (il rapporto tra uomini, popoli, creature) sinodalità (la riforma della Chiesa missionaria). Se dovessi sceglierne una [un’altra] direi complessità, che Francesco accoglie cordialmente, senza rigidità". Vorremmo aggiungere anche quel ritornello ormai famoso, perché più volte ripetuto e spiegato, di una “Chiesa in uscita” che va incontro al mondo e all’uomo di oggi e accoglie facendosi strumento di misericordia.

Noi stiamo con il papa sempre (non solo perché siamo stati educati così, ma perché lo riteniamo un valore) che si chiami Wojtyla, Ratzinger o Bergoglio. E' possibile vivere lo stesso servizio con stili e contenuti differenti pur nell'unica ortodossia. Dietro e dentro ogni persona c'è una cultura, un bagaglio formativo, esperienze significative, come anche delusioni e ferite. Auguri papa Francesco! Lunga vita!

[NdR. A quella maratona “neopapale” c’era anche il sottoscritto, che arrivò a Roma debilitato da una settimana di influenza e di antibiotici, ma non potevo deludere Alessio Guidi che mi aveva ‘ingaggiato’. Finii in 4.19, tempo che ormai mi sogno anche da ‘sano’. Ma come dice l’apostolo Paolo, l’importante è non perdere la fede: anche nei valori dello sport. F. Marri]

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Di storie sulla corsa e sui corridori ne abbiamo lette a centinaia. Tutte belle e ricche di valore, ma questa che presentiamo è davvero incredibile.

Alex Roca Campillo, atleta spagnolo classe 1991, con il 76% di disabilità fisica, correrà la maratona di Barcellona il prossimo 19 marzo. Una situazione, come si dice con un termine tecnico, di emiplegia, cioè la metà del corpo (quella sinistra) compromessa da una paralisi cerebrale. Quando aveva sei mesi i medici dissero ai genitori di Alex che non sarebbe sopravvissuto e che nel migliore dei casi avrebbe vissuto in uno stato vegetativo a motivo dell’herpes nel cervello che aveva scatenato la situazione. Nel 2019 altri medici statunitensi dichiararono che un sostegno deformato come il suo piede sinistro non avrebbe mai potuto sopportare lo stress di 21km di corsa: si sarebbe semplicemente rotto prima di arrivare al traguardo!

Proprio quell’anno Alex corse la sua prima mezza maratona. Ed il 19 febbraio scorso ha partecipato alla mezza maratona di Barcellona, la sua sesta prova sulla distanza. Ad accompagnarlo moglie, suocera e tanti amici. Oltre che a Barcellona, Alex ha gareggiato sulla 21km anche a New York e Miami, entrambe le gare nel 2022. Il coraggio non manca a questo atleta ‘speciale’, come anche la voglia di allenarsi duramente. Le sue sono vere imprese al limite dell’impossibile. Si è cimentato addirittura nel triathlon, e nel 2018 e 2019 ha corso in Marocco la Titan Desert, gara a tappe in mountain bike.

Alex sarà la prima persona con il 76% di disabilità fisica a fare il tentativo di tagliare il traguardo di una maratona. Il problema della sua prima gara sui 42km non risiede solo nel piede, ma anche nell’alimentazione e nell’idratazione. Alex ha infatti una disfagia, cioè ha difficoltà a deglutire sia solidi che liquidi a motivo della glottide che non funziona correttamente. La strategia sarà abbastanza rigorosa: camminare dei tratti al passo per permettere alle pulsazioni di scendere e così alimentarsi e bere piccole quantità.

“Solo quattro anni fa pensavo che con il mio piede non avrei mai corso una mezza maratona e ad oggi ne ho corse cinque” - aveva detto Alex nella lingua dei segni alla vigilia della mezza maratona del 19 febbraio. “La mia sfida è tentare di terminare la maratona di Barcellona, ma prima voglio correre la mezza maratona per vedere quali possono essere le mie sensazioni e immergermi dentro la mia città”.

Alex svolge anche una grande attività di comunicatore parlando a ragazzi, sportivi e impresari… Propone tematiche motivazionali e affronta con disinvoltura (ovviamente nella lingua dei segni) argomenti impegnativi come la disabilità, l’inclusione, il limite come possibilità, la fiducia in sé stessi, la gestione delle frustrazioni, i pregiudizi, l’umiltà. “Non mi piace la parola disabilità - dice spesso. - Siamo semplicemente persone con diverse capacità e desideriamo essere trattati come tutti”. Dal mese di novembre 2021 è ambasciatore della Fondazione FC Barcellona, una delle squadre di calcio più prestigiose al mondo.

Ai giornalisti sportivi che imparano il mestiere si raccomanda spesso di non esprimere, negli articoli, passione ed entusiasmo per una squadra o un’atleta. Noi in questo caso decidiamo di non rispettare la regola. Forza Alex: anche dall’Italia facciamo un gran tifo per te!

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5 marzo - "Il Signore è con me, non ho timore". Mentre prego domenica mattina a Bologna, mi soffermo su queste parole del Salmo 117. Mi trovo dentro Palazzo D’Accursio, mancano pochi minuti alla partenza della Bologna Marathon. Mi sto preparando per correre la mia maratona numero 19 e, come faccio di solito, mi raccolgo per qualche momento di preghiera.

Decido che correrò per la pace in Ucraina, per la situazione socio-politica in Italia nel periodo post Covid, per i morti di Steccato di Cutro.
I podisti sistemano le loro borse, piazza Maggiore è vestita a festa per questa bella occasione, la giornata è molto bella anche da un punto di vista meteorologico: 7 gradi la temperatura alle ore 9. Sul bus che ci ha portato verso la partenza faccio due chiacchiere con un podista salentino, lui è alla maratona numero 53. Il giorno della vigilia, al PalaDozza, c’era stato il piacevole incontro con il direttore Fabio Marri e con Maurizio Lorenzini, che ci ha presentato Loris Mandelli, poi terzo assoluto al traguardo della maratona in 2h30'17''.
Sono alcune delle emozioni di questa mia maratona molto sentita perché arrivavo da un anno difficile da un punto di vista atletico (chiusa in 4.34:02, Ndr).
E vorrei aggiungerne un'altra, collegata al mio pettorale: numero 1800, con dicitura 'Preti sempre di corsa'. Avevo chiesto all'organizzazione la personalizzazione con il nome del gruppo, fondato circa quattro anni fa, che vede insieme sacerdoti podisti italiani e internazionali. Una presenza silenziosa nel mondo dell’atletica. Il libro Preti (sempre) di corsa ed il relativo sito Internet (pretisempredicorsa.it) in questi anni hanno avuto una buona diffusione facendo conoscere l'impegno religioso e sportivo di questi preti che inseriscono la corsa a piedi nel loro programma settimanale fatto di celebrazioni, catechesi, ascolto…
L'organizzazione ha lavorato bene: informazioni chiare, ogni particolare curato, tutto ben collocato, dalla postazione per lasciare il proprio bagaglio alla raccolta benefica delle felpe lasciate prima della partenza. A fine gara, ristoro e massaggi per tutti.

Nel fine settimana cadeva l'ottantesimo compleanno di Lucio Dalla ricordato da Gianni Morandi nella conferenza stampa di presentazione della Bologna Marathon, e dalla medaglia ricordo. Sul percorso gruppi musicali e solisti hanno eseguito i pezzi più famosi dell'artista bolognese.
Credo che questa maratona potrà migliorare ancora negli anni futuri. A cominciare dal tracciato piuttosto nervoso con strani attraversamenti, cambi di direzione e curve a gomito. Un percorso meno sinuoso, più “filante”, come si dice in gergo, potrebbe risultare gradito sia ai top runners che agli amatori.

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/9869-maratona-di-bologna-i-passi-avanti-e-i-passi-indietro.html

http://podisti.net/index.php/cronache/item/9861-bologna-bologna-marathon-ripartita-bene-ottimi-i-tempi-e-buona-la-partecipazione.html

 

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Sabato, 11 Febbraio 2023 09:48

La corsa a piedi secondo Monteforte

Se anche l’editrice Città Nuova ha nel catalogo un titolo sulla corsa a piedi vuol dire che il fenomeno running è davvero cresciuto tanto in Italia! La casa editrice di ispirazione cattolica, nata a Roma nel 1959 su ispirazione di Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei Focolari, pubblica Da zero a runner. Imparare a correre un passo dietro l’altro di Max Monteforte (170 pp., 16,90 euro).

L’autore, tecnico e maestro di sport, prova a descrivere nel volume la “rivoluzione” che la corsa porta nella vita di una persona qualunque che decida di cominciare. Monteforte, atleta professionista per il Centro sportivo Forestale, ha vestito anche la maglia del Cen­tro Sportivo Esercito. Ha rappresentato la nazionale azzurra nell’ultramaratona e ha fondato, insieme a Nico Pannevis, il Progetto Purosangue.

Tre le parti del suo libro.
La prima, biografia del runner, descrive vari tipi di corridori: chi vuol dimagrire, chi ama competere, chi corre per creare relazioni sociali o per superare un esame. Monteforte dispensa consigli per iniziare a correre evidenziando con realismo alcuni errori tipici dei neofiti. Uno dei pregi del libro sta forse nel fatto che l’autore faccia riferimento esplicito ad atleti in carne e ossa che ha allenato (ci sono i nomi e i cognomi). E’ il caso di Alberto Tristarelli che a sessant’anni ha ottenuto il record personale di 3h10’ all’edizione 2018 della maratona di Valencia.

La tecnica di corsa è il contenuto della seconda parte, quella che forse contiene maggiormente l’esperienza personale di Monteforte. Troviamo ad esempio in questa sezione del libro, a pagina 71, la Costante di Max, “un sistema di gestione del ritmo di corsa”, per imparare a mantenere la cadenza giusta per molto tempo. Monteforte suggerisce di scomporre ogni chilometro in frazioni di 100 metri calcolando a quanto bisogna correrle. Con l’aggiunta di due elementi: fare memoria delle tabelline imparate a scuola e avere un percorso metricamente ben segnato. In questa sezione del libro l’autore parla anche del potenziamento in palestra, dei mezzi di allenamento, di scarpe da corsa e di alimentazione.

Nella terza e ultima parte, l’autore scrive dell’Emozione di correre: le gioie di questo sport, le delusioni, gli infortuni e le paure. In alcune pagine viene affrontato un argomento che si affaccia sempre più all’attenzione di chi pratica questo sport o vive di esso: l’impatto ambientale della corsa a piedi. Monteforte si sofferma in particolare sulla sostenibilità dei grandi eventi podistici facendo riferimento alle maratone di New York e Londra e, per il nostro Paese, a quelle di Milano, Venezia e Napoli.

Ultima nota da segnalare. Sul canale Youtube dell’editrice Città Nuova (cittanuovatv) si possono già visionare due brevi lezioni di Monteforte sul tema dell’abbigliamento del podista (la prima) e dei piani di allenamento (la seconda). Seguiremo le altre puntate che analizzeranno sicuramente altre componenti della corsa a piedi.

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Lunedì, 30 Gennaio 2023 18:40

In 625 a Gallipoli per la Maratonina dello Jonio

Gallipoli (LE), 29 gennaio - Nella nostra Italia spesso le gare podistiche sottolineano egregiamente una festa patronale. Non fa eccezione questa gara, che si incastra ogni anno tra due feste gallipoline: san Sebastiano il 20 gennaio e sant’Agata il 5 febbraio.

Concludo con Marcello la Maratonina dello Jonio a Gallipoli. Nell’ultimo chilometro, mentre vediamo in lontananza l’arco di arrivo a Lido San Giovanni, facciamo due chiacchiere. Mi dice che sta preparando la maratona di Padova ad aprile e che l’edizione di quest’anno della gara di Gallipoli, la quattordicesima, ha goduto di un clima ideale.
Nelle edizioni precedenti, questa domenica di fine gennaio è stata spesso carica di umidità e di un forte vento di scirocco. L’assenza di vento oggi, invece, favorisce anche il bel tempo cronometrico del primo arrivato Nfamara Njie (Casone Noceto) in 1h10’24’’. Sul podio maschile Biagio Riso (Podistica Magliese) in 1h13'47" e Gianni Guido (Jcpw W-Baulet) in 1h15'46".
Prima donna al traguardo Stefania Paiano (Atletica Amatori Brindisi) in 1h 30’45’’ che precede Francesca Pastore (Gioia Running) in 1h32’59’’ e Pamela Greco (Saracenatletica) in 1h33'14".
625 il totale degli atleti al traguardo, numero che si avvicina a quello delle edizioni preCovid. Un bel segnale.

Gallipoli è veramente un gioiello. Sulla medaglia che riceviamo a fine gara c’è la Fontana greca (o ellenica) risalente al III secolo a.C., probabilmente la fontana più antica della Penisola. Nella realtà è alta circa cinque metri e contiene gli stemmi della città ed alcune scene mitologiche. Ci passiamo accanto a inizio gara, al terzo chilometro, dopo aver attraversato corso Roma.
Il percorso di questa mezza maratona è abbastanza ‘furbo’, intendo dal versante organizzativo. Praticamente si disturba la città solo nei primi cinque chilometri, dopodiché si entra in un dedalo di strade di campagna che portano, dopo la salita del 14° chilometro, a scoprire un bel panorama sulla baia e sulla costa frastagliata tipica della zona. In lontananza l’isola di sant’Andrea, dirimpettaia al borgo vecchio della città, sulla quale sorge un faro costruito nel 1866.

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Martedì, 24 Gennaio 2023 17:15

Super don Torresani si prepara al compleanno

Campaccio, Ciaspolada e Cinque Mulini per cominciare il nuovo anno. Don Franco Torresani, classe 1962, è sempre sulla breccia.
Al Campaccio Cross Country di San Giorgio su Legnano (Mi), giunto il 6 gennaio alla 66ma edizione, Franco ha corso la batteria che raggruppava le categorie over SM55. Due i giri per un totale di 4km conclusi in 14'32'' (primo di categoria).

La 49ma edizione della Ciaspolada della Val di Non, la caratteristica corsa con le racchette da neve, si è disputata l’indomani, il 7 gennaio, a Malosco (località Regole, Tn). Su 51 atleti all'arrivo, Franco ha chiuso in 17ma posizione con il tempo di 21'05'' (4'03''/km).

Domenica 15 gennaio, 2° posto di categoria e 13° generale alla prestigiosa Cross Country Cinque Mulini giunta alla 91ma edizione. Il cronometro sotto l'arco di San Vittore Olona (Mi) ha detto un tempo finale di 15'08'' (3'36''/km).

Il 19 gennaio 2023 il prete trentino è stato intervistato da Guido Sassi per il Corriere del Veneto. Ha ricordato che anni fa andava alle gare con nomi finti per non avere problemi. “Per il clero l’atletica rubava tempo alla vocazione, ora non è più così”, ha detto don Franco, che è testimone di un vero cambiamento a livello ecclesiale sul rapporto sport e fede. Nell’intervista,  ripercorre la sua carriera e racconta del suo attuale impegno come assistente spirituale del mondo sanitario trentino.

La grinta e l’ansia agonistica non mancano al “prete volante” amante delle arrampicate e dello sci. Domenica 29 gennaio, giorno del suo 61° compleanno, sarà a Moena alla partenza della 50ma edizione della Marcialonga di Fiemme e Fassa. Questa volta solo “per dare una benedizione e fare assistenza spirituale”, ci dice.

Auguri, Franco, da tutta la famiglia di podistiNet e dai tanti atleti che ti seguono sempre con interesse e simpatia!

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12 gennaio - Da Palermo a Bruxelles nel 2019 a piedi. 1500 chilometri in 116 giorni di cammino per portare le istanze e i diritti dei poveri davanti al Parlamento europeo. In nave da Palermo a Genova e poi a piedi via Milano, Svizzera, Germania, Francia e Belgio. Questo era Biagio Conte, missionario laico, morto stamattina a Palermo all’età di 59 anni dopo una lunga malattia.

Nel corso di quel viaggio, Biagio aveva incontrato a Strasburgo David Sassoli, allora presidente del Parlamento europeo. Gli aveva consegnato una lettera sui “veri diritti umani” (come amava dire), lettera che fu tradotta in inglese, francese, spagnolo, tedesco, polacco, romeno e greco perché fosse letta da tutti gli eurodeputati.

Biagio Conte aveva lasciato casa nel 1990 all’età di 26 anni per seguire la sua vocazione. Aveva fondato la ‘Missione Speranza e Carità’ che ha varie sedi in Sicilia per accogliere gli ultimi. Nella sua vita non si è mai risparmiato ed è stato protagonista di manifestazioni e marce a piedi per sollecitare la società a prendersi cura delle persone più svantaggiate. Era una grande camminatore. Ha macinato migliaia e migliaia di chilometri. Saio verde, barba lunga, bastone del pellegrino i suoi segni distintivi. "Sento di incontrare ogni cittadino di ogni nazione, città e paese - diceva - per portare un messaggio di speranza, di conforto, di fratellanza. Tutti insieme per migliorare le nostre vite e costruire una società più giusta". Nel 2016 aveva risalito lo Stivale con una croce in spalla, da Palermo a Roma, per incontrare papa Francesco.

Il suo primo viaggio a piedi risale probabilmente al 1991, quando camminò da Palermo ad Assisi. In quell’occasione la famiglia (di condizione agiata, costruttori edili) si rivolse alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” per avere sue notizie.

Si insinuava nel cuore e nell’intelligenza di quest’uomo l’impegno radicale per il Vangelo e per i poveri che è stata la costante della sua esistenza. Per circa due anni aveva anche perso la possibilità di camminare: lo schiacciamento di alcune vertebre e problemi circolatorii lo avevano costretto su una sedia a rotelle. Poi la guarigione dopo un viaggio a Lourdes. “Per me è stata una grazia inaspettata – ricordava – che mi ha permesso di tornare, non a camminare, ma a correre verso le persone che me lo chiedono”.

In questi giorni di inizio anno, al diffondersi della notizia sulle sue gravi condizioni di salute, la città di Palermo è andata a ringraziarlo. Una fila di semplici cittadini, ma anche di importanti persone delle istituzioni gli ha tributato affetto e riconoscenza. Sono stati da lui il presidente della regione Sicilia, Renato Schifani, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, oltre al vescovo Lorefice. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, originario del capoluogo siciliano, si è espresso stamattina con una nota: "Ho appreso con profondo dolore la triste notizia della morte di Fratel Biagio, punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica. Il rimpianto e la riconoscenza nei confronti di Biagio Conte  - ha sottolineato il Capo dello Stato - vanno espressi consolidando e sviluppando anche in futuro le sue iniziative affinché il ricordo della sua figura sia concreto e reale, così come è stato il suo esempio".

Mimmo Piombo, atleta palermitano e organizzatore, ha un ricordo che risale all’edizione 2017 del Memorial Salvo d’Acquisto, gara di 10km che si tiene annualmente per le strade di Palermo: “Quell’anno non si poté correre il ‘Salvo D’Acquisto’ a causa del maltempo. Portammo tutto il materiale alla Missione Speranza e Carità. Quando incontrammo Biagio fu una festa! Un cosa brutta, la cancellazione di una gara, si era trasformata in qualcosa di bello perché avevamo donato tutto per i poveri”.

Resta l’eredità di un uomo generoso, il “San Francesco di Palermo”, così lo chiamava la gente. I funerali si terranno martedì 17 gennaio alle 10.30 nella cattedrale di Palermo.

 

 

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Anche quest’anno è arrivato il momento dei consuntivi per i pretisempredicorsa. Per il gruppo internazionale di sacerdoti podisti è stato un anno di ripresa delle attività pastorali e sportive. Oltre al lavoro nelle parrocchie, nella predicazione, nelle missioni italiane ed estere, sono state numerose le partecipazioni alle gare e le attività collegate alla corsa a piedi.

Cominciamo dai “capitani” don Franco Torresani e don Vincenzo Puccio, che dal Trentino alla Sicilia uniscono idealmente l’Italia.

Don Franco non smette di stupire. Nel 2022 ha ottenuto risultati davvero pregevoli che arricchiscono il suo palmares di grande campione della corsa in montagna (e non solo). Nell’anno solare che si chiude ha ottenuto cinque titoli italiani (5000mt su pista a Grosseto, cross staffetta a Trieste, winter trail a Tarvisio, corsa in montagna a Meduno di Padova, 10km su strada a Martinengo di Bergamo), due titoli europei (corsa in montagna in Francia, corsa con racchette da neve in Val di Non), un titolo mondiale (corsa in montagna in Irlanda). Rimandiamo ai notiziari sul sito pretisempredicorsa per i dettagli di alcune di queste gare. Franco ha realizzato nel 2022 uno straordinario “filotto” con il titoli di Corsa in montagna in successione: regionale (Lombardia), italiano, europeo e mondiale.

Padre Vincenzo Puccio, che oltre alla parrocchia di Santa Venera (Me) è da alcuni mesi impegnato anche in una parrocchia vicina, ha gareggiato soprattutto a inizio anno. A fine gennaio aveva colto un bel 6° posto assoluto (1° di categoria) al Trofeo Città di Messina, gara di 10km chiusa in 33’27’’. Ma soprattutto ha ottenuto il suo personale (1.10’42’’) il 6 marzo alla 47ma edizione della Roma-Ostia, che gli è valso il primo posto di categoria. Nel 2022 Vincenzo ha intensificato l’attività di allenatore. Segue infatti un gruppo di ragazzi di ottime prospettive che gareggiano sia su pista che su strada. E’ inoltre compagno di allenamenti di quel Zouhir Sahran, grande promessa dell’atletica siciliana e nazionale (3’48’’37 il personale sui 1500 metri realizzato nell’anno in corso, 1h06’32’’ nel debutto sulla mezza maratona a Pisa a inizio ottobre). Cfr.

https://podisti.net/index.php/commenti/item/8000-zouhir-sahran-acquisto-ventenne-della-nostra-atletica.html?fbclid=IwAR3v2M76qP88w5wssAMD9kNk_ittVAUDev0H-2i34ytfwpYQueUAlH0yqXA

Don Torresani e don Puccio si sono incontrati a Grosseto a maggio al XVIII Campionato Europeo Master Non Stadia (EMACNS) dove hanno corso con buoni riscontri cronometrici la 10km e la mezza maratona. Cfr.

https://podisti.net/index.php/cronache/item/8710-a-grosseto-ribalta-europea-per-i-due-don-del-podismo.html

Numerose le gare di lunga distanza alla quali ha partecipato don Pino Fazio, parroco a Curinga (Cz) dove ogni anno a inizio agosto si corre una serie di maratone. Oltre a queste, ha preso parte alla 20ma edizione della Strasimeno il 13 marzo, e alla 48ma 100km del Passatore il 20 maggio.

Impegnato in attività podistiche e sociali don Gabriele Bezzi di Livorno che alla mezza maratona della sua città ha tagliato il significativo traguardo dei 40mila chilometri.

Un grande lavoro organizzativo ha visto invece impegnato don Federico Claure, prete di origine argentina ma umbro di adozione, che sta coronando un sogno: riorganizzare una maratona ad Assisi. A inizio novembre si sono tenute le prove generali con una 10km e una Family Run. La maratona ad Assisi è già fissata per il 5 novembre 2023.

Il progetto dei pretisempredicorsa è nato circa tre anni fa. Ricordiamo il sito di riferimento dei sacerdoti corridori: www.pretisempredicorsa.it con notizie, articoli, foto e segnalazioni. Poi c’è la rubrica ‘Correre con lo Spirito’ su podisti.net, che da cinque anni racconta anche di questi sacerdoti che trovano nella corsa a piedi un luogo di incontro con il Creatore, con il Creato e con i suoi abitanti

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Venerdì, 23 Dicembre 2022 19:55

Natale di chi corre: non solo “tavola e divano”

La notte in cui è nato Nostro Signore fu una prova impegnativa. L’arco di arrivo, la meta di tanto andare, non arrivava mai per la madre ed il padre di questo piccolo che avrebbe segnato la storia. E quando lo tagliarono, dopo vari rifiuti, arrivarono stremati. Una vera e propria maratona condotta a velocità variabile, con parecchie soste e con esito incerto. Proprio come quando, superato in maratona il cosiddetto “muro”, ci si affida all’esperienza, al buon senso, al sostegno degli altri.

I vangeli di Matteo e Luca raccontano della Natività e di questo viaggio a piedi con tanti particolari descrivendo anche il contesto del censimento. Altri particolari (soprattutto del momento della nascita) li troviamo nei testi dei Vangeli apocrifi, che si affiancano ai canonici e che riflettono la teologia popolare del tempo tradendo spesso accenni gnostici e miracolistici.

Fede, impegno, sacrificio e gioia sono alcuni degli ingredienti di quella notte. Parole molto familiari a chi corre le maratone e le lunghe distanze.

Maratona è anzitutto impegno che significa costanza negli allenamenti e nell’alimentazione, dedizione, equilibrio che può anche venire meno quando tutto ruota attorno ad un appuntamento podistico e agli allenamenti per arrivare preparati. Maratona è sacrificio. Significa armonizzare la (grande) passione per la corsa a piedi con la vita lavorativa, familiare e sociale. Gli allenamenti inseriti negli orari più impensati, la pazienza per la guarigione dopo un infortunio, le spese per affrontare una trasferta… Maratona è gioia, benessere fisico e psichico. Il corpo si alleggerisce e disintossica, i valori ematici e la pressione sanguigna si regolarizzano, le endorfine in circolo assicurano benessere e pace a tutti i livelli. Si riacquista un’armonia interiore che è un bene che non ha valore.

In queste settimane che ci portano al Natale, una nota rete televisiva a pagamento ha confezionato uno spot pubblicitario che parla di “maratona della tavola” seguita dalla “maratona del divano”. Ciascuno è libero di utilizzare le parole come crede, ma questi accostamenti non sono molto adeguati. Non si tratta di essere puristi, schizzinosi o moralisti, ma la maratona ha a che fare con ingredienti che generalmente non si trovano a tavola o sul divano. E’ come se usassimo la parola televisione e la abbinassimo a malvagità, volgarità, leggerezza. La storia della televisione dimostra invece che questo strumento è stato capace di impegno, servizio pubblico e sano divertimento.

Mitizzare tavola e divano, a nostro avviso, non educa al ben vivere e non si abbinano né al Natale né alla maratona. Auguri ai lettori di podisti.net.

 

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Questa è una maratona da segnare con il cerchietto rosso. Perché si corre in Benin, nazione francofona dell’Africa occidentale di quasi 13 milioni di abitanti, perché è alla quindicesima edizione (non male!), perché fa correre ogni anno migliaia di persone, perché viene organizzata da una congregazione religiosa che crede nello sport come occasione di benessere sociale.

Siamo a Parakou, città commerciale di quasi 200mila abitanti nel dipartimento di Borgou al centro del Paese. Qui fa capolinea l’unica linea ferroviaria del Benin che parte dalla zona di Cotonou situata sul Golfo di Guinea. Su questi treni molto lenti, oltre ai passeggeri, viaggiano montagne di arachidi, una delle poche risorse, insieme alla coltivazione del cotone, dell’economia agricola del Paese.

Dunque da tre lustri a Parakou si corre una maratona; la prossima, la quindicesima, si svolgerà l’11 febbraio 2023. Ne parliamo con Daniel Degnibo, religioso e sacerdote degli Oblati di San Francesco di Sales (OSFS), congregazione fondata in Francia nel 1875 a Troyes, nei pressi di Reims. Daniel ha corso a Villefranche sur Saȏne il 19 novembre la diciottesima edizione della maratona del Beaujolais, con la quale è gemellata da nove anni la maratona di Parakou. 3h42’43 il suo tempo finale, 225° su 1862 atleti arrivati. Il giorno precedente aveva accolto gli atleti nell’Expo, allo stand con i colori del Benin della maratona di Parakou.

Daniel, perché organizzare una maratona a Parakou?

Anch’io sono parte dell’organizzazione della Maratona Salesiana di Parakou di cui è coordinatore padre Guillaume Kambounon, Oblato di San Francesco di Sales, il primo religioso e sacerdote OSFS ad offrire la pastorale dello sport in questa forma semplice e accessibile a tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
La maratona, sport di massa, contribuisce alla salute pubblica: permette di superare lo stress del lavoro e complicanze come obesità, diabete, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari, ictus e problemi cerebrovascolari e le loro implicanze come l'emiplegia (paralisi della metà destra o sinistra del corpo). La maratona da noi è diventata un fatto sociale. Nel concreto, questo sport finisce addirittura per affermarsi in un paese dell’Africa occidentale come il Benin dove si svolge la nostra maratona.

Chi partecipa alla maratona e chi la organizza praticamente?

Quindici anni fa un religioso motivato e attirato dalla corsa ha iniziato ad organizzare questa manifestazione. Un evento sociale ed ecclesiale che non riguarda più solamente la gente di Parakou, ma piuttosto un evento nazionale e addirittura internazionale. Raccoglie tutte le etnie, culture, lingue, fedi e credenze, età e generi, come anche persone con disabilità. Questa atmosfera annuale è dotata di un potere unificante di così grande scala che suscita l'azione di tutti gli organi dello Stato e di tutte le istituzioni: ministeri, prefettura, municipio, polizia, esercito, sanità, ma anche mass media, diversi sponsor e volontari. Tutti questi enti svolgono un ruolo molto importante nell'organizzazione e nella realizzazione dell’evento. La maratona è così percepita come un'azione pubblica che richiede uno studio approfondito.

E l’aspetto più squisitamente religioso in cosa consiste?

Attraverso questo specifico impegno la Chiesa, che ha per vocazione “l'Uomo”, si prende effettivamente cura dell'Uomo. La gloria di Dio è l'uomo in piedi, vivo. La Maratona Salesiana di Parakou si preoccupa di sottolineare il gusto per l’impegno, per dare il meglio di sé e per cercare il benessere di ciascuno e di tutti. Vuole diffondere il bene comune degli uomini e delle donne: la salute per tutti. Questa scuola di Chiesa e di Sport apre a tutti un cammino di santità e di vera felicità. Tale approccio mira a suscitare sempre più il desiderio di permettere ad una mente sana di essere in un corpo sano.

 

La Maratona Salesiana di Parakou si svolge ogni anno nella seconda settimana di febbraio. La prossima, come detto, l'11 febbraio 2023 con partenza alle 6 del mattino. Quattro le distanze che si correranno quel giorno per le quali indichiamo anche i costi (attenzionem sono costi per gli stranieri; la quota di iscrizione per i locali è più bassa!): 42, 195km (50 euro), 21,100km (25 euro), 10km (17 euro), 5km (10 euro). Il sito per informazioni e iscrizioni è il seguente: https://desaleswa.org/marathons-salesiens. Nel regolamento ci sono delle sorprese per quanto riguarda i premi. Una su tutte (forse un po’ discutibile alle nostre latitudini): premio speciale alla persona più obesa alla partenza che termina la gara.
Oltre alle 15 edizioni, la Maratona Salesiana festeggerà un triplice giubileo degli Oblati di San Francesco di Sales: i 35 anni di presenza in Benin, i 400 anni dalla morte di San Francesco di Sales, i 450 dalla nascita di Santa Giovanna di Chantal.

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Martedì, 15 Novembre 2022 10:46

La “corsa con Dio” di Alberto Trevellin

“Una riflessione su cosa possa essere la corsa per chi ha fede o coltiva una spiritualità”. Così Alberto Trevellin descrive il suo Correre con Dio. Riflessioni sulla spiritualità della corsa uscito per le Edizioni Messaggero Padova a luglio (157 pagine, 14 euro). L’autore, padre di tre bambine, laureato in Scienze religiose e insegnante di religione, ci parla di cosa ha “imparato e ricavato da questa attività antica e attualissima, per molti aspetti ascetica, spirituale”. Un tentativo di capire se la corsa possa essere davvero “una forma di preghiera” tenendo conto che implica un’uscita piuttosto che, come indica Cristo nei Vangeli, un “entrare nella propria camera, chiudere la porta e pregare nel segreto” (cfr. Matteo 6,6). Chi corre le lunghe distanze sa bene che la mente diventa una stanza nella quale si può sperimentare uno stato di calma e di pace nonostante la tensione di muscoli e tendini. Infatti “ci sono stanze – scrive Trevellin – che non sono quelle della casa in cui abitiamo, ma che si trovano in noi” e che possiamo abitare scoprendo dimensioni nuove o rimettendo ordine nel disordine esistenziale.

Nel primo capitolo, “Correre oltre. La corsa nella mia vita”, l’autore racconta la sua esperienza di corsa. Dall’asilo dell’infanzia brulicante di bimbi che corrono, agli anni del calcio con l’amico Stefano, alle corse dietro gli aquiloni. Per poi arrivare all’amore per la corsa acceso dalla scena inziale del film Momenti di gloria, con la corsa a piedi nudi di atleti sulla spiaggia, e dalla frequentazione dello stadio Colbalchini gestito dall’Assindustria Sport di Padova.
“Correrò per Dio e per i bambini dell’Africa” fu uno dei primi moti interiori del giovane Alberto (classe 1988) che iniziò con la velocità in pista arrivando a correre i 100 metri piani in 11’’17 nel 2005, i 200 in 22”12 e i 400 in 48”74 nel 2007. Dopo le frustrazioni di parecchi infortuni Alberto decide di dedicarsi a sport che hanno la montagna quale comune denominatore: il trekking, l’alpinismo classico, il free climbing… (un suo precedente libro è La via della montagna, 2018). Per poi ritornare, dopo parecchi anni, all’amata corsa, questa volta sulle rive del Brenta nei pressi di Limena, il paese alla periferia nord di Padova in cui vive. Dunque la corsa ha avuto una vera evoluzione nella vita di Trevellin come la sua fede, con la conversione del 2005 e la lettura di classici della spiritualità quali la Filocalia e i Racconti di un pellegrino russo

Gli aspetti biblici della corsa sono affrontati nel secondo capitolo del libro: “Correre verso Dio, correre verso l’uomo”. Vengono menzionati diversi passaggi del testo biblico che hanno la corsa come sottofondo soffermandosi anche sui testi contenuti nelle lettere di San Paolo nei quali si fa riferimento alla pratica sportiva allo stadio. Uno studio specifico è proposto dall’autore sui brani dei Vangeli nei quali si parla delle corse del mattino di Pasqua (Matteo 28, Marco 16, Luca 24 e Giovanni 20). “Possiamo affermare che in alcuni versetti neotestamentari – scrive Trevellin - la corsa rappresenta propriamente un mezzo unitivo, qualcosa che unisce a Dio ed è spinta dalla gioia”.

Il terzo capitolo, “L’atleta di Dio”, illustra gli aspetti spirituali della corsa. La corsa è una forma di ascesi che illumina la fatica degli allenamenti e delle competizioni e permette di rapportarsi con il limite. “Ogni corridore è già asceta nella forma più semplice in cui possiamo intendere questa parola, - dice l’autore - poiché attraverso l’esercizio fisico egli cerca una perfezione e un miglioramento costante”. La solitudine ed il silenzio sono altre dimensioni approfondite in questa sezione del libro, come anche la “terapia spirituale” della corsa contro i vizi di accidia, gola e superbia.
Si potrebbe intendere la corsa come una sorta di ritiro spirituale? La risposta è positiva considerando anche i valori della povertà e della gratuità implicati in questa specifica disciplina sportiva.

Il libro si chiude con un capitolo su “Proposte e preghiere per l’atleta di Dio”. Viene sottolineate la costanza come ingrediente sia per ottenere sia buoni risultati sportivi che per la vita cristiana. L’autore propone anche delle opportune precisazioni come questa: “Perché la corsa possa dirsi effettivamente preghiera è necessario sia innestata in un’attiva vita di fede che tenga in considerazione l’esperienza sacramentale”. Come spunto e suggerimento, Trevellin propone un esempio concreto di come vivere la preghiera prima, durante e dopo un’uscita di corsa.

La prefazione di don Marco Pozza, maratoneta e cappellano al carcere “Due Palazzi” di Padova e una buona bibliografia fanno da cornice a “Correre con Dio”. Uno dei pregi di questo libro sta forse nel fatto di poter facilmente rivedere se stessi nelle varie esperienze podistiche e spirituali dell’autore.

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Sono circa 20 i chilometri che separano Faenza da Russi in provincia di Ravenna. Don Luca Ravaglia li ha percorsi a piedi, domenica 30 ottobre, giorno del suo ingresso nella nuova parrocchia. Dopo aver servito la comunità parrocchiale di San Savino in Paradiso a Faenza, don Luca Ravaglia ha ricevuto dal vescovo di Faenza-Modigliana, mons. Mario Toso, l’incarico per le parrocchie di Russi e Pezzolo. E da buon maratoneta ha pensato di andare a piedi verso il suo nuovo incarico!

Ravaglia corre da vari anni la 100 km del Passatore, con la particolarità di un libretto preparato da lui per chi vuole accompagnarlo e fermarsi, durante il tragitto da Firenze a Faenza, per momenti di riflessione. Era al via anche nella “100km di casa”, particolare edizione del Passatore 2020 dove ognuno correva a casa propria (vedi foto di Ravaglia alla conclusione). In quell’occasione aveva terminato la fatica in 19h39:05 su un percorso con 550 metri di dislivello che si snodava tra Faenza, Modigliana, Forlì, Faenza e Castelbolognese.

“Per me camminare è preghiera - ha detto domenica a chi gli domandava il perché di questa scelta di recarsi a piedi a Russi. - Ho sempre cercato di fare una camminata alla settimana, sulle colline di Faenza. La natura è la carezza di Dio, fa bene al corpo e allo spirito”. Ma aggiungiamo che don Luca ha compiuto anche itinerari più impegnativi: nel 1990, con altri religiosi romagnoli (tra cui l'attuale vescovo di Modena, don Erio Castellucci) salì alla Capanna Margherita, 4500 metri di altezza sul Monte Rosa.

Questa volta, don Luca è stato accompagnato nel suo tragitto, condotto in parte lungo il fiume Lamone, da numerosi parrocchiani di Faenza che si sono simbolicamente uniti al suo pellegrinaggio. Ad accoglierlo, alle porte di Russi (altra città sede di una storica maratona romagnola), ha trovato un gruppo numeroso di nuovi parrocchiani che, sempre a piedi, lo hanno scortato verso la meta. All’arrivo don Luca ha trovato ad accoglierlo le autorità a cominciare dalla sindaca di Russi, Valentina Palli, e dal vescovo (vedi foto a sinistra).

Un percorso a piedi per vivere quella “chiesa in uscita” a cui fa spesso riferimento papa Francesco. Lo ha sottolineato anche il vescovo Toso: “Giungere qui a piedi passo dopo passo, accompagnato da moltissime persone, ha il suo significato, - ha detto - realizzando in parte quello che si chiama il cammino sinodale, la chiesa che va incontro alla gente. Questo è un nuovo inizio che vede il riavvio dell’attività parrocchiale. Siamo all’inizio dell’anno pastorale e questa coincidenza mostra come tutti assieme proseguiremo il percorso che era stato iniziato da don Pietro Scalini. Benvenuto don Luca e tanti auguri”.

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Inutile dire che questo libro l’ho divorato. Confesso che la prima lettura è stata bulimica, ma conto di riprenderlo con calma per gustarlo e approfondirlo. Nel panorama editoriale italiano esistono libri sul tema “sport e fede”, ma di libri su “fede e corsa a piedi” ce ne sono davvero pochi. I miei due testi: “Evangelii Gaudium. La staffetta del sacerdoti runners alle pendici dell’Etna” (Missionari OMI 2019) e “Preti (sempre) di corsa” (Missionari OMI 2020) sono stati accolti con interesse in vari ambienti ecclesiali e sportivi.

http://podisti.net/index.php/commenti/item/4210-la-gioia-del-vangelo-e-anche-dare-il-meglio-di-se.html

http://podisti.net/index.php/commenti/item/6314-preti-sempre-di-corsa-il-libro-continua-in-un-progetto.html

Ed ora si presenta “La vita è una corsa. 8 consigli di un vescovo runner” (Il Timone 2022, 21 euro), un libro sorprendente. A cominciare dal suo approccio. “Il corpo e l’anima di ogni persona sono elementi olistici di una realtà integrata, vale a dire la persona nella sua totalità. - scrive l’autore, il vescovo Paprocki - Una buona salute fisica ci aiuta sentirci bene e migliora l’acutezza mentale, mentre essere in pace nell’anima contribuirà al benessere fisico”. Dunque una visione unitaria della persona che si riflette anche nella scrittura del libro. Consigli tecnici e consigli spirituali sono espressi in contemporanea, si intrecciano, non sono cioè trattati in maniera separata, in capitoli distinti.

Autore del libro è Thomas John Paprocki, dal 2012 vescovo di Springfield in Illinois Ventiquattro maratone all’attivo, e tra questa le maratona di Boston per la quale ha ottenuto il minimo di qualificazione, impresa non proprio facile. Figlio di un farmacista, il piccolo Thomas John cominciava a giocare a hockey con i suoi sei fratelli e amici nella casa situata nel quadrante sud di Chicago, dove è nato nel 1952. Parla varie lingue tra cui l’italiano (ha studiato all’Università Gregoriana di Roma negli anni ’90): lingue che utilizza nella recita del Rosario come spiega tra l’altro da pagina 79 a pagina 89 parlando di questa antica preghiera che risale a San Domenico nel XIII secolo: “Passo la maggior parte del tempo mentre corro da solo in preghiera. Non tutti i tipi di preghiera sono possibili durante la corsa…. I tipi di preghiera che ho trovato più favorevoli durante la corsa sono preghiere ripetute o vocali… La preghiera vocale più facile da ricordare è la preghiera del Rosario… Oggi bisogna dare ancora grande merito alla ripetizione di preghiere per il proprio miglioramento spirituale, proprio come l’esercizio fisico ripetuto rende i muscoli più forti”.

Non è il primo libro del vescovo americano su questi argomenti. Anni fa aveva scritto un libro analogo per esplorare il rapporto tra spiritualità e hockey, l’altra sua grande passione.

Ecco ora in sintesi gli otto consigli per il benessere fisico e spirituale annunciati dal titolo del libro e dispensati dal vescovo Paprocki, “uno che di corsa ci capisce”, come scrive Costanza Miriano nella prefazione. Sono racchiusi in otto termini tutti comincianti col prefisso Ri- ‘di nuovo, ancora’, e sono intesi come un aiuto per “fissare obiettivi e a raggiungerli come runner” e per “applicare la stessa formula alla crescita e all’approfondimento della vita spirituale”.

  1. Riesaminare. Fare cioè una valutazione onesta della propria situazione e del bisogno di migliorare.
  2. Riformare. Imparare a migliorare.
  3. Risolvere. Mettere in opera concretamente i passi per migliorare. Sapere come fare.
  4. Ripetere. Potremmo dire ‘perseverare’ cioè continuare nel tempo. Non smettere per arrivare a dei risultati.
  5. Rinnovare. Raggiungere e stabilizzare il traguardo di un rinnovato benessere fisico e spirituale.
  6. Rilassarsi. Equilibrare allenamento e riposo per prevenire il sovrallenamento.
  7. Ricompensare. Essere soddisfatti, pienamente gratificati, per il benessere raggiunto.
  8. Rallegrarsi. Celebrare la gioia della felicità che una vita virtuosa può donare.

Ogni capitolo del libro si conclude con una citazione riassuntiva e motivazionale, una promessa - cioè un impegno da assumere - ed una preghiera.

“La vita è una corsa. 8 consigli di un vescovo runner” sarà presentato a Milano sabato 19 novembre, alle ore 16 a palazzo Biandarà (via Santa Margherita 1, fermata metro ‘Duomo’). Il direttore de Il Timone, Lorenzo Bertocchi, dialogherà con Manuela Levorato, primatista italiana dei 100mt piani (11’’14, Losanna 2001) e con mons. Guido Gallese, vescovo di Alessandria.

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C’è anche il maratoneta padre Vincenzo Puccio tra i religiosi protagonisti della mostra “Mens sana in corpore sano” che si tiene nel Leica Store di Milano, vicino a piazza Duomo, dal 23 settembre al mese di dicembre. Milano: che l’8 aprile 2019 regalò a Puccio una delle più belle soddisfazioni della sua carriera agonistica. In una giornata piovosa e particolarmente fredda fu ventiquattresimo assoluto al traguardo della maratona in 2h35’58’’.
http://podisti.net/index.php/cronache/item/3702-don-puccio-decimo-italiano-a-milano-record-stagionale-m-45.html

La foto della Gazzetta dello Sport fece il giro del web con Vincenzo che si chinava a baciare il suolo dopo l’arrivo, gesto che fa sempre al termine di ogni gara in segno di rispetto per il Creato e gratitudine per l’accoglienza.

La mostra milanese presenta fotografie di Stefano Guindani, che si è messo sulle tracce di religiosi sportivi e li ha immortalati con la sua LeicaSL2. Si va dal prete surfista alla suora su un campo di calcetto, dal sacerdote alpinista a quello che gioca a tennis… Ma non sveliamo tutto per non rovinare la sorpresa a chi questa mostra potrà vistarla dal vivo!

“Le fotografie in mostra fanno leva sull’aspetto umano dei soggetti, ne dipingono una straordinaria dedizione e una predisposizione al divertimento unica, amalgamate da una dirompente vitalità”, scrivono gli organizzatori. “Con garbata ironia, leggerezza e un linguaggio poetico, il fotografo ci rende partecipi di ogni storia che racconta: attimi sospesi, sorrisi accennati e abbinamenti cromatici essenziali riescono a farci percepire la persona comune”. Denis Curti, curatore della mostra, ha detto: “L’obiettivo di Guindani è riuscire a sdoganare la figura, associata a liturgie e momenti di silenzio, dei consiglieri spirituali, svincolandoli da ogni preconcetto religioso e trasportandoli sul piano universale grazie alle discipline sportive”.

Stefano Guindani (Cremona, 1969) nutre da sempre una passione per il linguaggio del reportage. Affermatosi come fotografo di moda ha approfondito il suo interesse per il reportage prima in Cina poi ad Haiti (“Haiti through the eye of Stefano Guindani”) e ha realizzato mostre fotografiche a New York, a Palazzo Vecchio a Firenze e a Palazzo Isimbardi a Milano. Nel 2015, in occasione dei 60 anni dell’organizzazione internazionale N.P.H.- Nuestros Pequenos Hermanos, usciva il volume “Do you know?” che racconta la dura realtà di alcuni paesi del Centro e Sud America. Nel 2014 è stato coach e giudice di “Scattastorie NX Generation”, il primo talent show televisivo dedicato al mondo della fotografia. Nel 2016 ha pubblicato “Sguardi d’attore” una raccolta di ritratti di oltre 350 attori del cinema italiano. Guindani non è nuovo a temi sportivi. Lo scorso anno ha esposto “Energie” un racconto fotografico degli sport cosiddetti ‘minori’. “Realizzare un’opera sul mondo dello sport senza parlare di risultati ma raccontandone i valori, è stato il principale scopo di questo progetto”, aveva commentato.

 

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Lunedì, 26 Settembre 2022 19:50

Le nuove sfide dello sport: convegno da giovedì

Il 29 e 30 settembre si svolge in Vaticano il Summit internazionale sullo sportSport per tutti – coesivo, accessibile e a misura di ogni persona” per rispondere all’appello di papa Francesco sull’importanza sociale, educativa e spirituale dello sport. Ne parliamo con don Gianni Buontempo del “Dicastero per i laici, la famiglia e la vita”, principale promotore del Congresso. Gianni, che ha corso alcune maratone sotto le tre ore, è anche un appassionato ciclista e amante delle escursioni in montagna. Fa pure parte del gruppo dei ‘pretisempredicorsa’ protagonisti di un libro pubblicato nel 2020, ed anni fa ha percorso in bici in solitaria il percorso da Roma al santuario di Częstochowa in Polonia.

Don Gianni, perché questo convegno?

L’idea è nata pensando alla condizione globale di “ripartenza” che si sta vivendo dopo gli eventi drammatici della pandemia. Si è spesso detto che bisogna trasformare le crisi in occasioni di crescita e che perciò molte cose vanno ripensate dopo questo periodo che ha messo in discussione tutto. Questo vale anche per il mondo dello sport. Una delle prime relazioni del convegno avrò per titolo “New challenges in sport today. Change or be changed” (“Le nuove sfide nello sport oggi. Cambiare o essere cambiati”). C’è urgenza di rivedere e di cambiare molte cose nel mondo dello sport per orientare verso il meglio il cambiamento, altrimenti la realtà stessa imporrà cambiamenti traumatici e molte organizzazioni sportive saranno costrette a chiudere, spesso proprio quelle più vicine ai giovani e alle persone svantaggiate. Ci sono ancora molte disuguaglianze da colmare: ad esempio, in molti paesi lo sport non è accessibile a chi non appartiene alle classi sociali più elevate e quasi ovunque il divario fra sport professionistico e sport “popolare” è cresciuto enormemente, in termini di finanziamenti, di persone coinvolte, di partecipazione della gente... Papa Francesco ha parlato spesso dell’importanza sociale, educativa e spirituale dello sport. Ci siamo chiesti allora, in questo tempo di progettazione e di ristrutturazione post-pandemia, come gettare nuove fondamenta perché lo sport svolga davvero questo ruolo sociale, educativo e spirituale che il Papa auspica.

Quali sono i contenuti del Summit? Chi vi parteciperà?

Il Summit vuole indicare delle mete comuni e anche sollecitare un impegno concreto in favore dei cambiamenti da promuovere. Questo evento non rappresenta una novità. Infatti il Summit vuole proseguire idealmente un cammino iniziato con l’Incontro internazionale “Sport at the service of humanity” (“Lo sport a servizio dell’umanità”) organizzato nell’ottobre 2016, seguito poi da “Dare il meglio di sé”, il primo documento integrale della Santa Sede sullo sport pubblicato il 1 giugno 2018.
https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/1919-dare-il-meglio-di-se-lo-sport-e-la-fede.html

Parteciperanno all’incontro dirigenti e delegati di varie istituzioni ed organizzazioni sportive e intergovernative, allenatori, atleti professionisti e amatori, rappresentanti di diverse confessioni cristiane e di altre religioni e altri partecipanti legati al mondo dello sport fra cui anche rifugiati, ex detenuti, persone con disabilità fisica e intellettiva. Provengono da circa 40 paesi in rappresentanza di tutti i continenti. Fra le persone che interverranno ci saranno Thomas Bach, Presidente del CIO (Comitato Olimpico Internazionale), Giovanni Malagò, Presidente del CONI, Tim Shriver, Presidente di Special Olympics, il vescovo Emmanuel Gobillard, Delegato ecclesiale per i Giochi Olimpici di Parigi 2024, l’atleta Tegla Laroupe, campionessa mondiale di mezza maratona.

Le parole-chiave del Summit sono tre: “coesione”, “accessibilità”, “a misura di ogni persona”. Ce le spieghi meglio?

In sintesi si vuole dire questo. Sport “coeso” indica la necessità di ritrovare una unità interna nel mondo dello sport, colmando anzitutto la distanza che divide lo sport di base, amatoriale e popolare, e lo sport professionistico, spesso esasperato, legato al profitto e sempre più “separato dalla realtà”. Per sport “accessibile” si intende uno sport che non si riduca all’esclusiva di un élite, ma diventi sempre più aperto e “a portata di mano” anche a chi vive situazioni di povertà, di migrazione, di marginalità sociale, di guerra, di detenzione carceraria. Infine sport “a misura di ogni persona” significa offrire la possibilità della pratica sportiva anche a quelle persone che hanno disabilità fisiche, mentali o disagi psicologici di ogni tipo.

Sei un appassionato podista e ciclista. Partendo dalla tua esperienza sportiva, come si concretizza il valore sociale e inclusivo dello sport?

Lo sport per me è stata un’occasione straordinaria per fare nuove amicizie al di fuori delle persone che normalmente frequento e stabilire rapporti di stima e rispetto con tante persone che condividono la mia stessa passione. Ho sperimentato questa capacità dello sport di creare socialità e amicizia soprattutto come prete. Molti, specialmente nelle nostre società occidentali, sono prevenuti e quasi diffidenti nei confronti della Chiesa e della fede. Ma tante volte mi è capitato di fare conoscenza con alcune di queste persone direttamente “sul campo”, durante le gare di corsa su strada, o di trail running in montagna, o durante i miei viaggi in bici. Poi, quando ho detto loro che ero prete, sono rimasti stupiti e quasi disorientati, e l’amicizia “sportiva” che si era oramai creata ha aiutato a superare i pregiudizi che avevano e ad avviare ad un dialogo anche su tanti altri temi al di fuori dello sport. Questa capacità dello sport di creare legami e abbattere pregiudizi l’ho ritrovata in tanti altri campi. Potrei citare le bellissime esperienze di amicizia nate con i detenuti durante alcuni eventi sportivi di solidarietà a cui ho partecipato o l’affetto che si è creato per le persone disabili, anch’esse coinvolte in competizioni “miste” o che semplicemente spingevamo in carrozzina in gare di corsa.
Lo sport è davvero un potente mezzo che avvicina le persone e aiuta a superare preclusioni dovute alle differenze sociali, razziali e religiose.

 

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